"Manifesto degli scienziati razzisti"
(1938)
Il cosiddetto "Manifesto degli scienziati razzisti",
documento che annunciava la svolta in senso "razzista" del fascismo
italiano per suggellare la neonata alleanza con la Germania hitleriana, venne pubblicato sul
"Giornale d'Italia" il 14 luglio 1938 e sottoscritto da 180
eminenti uomini di scienza.
Secondo i diari di Bottai e di Ciano esso fu redatto, quasi completamente, da Mussolini.
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Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione
del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale,
percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi
sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici
che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze
umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma
soltanto che esistono razze umane differenti.
Esistono grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che
esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e
che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere
che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei,
i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni.
Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la
esistenza delle quali è una verità evidente.
Il concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su
altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati
essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla
base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza.
Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai
Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia
diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono
state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico
costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto
sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che
persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la
sua civiltà ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi
millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti
preariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di
quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente
vivo dell'Europa.
È una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo
l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti
di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò
deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata
notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la
composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i
quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta
maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio.
Esiste ormai una pura "razza italiana". Questo enunciato non è basato sulla
confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico
di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli
Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa
antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione
italiana.
È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che
finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è
stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La
questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista
puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del
razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo
ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del
razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la
stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e
soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente
europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol
dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di
maggiore responsabilità.
È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa
(Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall'altra. Sono perciò
da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni
popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le
popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche
assolutamente inammissibili.
Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei
secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è
rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori
del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempe
rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è
mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non
europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli
Italiani.
I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono
essere alterati in nessun modo. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle
razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo,
dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per
alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere
puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi
razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà
degli ariani.