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Fonte: Associated Press

Data: 19.07.04

L’ITALIA RISCOPRE LE GLORIE DEL SUO MISTERIOSO PASSATO

Il sorriso più straordinario della storia ha ripreso ad illuminare la città eterna, questa settimana.

Si tratta del sorriso della statua dell’Apollo di Veio, la perduta città  etrusca, poche miglia a nord del centro di Roma.

Da ieri, a conclusione dei lavori di restauro e ad 80 anni dalla sua scoperta,  la statua si trova in esposizione presso il Museo Nazionale Etrusco di Roma a Villa Giulia.

La statua di terracotta è stata ricostruita dai 30 frammenti ritrovati nel 1916 presso una grotta della città perduta. Nel 1944, nuovi pezzi sono stati riportati alla luce, ed hanno consentito agli archeologi di aggiungere alla statua il braccio destro.

Prima che i restauratori iniziassero i lavori, la statua è stata sottoposta ad uno studio intenso che ha svelato importanti informazioni circa la fonte dell’argilla usata, la composizione dei minerali usati per il colore e la temperatura alla quale è stata cotta.

Studi ravvicinati hanno consentito ai restauratori, una volta che la statua è stata debitamente ripulita da polvere, grasso ed incrostazioni di calcio, di restituirle i suoi colori autentici: il nero delle lunghe trecce, il rosso violetto della pelle, l’ocra della tunica e del mantello.

“L’Apollo è uno dei pezzi classici dell’arte etrusca” ha dichiarato il Professor Andrew Fallace Hadrill, direttore della British School di Roma.

“Vi sono migliaia di statue classiche si marmo, ma solo dozzine di statue di terracotta, e questa è una delle più belle. Ed è particolarmente apprezzabile che si stia mettendo tanta energia nel conservare e preservare qualcosa del genere. E’ il segnale di una nuova sensibilità.”

E’ stata una buona settimana per gli Etruschi. Oltre al glorioso ritorno di Apollo, il dio della luce che gli Etruschi trassero dalla mitologia degli antichi Greci, negli scorso giorni l’UNESCO ha annunciato di avere aggiunto le due enormi necropoli di Tarquinia e Cerveteri, sulla costa a nord di Roma, alla Lista dei Beni Patrimonio dell’Umanità. Ciò porta il numero dei siti italiani nella Lista dell’UNESCO a 39 – più che ogni altro paese al mondo. E così i “misteriosi etruschi” sono tornati, e contendono il primato a Roma, la città che fondarono (malgrado il mito latino racconti una storia diversa) e che governarono per più di un secolo prima che Tarquinio il Superbo, re etrusco, fosse detronizzato dai Latini che stabilirono la repubblica in luogo della monarchia.

Gli etruschi gettarono le fondazioni della Roma che oggi noi conosciamo: spianarono e pavimentarono il Foro, costruirono una strada lastricata, la Sacra Via, parte della quale ancora sopravvive, ed eressero un tempio imponente dedicato a Giove nel Campidoglio, distrutto dal fuoco nell’83 a.C. Ma una volta che il loro ultimo re fu espulso, il regno etrusco conobbe la fase del declino. Il sorgere dei latini/romani procedeva inarrestabile, e gli etruschi – una volta orgogliosi e civilizzati – si dispersero divenendo nient’altro che una delle tante legioni romane sparse attraverso la penisola.

La sede originaria dell’Apollo ora restaurato, era un tempio nella città etrusca di Veio, che oggi è un luogo bellissimo caratterizzato dallo spiegarsi di boschi, pascoli e case coloniche a poche miglia a nord di Roma.

Ma della città etrusca non rimane che qualche raggruppamento di rovine archeologiche. Costruite essenzialmente di legno, le città degli etruschi si dissolvevano con il passare delle generazioni. Gli etruschi erano letterati – usavano l’alfabeto greco – ma non avevano una vera letteratura, se si fa eccezione per alcuni brevi testi criptici che devono ancora essere completamente decifrati. Una volta che i loro templi e le loro ville si disgregarono, e che la loro gioielleria d’oro e le incisioni furono fuse dai romani e rimodellate in monete, niente rimane a narrarci le loro origini o il loro destino.

Niente, a parte lo smagliante sorriso del dio del sole, reminiscenza dell’”enigmatico sorriso arcaico” delle prime statue greche. La provenienza della statua non è conosciuta per certo, malgrado si crede potrebbe appartenere a Vulca, il solo artista il cui nome sia giunto sino a noi, che è conosciuto per aver creato figure di terracotta a Veio.

 

 

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