Fonte: http://www.pbs.org/
COSA
POSSIAMO SAPERE REALMENTE SULLA FIGURA DEL CRISTO ?
Wayne A.Meeks
Professore
di Studi Biblici alla Yale University
Ogni Cristiano, presto o tardi, si pone la domanda: “Chi era Gesù in realtà?”
E noi, nella nostra età, ce lo chiediamo in modo particolare, perché siamo molto orientati storicamente. Siamo un popolo moderno, o forse persino post-moderno, ma tutti abbiamo il desiderio di sapere come sono andate realmente le cose. Il passato è diverso dal presente. Abbiamo avuto esperienza di cambiamenti rapidi, molti dei quali tutti nel corso della stessa generazione. E così vogliamo sapere com’era Gesù. E la ricerca per comprendere come era davvero, si è rivelata piuttosto deludente.
Come possiamo avere delle informazioni? Dobbiamo, prima di tutto, comprendere che nella storia i fatti sono sempre nascosti sotto le interpretazioni e che non potremo mai ottenere i fatti nudi e crudi.
Si
tratta solo di interpretazioni. Vi è solo un Gesù interpretato. Vi sono molti
Gesù interpretati. Così, da dove iniziare? Non iniziamo da Gesù, non abbiamo
accesso diretto a lui. Iniziamo con le risposte date su Gesù dai suoi seguaci,
da coloro che sentirono la sua parola… Cominciamo con quelle reazioni come
sono contenute nei testi di cui disponiamo.
Tutto ciò che abbiamo del periodo di Gesù, sono testi, alla fin fine. E tentando di lavorare dall’indietro ci diciamo:
“Come abbiamo ottenuto questi testi? Chi li ha scritti? Da dove provengono le loro idee?” Sicuramente dietro il testo scritto vi sono tradizioni orali, lo sappiamo. Vi erano tradizioni orali che proseguirono anche dopo il testo scritto, e abbiamo evidenze di quelle trascritte successivamente. Così dobbiamo tentare di sezionarle.
Diciamo: “Di quale tipo di tradizioni disponiamo? Come sono state modellate? Che tipo di storie la gente raccontava su Gesù?” Queste storie avevano una forma specifica per la gente dei suoi tempi.
Troviamo altre storie nella cultura del mondo Mediterraneo riguardo Gesù? Altre storie di altri popoli modellate nello stesso modo?
Sappiamo quel che Gesù ha detto.
Raccontava parabole, raccontava storie, piccoli epigrammi. Questa è la forma in cui ci sono giunte, ed era la forma in cui i suoi contemporanei le interpretavano. Sono come ogni altro detto attribuito ad uomini dello stesso periodo? Tentiamo di mettere insieme l’intera storia nel suo contesto storico, inquadrato del suo tempo.
Dovremo essere in grado di esaminare queste storie, questi detti, e cercare di capire come furono uditi nel primo secolo, ricordando che esistevano particolari convenzioni sociali, per cui, se i popoli avessero sentito una persona parlare in un certo modo, avrebbero detto, “Hm, questa persona sostiene di essere un profeta”. Oppure “questa persona è un mago, un guaritore, oppure è una persona saggia, una persona che offre un certo tipo di massime ed epigrammi o che narra proverbi o parabole e simili”.
Dobbiamo
comprendere che esistono modi socialmente condizionati per identificare le
persone, e questi condizionamenti si possono ricostruire nella tradizione che
riguarda Gesù. Dovremmo dunque riuscire a riconoscere queste categorie,
mediante un attento confronto di fonti provenienti da un tempo ed un luogo
simile, lavorando all’indietro sul testo e tentando di risolvere le
convenzioni da cui sono influenzate.
Alcuni
studiosi credono che si possa, mediante un processo di analisi e comparazione di
testi, risalire a quel che Gesù disse… Cosa ci può aiutare nel comprendere
una persona, più che esaminare quello che ha detto? Di qui non potremo riuscire
ad inferire quello che era, quello che pensava e come agiva?
C’è molto
che possiamo imparare da Gesù, ascoltando la sua parola. Se solo potessimo
essere sicuri che abbia detto tutto quello che gli è stato attribuito nei vari
Vangeli… Ma anche in questo caso, il lavoro dello storico è complicato da
diverse cose. Una delle complicazioni più di recenti, consiste nella scoperta -
del 1945 - di alcuni altri Vangeli che non conoscevamo prima. Uno di essi, il
Vangelo di Tommaso, non contiene altro che frasi attribuite a Gesù. Il testo di
quest’opera è ricco di: “Gesù disse questo, Gesù disse quello”. Molte
delle cose che Gesù dice secondo il Vangelo di Tommaso, ci sono familiari. Sono
molto simili alle cose che troviamo nei Vangeli canonici, sebbene non identiche.
Ma vi sono altre cose che sono piuttosto differenti da quelle che gli
attribuiscono i Vangeli canonici.
Inoltre,
persino nei Vangeli canonici, il modo in cui Gesù parla nei primi tre, i
cosiddetti sinottici, è molto differente dal modo in cui parla nel Vangelo
secondo Giovanni. Ora, chi ha ragione? Qual è il vero Gesù? Abbiamo scoperto
che vi sono alcuni ritratti differenti di Gesù incorporati nella forma delle
tradizioni che lo riguardano, e che ciò sembra risalire a tempi molto antichi.
Ora questo marcia in senso decisamente contrario al nostro concetto
tradizionale, dove ogni cosa procede secondo un inizio comodamente unificato -
nel quale ogni cosa era chiara - e solo in seguito sopraggiunsero le eresie che
cambiarono le cose. Ma, dopotutto, non dovremmo essere così sorpresi, se solo
pensiamo al modo in cui gli esseri umani tendono a ricordare le cose. Tutti
formiamo i nostri ricordi secondo ciò che ha senso nella nostra particolare
visione del mondo. Abbiamo differenti ritratti di Gesù, perché fin dai primi
inizi la gente tentò di decifrare il mistero che lo riguardava. E, per farlo,
lo inquadrarono all’interno di categorie che erano familiari al loro tempo e
spazio, al loro particolare angolo di mondo, e di storia. E così abbiamo una
serie di modi di percepire Gesù, fin dai primi inizi. E questa multiformità
nella testimonianza è puntualmente ricostruita nelle prime fonti di cui
disponiamo…
Le figure realmente importanti nella storia spesso generano tradizioni multiple. Pensiamo ai differenti modi in cui la gente, persino ai tempi nostri, pensa a John Fitzgerald Kennedy. Il martire, l’eroe, il grande liberale, no, piuttosto un conservatore. E’ il guerriero della Guerra Fredda, etc. etc. E questo è qualcuno che abbiamo filmato su un videotape. Questa è la persona di cui abbiamo discorsi, e testi scritti e interviste.
Quanto più difficile può quindi essere distinguere le varie reazioni della gente per un uomo vissuto in un remoto passato…
La tentazione è quella di esaminare tutte le varie figure di Gesù che emergono nelle nostre fonti, sceglierne una e dire: “Questa è quella giusta”. E di solito saremmo portati a scegliere quella che, naturalmente, che si accorda con la nostra nozione di quello che vorremmo che Gesù fosse: qualcuno ai margini della società, un eroe della rivoluzione proletaria, o una figura contro il sistema, e così via. E’ probabilmente inevitabile essere portati a farlo, ma non è bene per chi scrive di storia. Io stesso sono molto scettico che riusciremo mai a descrivere indipendentemente da ognuna di queste tradizioni come davvero Gesù fosse.
Harold
W.Attridge:
Professore
di Nuovo Testamento alla Yale Divinity School
Parlando da storici, perché è un problema tanto grande sapere qualcosa circa la vita di Gesù, e quali sono le fonti su cui poterci documentare?
Il
problema nel comprendere Gesù come storico comincia dal fatto che abbiamo fonti
relativamente limitate per ricostruire la sua vita. Queste fonti sono
primariamente la tradizione dei Vangeli del Nuovo Testamento, una certa quantità
di apocrifi della prima tradizione cristiana, e alcune fonti esterne al Nuovo
Testamento. Queste fonti esterne al Nuovo Testamento hanno un valore particolare
perché non sono direttamente dichiarazioni di fede, come lo sono invece i
materiali del Nuovo Testamento. Principale tra queste fonti esterne, è
Giuseppe, uno storico ebreo che scrisse alla fine del primo secolo e che nel
libro 18 delle sue “Antichità sugli Ebrei” riporta un piccolo passaggio
relativo a Gesù. Egli riferisce anche di Giovanni il Battezzatore, e di
Giacomo, definito “il fratello di Gesù”. E questi passaggi costituiscono la
prima testimonianza esterna dell’esistenza di Gesù, da parte di qualcuno che
non era un suo seguace. Potrebbero essere state alterate con la trasmissione, ma
il suo nucleo è probabilmente un racconto storico attendibile di Giuseppe
sull’esistenza di Gesù.
Perché
gli storici professionisti tendono a dare più credito a Giuseppe
che non ai Vangeli?
Gli storici professionisti tentano di mettere insieme tutte le evidenze disponibili per ricostruire un evento. E sono molto attenti alla provenienza di ciascuna delle fonti di cui dispongono. Il primo stadio nella ricostruzione di un evento, è l’analisi della provenienza delle fonti. Dobbiamo operare in questo modo sia per le fonti interne alla Cristianità come per quelle esterne alla Cristianità. Così i Vangeli, per esempio, sono chiaramente attestazioni di fede ed hanno determinate prese di posizione circa chi fosse Gesù e quel che significò per i suoi seguaci. Le fonti esterne come Giuseppe non hanno lo stesso scopo di fede, possono dunque avere altri scopi, e in ogni caso si deve vedere quale sia la loro provenienza, e tenerne conto nella ricostruzione.
Dhaye
I.D. Cohen
Professore
di Studi Giudaici e Professore di Studi Religiosi alla Brown University
Cosa possiamo sapere della vita di Gesù? Abbiamo a che fare con fatti? Abbiamo a che fare con brandelli di evidenze? Abbiamo a che fare con ipotesi?
Gli
studiosi hanno a lungo dibattuto circa quel che sappiamo e quel che pensiamo di
poter sapere circa il Gesù storico. Questa ricerca ha mietuto molte vittime.
Gli studiosi hanno presentato le loro teorie preferite, e le teorie vanno e
vengono. Il mio approccio è quello di dire che non possiamo probabilmente
avvalorare la storicità di ogni singolo episodio narrato nei Vangeli, e non
possiamo probabilmente avvalorare l’autenticità di ogni singola frase che gli
è stata attribuita. Non possiamo probabilmente identificare la verità di ogni
frase contenuta nei Vangeli, ma ciò nonostante, le linee generali emergono, e
queste linee generali sembrano essere vere, o contenere un certo quantitativo
minimo di veridicità storica; potrebbero lasciarci insoddisfatti, potrebbero
sembrarci troppo vaghe o troppo generali, ma credo che queste linee guida siano
si definiscano chiaramente in tutti e quattro i Vangeli.
Il nucleo dei Vangeli è Gesù come un operatore di miracoli, Gesù come un uomo che lasciò una profonda impressione su coloro che lo incontrarono, la sua abilità di attrarre ampie folle, la sua capacità nel formare un solido gruppo di devoti e discepoli, e quindi un gruppo ancor maggiore di persone raccolte ai margini del gruppo centrale che lo vedeva come una persona speciale. Dopo tutto, vi erano presumibilmente molti insegnanti o predicatori in Galilea nel primo secolo dell’Era Comune. Possiamo pensare che tanti furono condannati da Roma in quanto fonte di problemi, o minaccia dell’ordine sociale. Potrebbero esservi stati molti uomini santi erranti per la Giudea o persino per l’Impero Romano. Ma quest’uomo, chiaramente, fu speciale. Quest’uomo, chiaramente, lasciò un segno, un’impronta indelebile, fu qualcuno che non è possibile dimenticare. Qualcuno che aveva potere in senso sociale. Qualcuno che in realtà fu in grado in qualche modo, di attrarre, incantare, e raccogliere a sé un ampio gruppo di seguaci già nel corso della sua vita. Qualcuno che, nemmeno per un giorno, in questo 2000 anni è stato dimenticato.
A questo punto, credo chiaramente che debbano essere vere. Non abbiamo un modo preciso per attestare la veridicità di tutto quanto è contenuto nei Vangeli, ma le linee guida che ne emergono, sostengo, racchiudono la verità.
E cosa tratteggiano queste linee guida? Che Gesù fu un uomo santo, un uomo miracoloso, che aveva problemi con le autorità, da chiunque rappresentata – Farisei, scribi, sacerdoti, anziani; che era in continuo conflitto con loro in quanto individuo dallo spirito libero. Qualcuno che sembra predicasse nella sinagoga. Tutte queste attività credo siano le variabili del suo potere, il potere che aveva come operatore di miracoli e come uomo santo. E nell’analisi finale questo è quello che era. Questo è quello che lo rendeva un personaggio scomodo alle autorità. Ad un certo punto, un individuo così particolare non poteva più essere tollerato dal potere.
Holland
Lee Hendrix
Presidente
della Facoltà, Seminario dell’Unione Teologica
UNA PLURALITÀ DI GESÙ
Nella mia visione, il primo livello di prova è già un’interpretazione; così, quel che possiamo conoscere, è solo la gamma delle interpretazioni che si incontra nella tradizione su Gesù.
Questa
è realmente una pluralità di Gesù. Un Gesù che comprende come un uomo saggio
e sapiente in alcune tradizioni, un Gesù che comprende come un uomo con poteri
trascendenti in altre, autore di miracoli, persona divina. Un Gesù che è visto
essenzialmente come vittima sacrificale, o come risorto ed incoronato salvatore
in un’altra tradizione. Ecco perché, per quanto ci possiamo muovere nella
nostra ricerca su Gesù, ci troviamo sempre di fronte ad una serie di
interpretazioni.
L.
Michael White
Professore
di Studi Classici e Direttore del Programma di Studi Religiosi all’Università
di Austin in Texas
Da una prospettiva storica quel che noi realmente conosciamo sulla vita di Gesù è molto limitato, a seconda di quale Vangelo si legge. Il periodo che vi è narrato, infatti, è circoscritto ad un anno circa, e forse anche meno, alcuni mesi; e solo nel Vangelo di Giovanni si estende a quasi tre anni. Inoltre, esiste qualche discrepanza tra gli stessi Vangeli, dal modo in cui nacque al giorno preciso in cui fu messo a morte, e perfino al tipo di insegnamenti e miracoli che svolse nel corso della sua vita pubblica.
Come risultato iniziamo a vedere che i Vangeli stessi sono strumenti di indagine storica molto particolari, e dovranno essere valutati seguendo particolari cautele.