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Fonte: http://www.bbc.co.uk/

Data : 19.01.04  

I predatori dell’Armata Perduta.

Gli archeologi si sono imbarcati nell’epica ricerca di un’antica flotta di navi persiane, distrutta da una violenta tempesta a largo della costa settentrionale della Grecia nel 492 a.C.

Il gruppo ricercherà resti dei relitti dell’armata – inviata dal re Dario ad invadere la Grecia – che fu annichilita prima di riuscire a raggiungere l’obbiettivo.

Le acque a largo di Monte Athos, nel nord della Grecia, dove le navi affondarono, hanno restituito due elmetti e la punta di una lancia.

Gli esperti torneranno al sito in giugno per cercare nuovi resti della flotta.

“Si tratta di un’area straordinariamente ricca per gli antichi naufragi” ha dichiarato il DR. Robert Hohlfelder, un archeologo marino dell’Università di Boulder in Colorado, Stati Uniti.

“Normalmente, quando si trovano dei relitti, agli archeologi viene chiesto di ricrearvi la storia attorno. Invece questa volta abbiamo già la storia, dobbiamo trovare il relitto.”

Un racconto del disastro del 492 a.C. è riportato nell’opera Storie, scritta dal greco Erodoto nel V secolo. Erodoto narra che le navi andarono alla deriva contro le coste del Monte Athos.

Lo scorso anno, il gruppo ha scoperto un relitto contenente anfore -contenitori di ceramica usati per il trasporto di alimenti. Ancora però non si è potuto determinare se questo naufragio abbia correlazioni con quello della flotta persiana.

Gli archeologi hanno anche trovato la punta di una lancia di bronzo, chiamata sauroter, presso il sito ove, nel 1999, i pescatori locali recuperarono due classici elmetti greci dal fondo del mare.

Il sauroter è stato trovato tra i tentacoli di un polpo, che aveva trascinato la parte di lancia all’interno di una giara moderna nella quale aveva stabilito la sua dimora marina.

La survey potrebbe aiutare a risolvere l’enigma circa le tecniche di costruzione delle triremi– antiche galee da guerra usate dai Persiani e dai Greci.

Nelle battaglie di triremi, la vittoria si conseguiva speronando violentemente le altre navi mediante un pesante rostro di bronzo nella parte anteriore della nave.

Non un solo naufragio di triremi è mai stato trovato, e gli archeologi impegnati nella ricerca sono divisi circa la probabilità di trovarne uno nel corso di questa spedizione.

“Non troveremo una triremi. Contenevano molto poca zavorra, perciò i resti galleggiavano. Forse potrebbe essere affondato lo sperone anteriore” ha dichiarato il membro del team Michael Wedde.

I testi classici riferiscono recuperi di triremi, che venivano riportate sulla terraferma e riparate per essere riutilizzate.

“Ci si chiede se siano effettivamente affondate” ha dichiarato il dr Shelley Wachsmann della Texas A&M University di College Station, Stati Uniti. “La maggior parte delle navi che abbiamo trovato erano provviste di ingenti carichi che le trascinarono a fondo”

Ma il dr Hohlfelder sostiene che vi sia la possibilità che una triremi sia affondata e giaccia sul fondo del mare: “Gli archeologi sottomarini hanno una lista di desideri. Una triremi è certamente sulla cima di questa lista. Ed io ritengo che questo sia proprio uno dei posti migliori in cui cercarla.”

E’ anche possibile che qualcuna delle navi da rifornimento – che permettevano lo svolgersi della battaglia – sia stata trascinata a fondo, appesantita dal carico.

Il progetto è una collaborazione tra l’Istituto Canadese di Archeologia ed il Servizio Archeologico Greco.

Katerina Dellaporta, dell’Eforato per le Antichità Sottomarine in Grecia, ed il Dr Wachsmann conducono la ricerca.

Circa 20,000 uomini furono dispersi nel disastro, che scosse la Persia di quel tempo, proprio quando aveva in progetto di assimilare la Grecia al suo già vasto impero.

 

Fonte: http://www.news.scotsman.com/

Data: 14.01.04

Nuova battaglia sui contesi Marmi di Elgin.

Sommando i vari periodi della storia, la controversia relativa ai Marmi di Elgin ha creato frizioni tra l’Inghilterra e la Grecia per circa 200 anni.

Ora le fiamme dell’annosa disputa si riaccendono per il lancio di una nuova campagna per la restituzione alla Grecia del reperto di 2,500 anni or sono.

Vari gruppi e associazioni che si erano impegnati nel passato affinché l’Inghilterra riconsegnasse le preziose sculture, si sono riuniti sotto un’insegna comune, la Marbles Reunited. Il principale sostenitore dell’organizzazione, Robin Cook, ha dichiarato: “E’ come se qualcuno avesse staccato la testa della statua di Nelson e l’avesse portata via, lasciando solo il busto e le gambe”.

I marmi di Elgin una volta formavano parte di un fregio spettacolare ritraente cerimonie religiose formali dell’antica Atene sulla facciata del Partenone dell’Acropoli, risalente a 2,500 anni or sono.

Nel 1801, Thomas Bruce, il settimo conte di Elgin, prelevò alcuni dei più fini intarsi e li trasportò in Inghilterra, dopo avere apparentemente ottenuto il permesso dai Turchi Ottomani che occupavano la Grecia.

Il British Museum li acquistò quindi per 35,000 sterline nel 1816 ed i 56 tesori sono custoditi lì da allora.

L’atto di Elgin fu denunciato dalla Grecia come furto e vandalismo e nel corso degli ultimi anni, si è alimentata una campagna internazionale per il ritorno dei loro “gioielli della corona”.

L’ultima proposta greca al British Musesum era un prestito delle sculture, che loro chiamano Marmi del Partenone, per formare il pezzo centrale del Museo dell’Acropoli, che dovrebbe essere realizzato in tempo per i Giochi Olimpici di Atene del 2004.

Ma il British Museum ha replicato di non avere intenzione di restituirli, né di prestarli. Il direttore del British Museum sostiene infatti che le sculture siano molto più accessibili al pubblico fino a che rimangono a Londra; l’ingresso alla sezione relativa del Museo è gratuita ed è visitata ogni anno da 4.6 milioni di visitatori.

I Greci rispondono che i Marmi sono una proprietà del popolo greco, e parte della loro eredità storica. E’ inconcepibile che un tale simbolo di identità nazionale sia custodito da una nazione straniera a 2000 miglia di distanza, separato dal monumento di cui faceva originariamente parte.

Al momento attuale, non sembra esistano margini per una composizione amichevole della vertenza.

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