Intervista a Guenther Verheugen
IL COMMISSARIO EUROPEO ALL'ALLARGAMENTO GUENTHER VERHEUGEN, SU CRISI IRACHENA E ALLARGAMENTO ALLA VIGILIA DEL CONSIGLIO EUROPEO DI BRUXELLES

by Sergio Nava

Senza dubbio stiamo assistendo a una crisi seria, in un settore particolare, come quello della politica estera e di sicurezza. E' una crisi che si esprime su due livelli: quello degli Stati membri, e quello fra Stati membri e Paesi candidati. Ma dietro si nasconde un problema molto pi� serio: in Europa, al momento, non siamo nella situazione di poter sviluppare una politica estera veramente comune, che ci permetta di divenire un soggetto forte e paritario agli altri sul palcoscenico mondiale. Io spero che la crisi attuale ci spinga tentare un salto in avanti, per realizzare le raccomandazioni che ci vengono dalla Convenzione Europea, e giungere cos� pi� vicini all'obiettivo dell'Unione politica.

Questo vertice rappresenter� certamente una svolta per la politica estera europea. Ma, volendo fare l'avvocato del diavolo... potrebbe anche segnare la fine di questa politica estera?

No, non credo. Io ritengo che questi scenari catastrofici, che alcuni analisti di tanto in tanto dipingono, siano esagerati. Non � la prima volta che non riusciamo a trovare una posizione comune europea su un tema di importanza mondiale, n� sar� l'ultima. Ma ritengo che queste stesse divergenze che vengono a galla fra i Paesi membri, permettano comunque il funzionamento delle nostre istituzioni in altri settori. L'Unione � stabile, funziona, continuer� a funzionare, e non vedo nessuno che possa -da questa crisi- desumere che l'Unione Europea non � in grado di funzionare. C'� anzi, secondo me, una buona possibilit� che alla fine ne usciremo addirittura rafforzati.

Crisi irachena e allargamento a est: Germania e Francia hanno espresso forti critiche nei confronti delle posizioni filoamericane di alcuni Paesi candidati. Non rischiamo che, in futuro, in un'Europa a 25 membri, la poltica estera comune si riduca a un lontano miraggio?

Questa domanda sottintende due aspetti: uno legato all'attualit� e un altro centrato sulle fondamenta dell'architettura europea. Sul piano dell'attualit� mi viene da dire: "quale politica estera comune i Paesi candidati dovrebbero rappresentare"? Questi Paesi spesso mi hanno chiesto: "cosa dobbiamo fare"? Io ho sempre risposto: "seguite la linea europea". E loro, giustamente, mi hanno ribattuto: "qual � la linea europea? E' quella franco-tedesca o quella anglo-spagnola"? Quindi mi sembra ingiusto pretendere che i Paesi candidati seguano una posizione europea, quando questa non esiste. Comunque ritengo che -dopo la firma dei Trattati di Adesione all'Unione, in programma ad aprile, questi 10 Paesi saranno sempre pi� coinvolti nella costruzione della politica comune. L'altro aspetto: l'allargamento a est pu� contribuire a un approfondimento della politica estera e di sicurezza europea? Io sono convinto che l'allargamento non rappresenti per nulla un ostacolo alla maggiore integrazione europea... al contrario. Ne riceveremo una spinta ulteriore. Sul piano invece di quanto la politica estera europea ne risentir� in termini di rapporti con l'America, io non credo che l'essere antiamericani sia un distintivo di affidabilit� agli occhi dell'Unione. Non vedo contraddizioni fra l'essere buoni europei e il coltivare buone relazioni transatlantiche. Il punto fondamentale � se i nuovi Paesi membri si lasceranno coinvolgere in una politica estera comune o no. A questa domanda ho gi� risposto: "s�".

20 marzo 2003
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