SPECIALE TURCHIA:
OOSTLANDER
Democristiano olandese, Arie Oostlander � l'autore dell'ultimo rapporto sulla Turchia prodotto dall'Europarlamento all'inizio di aprile. Un rapporto che bocciava l'adesione turca. Ora ha parzialmente rivisto la propria posizione. Oostlander spiega a Sergio Nava quali sono i punti pi� dolenti rilevati dal suo rapporto.

OOSTLANDER: Il punto pi� critico del mio rapporto riguardava la filosofia dello Stato turco: una combinazione tra modello sovietico, fascista e modello laico francese. Un mix caratterizzato da un nazionalismo centralista, nutrito dalla paura delle minoranze, del separatismo, della religione -un nazionalismo che imponeva anzi il controllo della religione- e che conferiva un potere enorme a ll'esercito. Sul fronte giudiziario, abbiamo anche notato che il diritto collettivo prevaleva su quello individuale, il che ha portato in passato a numerose violazioni dei diritti umani.

NAVA: Ha notato miglioramenti dopo quel rapporto?


Assolutamente: da tre o quattro anni la situazione ha cominciato a migliorare notevolmente col Governo guidato da Erdogan. Rispetto il coraggio e anche l'ingenuit� del premier e del Ministro degli Esteri turco nell'allentare il potere dell'esercito, nel ridurre il fenomeno delle torture e nel migliorare la libert� di espressione. Gli stessi leader attuali sono aperti alle critiche... i vecchi kemalisti erano completamente impermeabili a ogni rimostranza. E' un atteggiamento molto aperto, ma quello della Turchia � un cammino che parte da molto lontano. Per questo io dico, "ottimo lavoro, ma non fate finta di essere pronti a dicembre".

Cosa consiglierebbe ai leader europei, in vista del vertice del 17 dicembre?

Secondo me, non sarebbe giusto dire NO alla Turchia, perch� questo Paese ha fatto del suo meglio per avvicinarsi all'Europa. Sarebbe meglio dire loro, "date assoluta priorit� allo stato di diritto, ai diritti umani e al funzionamento della democrazia. Se lo farete, implementando questi stessi i cambiamenti, magari attraverso la formulazione di una nuova costituzione, possiamo procedere con i dettagli tecnici". 

Parliamo del possibile impatto della Turchia sulla futura Unione Europea: secondo lei, i conti tornano pur considerando che Ankara avr� nel 2020 il maggior peso in termini di popolazione, e che assorbir� buona parte dei fondi di coesione? Un'Europa cos� allargata non rischia un deponziamento politico, a tutto vantaggio della sola dimensione economica e di libero mercato?

E' una considerazione tipicamente italiana, la sua. Sono completamente d'accordo. Sono molto a favore dell'integrazione europea. Spesso mi trovo a leggere che occorre accettare la Turchia, anche coi suoi difetti... se necessario dobbiamo mettere in secondo piano l'integrazione. Oppure leggo che occorre rinazionalizzare alcune politiche, come quella agricola, perch� non sarebbe possibile avviare negoziati su questi punti con Ankara. E io dico: "cos� non si fa". L'Unione deve essere  in grado di accettare nuovi membri, noi stessi all'Europarlamento abbiamo avuto una lunga discussione sulla scelta tra l'integrazione e l'allargamento. Noi intendevamo fare una scelta per l'integrazione, ma -sotto la pressione del Consiglio dei Ministri- non siamo riusciti ad andare oltre un impegno per l'allargamento, unito alla promessa di una maggiore integrazione. Penso che non dobbiamo ripetere questo errore. Come ha detto il Commissario all'Allargamento Guenther Verheugen, l'ingresso della Turchia significher� confini comuni col Medio Oriente. Vogliamo questo, se non abbiamo ancora una politica estera e di sicurezza comune? Se la Turchia entra in Europa, questa politica diventa assolutamente necessaria. Senza, non potremmo assolutamente procedere con l'adesione. In secondo luogo, c'� il fattore demografico: beh... abbiamo avuto una discussione molto simile a proposito della riunificazione tedesca. Io, da olandese, dissi: il posto migliore dove vivere � a fianco di un grande Stato democratico, basato sullo Stato di diritto. Se la Turchia lo diventa, ci� sarebbe qualcosa di molto positivo per l'Unione.


MILANO, 29/9/2004
L'ex-eurodeputato Arie Oostlander
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