IL MAXIPIANO ANTICRISI DI OBAMA:
INTERVISTA A JOHN TALBOTT
Il maxipiano anticrisi firmato da Barack Obama a met� febbraio 2009 (pari a 787 miliardi di dollari) � stato al centro dell'intervista di Sergio Nava a John Talbott, autore di "Obamanomics". Il quale, pur sostenitore del neopresidente fin dalla prima ora, ha qualcosa da ridire al proposito.

TALBOTT:
"Parlando di questo piano di stimolo, posso solo dire che � stato annacquato considerevolmente. E' successo che i repubblicani vi si sono intromessi, richiedendo che una percentuale significativa del piano stesso andasse ai tagli fiscali. Anche se la maggior parte degli economisti concorda sul fatto che questa non sia la forma migliore per far ripartire l'economia. Soprattutto se teniamo conto delle grandi difficolt� di liquidit� del Paese. Se mettiamo soldi in circolo mediante tagli fiscali, possiamo solo aspettarci che la maggior parte di questi fondi non venga spesa. La maggioranza degli economisti ritiene che sia meglio affidare al Governo la spesa di questi soldi, anzich� ai cittadini. L'idea di un piano di stimolo � quella di spendere denaro per produrre Pil quest'anno, anche a costo di rischiare un calo del Pil in futuro. Lo si fa per fermare la spirale al ribasso: meno consumi, meno investimenti, pi� disoccupazione. In secondo luogo, se guardiamo ai dettagli di questo piano, scopriamo che Nancy Pelosi e i democratici al Congresso hanno avuto una parte importante nella sua redazione: ci sono intere parti che non sono scritte per massimizzare l'occupazione e i consumi, ma piuttosto per favorire una serie di desiderata del programma democratico, e sul lungo termine. Se Obama va al Congresso e propone di spendere 800 miliardi, non si capisce perch� i democratici vi sottraggano fondi per pagare i loro progetti. Infine, 200 miliardi di questo piano vanno a ripianare i debiti delle autorit� statali e locali. Magari salviamo il lavoro di poliziotti e insegnanti, ma certamente non ne creiamo di nuovi. Obama inizialmente aveva proposto questo piano per creare 4 milioni di nuovi posti di lavoro: ora invece parla di 4 milioni di posti di lavoro creati o salvati. Non � esattamente la stessa cosa".

NAVA: John Talbott, lei pensa che Barack Obama abbia fallito il suo primo vero esame da leader, con questo cambio di rotta in corsa?

S�, quello che dice � corretto. Abbiamo tutti ascoltato un messaggio diverso in campagna elettorale. Obama parlava di cambiamento. Voleva ripulire Washington. Noi sapevamo che il sistema di Washington era corrotto. Corrotto da contributi elettorali, lobbying, e da interessi particolari. Gli americani volevano una bella ripulita. Questo compito � probabilmente troppo grande per un singolo individuo. Io penso che se Obama manterr� il proprio impegno, lo dovr� fare utilizzando tutte le proprie abilit� di leadership, di comunicatore, e tutte le sue motivazioni per riportare gli americani al Governo, sottraendone il controllo agli interessi particolari. Aggiungo anche che questo non era probabilmente il momento migliore per le persone intenzionate a spazzar via la corruzione dal Congresso. Questo piano andava tradotto in legge subito. Obama ha probabilmente convenuto che non poteva cambiare le regole gi� con questo piano. Ora doveva tirar fuori dei dollari per stimolare l'economia e stabilizzarla, per poi focalizzarsi su sfide pi� complesse e di lungo termine, quali ripulire Washington.

Ma questo piano di stimolo pu� essere corretto in fase di esecuzione, per riportarlo allo spirito originale?


No, si possono fare cambiamenti minori nell'implementarlo, ma non si possono violare i dettami del Congresso, estremamente dettagliati sui capitoli di spesa. Non si pu� spostare denaro dai tagli fiscali alle infrastrutture, o muoverli dai fondi destinati alle autorit� pubbliche a progetti che impieghino forza lavoro. Dopo la firma di Obama le voci di spesa sono scritte nella legge.

Milano, 17/2/2009

La copertina del volume "Obamanomics"
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