Intervista a Valery Giscard d'Estaing
SECONDA PARTE

Ci sono, in questo momento, due diverse visioni dell'Europa. La prima, sostenuta dal premier britannico Tony Blair, sottolinea la necessit� di un'Europa basata su un Consiglio Europeo forte, un'Europa degli Stati nazionali. Dall'altro lato c'� un'Europa pi� federalista, dove le istituzioni comunitarie giocano un ruolo cruciale nel processo decisionale. Una visione, questa, sostenuta dal presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Quale dei due modelli lei preferisce?


4) Credo che in realt� abbiamo bisogno di entrambi i modelli: e credo che se una di queste due tendenze volesse dominare l'altra non arriveremmo ad alcuna soluzione, n� al nostro interno n� nel corso della futura conferenza intergovernativa. Questo perch� non si pu� eliminare n� la parte comunitaria, che � la base dell'architettura europea, n� possiamo ignorare l'esistenza degli Stati in un'Europa formata da 27 nazioni, dove ciascuno ha il desiderio di conservare la propria identit�, e una certa responsabilit� sulla propria vita nazionale. Questo vuol dire che adesso abbiamo bisogno di entrambe le tendenze. Credo che all'inizio della costruzione europea, quando ancora si parlava di piccola Europa, si potesse pensare alla scomparsa degli Stati: era un pensiero comunque utopistico, forse, ma lo si poteva pensare.. ma in un insieme composto da 27 o pi� nazioni diverse non si pu� pensare a sopprimere gli Stati. Come pure, dall'altra parte, se non ci fossero le istituzioni comunitarie non ci sarebbe l'Europa. Io sono tra quelli che dicono che abbiamo bisogno di entrambe queste componenti, e per questo � necessario che non si scontrino le due tendenze, che non si crei un antagonismo, ma piuttosto una cooperazione. Dobbiamo dunque chiederci come queste due fonti di potere possano essere riformate, modernizzate, e organizzate, come sfruttare al meglio la fonte che viene dagli Stati nazionali e quella che viene dalla vita comunitaria.

A settembre lei incontrer� Romano Prodi, che le presenter� ufficialmente le proposte della Commissione per le riforme istituzionali dell'Unione. Prodi le ha gi� annunciate nelle loro linee guida due mesi fa: questa proposta l'ha soddisfatta?

5) Con Romano Prodi abbiamo delle relazioni personali estremamente piacevoli da molto tempo, visto che lo conosco da quando era Presidente del Consiglio italiano� sono stato anche in visita da lui nel periodo anteriore all'ingresso dell'Italia nella zona euro. E gi� allora abbiamo parlato a lungo insieme di ci� che poteva essere fatto per facilitare e incoraggiare questo ingresso dell'Italia nell'euro. Ma, tornando a noi, nella presentazione che Prodi ha fatto delle proposte di riforma delle istituzioni comunitarie, e che rappresenta solo la prima met� del suo progetto -credo infatti che presenter� due documenti, il secondo dei quali a met� settembre- possiamo dire che � la sua istituzione che parla attraverso lui, e questa istituzione dice una cosa mentre ne tace un'altra. Dice: "noi potremo fare quasi tutto, potremo gestire il mercato unico, cosa che la Commissione gi� fa, ma potremmo anche riconcentrare su di noi gli altri due pilastri. Da una parte la lotta contro la criminalit� e il capitolo della giustizia e dall'altra la politica estera dell'Unione. E questo fa s� che tutto il potere istituzionale dell'Europa sia finalmente concentrato sulla Commissione". Si tratta di una posizione che comprendiamo da parte della Commissione, ma che naturalmente solleva molte reazioni da parte dei Governi, di tutti gli Stati membri e in maniera particolare da parte della Gran Bretagna, della Francia, ma anche della Germania e da parte anche degli Stati pi� piccoli, che non intendono affatto lasciare la loro politica estera nelle mani della Commissione. Posso aggiungere che dal mio punto di vista ritengo che l'idea che l'Europa del futuro possa avere un potere molto centralizzato sia un'idea sbagliata, perch�, essendo per natura diversa al suo interno, il potere deve essere disseminato, devono esserci pi� "poteri" in Europa, i poteri locali, nazionali e i poteri al vertice. E in ogni caso, e qui veniamo al secondo punto, che il rapporto della Commissione non tratta, laddove fosse deciso che la Commissione concentri su di s� tutti questi poteri, allora la Commissione andrebbe riformata in maniera profonda, perch� attualmente non � designata in maniera democratica, e quando diciamo che bisogna eleggere il presidente della Commissione, per esempio a suffragio universale, significa che lo facciamo diventare un uomo politico a pieno titolo. Allora avremo una Commissione pienamente politica. Ma se diventa una commissione politica, la gente dir� che questa Commissione non rappresenta pi� il bene comune dell'Europa, ma un punto di vista politico dell'Europa, e ci saranno degli avversari, dei critici. E' un tema molto delicato, e le proposte della Commissione dovranno inevitabilmente essere accompagnate da proposte sulla riforma della Commissione stessa.

E cosa ci pu� dire della proposta di Tony Blair, che suggerisce l'istituzione di un presidente europeo? Questo presidente deve essere una figura politica forte, come suggerisce Blair, o una figura pi� rappresentativa, col potere reale concentrato nelle mani della Commissione?


6) La posizione di Tony Blair non � nuova. Gi� nel corso delle passate elezioni europee in Francia, per esempio, nell'89 e nel '95, il nostro programma prevedeva l'idea di eleggere un Presidente del consiglio europeo. Non c'� dunque novit�: da dove viene l'idea? Attualmente la presidenza � a rotazione, cambia ogni sei mesi, e questo ha due conseguenze negative: la prima � che nessuno conosce il presidente dell'Europa. Fate un sondaggio fra gli elettori italiani, chiedendogli chi � il presidente europeo, e avrete magari il 2% delle risposte giuste. La gente conosce Bush, il leader russo Putin o Jang Zemin, e cos� via. Prima conseguenza: non esiste una figura emblematica dell'Europa. La seconda conseguenza � che le priorit� cambiano ogni sei mesi, perch� ogni volta che arriva un nuovo presidente questo annuncia le propriet� della sua presidenza: ma non esiste alcun sistema politico o imprenditoriale che cambia le sue priorit� ogni sei mesi. Il sistema � quindi disarticolato: ci vuole assolutamente un periodo di gestione pi� lungo. Alla base del progetto c'� dunque l'idea di farla finita con la presidenza a rotazione. Noi lo proporremo. E' necessaria una presidenza fissa. In un primo tempo, a mio parere, si tratter� di un presidente con gli stessi poteri di quello attuale, cio� presieder� il Consiglio Europeo. Non si tratta di un potere trascurabile, ma nemmeno di un potere particolarmente forte. Non sar� insomma un presidente all'americana. In seguito, potremo vedere come evolver� questo ruolo, e sar� cos� introdotta nel sistema, come ha gi� detto Giuliano Amato -senza che nessuno peraltro lo criticasse- la coesistenza di due presidenti. La presidenza dell'Unione, di cui abbiamo parlato, e quella della Commissione, che parla a nome degli interessi comuni degli europei.

SERGIO NAVA
11 luglio2002
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