IL CONSIGLIO DI ATENE
Concluso ad Atene il Consiglio Straordinario dell'Unione Europea. Oltre a sancire -attraverso la ratifica dei Trattati di Adesione- l'allargamento dell'Unione Europea a 25 Paesi, gli Stati membri hanno adottato una importante dichiarazione sulla ricostruzione in Iraq. La due giorni di vertice ha anche visto una discussione sullo stato dei lavori della Convenzione Europea (con l'ufficializzazione della consegna della bozza di Trattato Costituzionale il 20 giugno a Salonicco) e una Conferenza sull'Europa allargata.
LA DICHIARAZIONE DI ATENE
LA DICHIARAZIONE SULL'IRAQ
LA CONFERENZA EUROPEA: "WIDER EUROPE"
LA "ROUND TABLE" SULLA CONVENZIONE EUROPEA
APPROFONDIMENTO
Sergio Nava discute con Kirsty Hughes, analista del CEPS di Bruxelles, le conclusioni del Consiglio Straordinario di Atene.
N: Cosa ha significato per l'Europa questo vertice?

H: Il summit di Atene � stato vitale per firmare il Trattato di Adesione e rendere possibile l'allargamento dell'Unione. E' stato un giorno estremamente importante, ma � stato completamente oscurato dall'Iraq. E l'Iraq ha messo in luce divisioni molto evidenti all'interno dell'Unione Europea. Ci� che i leader dell'Unione hanno dimostrato in questi due giorni � stata piuttosto la loro capacit� di rimettersi a lavorare insieme sull'ordinaria amministrazione degli affari comunitari. Ma questo non significa assolutamente che siano state superate le divisioni e siano state rimesse le cose a posto. Io penso che i danni prodotti dalla crisi irachena avranno un'influenza sulla politica europea per ancora molto tempo.

N: Il presidente della Convenzione Europea Valery Giscard d'Estaing ha avuto un importante incontro coi leader europei. Con quali risultati?

H: Io penso che la Convenzione Europea abbia svolto un ottimo lavoro, ma abbia lasciato la soluzione dei maggiori problemi alla fine. Per esempio, il tipo di presidenza dell'Unione, se fissa o a rotazione, oppure la nascita del Ministro degli Esteri europeo. La Convenzione � completamente divisa su questi temi: divisi sono soprattutto i Paesi grandi da quelli piccoli. Non � del tutto chiaro se Giscard d'Estaing riuscir� a conciliare le posizioni nel poco tempo ancora a sua disposizione: se alla fine opter� per porre solo una lista di alternative agli Stati membri, render� estremamente debole il lavoro della Convenzione. E se ci� accadr�, al Consiglio di giugno i leader europei prenderanno queste alternative e sposteranno il vero dibattito dal livello della Convenzione a quello intergovernativo.


N: C'� stata una vero riavvicinamento dei leader europei, una ricucitura, dopo gli strappi provocati dalla crisi irachena?


H: Penso che sia interessante notare come i leader europei non abbiano fatto realmente un'autopsia della crisi, per capire cosa sia andato storto. Non c'� stato un tentativo reale di sedersi a un tavolo e discutere. Non lo hanno fatto Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Spagna. Non si � cercato di capire i perch� del disaccordo, ma anche il perch� non si sia riusciti meglio a gestire tutte queste differenze. Si � preferito buttare tutto sotto lo zerbino. I grandi Paesi dell'Unione vogliono andare avanti senza esaminare i reali motivi della crisi, perch� sanno che ci� riaprirebbe le divisioni. Quindi andranno avanti, con iniziative di minor portata: ma non penso saranno in grado di affrontare questioni di maggior peso, a meno che non si accetti l'idea di formare delle avanguardie, attraverso una cooperazione rafforzata in politica estera.

17 aprile 2003
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