CRISI, PROTEZIONISMO E COMMERCIO: CATHERINE ASHTON
La crisi e le tentazioni protezionistiche dei principali Paesi europei sono stati al centro dell'intervista di Sergio Nava con la Commissaria Europea al Commercio Catherine Ashton. Che chiede un rilancio dei negoziati del Doha Round per superare il difficile momento economico.
La Commissaria UE al Commercio Catherine Ashton
ASHTON: Sono rimasta molto impressionata dall'approccio innovativo ed energetico delle piccole e medie imprese lombarde, che riconoscono le difficolt� legate alla crisi economica, ma sono determinate -allo stesso tempo- a trovare le modalit� per superarla. Sono venuta a Milano per capire cosa possiamo fare, dal punto di vista commerciale, per assicurare loro l'accesso ai mercati di cui hanno bisogno.

NAVA: Commissaria, il pericolo protezionismo incombe in Europa e nel mondo. Solo per fare un esempio, la Fiat attacca gli aiuti concessi a case automobilistiche concorrenti, dicendo "o a tutti o a nessuno". Voi come Commissione Europea affermate un giorno s� e l'altro pure "no al protezionismo". Ma � sufficiente dirlo, o serve qualcosa di pi�?

Dobbiamo innanzitutto fare una distinzione tra ci� che i Governi nazionali fanno per sostenere le loro industrie e la loro forza lavoro... che � una loro precisa responsabilit�. La differenza, dicevo, si manifesta quando compare il protezionismo, che ostacola il commercio. Qualcosa di molto diverso dal mero sostegno. Ci� che dobbiamo fare come Commissione Europea � assicurarci che gli Stati membri aiutino s� le loro industrie per rendere pi� efficiente il commercio, ma al solo scopo di facilitare gli scambi interni all'Unione Europea e nel resto del mondo.

E se qualche Governo manifesta, come � il caso di quello francese, tentazioni protezionistiche?

E' molto importante che la leadership dei 27 Paesi europei riconosca che il protezionismo ci far� solo sprofondare ulteriormente in una spirale economica negativa, che finirebbe col durare ancora di pi�. Per questo lavorare assieme � assolutamente essenziale: sono perfettamente conscia del fatto che i politici, nelle loro agende domestiche, cercano sempre pi� di inviare messaggi rassicuranti alla popolazione. Io mi concentro per� molto di pi� su cosa viene fatto, rispetto a quanto viene detto. Vediamo, in Europa, che i Paesi stanno riconoscendo il bisogno di cooperare e di proseguire negli scambi commerciali. Lo vediamo come Commissione, come Consiglio Europeo e penso lo vedremo in futuro anche a livello di G8 e G20.

Teme un'ondata protezionista nel mondo?

Penso che sia sempre preoccupante vedere alcuni Paesi pensare che solo imponendo barriere tariffarie riusciranno a rendere pi� facile alle loro economie superare la crisi. Per questo mi interessa tornare al tavolo negoziale di Doha e chiudere la riforma del commercio internazionale. In parte perch� questo ci offrir� nuovi accessi ai mercati, in parte perch� ci impedira di fare passi indietro, alzando nuove barriere. Nel clima attuale, questo sarebbe veramente importante.

Il sottosegretario al Commercio italiano Adolfo Urso si dice ottimista sul fatto che la proposta di etichettatura obbligatoria per sette categorie di prodotti il "Made In" a livello europeo vedr� presto la luce. E lei?


La Commissione appoggia questa iniziativa. Ci� che dovremo fare ora � parlare con gli Stati membri e vedere cosa ne pensano. Le industrie devono pure considerare quanto l'etichettatura pu� risultare vantaggiosa per loro: non c'� dubbio che per alcuni prodotti, e il made in Italy ne � un buon esempio, l'etichetta rappresenta un fattore importante. I consumatori rispondono positivamente. Dobbiamo quindi confrontarci con i Paesi europei, tenendo conto che l'etichettatura costituisce un benefit.

Negli Stati Uniti si � insediata una nuova amministrazione, che tra mille difficolt� sembra finalmente aver individuato il proprio segretario al Commercio.Pensa che ci sar� un cambio di attitudine nei rapporti Europa-Stati Uniti dopo gli anni dell'era Bush?

La mia controparte negli Stati Uniti sar� Ron Kirk, che dovrebbe essere confermato la prossima settimana. Non vedo l'ora di incontrarlo a Washington tra un paio di settimane. Spero che quando ci troveremo intorno a un tavolo, riusciremo a sviluppare accordi bilaterali in grado di rafforzare la relazione transatlantica. Sono stata incoraggiata dalle sue prime dichiarazioni, che indicano una volont� a lavorare con noi.
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INTERVISTA
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