Il vecchio che leggeva romanzi d'amore  di Luis Sepúlveda – a cura di Serio e Gremito

Uno fra i maggiori scrittori cileni; nato in Cile nel 1949 vive ora in Europa; fra la Germania e Parigi. Questo libro "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore" è stato pubblicato per la prima volta da Guanda, con la traduzione di Ilide Carmignani. Recensione del libro "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore" :

Antonio Josè Bolivar Proaño imparò a vivere e capire i misteri della natura, imparò ad amare sua moglie con tutti i suoi volti più o meno crudeli. Accanto a quest'amore così profondo, c'è l'amore per la lettura di libri d'amore. Libri dove si raccontano amori sofferti ma che alla fine dovevano avere il lieto fine. E' un libro scritto con molta poesia. L'autore trasmette il suo pensiero con grande semplicità e, allo stesso tempo, fa capire come sia bello amare la foresta e come non la si possa capire se non si vive in essa. Diviso in otto capitoli, è un classico romanzo di avventura, ambientato nella foresta Amazzonica. L'autore utilizza un linguaggio piuttosto semplice, a volte fa anche uso di espressioni volgari che, tuttavia, contribuiscono a dare realismo al racconto. Il punto di vista è esterno. -Sapeva leggere. Possedeva l'antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia.Leggeva lentamente, mettendo insieme le sillabe, mormorandole a mezza voce come se le assaporasse, e quando dominava tutta la parola, la ripeteva di seguito. Poi faceva lo stesso con la frase completa, e così si impadroniva dei sentimenti e delle idee plasmati sulle pagine. –(caratteristiche del protagonista) Descrizione del paesaggio tempestoso, tratto da questo libro: “…Il cielo, che gravava minaccioso a pochi palmi dalle teste, sembrava una pancia d'asino rigonfia. Il vento, tiepido e appiccicoso, spazzava via alcune foglie morte e scuoteva con violenza i banani rachitici che decoravano la facciata del municipio…”

In questo brano il soggetto della descrizione è il cielo, illustrato come un importante elemento naturale, capace di incutere tanto maggior timore all'uomo, quanto minore è la distanza che lo separa da lui, e in questo caso la distanza pare quasi del tutto annullata: si tratta solo di pochi palmi. Gli uomini minacciati sono indigeni della foresta amazzonica, persone semplici che vivono a stretto contatto con la natura e che non soffrono di tutte le sovrastrutture culturali tipiche dei paesi ricchi. Essi si sentono parte di un tutto, in sintonia con la natura e quasi in simbiosi col mondo animale, ragion per cui il cielo può diventare un asino e viceversa. La terra, spesso interpretata dai popoli primitivi come la dea madre, riappare qui feconda e gravida nel ventre rigonfio dell'asino. Nel testo è presente una metafora con valore di metonimia ed è l'inciso: ”…sembrava una pancia d'asino rigonfia”. Questa frase è una metafora perché il colore grigio dell'asino è assegnato al cielo tempestoso, ma allo stesso tempo è una metonimia perché, con la sola parola pancia si indica tutto il cielo. Oltre al cielo viene descritto anche il vento; esso è descritto come appiccicoso, e questo aggettivo dà una sensazione di un contatto negativo dal quale è difficile separarsi. In sostanza l'ambiente descritto è povero, e lo si può notare dalla raffigurazione dei banani rachitici presenti in un luogo di grande importanza come il municipio. Infine il lessico utilizzato da Sepùlveda è semplice ed il tempo della narrazione è l'imperfetto, perché lo scrittore ricorda un'azione conclusa avvenuta in un passato recente, i cui effetti si fanno ancora sentire nel presente.

 

1
Hosted by www.Geocities.ws

1