Eneide - I vv. 159 sgg.           a cura di   Bergamaschi, Ferretti, Cannarozzi

Est in secessu longo locus : insula portum
efficit obiectu laterum, quibus omnis ab alto
frangitur inque sinus scindit sese unda reductos;
hinc atque hinc vastae rupes geminique minantur
in caelum scopuli quorum sub vertice late
aequora tuta silent; tum silvis scaena coruscis
desuper horrentique atrum nemus inminet umbra;
fronte sub adversa scopulis pendentibus antrum, 
intus aquae dulces vivoque sedilia saxo, 
nympharum domus... 

 

Un'insenatura profonda s'apre davanti a un'isola
che coi suoi fianchi la chiude come un porto: ogni onda
d'alto mare s'infrange contro l'isola e rotta
in circoli è respinta indietro. A destra e a manca
scoscendono dirupi e due scogli si levano
minacciosi alle stelle:
sotto le loro vette
per largo spazio le onde giacciono silenziose.
In alto sovrasta un sipario di alberi stormenti,
bosco nerissimo d'ombre: a pié dell'opposta parete
sotto rocce sospese si spalanca una grotta
in cui sgorga una fonte d'acqua dolce, vi sono
sedili di pietra viva, dimora delle ninfe.

Traduzione di
Cesare Vivaldi

 

Analizzando questo brano tratto dall'Eneide di Virgilio, abbiamo osservato che l'autore rende vivo il paesaggio agli occhi del lettore mediante l'uso di alcuni effetti visivi e di altri sonori. Riusciamo a sentire il rumore dell'acqua che s'infrange contro l'isola, rotta e respinta dalle rupi (III verso). Ritroviamo il suono dell'acqua all'undicesimo verso con lo sgorgare di una fonte da una grotta, dimora delle ninfe. Nel settimo verso le onde che rumoreggiavano contro gli scogli, giacciono ora in silenzio sostituite dal fruscio degli alberi di un bosco così fitto da sembrare nero. Questo brano è prevalentemente descrittivo, movimentato da una similitudine che paragona l'insenatura profonda che si apre davanti all'isola a un porto che la cinge e da un enjambement presente nel secondo verso. Il terzo e il quarto verso  diventano onomatopeici grazie ad un'allitterazione in “R” e il clima generale del brano, che  dovrebbe essere intriso di tensione, smarrimento, silenzio, vastità e di oscurità, viene reso meno pauroso dalla presenza delle ninfe, esseri divini dall'aspetto soave, in contrasto con l'ambiente circostante.

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