MOVIMENTO FASCISMO E LIBERTA'
COORDINAMENTO REGIONALE
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TESTI PER I CORSI I PREPARAZIONE POLITICA
LA POLITICA SOCIALE DEL FASCISMO

I.

AZIONE SOCIALE DELLO STATO E DEL PARTITO





NON È POSSIBILE esaminare la politica sociale del Fascismo se non si tiene conto del profondo travaglio spirituale che, sbocciato dal sangue dei martiri nelle aspre battaglie della guerra vittoriosa e della rivoluzione redentrice, ha dato luogo alla costruzione di un "ordine nuovo" destinato a lasciare tracce indelebili nella vita e nella storia dei popoli come degli individui.

Per la sua struttura politica, per la sua coscienza civile, per la sua volontà di vita, per la saggezza e la lealtà della politica mussoliniana nei rapporti internazionali, l'Italia è oggi il centro storico del mondo.

Questo, certo, per il potenziamento pratico ed effettuale raggiunto dalla Nazione italiana, grande blocco demografico, compatto nella sua coscienza unitaria, ordinato secondo una disciplina serrata e spontanea; ma altresì, e soprattutto, per quel senso di continuità che, sopito nell'Italia di ieri, è stato ripreso, risuscitato e potenziato da un Capo, legittimo continuatore della perenne funzione storica di Roma.

Ma il suo fascino ed il suo prestigio non sono in dipendenza ed in relazione soltanto di una serie di fattori materiali, di realizzazioni pratiche, di opere concrete, esteriori, contingenti o durature; non sono soltanto in relazione ed in dipendenza dell'esempio di unità, di coerenza e di coraggio che il nostro popolo offre a tutto il mondo, affrontando e risolvendo da solo i difficili problemi della sua vita materiale; ma altresì in funzione della potenza dell'idea fascista che è idea di giustizia sociale, di solidarietà civile e di unità nazionale.

Il concetto che presiede allo Stato fascista corporativo è soprattutto un concetto unitario spirituale, sociale ed economico. L'economia non è un mondo a sé, fuori della vita degli individui e dei popoli, non è una costruzione astratta della vita dello Stato, ma è parte di tutto il complesso della vita della Nazione.

Il fenomeno economico-sociale non è un'astrazione ideologica bensì un fatto reale operato dagli uomini i quali compiono determinate azioni sotto l'influenza dei loro istinti, delle loro virtù, delle loro passioni, dei loro sentimenti; che possono variare da luogo a luogo e da individuo ad individuo, ma che rimangono integri nella loro ragione di essere: e di cui lo Stato, disciplinatore di tutte le energie, non può ignorare l'esistenza.

Gli uomini sono condotti ogni giorno a compiere azioni spirituali, economiche e sociali; e queste azioni formano il substrato della vita degli individui e dei popoli. Per l'esplicazione della sua attività politica, e della sua potestà legislativa, lo Stato deve incessantemente attingere a queste fonti.

In questa aderenza sono la sua ragione di essere, la necessità della sua funzione, la vitalità della sua forza e della sua potenza. Se lo Stato, nella manifestazione della sua sovranità, dà valore preponderante ad uno solo dei tre elementi ai quali gli individui, i gruppi e le categorie inspirano le loro azioni per dimenticare o soffocare gli altri elementi, non avremo uno Stato unitario e organico, come lo concepisce il Fascismo, bensì uno Stato di parte, esangue, servo degli interessi individualistici o schiavo di ideologie collettivistiche.

Chi consideri l'ordinamento dello Stato fascista, deve anzitutto riconoscere la perfetta rispondenza e l'intelligente armonia fra i suoi istituti, i suoi organi, le sue leggi e i principi che ne costituiscono la solida base ideologica. Principi, occorre precisare, espressi dal lungimirante proposito di adeguare la realtà — nei suoi aspetti modificabili — ai fini medesimi dello Stato, e non già suggeriti da uno schema mentale, magari suggestivo, come può essere la costruzione astratta, ma arbitrario e fuori della vita.

Lo Stato fascista pone ad inizio e fondamento della sua funzione in tutti i campi della vita del popolo, la seguente dichiarazione della Carta del Lavoro:

"La Nazione italiana è un organismo avente fini, vita, mezzi di azione superiori per potenza e durata a quelli degli individui divisi o raggruppati che la compongono. È una unità morale, politica ed economica, che si realizza integralmente nello Stato fascista".

Una Nazione che abbia accettata consapevolmente questa suprema norma può ben dirsi antesignana d'un alto verbo morale mai udito: è capace di sfidare con fortuna le prove più dure, è certa della sua eternità, quale garantiscono segni ormai indistruttibili e, soprattutto, la sua invincibile volontà di vita.

A questa stregua appunto va considerata la cura assidua che lo Stato fascista dedica alla formazione ed alla sanità della razza, momento essenziale e fondamentale della sua dottrina, delle sue necessità contingenti ed avvenire, perfettamente coerente alla sua morale, che è morale civile di profondissima umanità ed ha già i suoi credenti anche di là dalle Alpi e dal Mediterraneo.

Anche per questo riguardo il nostro Stato manifesta la sua originalità e la sua antitesi in rapporto alla concezione liberale come pure alla concezione comunistica; in rapporto al liberalismo, il quale di fronte ad ogni pericolo non contingente ed immediato incrocia le mani e si affida al caso; in rapporto al bolscevismo che, dissolta la famiglia, svuotati di contenuto umano gli individui, non d'altro si preoccupa se non di asservirli al lavoro, periscano pure nella dura bisogna o se ne ritraggano insanabilmente menomati, purché l'idea finga di vivere, adattandosi alle più impensabili trasformazioni, a inauditi compromessi, forzata ogni momento ad indietreggiare sotto la sferza spietata della realtà che non soffre violazioni disumane.

Secondo quello che ha affermato il duce una volta: "Il popolo è il corpo dello Stato e lo Stato è lo spirito del popolo".

Affinché lo Stato nuovo, nato dalla Rivoluzione, sviluppatosi e formatosi su un terreno squisitamente rivoluzionario, nelle sue forme e nei suoi poteri, nella sua struttura e nelle sue funzioni, abbia una possibilità di vita e di sviluppo e possa sempre e dovunque affermare la sua efficienza, la sua autorità e la sua sovranità, è necessario che il popolo — che è il corpo dello Stato — sia numeroso e moralmente e fisicamente sano. Così, il problema demografico e quello dell'integrità, della sanità della stirpe, del potenziamento di tutte le forze di lavoro — problemi che s'integrano a vicenda — sono dal Fascismo posti al primo piano; anzi costituiscono la ragione stessa della sua vita giacché se la vita è combattimento, il numero e la salute della popolazione non possono non preoccupare lo Stato che per l'affermazione della sua potenza deve fare affidamento per la pace e la difesa militare del suo territorio sulla vigoria, sulla sanità morale e fisica del suo popolo.

Poiché dato pregiudiziale della potenza politica, e quindi economica e morale delle Nazioni, è la loro potenza demografica, la politica sociale del Fascismo, sin dalla sua iniziale esplicazione, è stata proiettata verso un obiettivo fondamentale espresso nella seguente formula mussoliniana, chiara ed eloquente: "Massimo di natalità e minimo di mortalità".

Non v'è uomo, a meno che non sia cinicamente abbietto e insensibile alle ragioni medesime della sua esistenza, il quale non ambisca ad essere continuato. È legge naturale cui non si sottrae nessuna specie animale o vegetale; è un'alta legge divina, questa della moltiplicazione, senza di cui il mondo perirebbe.

Quanti si sono fatti predicatori e seguaci del malthusianesimo o dei vari neomalthusianesimi che ne sono derivati, non han pensato che così, innanzi all'oscuro altare del cieco egoismo, individuale o di classe, bruciavano mostruosamente il principio davvero immortale onde essi stessi erano nati?

Il duce nella sua altissima concezione della vita, che è dovere e combattimento, ha posto la difesa e l'incremento della natalità al primo piano della politica sociale e morale della nazione.

In virtù di tale politica la fecondità e sanità della stirpe, vigoria del corpo e virtù dello spirito, quantità e qualità costituiscono gli strumenti delle immancabili fortune del nostro Paese.

Quindi sorge la necessità delle leggi che non soltanto assicurino nel tempo l'ordine politico, giuridico e spirituale, non soltanto organizzino con possibilità di lungo respiro le attività produttive, ma garantiscano, attraverso una vigile difesa del lavoro e della salute della razza, il miglioramento della condizione di vita presente del popolo e ne consentano l'incremento ed il perfezionamento demografico.

Le leggi sociali sono tutte volte allo scopo di difendere il popolo da ogni minaccia fisica e morale, e servono questo scopo con un metodo che può chiamarsi preventivo, non già per zelo di definizione, ma perché sia bene precisata questa caratteristica del duce; sollecito verso il futuro, ammonitore anziché repressore, spirito schiettamente italiano, educativo, formativo, in virtù di una altissima umanità quale poche volte ha potuto essere riconosciuta a sì alto grado nei grandi condottieri.

Inspirandosi a tali direttive consacrate nelle dichiarazioni della Carta del Lavoro, lo Stato fascista, non rinnegando le esperienze e le realizzazioni del passato e degli altri Paesi, ma trasformandole ed integrandole, ha saputo costituire un ordinamento sociale, organico, unitario, aderente alle necessità della vita del popolo ed al suo sviluppo avvenire. L'azione dello Stato, nella vita sociale è:

a) di controllo, di coordinamento, di difesa e di propulsione dell'attività dei singoli e delle categorie con l'emanazione e l'obbligatorietà delle relative norme ed il controllo statuale sulla loro osservanza;

b) di intervento diretto o per mezzo di associazioni professionali, e di enti parastatali o autarchici all'organizzazione ed al funzionamento di istituti e servizi atti ad assicurare la piena attuazione della politica sociale del Regime.

Questa molteplice attività fa capo ad una vasta legislazione sociale in via di riordinamento e di sistemazione ed a un complesso di istituzioni dal Fascismo trasformate o create e con le quali lo Stato attua e realizza la politica sociale.

Secondo lo spirito e la struttura dell'ordinamento sociale dello Stato, la legislazione sociale e le istituzioni ad essa relative sono state orientate verso due obiettivi fondamentali:

1° Disciplina e difesa del lavoro;

2° Tutela ed incremento della stirpe.

Questi due aspetti e questi due obiettivi della politica sociale del Fascismo s'integrano e si completano a vicenda in una funzione unitaria volta al benessere ed allo sviluppo morale e fisico del popolo italiano.

La disciplina e la difesa del lavoro si attuano e si realizzano attraverso le norme e la vasta azione di tutela economica e sociale delle associazioni professionali, la disciplina della domanda e dell'offerta di lavoro con la costituzione di uffici di collocamento gratuiti, la legge delle otto ore applicata dal Fascismo sin dal 1923, la tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli; il riposo domenicale e festivo, il regolamento generale dell'igiene del lavoro per tutte le aziende, il diritto al riposo feriale retribuito, la difesa della maternità della donna lavoratrice; il libretto del lavoro, l'istituzione del dopolavoro, le benemerenze al merito del lavoro e al merito rurale, l'istituzione delle scuole professionali; le norme e le istituzioni riguardanti l'assicurazione sociale contro gli infortuni, le malattie professionali, l'assicurazione sociale contro la disoccupazione, l'invalidità e vecchiaia, la tubercolosi, la maternità, l'assistenza ai grandi invalidi ed agli anziani del lavoro, l'assistenza mutualistica contro le malattie e l'assistenza medico-sociale per gli infortuni agricoli ed industriali.

La difesa e l'incremento della stirpe si realizzano nello Stato fascista con la rigorosa disciplina dell'igiene e della sanità pubblica; la lotta condotta in ogni campo contro le malattie sociali, la disciplina dell'alimentazione, il risanamento edilizio, l'igiene dell'abitazione e l'istituzione di case popolari non più fomiti di infezioni fisiche e morali ma fonti di salute, l'assistenza sanitaria ed ospedaliera, l'educazione fisica e morale della gioventù, la difesa morale e fisica della famiglia, la protezione della maternità e dell'infanzia.

Tutte queste molteplici realizzazioni e manifestazioni della politica sociale del Fascismo mettono l'Italia al primo posto, fra le nazioni civili del mondo, nell'opera di difesa e di assistenza sociale e costituiscono nel loro insieme una formidabile concreta azione di prevenzione sociale che tende a difendere la sanità fisica del nostro popolo, ad aumentarne l'efficienza produttiva, ad elevarne il livello di vita spirituale.

Ma un piano di lotta di così vasta estensione e profondità, costituito da elementi vari, di ordine diverso e perciò spesso interferenti, non poteva essere affidato e condotto da iniziative private locali ed il più delle volte sporadiche. Era necessario dare alla lotta un'anima ed un indirizzo unitario, ed ecco che lo Stato fascista, coordinatore e disciplinatore di tutte le energie, crea gli organi di comando e di disciplina, e ne trasferisce i poteri ad istituzioni che pone alla sua diretta dipendenza e sotto il suo vigile controllo, consacrando le garanzie delle realizzazioni presenti e di quelle future in quell'altissimo documento di vita e di umanità qual è la Carta del Lavoro.

Ma se questo documento contiene in sé le garanzie che nell'ordine morale ed economico il Fascismo ha dato e darà al lavoro, è nella realtà dei fatti che è dato misurare il cammino compiuto ed esprimere appieno un giudizio sulla efficienza concreta delle provvidenze e delle direttive nel campo della politica sociale del Regime.

Stabilita l'uguaglianza degli uomini dinanzi alla legge ed al lavoro, uguaglianza non livellatrice e mortificatrice di valori e di capacità, ma uguaglianza gerarchica di doveri di fronte alla Nazione, solidarietà cioè di tutti nei sacrifici necessari, nei rischi ineluttabili e nelle responsabilità dei compiti affidati agli individui, sorge e si afferma il bisogno della difesa comune contro i pericoli che minacciano la sanità fisica e morale, condizione prima della capacità di lavoro.

Previdenza ed assistenza sociale, armonicamente coordinate nelle leggi, negli istituti, nelle funzioni, nel comune scopo della difesa integrale della salute della razza e dell'integrale protezione del lavoro, hanno assunto come primi e più importanti obiettivi del loro sforzo concomitante la lotta contro la tubercolosi e contro la manifestazione più vasta e più grave della crisi economica mondiale: la disoccupazione.

La lotta contro la disoccupazione si è svolta in una duplice direzione; intervenire sì, per soccorrere coloro che sono rimasti privi di lavoro, con l'ordinamento assicurativo dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, che a tale scopo ha erogato in sussidi dal 1922 ad oggi oltre un miliardo di lire, ma reprimere, arginare soprattutto il male alle sue radici con una vasta azione risanatrice e costruttrice nel campo delle opere pubbliche, che mentre è valsa a dare lavoro a migliaia e migliaia di lavoratori, e così attenuare le asprezze della grave crisi che tormenta tutte le nazioni, ha cambiato il volto della nostra Italia.

Infatti si sono sistemate strade sulle quali non si poteva più circolare, si sono dissodate e si vanno dissodando terre che la bonifica ha redente e deve redimere e che da millenni non conoscevano il lavoro fecondo dell'uomo, e là dove era la palude mortifera fioriscono oggi le messi o sorgono le nuove città; si sono restituite in tutto il loro splendore le vestigia della civiltà romana e dovunque fossero tracce della sua grandezza, si sono scavati canali, gettati ponti, costruite nuove e moderne strade, si è data acqua a molti paesi che ne erano privi, si è data, con la scuola, la luce dell'alfabeto a molti che ne erano sprovvisti, si sono immessi nella vita della nostra civiltà paesi che erano stati dimenticati, abbandonati a sé stessi, tagliati fuori da ogni via di comunicazione; si è data a tutti gli Italiani, attraverso le opere disseminate nei più umili e dimenticati sobborghi, la consapevolezza che essi partecipano alla vita comune e possono godere di tutti i benefici che la Patria offre ai suoi figli.

Tutta l'opera restauratrice è in pieno sviluppo. Il Fascismo passa e passerà alla storia attraverso le opere concrete, attraverso le cose che avrà creato, attraverso le trasformazioni effettive, fisiche e profonde, del volto della Patria. Noi non abbiamo soltanto gettate le basi di un nuovo ordine giuridico, economico e sociale, ma abbiamo altresì costruite ed innalzate opere fatte di pietra, di ferro e di lavoro, opere che restano nei secoli a perpetuare le virtù antichissime della nostra stirpe e i caratteri della nostra civiltà.

Una così imponente azione di risanamento e di costruzione trova testimonianza nelle cifre. Dal 1922 ad oggi il Fascismo, pur rimanendo nei limiti di una rigorosa ed austera gestione del pubblico danaro, ha speso ed impegnato oltre 32 miliardi di lire per opere pubbliche; mentre i passati governi in 50 anni non avevano raggiunta la cifra di 6 miliardi.

Quello che il Fascismo ha fatto per attenuare l'asprezza della crisi mondiale, per fronteggiare con le opere pubbliche il grave problema della disoccupazione, alleviare con l'assistenza organizzata dal Partito le sofferenze del popolo, difendere la compagine economica e finanziaria del nostro Paese contro tutti gli assalti, i ricatti e le insidie della finanza internazionale; tutto quello che il Fascismo va attuando si rivela ogni giorno sempre più risolutivo ed è di esempio e di monito agli altri Paesi.

Sulla base della solidarietà organizzata nella forma assicurativa, il Fascismo ha affrontato e risolto anche il problema della lotta contro la tubercolosi; problema sociale ben più grave della disoccupazione, in quanto investe la salute e la vita presente e futura delle generazioni.

Rotti tutti gli indugi, dispersa ogni diffidenza, rimosso ogni pregiudizio, polverizzati tutti i residui delle sterili e vane discussioni, secondo il suo stile, il Fascismo è passato dalle parole ai fatti, scendendo in campo per un'azione vasta, profonda, svolta con indirizzo unitario. Il passo decisivo è stato compiuto nell'ottobre 1927 con la legge per l'assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, gestita dall'Istituto di Previdenza Sociale.

Ecco attuata l'alta promessa cui il duce aveva accennato nel discorso dell'Ascensione, ecco realizzato un dettame della Carta del Lavoro. Il pensiero politico e costruttore del duce attua in pieno i voti dei congressi, degli scienziati e degli studiosi; ed è così gettato il solido pilastro della grandiosa opera destinata a difendere e migliorare, per l'oggi ed il domani, l'efficienza fisico-morale della nostra stirpe. Ancora una volta il Capo anima la scienza, la eleva al servizio di un alto ideale nazionale ed umano.

Il Fascismo dimostra così ancora una volta con l'eloquenza dei fatti come il "lavoro soggetto e non oggetto dell'economia" in tutte le manifestazioni sia stato elevato a più alta dignità e funzioni sociali, ed abbia ritrovato nello Stato la garanzia e la tutela vanamente invocate nel passato. Il nostro Regime ascolta così tutte le voci che gli vengono dal popolo.

Uomo di popolo, per le sue origini che sanno il duro lavoro della faticosa giornata e per i vigili richiami della sua umanissima umanità, il duce conosce di questo popolo — come mai non seppe nessun altro italiano — tutti i dolori e le più nutrite speranze. Quelli vuol lenire e lenisce affinché le speranze si avverino.

Il Fascismo nella sua molteplice attività sociale intesa a difendere ed a nobilitare il lavoro, si è sganciato — come affermò il duce nel discorso di Torino del 23 ottobre 1932 — "dal concetto troppo limitato di filantropia per arrivare al concetto più vasto e più profondo di assistenza. Dobbiamo fare ancora un passo innanzi: dall'assistenza dobbiamo arrivare all'attuazione piena della solidarietà nazionale. La politica del lavoro è un sistema di solidarietà sociale, non più inteso come un semplice fatto morale, ma come il carattere essenziale, concreto, attuale della vita sociale politicamente disciplinata".

Quali sono gli strumenti con i quali lo Stato fascista realizza la politica sociale così concepita?

Le assicurazioni sindacali e le istituzioni da esse create sia singolarmente che pariteticamente, gli enti locali, le opere nazionali parastatali. A ciascuno di questi organi, nell'ambito della propria attività e nei limiti assegnati dalla legge, lo Stato fascista ha affidato compiti di tutela, di educazione, di assistenza e di previdenza. Ma è necessario che le varie provvidenze adottate dal legislatore siano estese a tutti coloro che traggono dal lavoro i mezzi della loro esistenza, nelle grandi città come nei più umili sobborghi, occorre che in questa vasta azione, di difesa e di educazione sociale non ci siano dannose soluzioni di continuità, occorre un'integrazione di tutte le garanzie, stabilite dalla legge; un controllo che promani dallo Stato e sia esercitato da un organo, depositario ed interprete dell'anima, del pensiero e della volontà dello Stato.

Qual è, nel nostro Regime, l'istituzione che possa assolvere a così vasto e difficile compito? Il Partito Nazionale Fascista. Per la sua origine, per la sua struttura, per la sua azione in tutti i settori della vita sociale politicamente disciplinata, il Partito che "è una forza civile e volontaria agli ordini dello Stato" è l'unica istituzione che con il vigore e l'autorità della sua potenza morale possa esercitare — in tutti i campi, e specialmente in quello sociale — la sua alta funzione di equilibrio, di controllo, di sintesi e di educazione civile del nostro popolo. "Il Partito è l'organizzazione capillare del Regime. Esso arriva ovunque. È il sangue che deve circolare in tutti gli organi della vita sociale".

Ciò significa che nessuna attività può sfuggire od essere sottratta al controllo del Partito. Ecco perché con l'attuale ordinamento raggiunto con il nuovo Statuto del 1932 sono stati estesi i poteri e le funzioni del Segretario del Partito. Il Segretario del Partito, in virtù dell'art. 11 dello Statuto, "controlla il funzionamento degli organi periferici perché ogni atto corrisponda allo spirito del Fascismo; controlla l'attività politica delle Confederazioni Nazionali Fasciste dei datori di lavoro e dei lavoratori e dell'Ente Nazionale della cooperazione e collabora sul terreno del lavoro e della produzione; mantiene il collegamento con gli organi dello Stato, con la Presidenza del Senato e della Camera dei Deputati, col Comando Generale della Milizia e con la Segreteria Generale dei Fasci Italiani all'Estero".

Con i poteri attribuiti al Segretario del Partito sono precisate le funzioni di controllo, di collegamento e di educazione assegnate al Partito.

Anche nelle provincie il Partito partecipa alla vita delle amministrazioni statali, parastatali ed autarchiche.

Da tali funzioni si desume che il Partito Nazionale Fascista, mentre indirettamente vigila su tutti gli organi e le istituzioni dello Stato, direttamente svolge la propria attività ed assolve ai propri fini nell'ambito dell'ordinamento sociale, nei seguenti settori e coi seguenti mezzi.

Azione economica. - Intervento attivo e deciso per la disciplina dei prezzi e la difesa del consumatore; partecipazione di diritto allo stato maggiore delle Corporazioni con i suoi rappresentanti in ogni Corporazione; esame preventivo ed intervento nella discussione e nella soluzione dei massimi problemi della vita economica nazionale, collegamento con le amministrazioni statali, parastatali, autarchiche.

Azione sindacale e sociale. - Controllo diretto su tutte le associazioni dipendenti dal Partito (Scuola, Pubblico impiego, Ferrovieri, Postelegrafonici, Addetti alle aziende industriali dello Stato); Comitato Intersindacale; Uffici di collocamento; controllo sulle funzioni e sugli uomini delle associazioni.

Azione assistenziale sociale. - Mediante l'Ente Opere Assistenziali e le varie iniziative delle associazioni dipendenti dal Partito, dei Fasci Femminili e dell'Opera Universitaria ed il collegamento con l'Opera Nazionale per la protezione della Maternità e dell'Infanzia.

Azione di educazione fisica e morale. - Mediante l'Opera Nazionale Dopolavoro, il Comitato Olimpionico Nazionale, i Gruppi Universitari, i Fasci Giovanili di Combattimento ed il collegamento con l'Opera Nazionale Balilla e con il Comando della Premilitare.

Vasto e delicato, come si vede, il compito del Partito nel settore economico sociale; si tratta di far aderire gli istituti e gli individui allo spirito ed alle necessità dello Stato fascista; di coordinare e collegare le iniziative e le istituzioni ed armonizzarle nel quadro della vita nazionale, dare a tutta l'azione, intesa a difendere il lavoro e la stirpe, un'anima ed un indirizzo unitario.

L'attuazione della funzione sociale dello Stato fascista e delle sue altissime finalità ha la sua concreta manifestazione in due istituzioni dal Partito create e potenziate al massimo grado; Comitato Intersindacale; l'Ente Opere Assistenziali.

I Comitati Intersindacali voluti dal Partito sono il crogiuolo di fusione fra le idealità politiche del Fascismo, rappresentate dal Partito, e le forze disciplinate della produzione e del lavoro, rappresentate dalle associazioni professionali giuridicamente riconosciute.

I risultati di questa felice anticipazione corporativa, risultati conseguiti non attraverso esercitazioni accademiche ma al collaudo severo ed inesorabile della realtà, sono stati superiori ad ogni aspettativa.

Con l'istituzione e l'azione svolta dai Comitati Intersindacali il Partito entra in pieno nel campo sociale ed economico.

L'allegato allo Statuto del Partito Nazionale Fascista relativo al Comitato Intersindacale elenca e precisa le funzioni ad esso affidate:

a) Intervento presso le associazioni sindacali provinciali per promuovere, sia l'adempimento dell'obbligo imposto dalla Carta del Lavoro di regolare, mediante contratti collettivi, i rapporti di lavoro delle singole categorie, sia l'adeguamento dei contratti stessi alle superiori necessità della produzione;

b) Intervento per la composizione delle controversie concernenti sia l'applicazione dei contratti provinciali di lavoro, sia la stipulazione di nuove condizioni di lavoro nell'ambito provinciale, che non siano già in esame presso le Confederazioni nazionali o le Corporazioni, ferme restando, in ogni caso, le facoltà di ratifica da parte delle associazioni sindacali di grado superiore, a norma degli statuti;

c) Intervento per la composizione di quelle controversie individuali di lavoro, verificatesi nell'ambito della provincia, che rivestano particolare importanza o abbiano riflessi politici;

d) Esame e parere in ordine al licenziamento dei prestatori d'opera aventi cariche sindacali nella organizzazione provinciale;

e) Svolgimento dei compiti politici in rapporto all'attività sindacale, che, di volta in volta, verranno affidati dal Segretario del Partito Nazionale Fascista su materie che non sono disciplinate da leggi o da regolamenti;

f) Controllo sulle ripercussioni dell'azione sindacale nel campo politico.

Tutti questi compiti politico-sociali-economici segnano i primi esperimenti corporativi attuati nelle singole provincie e indicano le vie che dovranno percorrere le Corporazioni nella loro azione in profondità fra le categorie produttive sparse per tutta l'Italia.

Al Partito spetta, insomma, il compito di far sentire ed imporre il senso corporativo della vita.

Campo non meno fecondo dell'azione fascista è quello dell'assistenza al popolo.

Nella fase più acuta della crisi mondiale, che ha avuto le sue inevitabili ripercussioni sull'economia nazionale, il Partito, obbedendo al comandamento del duce di andare verso il popolo, ha mobilitato tutte le sue forze per una vera e propria battaglia di assistenza con l'animo della fede fascista, con una straordinaria larghezza di mezzi e con il più unitario coordinamento di iniziative.

L'azione del Partito è stata guidata da un principio, cioè creare, coordinare e rendere armonici tutti i mezzi di assistenza per potenziarli al massimo, onde trame i maggiori risultati.

È sorto così l'Ente Opere Assistenziali, che ha una Sezione in ogni provincia. Esso provvede all'organizzazione nazionale delle Colonie estive e delle altre previdenze che riguardano l'infanzia (ricordiamo fra tutte la Befana fascista per i bimbi poveri), estende la sua azione agli adulti, assistendo le madri e i lavoratori (col mezzo di cucine economiche, distribuzione di viveri in natura, di indumenti, di combustibili, ricovero ai malati e agli sfrattati, sussidi di denaro); con particolare cura assiste alcune categorie più bisognose di aiuto (ad esempio le mondariso); e si assume infine una funzione permanente per le assistenze invernali dando ad esse, con la fattiva collaborazione di tutti gli Enti, un'organica e feconda unità d'indirizzo.

Con quale spirito è stata compiuta questa formidabile opera di assistenza sociale?

Nella relazione generale sull'attività assistenziale del Partito Nazionale Fascista (al 28 ottobre 1933-XII) è detto, a questo proposito: "Per lo Stato fascista il soccorso organizzato in favore dell'individuo bisognoso non ha valore in quanto rispondente a un sentimento di carità verso il prossimo, ma eminentemente in quanto attraverso l'azione dell'assistenza si può raggiungere la valorizzazione all'individuo che è parte vitale dell'organismo statale. Base della vita economica-sociale sono la solidarietà e la collaborazione delle classi, convergenti verso l'unità suprema dello Stato".

L'assistenza del Partito, totalitaria nella raccolta dei mezzi e nell'organizzazione, altamente politica e morale nello scopo, è improntata non ad un generico umanitarismo ma ad un elevato spirito di solidarietà nazionale; intelligente nello scoprire i bisogni e immediata nel soddisfarli, saggia e razionale nella distribuzione, è un fenomeno imponente e commovente che non ha riscontro nella storia.

Così il comandamento del duce, di andare verso il popolo, è legge ed azione e vita effettiva del Partito.

Il Partito è il sangue che scorre in tutti gli organi della vita sociale: esso porta la Nazione allo Stato e lo Stato alla Nazione.

Lo Stato fascista non è uno Stato assoluto e meno ancora assolutista, lontano dagli uomini ed armato soltanto di leggi inflessibili, ma uno Stato organico, popolare, umano, che vuole aderire alla realtà della vita.

Lo Stato fascista ed il Partito sono una realtà operante di solidarietà nazionale; realtà armata di tutte le difese, ricca di tutte le idee.

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