Piero Melograni
Il profeta dell'anti-tecnologia
"Mondo Economico"
5 dicembre 1992

I nemici della civiltà tecnologica si rallegreranno nel leggere la catastrofica profezia che il filosofo tedesco Oswald Spengler lanciava in un suo scritto del 1931: <Accadrà alle ferrovie e ai battelli a vapore ciò che e' accaduto alle strade romane e alla muraglia cinese; scompariranno le nostre metropoli gigantesche con i loro grattacieli, così come sono scomparsi i palazzi di Menfi e di Babilonia. La storia della tecnica si avvicina rapidamente a una fine inevitabile>.

Spengler aveva già adoperato parole terribili contro il mondo moderno nella parte finale del suo libro più famoso, Il tramonto dell'Occidente, scritto negli anni della prima guerra mondiale. Ma nel 1931 riprese e sviluppò le sue riflessioni anti-tecnologiche in un volumetto, L'uomo e la tecnica, riprodotto di recente in versione italiana. Spengler spiegò che la tecnologia si stava espandendo fin dagli anni bui del Medioevo, da quando Ruggero Bacone e Alberto Magno si erano messi a progettare battelli a vapore e apparecchi volanti, e da quando i monaci si intestardivano a ricercare il moto perpetuo. Una parte sempre più vasta dell'umanità, secondo Spengler, era finita soggiogata dal mito di Faust, l'alchimista e il mago, entrato nella leggenda per simboleggiare la tragica incontentabilità dell'uomo, il suo prepotente desiderio di superare Dio, la sua aspirazione a esercitare un dominio assoluto sulla natura. Gli scritti di Spengler incontrarono subito un successo straordinario. Il mondo era appena uscito dagli orrori della grande guerrà, durante la quale le armi tecnologiche avevano seminato la morte. Attraversava una lacerante crisi politica, di cui il bolscevismo, il fascismo, il nazismo costituivano alcune tra le manifestazioni più pregnanti. Quel mondo, infine, era entrato in una gravissima depressione economica, che sembrava soffocare il capitalismo industriale. Tutti avvertivano un profondo senso di insicurezza. L'Europa intera era sconvolta e Spengler appariva a molti come il migliore interprete di tale sconvolgimento. Le convinzioni antimoderne del filosofo tedesco esercitarono la loro influenza sia tra i nazionalsocialisti del suo Paese sia tra i fascisti italiani. Uno dei più abili ministri di Hitler, Albert Speer, confidò nelle sue memorie di esserne rimasto affascinato. Lo stesso Hitler assorbì molte idee da Spengler. Ma fu soprattutto Benito Mussolini a stabilire con lui una cordiale intesa: lo incontrò a Roma, si mise a tradurre personalmente alcuni capitoli del Tramonto dell'Occidente e infine si adoperò, come risulta dagli appunti di Yvon De Begnac, perché fosse pubblicato in Italia anche L'uomo e la tecnica. Spengler, in Anni decisivi (del 1933) lasciò intendere che Mussolini era un vero capo, nettamente superiore a Hitler, e il duce recensì Anni decisivi nel Popolo d'Italia del 15 dicembre 1933, registrando con compiacimento tutti gli omaggi alla sua persona. Dette queste cose, però, c'e' da chiedersi se per caso, in qualche misura, i nemici della civiltà tecnologica non riuscissero davvero a cogliere nel segno. E allora ricorderemo come in questo libro Spengler scorgesse il più grave male del mondo moderno nelle sue insufficienze culturali: mentre nell'Ottocento la crescita materiale si era accompagnata a un costante sviluppo spirituale, nel Novecento questo sviluppo si era inceppato, tanto che perfino gli uomini faustiani cominciavano ad aver nausea della tecnica. Trattando di questa crisi culturale, benché scrivesse nel 1931, Spengler coglieva già la presenza di movimenti verdi e di santoni orientali: <Ci si rivolge a forme di vita più semplici e più prossime alla natura [...], si odiano le grandi città. [...] Occultismo e spiritismo, filosofia indiana e meditazioni metafisiche di colorazione cristiana o pagana, già disprezzati ai tempi del darwinismo, ritornano a galla>. Nello stesso tempo Spengler si rendeva conto dei pericoli determinati dal fatto che le società tecnologiche esportassero tecnologia fuori dall'Europa e dal Nordamerica. <Dappertutto, oggi, in Asia orientale, in India, in Sudamerica e in Sudafrica, sono sorte, o sono in preparazione, zone industriali che grazie ai salari minimi pagati agli operai costituiscono una concorrenza mortale per le industrie dei popoli bianchi>. Dappertutto, aggiungeremmo noi, rischiavano di spuntare uno, dieci o più Saddam Hussein, importatori di tecnologie militari capaci di devastare quella parte del mondo in cui la civiltà tecnologica era nata.

Oswald Spengler, L'uomo e la tecnica Guanda, 1992, pagine 104, lire 18 mila.

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