Piero Melograni
Goebbels? un ministro USA
"Il Mondo"
sabato, 22 giugno 1996, p. 106

Nelle scuole italiane, molto spesso, la storia contemporanea viene insegnata male o niente affatto. Agli esami di licenza liceale, offrendosi la scelta fra un tema di storia contemporanea e altri temi, quasi tutti gli studenti scelgono gli altri temi. Chi passa all'università continua a possedere nozioni confuse. Se non si rimette a studiare da capo a fondo la materia, rischia di scrivere sciocchezze, come è capitato di recente in un esame: "Galeazzo Ciano, artefice del Patto d'acciaio, fu fucilato dai partigiani", "Al 20° congresso del Partito comunista sovietico Saragat se ne andò e fondò il Partito socialdemocratico", "Goebbels e Adenauer erano due ministri americani durante la seconda guerra mondiale", "Pearl Harbor è una località dell'Indocina francese". L'ignoranza è un male universale tanto che negli Stati Uniti è stato stampato un finto manuale nel quale la storia del mondo, dai tempi degli Assiri in poi, viene raccontata basandosi sulle sciocchezze pronunciate o scritte dagli studenti americani. Occorre però dire che in poche nazioni, come nell'Italia di oggi, la confusione di idee in tema di storia contemporanea rischia di provocare tanti danni. è in Italia, difatti, che l'idea stessa di nazione viene rimessa in discussione. Ed è sempre in Italia che la memoria storica stenta a offrire un'idealizzazione patriottica, un avvincente racconto delle esperienze comuni, che si riveli capace di rinsaldare "le divise genti". Per esaminare le cause di queste insufficienze, immaginiamo di trovarle racchiuse in un bel frutto composto di buccia, di polpa e di nocciolo duro. La buccia, vale a dire la spiegazione più esterna e superficiale, è rappresentata dal fatto che la storia contemporanea viene insegnata al termine dell'ultimo anno scolastico, quando gli esami sono imminenti e tutti, sia i professori sia gli studenti, sono esausti, impazienti di concludere i corsi e ansiosi di trovare il tempo necessario per i ripassi. Non esiste rimedio a questo inconveniente, perché l'insegnante di storia deve necessariamente seguire l'ordine cronologico. Sarebbe sbagliato fargli adottare un metodo "sincronico", con raffronti continui fra le situazioni di un tempo e quelle recenti. La storia non si ripete mai e il metodo sincronico accrescerebbe di molto la confusione. La polpa, e cioè la seconda spiegazione che si nasconde sotto la prima buccia, è costituita dal fatto che insegnare la storia contemporanea può comportare qualche inconveniente. Se un professore parla male di Cavour o di Garibaldi, non corre nessun rischio. Se invece esprime giudizi critici su De Gasperi, Togliatti, Moro o Pertini può suscitare reazioni tra gli allievi, tra i genitori, tra gli stessi professori, tra i consiglieri comunali e magari tra i parroci. Per tenere a bada tutti, dovrebbe possedere una forte autorità. Dovrebbe, in altre parole, essere un grande conoscitore della materia. Ma quante volte può verificarsi questo miracolo? Nei concorsi di abilitazione all'insegnamento, la storia contemporanea costituisce solo una piccola parte del programma. Il nocciolo duro nascosto all'interno di questa polpa è infine costituito dal fatto che non esiste una codificazione comunemente accettata della storia italiana dalla prima guerra mondiale a oggi tale da aiutare gli insegnanti a superare le difficoltà. La prova di quanto si sia lontani da una siffatta codificazione è offerta non soltanto dalle discussioni spesso aspre che accompagnano l'opera degli storici contemporaneisti, ma perfino dalle parole pronunciate alla Camera dei deputati, lo scorso 10 maggio, dal suo nuovo presidente. Nel suo discorso di insediamento, Luciano Violante ha detto che la Resistenza e la lotta di liberazione "non appartengono ancora alla memoria collettiva dell'Italia repubblicana", implicitamente confermando l'insufficienza della divulgazione storica finora compiuta. Si è poi chiesto se non si debba "cominciare a riflettere sui vinti di ieri", sui ragazzi di Salò, proprio per "cogliere la complessità del nostro paese" e riportare maggiore unità in tanta complessità. Penso che abbia ragione. Per risanare il frutto bacato, occorre ripartire dal nocciolo.

 

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