Piero Melograni
Falce e martello
"Avanti!"
28 marzo 1990, pp. 1-6

Sull' Unità di ieri, Gavino Angius della Direzione del PCI, in polemica con Bettino Craxi, afferma che la falce e il martello non sono un simbolo sovietico, perché erano "simboli del movimento socialista molto prima dell' ottobre 1917". Angius, tuttavia, non fornisce prove valide a sostenere la sua affermazione. E' anzi costretto ad ammettere (vedi sempre l' Unità di ieri) di essersi sbagliato nel dire che la falce e il martello fossero presenti nella tessera socialista del 1907. E ora, per non dichiararsi sconfitto, afferma molto genericamente che fra "i tanti simboli del lavoro" frequentemente presenti nelle immagini socialiste e riprodotti nell' Almanacco Socialista pubblicato per i 90 anni del PSI, ci sono la falce, il martello, la vanga, la ruota dentata, l' incudine, la zappa e il piccone. Tutto bene. Ma la falce e il martello incrociati? Ci può Angius mostrare una, dico una sola immagine socialista italiana, anteriore al 1918, che rechi la falce e il martello incrociati?

Come scrissi alcuni anni or sono sul Corriere della Sera - e nessuno mi smentì - la falce e il martello incrociati non sono un simbolo del socialismo italiano. Sono lo stemma dello Stato sovietico.

La prova ci è offerta da un racconto di Vladimir Bronc-Bruevic, uno dei segretari di Lenin, disponibile in traduzione italiana nel volume Racconti su Lenin (Edizioni Progress, Mosca 1971). Bronc-Bruevic riferisce che dopo la conquista del potere la Segreteria del Sovnarkom [il Consiglio dei commissari del popolo, vale a dire il Consiglio dei ministri] ricevette il progetto di uno stemma per lo Stato sovietico eseguito ad acquarello dal pittore di una tipografia di Pietrogrado. Era uno stemma di forma rotonda, con la falce, il martello incrociati, circondati da spighe, e con una spada sguainata nel mezzo. L' acquarello fu presentato a Lenin, mentre stava conversando con i suoi collaboratori Sverdlòv e Dzerginski. La conversazione si interruppe e tutti si misero a guardare il progetto. "Interessante, disse Lenin, ma perché la spada?". Quindi il capo dei bolscevichi soggiunse: "Noi non abbiamo bisogno di conquiste. [...] La nostra è una guerra di difesa, la spada non è il nostro emblema. [...] Dallo stemma del nostro Stato socialista la spada va tolta." Il capo dei bolscevichi prese una matita nera ben appuntita e cancellò la spada. "Per il resto -soggiunse- lo stemma è buono." E lo stemma dello Stato sovietico fu definitivamente approvato all' inizio del 1918.

Prima del 1918, i socialisti italiani ricorrevano ad altri simboli. Agitavano la bandiera rossa e, all' interno di questa, ricamavano nel più curioso disordine i soli nascenti, le vanghe, i martelli, i rastrelli, le falci, le spighe di grano, i compassi, le fiaccole e le spade, ma mai la falce e il martello incrociati nel modo in cui ora siamo abituati a vederli. Tutto ciò è dimostrato da giornali, almanacchi, manifesti, raccolte di bandiere. Da anni cerco invano una falce e martello incrociati anteriori al 1918. C' è qualcuno capace di trovarli?

In Italia, lo stemma dello Stato sovietico fu ufficialmente adottato dal Partito socialista il 12 ottobre 1919, all' indomani del Congresso di Bologna, vale a dire quando i filobolscevichi, come Gramsci e Togliatti, militavano nella stessa organizzazione dei riformisti, come Turati e Treves. Sull' "Avanti!" del 13 ottobre 1919, si lesse che la nuova direzione del Partito socialista aveva deliberato di adottare come simbolo "lo stemma della Repubblica dei Soviet: un martello incrociato da una falce e circondato da due spighe di grano". Il 18 ottobre lo stesso "Avanti!" pubblicò un fondo di Marco Ramperti intitolato "Falce e martello" ,in cui si spiegava che il simbolo era stato scelto perché era quello dei "comitati proletari che in Russia contavano due anni di vita". Alle elezioni generali politiche che si svolsero un mese più tardi, i candidati socialisti si presentarono per la prima volta con il simbolo della falce e martello. Il 2O novembre, l' "Avanti!" annunziò: "Il simbolo dei Soviet ha vinto!".

Non mi sembra insomma che possano più sussistere dubbi sulle origini "straniere" del simbolo della falce e martello. Il fatto che molti si ostinino a negare queste origini dimostra quanto possa essere difficile e confusa, in Italia, la strada verso la democrazia e il superamento del leninismo.

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