Piero Melograni
Antisovietico solo in privato
"Il Sole 24 ore"
10 ottobre 2004

L'autenticità dei documenti è garantita in primo luogo dal fatto che essi siano conservati in un archivio pubblico, dove tutti gli studiosi possano leggerli, fotografarli e controllarli. Non ho il permesso di accedere agli archivi dei servizi segreti americani, ma le rivelazioni di Claudio Gatti, basate appunto su documenti della Cia, mi sembrano degne della massima attenzione, sia per la loro plausibilità, sia tenendo conto della professionalità dell'autore.

Secondo Gatti, dunque, la Cia, agli inizi del 1976, collocò alcune microspie, definite volgarmente "cimici", nell'appartamento di Tonino Tatò, braccio destro di Enrico Berlinguer che fu segretario generale del Pci dal 1972 al 1984. Quando Tatò traslocò in un altro appartamento, nel 1979, la Cia trasferì anche le microspie. E così ebbe sempre accesso a molti segreti del Pci. Infatti Berlinguer si fidava di Tatò, si confidava con lui, e spesso - con la moglie - andava a cena da lui. Si parlava ovviamente di politica. Ma soprattutto Berlinguer prese l'abitudine di ricevere a casa di Tatò quelle personalità politiche che sarebbe stato rischioso ricevere in casa sua o alle Botteghe Oscure, sede nazionale del partito. Grazie alle cimici la Cia ascoltava, registrava e annotava.

Questa operazione di spionaggio dimostrò che Berlinguer aveva cattivi rapporti con l'Unione Sovietica. Diciamo pure che il segretario del Pci era un antisovietico. Molte altre fonti, del resto, lo confermano. Basti leggere il libro che lo stesso Massimo D'Alema ha pubblicato in questi giorni (A Mosca l'ultima volta, Donzelli editore). Nessuna meraviglia, dunque, che le microspie della Cia ascoltassero discorsi antisovietici.

Resta tuttavia un grande interrogativo: come mai Berlinguer e altri esponenti comunisti furono antisovietici soltanto in segreto? Perché non rivelarono mai il loro antisovietismo ai compagni credenti? É un interrogativo che mi pongo da anni e al quale credo di avere trovato una risposta. Se avessero parlato non sarebbero stati creduti dalla base del Pci, l'Unione Sovietica avrebbe creato un nuovo partito fedele a Mosca, e lo stesso Berlinguer sarebbe stato ucciso dai servizi sovietici o di qualche altro Stato socialista. In effetti, il 3 ottobre 1973, Berlinguer ebbe un incidente automobilistico organizzato dai servizi bulgari, sulla strada che lo conduceva all'aeroporto di Sofia. L'autista rimase ucciso sul colpo, il segretario del Pci fu ferito, ma riuscì a salvarsi. Tornò a Roma in un aereo-ambulanza. Ai suoi familiari, Berlinguer spiegò che si era trattato di un vero e proprio attentato. Ciò nondimeno, alle Feste nazionali dell'Unità, gli stand della Bulgaria e dell'Unione Sovietica continuarono a essere ospitati, visitati e ammirati.

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