LICEO CLASSICO EUROPEO
annesso al
CONVITTO NAZIONALE UMBERTO I di TORINO
CLASSE IA (a.s. 2003/2004)

PICCOLA GALLERIA DI RECENSIONI





PREMESSA


Nell'ambito del normale programma di italiano della classe prima liceo, ho ideato insieme agli studenti un "laboratorio culturale" incentrato sulla lettura critica di libri e sulla stesura di recensioni che fossero adeguate a un pubblico di adolescenti: insomma, consigli di lettura scritti da ragazzi per ragazzi.
In un primo momento si sono discussi in classe i libri assegnati, cercando di evidenziarne gli aspetti più interessanti o più ostici per gli sudenti; quindi si sono studiate alcune recensioni brevi su riviste specializzate e su quotidiani; infine ci si è cimentati nella stesura delle nostre sintetiche recensioni. Dapprima gli allievi hanno lavorato in gruppi (rimaneggiando il materiale emerso dalle discussioni), poi ciascuno ha prodotto individualmente la propria recensione del libro preferito, cercando di invitare un coetaneo alla lettura.
Ci si è sforzati, per quanto è nelle possibilità di studenti quindicenni, di produrre testi brevi, chiari e nel contempo ricchi di informazioni sull'opera recensita.
Qui di seguito si riportano gli elaborati finali della prima fase del laboratorio, cioè i lavori di gruppo.





ALESSANDRO BARICCO, Novecento, Feltrinelli, Milano 1994

Accompagnata dal ritmo di un pianoforte jazz si sviluppa l'incredibile e insolita avventura di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, vissuto sul piroscafo Virginian, una delle tante navi che, agli inizi del secolo scorso, solcavano l'Atlantico verso l'America.
Alessandro Baricco, 46 anni, scrive la sua prima opera teatrale in forma di monologo, reinterpretata poi dal regista Giuseppe Tornatore nel film La leggenda del pianista sull'oceano.
Novecento, un pianista eccezionale, ma dalla storia particolare, viene trovato casualmente da un marinaio nella sala da ballo a bordo del Virginian, sul quale trascorrerà l'intera vita senza mai discendervi. Appare un uomo dominato dalla solitudine che riesce a trovare la felicità soltanto viaggiando nella musica. Una felicità, la sua, suonata su una tastiera che ha un inizio e una fine. La nave, che rappresenta la sua esistenza, è anch'essa delimitata, da una prua e una poppa. Il mondo per lui è invece una nave troppo grande, come una melodia impossibile da riprodurre: infatti, solo Dio è in grado di suonare, seduto sul seggiolino davanti a un pianoforte sul quale si srotolano milioni e miliardi di tasti. Ed è forse questa interpretazione che gli incuterà timore nel conoscere il mondo. La passione per il pianoforte porterà Novecento a diventare famoso in tutto l'oceano, grazie al suo jazz, alla sua tecnica e alla spettacolare capacità di suonare musica assurda e complicata, ma straordinariamente bella.
Attraverso uno stile molto personale, l'autore ci offre una panoramica dei primi anni del secolo scorso con l'immigrazione, il forte divario fra le classi sociali e la nascita di una nuova e rivoluzionaria corrente musicale.
Un libro di breve durata, ma ugualmente ricco di contenuti profondi e riflessioni, molto coinvolgente per la storia inusuale e anche utile per meditare sull'immensità del mondo. Un libro che consigliamo agli amanti della lettura e della musica, in particolare del jazz.

Ambra Ceratto
Nicola Forni
Luca Levrino
Stefano Murgia
Irene Sanmartino






PRIMO LEVI, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1948

Nato nel 1919 da una benestante famiglia torinese, Primo Levi ci apre una finestra sul mondo del Lager e ci permette di meditare su ciò che è stato.
All'età di ventiquattro anni, appena laureato in chimica, viene catturato dalle milizie fasciste a causa delle sue origini semitiche. In seguito alla sconvolgente esperienza nel lager di Auschwitz, scrive i suoi due romanzi autobiografici di esordio, "Se questo è un uomo" e "La tregua". Queste due opere costituiscono un amalgama di obbiettività, sincerità e realismo che non possono lasciare il lettore indifferente.
Dalle parole, dai racconti e dai pensieri dei personaggi descritti nei due libri emerge soprattutto una parola: ricordare. Primo Levi vuole che l'uomo non dimentichi il dolore di migliaia di famiglie i cui cuori sono stati spezzati da una guerra insensata, l'ingiustizia che è stata provocata da alcune persone che credevano la propria razza superiore rispetto alle altre; pretende, inoltre, che noi ricordiamo il terrore di poter morire in ogni momento e di vedere amici e compagni spegnersi piano piano. Un terrore che l'autore ha vissuto e che lo ha tormentato per tutta la vita.
Il lager è una macchina progettata dalla follia nazista per annientare l'uomo. Grazie a questo "strumento" le persone smettono di essere considerate tali; poiché vengono private della propria personalità, dei propri oggetti e perfino del proprio nome. Da quel momento, saranno considerati solo e soltanto dei numeri e saranno trattati peggio delle bestie.
Queste persone vengono catapultate dalla vita quotidiana, piena d'amore e di calore a quella orribile e fredda dei campi di concentramento. L'unico modo per sopravvivere è quello di contare solo su se stessi e improvvisarsi ladri o scaltri lottatori; si cercherà così di ottenere almeno un giorno in più di vita, nella speranza di poter, un giorno, ritornare a casa e riacquistare la propria personalità ed il proprio nome di cui si è stati privati in un modo così brutale.
Primo Levi è così profondamente segnato dall'esperienza del lager da suicidarsi nel 1987.

Virginia Cimino
Cecilia Gandini
Emanuele Morando
Marco Pellerey
Maria Chiara Sardi






PRIMO LEVI, La Tregua, Einaudi, Torino 1963

27-1-1945, Campo di sterminio di Buna-Monowitz (Auschwitz): qui inizia il viaggio di ritorno verso casa di Primo Levi dopo la fine della prigionia nel Lager.
La guerra è finita, il campo è stato evacuato ma la Casa è ancora lontana. La libertà non suscita in Levi l'effetto da lui sperato; si trova, anzi, a dover sopravvivere in una realtà diversa da quella lasciata. Le varie tappe di questo viaggio, attraverso una dozzina di Stati Europei, lo porteranno a ritrovare alcuni compagni italiani conosciuti in precedenza, con i quali affronterà la lunga odissea che lo attende. Però, più si avvicina alla propria terra e più sono assaliti da sentimenti opposti: l'ottimismo si trasforma in angoscia che qualcosa possa loro impedire il rimpatrio. "La Tregua", quindi, è il passaggio tra ciò che era rappresentato dall'inferno del Lager ed il ritorno alla "normalità" conquistata ed assaporata a poco a poco nel corso di un viaggio per il ritorno alla vita.
Primo Levi, nato a Torino nel 1919 e morto nel 1987, è autore e protagonista della vicenda. Ha anche raccontato le sue inquietanti esperienze, vissute durante l'internamento ad Auschwitz, nel celebre libro "Se questo è un uomo"
Ma come si poteva scrivere il seguito di un libro come quello? Levi ha comunque saputo dare a questo secondo, non soltanto una continuità cronologica ed un certo disegno dei fatti, ma quel senso interno ed unitario che lo pervade tutto. Il senso di un'incredibile Tregua nella storia del mondo; un tempo vuoto, un tempo di nessuno.
Tra stanchezza e speranza, rilassamento ed attesa; tra la fine dell'inferno ed il ritorno ad una nuova vita.


Andrea Marietta Odone
Elisa Bannone
Giorgia D'Amico
Eugenio Piazza
Marta Varsalona






PAOLA MASTROCOLA, Palline di pane, Guanda, Milano 2003

Paola Mastrocola, classe 1956, professoressa in un liceo scientifico di Torino, ci regala dopo "La gallina volante" un altro testo di piacevole lettura.
Sullo sfondo di una Sardegna riarsa dal sole estivo, Emilia, amante della fotografia, è in vacanza con i suoi due figli ed una stravagante baby-sitter. Sempre alla ricerca dell'attimo fuggente e della libertà nel "salto delle acciughe", si ritaglia momenti di evasione rifugiandosi su di un piccolo scoglio. Emilia racchiude in sé molti caratteri, spesso esasperati, propri dei genitori attuali. "Un freno all'irresponsabile spensieratezza dell'essere": così Emilia definisce i suoi figli, la piccola Stefi, di tre anni, e Olli, undicenne solitario che preferisce la pesca agli amici, con un comportamento non condiviso dalla madre.
Ad animare questa tranquilla vacanza sarà una capra, tentativo d'avvicinamento per Emilia al mondo dei suoi amici. Questi non conseguono gli ideali che si prefiggono, come quello di "salvare" animali randagi dalla strada. Motivo che, insieme alla volontà di trovare una compagnia per il figlio, spinge Emilia ad "adottare" una capra.
Emilia è insicura, come la maggior parte dei genitori: vorrebbe entrare nel gruppo dei suoi amici, ma al contempo restarne fuori per non perdere la sua personalità. Ciò che differenzia Emilia da tutti gli altri è la sua ambiguità: con Olli è apprensiva, benché egli non le confidi i suoi segreti; con Stefi, invece, è talmente egoista da affidarla alle mani di un'inesperta ragazza portoghese, Lucinda, che è sempre ritratta piangente seduta alla sua macchina da cucire. "Un solo figlio non fa famiglia": questa frase spiega il motivo per cui è nata Stefi e, di conseguenza, il duplice comportamento della madre. Il deus ex machina del romanzo è Lars, visto da tutti come un uomo fantastico e misterioso. Grazie a lui Emilia si avvicina al mondo reale e a Lucinda, e comprende finalmente le sue inconsuete abitudini.
Consigliamo questo libro sia agli adulti, maggiormente in grado di cogliere i profondi significati che racchiude in sé, ma anche agli adolescenti, come strumento di comprensione e di tolleranza nei confronti dei loro genitori.

Elisabetta Randazzo
Martina Liguori
Clara Comellini
Gaia Gasco
Gleb Stepanenko
Luca Accolla






CARLO GRANDE, La via dei lupi, Ponte alle Grazie, Milano 2002

Il quarantacinquenne torinese Carlo Grande si cimenta per la prima volta nella stesura di un romanzo, ispirato sia dalla sua esperienza di giornalista sia dal racconto di un amico durante una passeggiata in montagna.
La storia si svolge nella prima metà del XIV secolo e tratta le vicende di François de Bardonnèche, nobile di montagna, legato alla corte del Delfino Guigo. Per scrivere questo romanzo, l'autore si è documentato accuratamente sia sul protagonista (realmente vissuto), sia sul periodo storico in cui è ambientato.
François è un uomo dai solidi ideali, del tutto insensibile ai lussi e alle stravaganze del Delfino e dei suoi cortigiani: verso Guigo egli ha tuttavia un atteggiamento improntato a fedeltà e rispetto. François è inoltre molto legato alla sua famiglia, benché.sia molto spesso lontano da casa.
Il rapporto d'obbedienza e di fedeltà con il Delfino viene però spezzato a causa di un affronto da questi perpetrato contro François. Guigo infatti rapisce la giovane figlia del nobile montanaro, che rimane incinta. Il signore di Bardonecchia si vuole vendicare, ma la sua impresa fallisce ed egli è costretto a condurre una vita selvaggia fra le montagne.
Qui impara l'arte della sopravvivenza. Se prima, come vassallo, viveva in una condizione di privilegio, ricchezza e abbondanza, ora vive come un lupo, procurandosi il cibo con la caccia e trovando precario riparo in caverne ed anfratti.
Il personaggio di François è caratterizzato da sconfitte e delusioni, ma nella sua vita infelice egli riesce comunque a ritrovare la speranza pensando alle proprie imprese: esse infatti non hanno avuto l'esito sperato, non lo hanno condotto alla vittoria sul Delfino, ma hanno pur sempre rispecchiato il senso dell'onore e del valore di chi le ha compiute.
La ricostruzione storica alla base del romanzo è accurata ed attendibile; apprezzabile è anche la descrizione della natura incontaminata delle vallate alpine. Il risalto dato ad un ambiente e a tradizioni e usanze ora scomparsi e quasi dimenticati aggiungono ulteriore valore all'opera: non si può infatti omettere di pensare alle condizioni attuali degli stessi luoghi, vittime di una presenza turistica invadente e di uno sfruttamento indiscriminato da parte dell'uomo.
La via dei lupi offre inoltre numerosi spunti di riflessione per quanto riguarda la ricostruzione storica e l'analisi dei personaggi. François è una figura quasi leggendaria e nelle sue idee ed imprese possiamo cogliere valori grandi ed importanti.

Cecilia Cappa
Davide Mela
Margherita Iperique
Daniele Villari
Arianna Dattoli
Aureliano Ruggiero






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