Storia dell'età di El-Amarna


Il regno di Akhenaten è famoso soprattutto per lo stile artistico naturalistico e distintivamente esagerato, e per la dottrina religiosa nota col nome di Atenismo (adorazione esclusiva del disco solare). Quest'epoca storica è nota anche come "età di Amarna", dal nome della nuova capitale fatta costruire dal faraone. Le testimonianze storiche sono tuttavia scarsissime: le tracce vennero sradicate accuratamente pochi anni dopo la morte del "faraone eretico".

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

AKHENATEN DURANTE IL REGNO DEL PADRE AMENOFI III

IL PROBLEMA DELLA COREGGENZA

IL CULTO DELL'ATEN

INIZIO DEL REGNO

NEFERTITI E LA FAMIGLIA REALE

LA COSTRUZIONE DELLA NUOVA CAPITALE

CAMBIAMENTO DEL NOME

GLI AVVENIMENTI DELL’ANNO 12

LA CORTE

LA PARTE FINALE DEL REGNO

LA FURIA ICONOCLASTA CONTRO GLI ALTRI DEI

LA FINE DEL REGNO DI AKHENATEN

IL "GIALLO" DELLA TOMBA N. 55

I SUCCESSORI DI AKHENATEN: SMENKHKARE

TUTANKHAMUN


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

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N. de G. Davies, The Rock Tombs of El Amarna, 6 vol., Londra 1903-1908

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W. M. F. Petrie, Tell el-Amarna, Londra 1894

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C. N. Reeves, Journal of Egyptian Archaeology 67

J. Samson, Journal of Egyptian Archaeology 63, 88 ss.

AKHENATEN DURANTE IL REGNO DEL PADRE AMENOFI III

Neferkheprure-waenre-Amenhotep (Amenofi IV) salì sul trono d’Egitto alla morte del padre Amenofi III, probabilmente nel 5° mese del calendario civile del 38° anno di regno del padre (Genn. 1377 a.C.), se non si ammette l’ipotesi della coreggenza, discussa più sotto.

Nulla si conosce dell'infanzia di Amenofi IV, anche la data ed il luogo di nascita sono sconosciuti.

A differenza dei suoi fratelli e sorelle, egli non viene mai raffigurato nei monumenti del padre giunti fino a noi, il che può esser dovuto al caso, ma può anche riflettere il fatto che Amenofi IV era poco importante prima dell'accesso al trono.

Alcuni elementi ci fanno pensare che egli non fosse il figlio maggiore di Amenofi III, e che in un primo momento non era stato designato come erede. La tomba 226 a Tebe, che apparteneva ad uno scriba reale e attendente di palazzo di Amenofi III, ma il cui nome fu cancellato, mostra il proprietario della tomba seduto con quattro ragazzi sul grembo. I ragazzi sono di dimensioni diverse e quindi di età diversa. La didascalia vicina al ragazzo più grande dice: "il vero figlio del re, da lui amato, Akheprure". Questi è, probabilmente, il figlio maggiore di Amenofi III, che morì prima di salire al trono oppure perse il favore del padre. Questa ipotesi è suffragata anche da una iscrizione che compare su una frusta ritrovata nella tomba di Tutankhamun, e che cita "il figlio del re, comandante delle truppe, Thutmose". Questo nome compare anche su un monumento di Menfi. Anche in questo caso, evidentemente, abbiamo a che fare con un figlio di Amenofi III.

La mancanza di raffigurazioni del giovane Amenofi IV può anche essere stata intenzionale: è possibile infatti che egli venisse tenuto in disparte a causa del suo aspetto sgradevole.

Ritratto di Akhenaten da el-Amarna La sua fisionomia ci è familiare grazie alle numerose raffigurazioni realizzate nel corso del suo regno, seguendo lo stile artistico "naturalistico" tipico dell’età di Amarna.

Si potrebbe obiettare che questo stile non fosse veramente "realistico", ma che fosse piuttosto "iper-realistico", ovvero che alcune fattezze del sovrano (e dei suoi sudditi) venissero deliberatamente esagerate in ossequio ad alcune credenze religiose.

In ogni caso, l’aspetto peculiare di Amenofi IV non può non colpirci: testa allungata, mento prominente, labbra carnose, occhi a mandorla, lobi delle orecchie allungati, spalle strette, pancia rigonfia, bacino ampio in maniera quasi abnorme, cosce grosse e gambe sottili.

Alcuni esperti ritengono che questa particolare conformazione possa derivare da una forma di disordine endocrino in cui le caratteristiche sessuali secondarie non si sono sviluppate, con la conseguenza di eunuchismo.

IL PROBLEMA DELLA COREGGENZA

Il primo ad ipotizzare una coreggenza tra Amenhotep IV e suo padre è stato W.M.F. Petrie, ancora alla fine del secolo scorso, ma poca attenzione venne posta sulla questione fino a quando uno studio di Fairman, uno degli scavatori di El-Amarna, non riaprì la discussione. Fairman presentò due tipi di testimonianze: cartellini (dockets) datati all'epoca di Amenhotep III e ritrovati a El-Amarna e iscrizioni che associano i nomi di Amenhotep III e Akhenaten (il nome che prenderà Amenofi IV dopo il 5° anno di regno).

Il maggior sostenitore della teoria della coreggenza è stato Cyril Aldred, che ha raccolto numerosi indizi sull'argomento: (1) scene di tributi dalla tomba di Huya e di altri funzionari, datate all'anno 12 di Akhenaten, che risultano diverse dalle scene di tributo usuali e che rappresenterebbero l'accesso al trono come sovrano unico di Akhenaten nell'anno 12; (2) un gruppo di testi legali che si estendono attraverso i regni di Amenhotep III e Akhenaten; (3) una scena della tomba di Ramose, visir di Akhenaten, dalla quale Aldred dedusse che Ramose venne nominato alla sua carica mentre Amenhotep III era ancora in vita; e (4) un cartellino datato proveniente da una lettera di Amarna scritta immediatamente dopo la morte di Amenofi III e ricevuta nell'anno due oppure nell'anno dodici del regno di Akhenaten.

Dopo che l'Aldred ebbe esposto le sue teorie, molti altri studiosi, tra cui Campbell e Redford, hanno puntato l'attenzione sulla completa mancanza di doppie datazioni. Il fatto che i nomi dei due re compaiano in uno stesso testo non è una prova che Amenofi III fosse ancora in vita. E' anche stato fatto notare che le lettere di El-Amarna non fanno mai riferimento, in alcun modo, alla coreggenza tra Amenofi IV e suo padre.

IL CULTO DELL'ATEN

Non esiste alcun fatto a suffragio dell'ipotesi che il giovane Amenofi IV sia vissuto o abbia studiato ad Eliopoli, sede principale del culto solare di Re Horakhti, e che la permanenza in questa città abbia influenzato le sue credenze religiose. 

Il culto dell'Aten, ovvero del disco solare (il sole inteso come entità fisica) non era del tutto nuovo quando nacque Amenofi IV. Lo stesso Amenofi III fece costruire una cappella (ora demolita) per l'Aten a Karnak. Lo stesso palazzo reale di Amenofi III a Malqata venne chiamato "Casa di Nebmaatre (che è) lo splendore dell'Aten". La lancia da parata della regina Tyi, madre di Amenofi IV, venne chiamata "Splendore dell'Aten", mentre un reggimento venne nominato "Splendore dell'Aten". Possiamo quindi verificare che Amenofi IV non fu completamente innovativo quando scelse l'Aten come sua divintà d'adozione. Egli tuttavia portò l'idea dell'identificazione tra sovrano e divinità fino agli estremi, e vi aggiunse una nuova filosofia.

INIZIO DEL REGNO

Per un breve periodo, il nuovo regno non comportò molti cambiamenti, né nelle convenzioni artistiche né nelle pratiche rituali o religiose.

I lavori intrapresi da Amenofi III all’interno del tempio di Amun a Karnak vennero continuati, e le decorazioni fatte aggiungere dal nuovo re non si discostano dalle convenzioni artistiche dei regni precedenti. Lo stesso Amenofi IV compare in scene del tutto tradizionali.

Nel corso degli anni successivi si assiste ad una progressivo spostamento dell'enfasi verso il culto dell'Aten. Tutto ciò culminerà nella celebrazione del giubileo dell'Aten e nel clamoroso cambiamento del nome del re in Akhenaten.

Una stele non datata da Gebel Silsila, che probabilmente risale ai primi mesi del regno, fa riferimento all’inaugurazione di una cava di pietra per il santuario bnbn di Karnak. In questo caso il nome del re è ancora Amenhotep, cui viene aggiunta la frase "il dio, sovrano di Tebe". E' interessante notare però che la stele fa riferimento al re come al profeta di Re Horakhte, mentre il bnbn è dedicato a "Re Horakhte che gioisce nell’Aten nel suo aspetto della Lucentezza che è l’Aten". La stele menziona anche una corvée che venne radunata per il taglio ed il trasporto della pietra, sotto il controllo di alti ufficiali della corte. I blocchi vennero probabilmente tagliati da personale non specializzato ed erano di piccole dimensioni (i cosiddetti blocchi talatat). La stele ci dimostra che, per almeno un certo periodo dopo la morte di suo padre, Amenofi IV non aveva ancora cambiato nome, e che viveva ancora a Tebe.

La reverenza dimostrata verso Re Horakhte, il cui nome era spesso associato a quello del disco solare, ci fa tuttavia pensare che il re avesse già dato avvio ad alcuni importanti progetti di rinnovamento. L'importanza del progetto edile di cui si parla nella stele è dimostrata dall'alto rango degli ufficiali che vennero coinvolti, mentre l’uso di blocchi di piccole dimensioni ci fa pensare che esso doveva essere completato in gran fretta (i blocchi grandi, come quelli usati per esempio da Amenofi III, richiedevano più tempo per essere collocati).

Un primo clamoroso cambiamento ebbe luogo durante il secondo anno di regno del re. L’Aten ora non appare più nella forma tradizionale di Re Horakhte, ma è raffigurato come un disco solare con i raggi. Il "nome didattico" dell’Aten è ora racchiuso in un cartiglio, ed acquista una titolatura simile a quella regale. Uno degli epiteti aggiunti al nome indica anche che l’Aten ha celebrato un giubileo.

Nonostante i cambiamenti, le convenzioni artistiche sono ancora legate alla tradizione. Almeno fino al secondo anno di regno, le rappresentazioni della famiglia reale sono ancora molto convenzionali, come testimoniano per esempio le raffigurazioni di Amenofi IV e Nefertiti realizzate per la tomba di Ramose a Tebe.

Una lettera di Tushratta re di Mitanni indirizzata a Napkhuria (Amenofi IV) e ritrovata ad El-Amarna (EA 27), venne in realtà ricevuta (molto probabilmente nell’anno due) quando la corte si trovava ancora a Tebe, stando a quanto affermato da una nota ieratica apposta sul bordo della lettera stessa. La lettera ci conferma che Tadukhepa, figlia di Tushratta e sposa di Amenofi III, era ora considerata sposata al figlio.

Singolare è la decisione di celebrare un giubileo in coincidenza col terzo anniversario di accesso al trono. Simili giubilei (feste sed) venivano celebrati, solitamente, a partire dal trentesimo anno di regno, con cadenza triennale. Può darsi che Amenofi IV sia stato in questo influenzato dal padre.

Un'ampia serie di templi dedicati all’Aten venne costruita in tutto l'Egitto, riflettendo il rapido crescere del culto, ma la maggior parte di essi non è sopravvissuta. La costruzione, in genere, venne condotta in maniera molto frettolosa.

Anche Tebe venne interessata dall'energico programma di costruzioni. I testi menzionano ben quattro strutture, erette a partire dal secondo o terzo anno di regno, della quali la più importante doveva essere la Gemet-pa-Aten [?] ("il disco solare è ritrovato"). Migliaia di blocchi utilizzati per la costruzione di questi edifici vennero ritrovati all’interno dei piloni del tempio di Karnak, ma anche a Luxor ed altrove, impiegati dai successori di Akhenaten (soprattutto Horemheb) come riempitivo. Si tratta di blocchi di arenaria (un materiale relativamente tenero e facile da lavorare) che mostrano evidenti segni di frettolosità ed una fattura scadente. Sono noti col nome di talatat che gli è stato assegnato dagli arabi del posto.

Solo in tempi recenti sono stati condotti degli studi accurati sui talatat, visto che risultava estremamente difficile stabilire la provenienza di ciascun blocco. Gli studi condotti da D.B. Redford ed altri hanno rivelato alcuni fatti sorprendenti, come per es. la notevole diffusione delle scene di tipo militare (nonostante il preteso "pacifismo" di Akhenaten/Amenofi IV), ed il ruolo preminente giocato dalla regina Nefertiti a quest’epoca.

NEFERTITI E LA FAMIGLIA REALE

Le origini di Nefertiti sono incerte: Vandier ha ipotizzato che si trattasse di Tadukhipa, la figlia del re di Mitanni Tushratta, già moglie di Amenofi III. Tadukhipa sarebbe stata ribattezzata Nefertiti ("la bellezza che è venuta") per via della sua bellezza. E’ tuttavia più probabile che Nefertiti fosse di origine egiziana, visto che ebbe una nutrice egiziana (oltretutto una donna di alto rango), mentre si conoscono anchei nomi di due sue sorelle (Mutnodjme e Benremut). Forse si trattava della figlia di Ay e di sua moglie Tey. Ay sarà il coreggente ed il successore di Tuthankhamon, ed includarà tra i suoi titoli quello di "padre del dio" (cioè del re). Un problema è rappresentato dal fatto che Tey venne chiamata "nutrice della grande consorte del re Nefertiti" e non viene mai indicata come sua madre.

Nefertiti portò anche il titolo di "principessa ereditaria, grande favorita" il che indicherebbe, secondo Davies, che entrambe i genitori erano di sangue reale. Pendlebury si spinse oltre ed ipotizzò che fosse la figlia di Amenofi III e di Tyi (e quindi la sorella di Amenofi IV). Questo sembra piuttosto difficile, poiché, se fosse così, Nefertiti avrebbe sicuramente portato qualche titolo che affermasse più chiaramente questa sua origine.

La data del matrimonio con Amenofi IV non è conosciuta. La mancanza di riferimenti a questo avvenimento indica che forse venne celebrato prima dell’avvento al trono. La coppia reale ebbe in tutto sei figlie. Le due maggiori, Merytaten e Meketaten, nacquero prima dell’anno 4, visto che compaiono in alcuni rilievi tebani. Ad Amarna, le figlie sono spesso raffigurate assieme ai genitori, in pose molto naturalistiche tipiche dell’arte dell’epoca.

Nelle raffigurazioni amarnensi il re e la regina hanno le stesse dimensioni, diversamente dai canoni tradizionali che prevedevano che il re avesse dimensioni considerevolmente superiori a quelle di tutti gli altri, regina compresa.

LA COSTRUZIONE DELLA NUOVA CAPITALE

Nel corso del quarto anno di regno (oppure del sesto anno) il re trasferì la capitale da Tebe al sito noto col suo nome moderno di Tell el-Amarna. La decisione si spiega, verosimilmente, con le tensioni sorte tra il re ed il clero di Amun, a causa della crescente enfasi posta sul culto dell’Aten. Questo permetteva anche di dare una sede ufficiale al culto dell’Aten, che mancava fino ad allora.

La cosa, al di là dei contenuti religiosi, aveva anche evidenti riflessi pratici: basti pensare alle notevoli entrate fiscali richieste dai numerosi templi dell’Aten in costruzione, che probabilmente andavano a scapito di quelle dei templi di Amun.

La decisione di spostare la capitale in un nuovo sito, posto a metà strada tra Tebe e l’antica capitale Menfi, rappresenta un'aperta rottura con le antiche tradizioni e la base dei poteri sacerdotali. É noto tuttavia che anche il padre creò una nuova capitale, Malqata, ad ovest di Tebe.

Il sito venne forse scelto perchè risultava facilmente difendibile, stretto com’era tra le montagne della riva destra del Nilo ed il fiume, e perchè poteva essere facilmente approvvigionato dalla ampie distese di terra coltivata presenti sull’altro lato del fiume.

Le nostre informazioni sulla nascita della nuova città provengono dalle steli confinarie erette ai margini della città stessa ed oltre il fiume. Ci sono due serie di steli, che registrano due distinte visite del re al sito.

La prima visita ebbe luogo nel 13° giorno dell’8° mese dell’anno 4 (oppure 6). È registrata su tre steli collocate sulle scogliere a sud e a nord della città. Il re, che era accompagnato dalla moglie Nefertiti, convocò i suoi cortigiani ed alti ufficiali, e gli mostrò loro il sito. Akhenaten affermò che era stato l’Aten a riverarglielo (e ciò sanciva il riconoscimento divino della città). Il re giurò che avrebbe costruito Akhetaten in quel posto e in nessun altro, anche se la regina o altri avesserto tentato di persuaderlo di costruirla altrove. Quest'affermazione è indicativa del fanatismo del re, ma forse è l'indizio di qualche iniziale opposizione da parte di alcuni circoli di potere vicini al re. Akhenaten continuò proclamando solennemente che nella nuova città avrebbe costruito una serie di palazzi, tra cui la "casa dell’Aten", la "residenza dell’Aten", la "casa del giubilo/esultanza dell’Aten", e i palazzi per sé e per la regina. I nomi di questi edifici probabilmente rispecchiano quelli dei templi di Tebe. Egli dichiarò anche che una tomba sarebbe stata scavata sulle pendici rocciose ad oriente della città, per lui, per la regina e per la sua figlia maggiore Meritaten. Se qualcuno di loro fosse morto altrove, i suoi resti sarebbero stati trasportati ad Akhetaten. Quest'affermazione non è per niente inaspettata, visto che anche Amenhotep III fece costruire una tomba per sé, per la regina Tyi e per la loro figlia maggiore Sitamun. Il toro Mnevis, che era sacro al culto del sole, era pure destinato alla sepoltura sulle colline orientali, e ciò rappresenta un’esplicita indicazione del fatto che Akhetaten doveva subentrare ad Eliopoli come centro principale del culto solare. Il re terminò il suo discorso assicurando che anche ai cortigiani sarebbero state fornite tombe nelle colline orientali, ed ammonì che sarebbe stata una cosa malvagia se essi non fossero stati seppelliti vicino al re. Il re intendeva quindi ritornare alle usanze dell’antico regno, e cioè di concedere ai nobili di essere seppelliti accanto al re (si pensi per es. alle mastabe che circondano la piramide di Cheope). L'ultima affermazione sta invece ad indicare che alcuni cortigiani erano preoccupati all’idea di abbandonare i loro terreni di sepoltura tradizionali, a Tebe.

Due anni più tardi, all’anniversario della prima visita, la famiglia reale visitò di nuovo la città. In questa occasione vennero erette alcune steli su ambo i lati del fiume, delimitando così le dimensioni esatte del sito e definendo i confini della città. Il re giurò di non oltrepassare questi confini. Da questa singolare affermazione alcuni studiosi hanno dedotto che il re intendesse rinchiudersi nella città, senza mai più lasciarla. Tuttavia, il senso del giuramento era probabilmente che la città non sarebbe stata estesa oltre i confini appena tracciati, e la cosa doveva avere anche qualche significato fiscale (il re affermò che la gente ed i prodotti dell’area sarebbero stati dedicati all’Aten).

Nel periodo tra le due visite venne costruita gran parte dell’area centrale della città, e numerosi ufficiali di stato vi si trasferirono.

CAMBIAMENTO DEL NOME

Verso quest’epoca il re cambiò il proprio nome in Akhenaten. Il nome Amenofi è compare su alcuni papiri da Kom Medinet Ghurab, datati all’anno 5, che menzionano offerte a varie divinità (incluso Ptah). Le steli confinarie appena citate, invece, usano il nome Akhenaten. Più o meno nello stesso periodo Nefertiti ricevette il titolo di Neferneferuaten, mentre i titoli dell’Aten vennero modificati per indicare che era stato celebrato un secondo giubileo.

GLI AVVENIMENTI DELL’ANNO 12

Poco si conosce del periodo successivo, fino all’anno 12, quando Akhenaten celebrò una fastosa cerimonia pubblica, probabilmente in occasione di un giubileo.

La festa è raffigurata in due tombe del gruppo settentrionale di Amarna: nonostante alcune differenze nei dettagli, le scene concordano nel rappresentare il re e la regina, accompagnati dalle sei figlie, mentre ricevono i doni portati dai rappresentanti delle diverse regioni assoggettate all’impero.

Come abbiamo già visto, per i sostenitori della teoria della coreggenza questa cerimonia rappresenta l’inizio del regno di Akhenaten come sovrano unico dell’Egitto dopo la morte del padre.

Attorno a quest’epoca (o forse già verso l’anno 9) la regina madre Tyi si trasferì ad Akhetaten, accompaganta dalla figlia minore, Baketaten. Le loro case sono menzionate su alcune etichette di giare di Amarna. L’attendente di Tyi, Huya, fece costruire una tomba nella quale Akhenaten è raffigurato accanto a sua madre Tyi. Akhenaten le donò anche una nuova fornitura funeraria, conforme ai nuovi canoni religiosi. Probabilmente una nuova tomba per Tyi venne scavata nella zona orientale, dove venne ritrovato il frammento di un sarcofago in granito rosso con il suo nome.

E’ chiaro dai titoli utilizzati dall’anno 12 in poi che il dogma religioso venne considerevolmente raffinato. Il nome "didattico" dell’Aten venne modificato: in precedenza il nome veniva rappresentato dal geroglifico del disco solare, combinato con il simbolo del falcone, e ciò indicava Ra nel suo aspetto di Horakhte, cioè di colui che sorge e tramonta sull’orizzonte. Da ora in poi venne invece utilizzato il simbolo del disco solare sormontato da un bastone pastorale, che aveva un significato più astratto ("Ra signore dell’orizzonte").

Già dall'anno 9, le parole che includevano geroglifici di divinità erano state modificate n modo da utilizzare solo segni fonetici così da evitare qualsiasi riferimento ad altri dèi.

Le rappresentazioni del dio in forma di animale vennero abolite, e gli epiteti vennero modificati per indicare la celebrazione di un terzo giubileo.

I cartigli ed i giubilei dell’Aten tendono ad identificare l’Aten con il re, ed i giubilei attribuiti all’Aten evidentemente riflettono i giubilei del re. In questo modo, la divinizzazione del faraone riceve uno sviluppo ulteriore. Questo è evidente anche nelle tombe, dove Akhenaten è raffigurato mentre adora l’Aten, ma il popolo è sempre rappresentato nell’atto di adorare il re. E’ interessante notare che nelle raffigurazioni i raggi del sole sono sempre rivolti verso il re e la sua famiglia.

E' chiaro che questo apparato celebrativo e raffigurativo era stato pianificato accuratamente allo scopo di rafforzare la posizione del faraone. L’eliminazione delle immagini divine dalle iscrizioni geroglifici fece presagire la furia iconoclasta degli ultimi anni del regno, quando i nomi e le immagini degli dèi vennero scalpellate in tutto l’Egitto, fino al punto di deturpare i cartigli del padre.

E’ difficile valutare l’ampiezza dell’influenza di Akhenaten e delle sue nuove concezioni. Stando alle iscrizioni tombali di el-Amarna (vedi per es. le tombe di Tutu e Meryre), i sudditi di Akhenaten abbracciarono entusiasticamente la nuova fede. E’ tuttavia logico che gli abitanti della nuova città costituissero i ranghi più compatti dei devoti della nuova fede. Per di più, nei due casi citati si tratta di cortigiani del re, che presumibilmente appoggiavano le nuove tendenze in maniera non del tutto disinteressata.

Al di fuori di el-Amarna il culto dell’Aten si diffuse in maniera più incerta. Basta spostarsi nel vicino villaggio degli operai che lavorarono all’edificazione di el-Amarna per trovarvi numerosi amuleti di Bes, una divinità domestica molto amata, e di Tauert, occhi di Horus, teste di Hathor, ecc. Nelle tombe nei pressi del villaggio compaiono alcune preghiere rivolte ad Amon, Aten, Shed e Isis, mentre nei nomi propri l’elemento Amun è altrettanto frequente di Aten. Da queste e da altre indicazioni si è dedotto che la gente comune, da una parte all'altra dell’Egitto, rimase poco influenzata da questa nuova fede, che ebbe, come vedremo, una durata molto limitata. Un altro elemento significativo è rappresentato dalla prontezza con cui i devoti del nuovo culto abbandonarono Akhetaten per far ritorno a Tebe e ai vecchi dèi subito dopo la morte di Akhenaten.

Questi repentini cambiamenti di orientamento religioso da parte delle schiere dei cortigiani non debbono sorprendere più di tanto. E’ evidente che la maggior parte della popolazione egizia preferiva dedicarsi ai suoi culti domestici, e non metteva molto spesso piede nei templi.

LA CORTE

La corte di Amarna ci è nota soprattutto dalle tombe dei nobili, che sono ricche di raffigurazioni e di iscrizioni. Uno dei funzionari di Akhenaten, Parennufe, seguì il re nella nuova città dopo aver abbandonato Tebe e la tomba che avava iniziato a costruire in quella città. La tomba è decorata in parte con lo stile tradizionale ed in parte nello stile amarnense.

Da un’affermazione di Panehsy, in cui Akhenaten viene detto uno che "fece i principi e formò gli umili", e che aggiunge "quando ancora non conoscevo la compagnia dei principi, divenni un intimo del re". Queste affermazioni hanno fatto pensare che Panehsy fosse di umili origini e venne promosso ai ranghi più alti dell’impero grazie all’apertura di Akhenaten. Tuttavia, bisogna tener conto che nell’antico Egitto attribuire il merito del proprio successo ai propri superiori (ed in particolare al re) era una questione di fair play.

LA PARTE FINALE DEL REGNO

Ci sono etichette di giare datate fino al 17° anno, ma è molto difficile datare gli avvenimenti successivi all’anno 12. Fu un periodo tumultuoso per la famiglia di Akhenaten, che conobbe numerosi lutti e alcuni mutamenti di potere.

Il primo avvenimento tragico è stata la morte della seconda figlia di Akhenaten, Meketaten. Il lutto del re e della consorte Nefertiti sono rappresentati all’interno della tomba reale di Amarna, con scene molto realistiche. La raffigurazione di una nutrice mentre sostiene un bambino appena nato ha fatto supporre che la principessa sia morta durante il parto. Alcuni studiosi hanno sostenuto che il padre fosse lo stesso Akhenaten, ma non ci sono prove a sostegno di questa ipotesi.

Qualche tempo dopo la morte di Meketaten anche la regina Nefertiti scomparve dalla circolazione. Gli scavatori di El-Amarna hanno notato che la tomba reale era stata preparata per la sua sepoltura, e si è quindi dedotto che la regina fosse deceduta prima del suo consorte.

Nel complesso del Meruaten tutte le ricorrenze del nome di Nefertiti sono state rimpiazzate con quelle della figlia Merytaten. In alcuni casi è stato modificato anche il volto delle dame regali.

Il nome della regina è stato rimpiazzato da quello della figlia anche all’interno dell’espressione "madre di Merytaten", con il risultato di ottenere una frase incongruente del tipo "Merytaten madre di Merytaten". Questo ha fatto ipotizzare che la regina fosse caduta in disgrazia. Questa ipotesi, tuttavia, resta piuttosto dubbia, visto che il nome e le immagini di Nefertiti non vennero cancellati o distrutti in maniera sistematica al di fouri del complesso di Meruaten.

Nel palazzo settentrionale la situazione è piuttosto intricata. Il nome di Akhanaten qui compare o da solo oppure assieme a quello di Smenkhkare e Merytaten (che in qualche caso venne forse scritto sopra quello di Nefertiti).

Molt e etichette di giare di vino però portano il nome di Nefertiti. In tutta l’area settentrionale della città il nome della regina compare frequentemente, da solo oppure assieme a quelli di Tuthankhamun e della consorte Ankhesenpaaten, ma mai assieme a quelli di Akhenaten e di Smenkhkare. Questo potrebbe far pensare che la regina fosse stata confinata in quest’area della città dopo che era caduta in disgrazia. Redford ha formulato l’ipotesi che la regina avesse abbandonato la città, e che vi fosse ritornata dopo la morte del re per risiedervi con Tuthankhamun e la figlia Ankhesenpaaten.

In ogni caso, Marytaten sostituì definitivamente la madre in ogni sua funzione, visto che, come sembra probabile, diede una figlia ad Akhenaten, Merytaten-tasherit. Marytaten venne successivamente rimpiazzata, negli affetti del re, dalla sorella Ankhesenpaaten. Marytaten, nel frattempo, era andata in sposa a Smenkhkare, che diverrà il coreggente di Akhenaten, come vedremo più sotto.

LA FURIA ICONOCLASTA CONTRO GLI ALTRI DEI

Nel corso della parte finale del regno, in tutto l’Egitto, venne attuata una sistematica distruzione delle immagini divine, soprattutto quelle di Amun, mentre i nomi di tutte le divinità ad eccezione dell’Aten vennero cancellati dalle iscrizioni. Alcuni elementi fanno pensare che questo piano venne avviato solo nella parte finale del regno. Nel santuario che il re fece costruire per la madre Tyi, il consorte di Tyi è chiamato col suo nomen Amenhotep (contenente l’elemento Amun-), che però venne successivamente cancellato e sovrascritto in vernice rossa con il prenomen Nebmaatre. Ora, questo santuario va datato all’anno 9 o più tardi (dopo che la regina Tyi si trasferì ad Amarna), visto che il nome dell’Aten è scritto con la forma più recente. Una prova più labile è costituita da un anello ritrovato nei pressi della tomba reale, e probabilmente appartenuto ad una dama della famiglia morta non prima dell’anno 14. L’anello porta la scritta "Mut signora del cielo" – una scritta di questo tipo non sarebbe stata ammessa dopo l’inizio della distruzione, tantopiù su un anello appartenente ad un membro della famiglia reale.

LA FINE DEL REGNO DI AKHENATEN

L’ultima data conosciuta del regno di Akhenaten è quella all’anno 17, proveniente da una giara di vino. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che il re fosse stato ucciso, ma non ci sono prove in questo senso, visto che il corpo non è stato ritrovato. Gli scavi condotti alla tomba reale hanno accertato che non vi è stato seppellito. La cassa canopica destinata a contenere le viscere del re rimase inutilizzata, così come il sarcofago in granito, che venne ritrovato ridotto in frantumi.

IL "GIALLO" DELLA TOMBA N. 55

Il corpo di Akhenaten venne probabilmente seppellito nella tomba 55 della necropoli reale di Tebe. Si tratta di una tomba il cui scavo era stato in un primo tempo abbandonato a causa di una fenditura nella roccia. Quando venne scoperta, nel 1907, il contenuto risultava notevolmente danneggiato, sia a causa delle infiltrazioni d’acqua che a causa di alcune intrusioni avvenute in antichità.

Il grosso sacello ligneo che racchiudeva la sepoltura era stato smantellato. Alcuni pezzi si trovavano ancora all’interno della camera sepolcrale, mentre altri erano stati spostati lungo il passaggio d’ingresso, che quindi risultava ostruito. Vi erano oggetti sparsi un po’ ovunque: pezzi di legno, gioelleria, collane, mattoni magici. In un angolo della camera sepolcrale vi era una sarcofago danneggiato, aperto, con una mummia al suo interno. La mummia aveva il braccio sinistro ripiegato sopra il petto e quello destro dritto lungo i fianchi, come si usava per le sepolture femminili. La testa era stata deliberatamente staccata.

Il sacello di cui si è parlato, così come molti altri oggetti, permettevano di identificare la sepoltura con quella di Tyi. R.N. Reeves prospettò l’ipotesi che, dopo esser stata abbandonata dal suo costruttore a causa dei difetti nella roccia, la tomba venne utilizzata per la sepoltura di Tyi, cui appartiene il sacello ritrovato al suo interno, che originariamente doveva contenere il sarcofago con il corpo di Tyi. Dopo esser stata sigillata, la tomba venne riaperta per inserirvi il sarcofago e la mummia che saranno poi ritrovati dagli scavatori. Questa prima intrusione ebbe luogo subito dopo la morte di Akhenaten, visto che i sigilli utilizzati per richiudere la tomba recano il nome di Tutankhamon. La tomba venne successivamente riaperta, per asportarvi il sarcofago di Tyi. Il sacello venne abbandonato, dopo essere stato smantellato, perché risultava troppo grande per essere portato fuori dalla stretta apertura praticata in quell’occasione. Il sarcofago con il corpo di Tyi venne quindi collocato all’inteno della tomba del consorte Amenofi III, assieme alla figlia Sitamun (la mummia di Tyi verrà poi ritrovata nella tomba di Amenofi II). In effetti, sul sacello di Tyi ritrovato nella tomba 55 originariamente compariva il nome di Akhenaten, che era stato sovrascritto con quello di Amenofi III. La mummia rimasta all’interno della tomba venne profanata e maltrattata: la testa venne staccata e il nome di Akhenaten venne cancellato dal sarcofago, che venne lasciato aperto. La tomba, infine, non venne neppure risigillata. Non è chiaro chi mise in pratica queste profanazioni, se Tutankhamon stesso o altri: sta di fatto che un paio di secoli dopo, all’epoca della XX dinastia, la tomba venne definitivamente ricoperta dai detriti prodotti durante lo scavo delle tombe degli ultimi ramessidi.

Il sarcofago rinvenuto all’interno della tomba era stato originariamente preparato per una donna di nome Kiya, definita "grande moglie amata da Akhenaten", evidentemente una concubina reale. Il testo del sarcofago venne successivamente modificato in modo da riferirsi ad Akhenaten stesso. Gli scavatori parlano di alcune lamine d’oro che vennero ritrovate all’interno del sarcofago, e che portavano il nome di Akhenaten. Tuttavia, queste lamine andarono smarrite, ed il contesto in cui vennero ritrovate non è molto chiaro. Lo scavo venne condotto in maniera approssimativa, quasi furtivamente, e questo impedisce una corretta valutazione di molti dei reperti.

Due "mattoni magici" ritrovati all’interno della tomba portano il nome di Akhenaten "Neferkheperure Waenre", che viene definito "Osiride". Il fatto che si menzioni questa divinità può indicare che i mattoni vennero fabbricati nella prima parte del regno, o, più facilmente, dopo la morte di Akhenaten. I mattoni magici, comunque, indicano che la tomba n. 55 contenne il corpo di Akhenaten (o quello che si pensava fosse il corpo di Akhenaten). A questo punto si può ipotizzare che il corpo del re venne spostato dal luogo della sua sepoltura originaria, che rimane sconosciuto, e collocato all’interno della tomba n. 55 da qualcuno dei suoi successori, forse lo stesso Tuthankhamon, per risparmiargli le vendette che alcuni dei suoi successori, fedeli al culto di Ammone, intendendevano infliggergli.

Ad un primo esame, alquanto superficiale, la mummia ritrovata nella tomba 55 sembrò appartenere ad una donna, e venne alternativamente attribuita a Tyi (per via del sarcofago) o a Merytaten. Alcuni esami più approfonditi, tuttavia, portarono alla conclusione che il corpo apparteneva ad un uomo morto all’età di circa vent’anni. Il suo gruppo sanguigno risultò essere lo stesso di Tutankhamon. Trattandosi, evidentemente, di una sepoltura reale, ed escluso Akhenaten, che all’epoca della morte doveva avere circa 35 anni, l’Harrison concluse che probabilmente si tratta del corpo di Smekhkare, un sovrano piuttosto effimero che occupò il trono per pochi anni nella fase finale dell’epoca amarniana.

Per quanto riguarda Akhenaten, è probabile che il suo corpo sia stato ospite per qualche tempo della tomba n. 55, assieme a quelli di Tyi e Smekhkare. Quando, dopo l’estinzione della dinastia di Akhenaten, scattò una fase di persecuzione della memoria di Amarna e dell’Aten, la tomba venne riaperta e le mummie di Tyi e Akhenaten vennero asportate. Il sarcofago della regina, come abbiamo visto, venne traslocato all’interno della tomba di Amenofi III, mentre il corpo di Akhenaten, che non è stato mai ritrovato, venne forse distrutto, in modo da impedirgli di avere una vita nell’aldilà.

Alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che il corpo ritrovato all’interno della tomba, ed attribuito a Smenkhkare, sia stato scambiato o confuso con quello di Akhenaten, ma questo mi sembra francamente improbabile.

I SUCCESSORI DI AKHENATEN: SMENKHKARE

Negli ultimi anni di regno Akhenaten associò al trono Smenkhkare. Non ci sono dubbi sul fatto che Smenkhkare occupò il trono, visto che, su un certo numero di piccoli oggetti, il suo nome è scritto all’interno di un cartiglio. Nulla si conosce, tuttavia, delle circostanze nelle quali salì al trono, né è noto per quanto tempo durò il suo regno. La stessa identità di Smenkhkare è dubbia. Harris suggerì perfino che doveva trattarsi di Nefertiti, che aveva di nuovo cambiato nome. Smenkhkare, infatti, viene talvolta chiamato Neferneferuaten, lo stesso nome che in precedenza era stato assegnato a Nefertiti. L’ipotesi dell’identificazione con Nefertiti trovò supporto anche in alcune raffigurazioni in cui Smenkhkare compare nelle stesse situazioni e con gli stessi atteggiamenti che erano caratteristici di Nefertiti. Tuttavia, un’iscrizione su una scatola trovata nella tomba di Tutankhamon sgombrò il campo da ogni dubbio dimostrando che Smenkhkare era un uomo e che era anche sposato. Lo scopritore della tomba di Tuthankhamon, Howard Carter, avanzò l’ipotesi che egli fosse figlio naturale di Akhenaten. Tra le tante ipotesi proposte sull’identità di Smenkhkare, possiamo segnalare anche quelle di Engelbach, secondo cui era il figlio di Amenofi III e di sua figlia Sitamun, e quella di Seele, che suggerì si trattasse del nipote, attraverso una coppia intermedia, di Amenofi III e di Ay (quest’ipotesi presupponeva anche che Smenkhkare e Tutankhamon fossero fratelli). L’unica cosa certa è che, come abbiamo già visto, Smenkhkare ed Akhenaten dovevano avere qualche rapporto di parentela. In ogni caso, i diritti al trono di Smenkhare vennero rafforzati mediante il matrimonio con Merytaten.

Smenkhkare ebbe un posto particolare negli affetti di Akhenaten, come è dimostrato dagli epiteti "amato da Neferkheprure" e "amato da Waenre" (cioè Akhenaten): evidentemente, negli affetti del re, Smenkhkare rimpiazzò Nefertiti tanto quanto lo fece Merytaten. Questo può far pensare ad un rapporto di tipo omosessuale, e a suffragio di ciò si potrebbero citare anche alcune scene in cui un re, presumibilmente Akhenaten, è raffigurato mentre abbraccia affettuosamente un secondo re, più giovane, che potrebbe essere Smenkhkare. Tuttavia, bisogna tener conto del fatto che i due erano, molto probabilmente, stretti parenti, ed un rapporto di questo tipo tra Akhenaten ed il più giovane fratellastro, o cugino, caratterizzato dall’uso dell’epiteto "amato da ...", potrebbe semplicemente riflettere la "filosofia dell’amore" tipica dell'epoca Amarniana.

Il primo anno di Smenkhkare coincise con l’anno 15 di Akhenaten. Per la cerimonia di incoronazione, venne frettolosamente aggiunta una "Sala dell’incoronazione" al palazzo di Amarna (i mattoni provenienti da questa sala portano il nome di Smenkhkare). Anche se non sono state rinvenute doppie date, è praticamente certo che Akhenaten e Smenkhkare regnarono insieme per un certo periodo, considerato che i loro nomi compaiono, assieme a quello di Merytaten, su una cassetta ritrovata nella tomba di Tutankhamun, oltre che su alcuni frammenti di stele. Una stele conservata a Berlino raffigura Akhenaten, con la doppia corona (ovvero la corona unita dell'Alto e del Basso Egitto), mentre abbraccia Smenkhkare, che a sua volta indossa la corona azzurra di guerra.

La più alta datazione per il regno di Smenkhkare è l’anno 3 riportato in un graffito proveniente da una tomba tebana. Il testo contiene una preghiera che un certo Pawah rivolse ad Amun perché gli restituisse la vista, e fa riferimento ad un tempio che Smenkhkare fece costruire a Tebe per il dio Amun. La cosa è alquanto sorprendente. La costruzione di un tempio dedicato all’odiato Amun difficilmente poteva essere accettata da Akhenaten, e questo ci fa pensare che Smenkhkare godette di un regno indipendente, sia pure molto breve, nel corso del quale abbandonò la politica religiosa del suo predecessore.

Alcuni studiosi, tra cui Gardiner e Aldred, hanno invece concluso che Smenkhkare non ebbe un regno indipendente. A sostegno di questa opinione è stata citata l’etichetta di una giara per miele, datata all’anno 1. La cifra risulta però scritta sopra un’altro numero, parzialmente cancellato, che quasi certamente era un 17. Dato che il reperto proviene da Amarna, l’anno 17 non può che riferirsi ad Akhenaten. Si tratta, evidentemente, del suo ultimo anno di regno, che corrisponde all’anno 1 di un nuovo sovrano, quasi certamente Tutankhamon, visto che Smenkhkare regnava già da qualche tempo.

Un’altra etichetta, pure datata dell’anno 1, reca l’indicazione "vino del palazzo di Smenkhkare, deceduto". Da questa seconda etichetta, ugualmente attribuita al regno di Tutankhamon, si è dedotto che Smenkhkare deve essere morto qualche tempo prima di Akhenaten.

Una soluzione alternativa consiste nell’ammettere che Smenkhkare venne nominato coreggente di Akhenaten pochi mesi prima della morte di quest’ultimo. In questo caso, la prima delle etichette citate potrebbe riferirsi al primo anno di regno di Smenkhkare. Questa ipotesi avrebbe anche il vantaggio di spiegare come Smenkhkare possa aver incominciato la costruzione di un tempio per Amun nel corso del suo terzo anno di regno, senza incorrere nelle ire di Akhenaten.

La maggior parte dell’equipaggiamento per la tomba di Tutankhamon era originariamente stato preparato per Smenkhkare, il cui nome venne cancellato. Di solito viene usato il suo prenome atenista di Akheperure, mentre sua moglie viene ancora chiamata Merytaten, per cui è evidente che queti pezzi vennero fabbricato durante l’epoca di Amarna, prima che Tutankhamon spostasse di nuovo la capitale.

TUTANKHAMUN

Tutankhamon, come abbiamo visto, successe a Smenkhkare (o ad Akhenaten) e regnò nove o dieci anni. Poco si conosce dei suoi legami di parentela: Carter ipotizzò che egli fosse figlio naturale di Akhenaten. Tuthankhamun stesso sostiene di essere figlio di Amenofi III, ma la cosa non è molto vincolante, poichè il termine "figlio" può avere, in questi casi, il significato di "discendente". Ciò nonostante, alcuni studiosi hanno ritenuto che questa affermazione vada presa alla lettera. Visto che Tuthankhamun morì quando era appena adolescente, è chiaro tuttavia che egli poteva essere figlio di Amenofi III solo nel caso si ipotizzi un lungo periodo di coreggenza tra quest’ultimo ed Akhenaten. Un’iscrizione invece attribuisce la paternità di Tuthankhamun ad Ay.

In ogni caso, i diritti al trono di Tutankhamun doveva essere molto forti, altrimenti, è difficile pensare che un ragazzo meno che adolescente potesse salire sul trono d’Egitto senza opposizioni. I suoi diritti vennero rafforzati mediante il metrimonio con Ankhesenpaaten, figlia di Akhenaten.

Numerose etichette da el-Amarna recano la data dell’anno 4, senza però indicare il sovrano. Poiché durante il quarto anno di Akhenaten la nuova città non era ancora stata costruita, questa data può essere attribuita solamente a Smenkhkare o a Tutankhamun. Alcuni studiosi ritengono quindi che la corte rimase ad Amarna per quattro anni almeno. Comunque sia, nel corso di questo regno le idee radicali di Akhenaten che caratterizzarono l’epoca di el-Amarna vennero definitivamente ripudiate. La corte abbandonò Amarna per trasferirsi a Menfi, seguita nel giro di pochi anni da tutti gli abitanti. La nuova città venne rapidamente abbandonata. Il re cambiò il suo nome originario Tutankhaten in Tutankhamun, così come fece la regina, che d’ora in poi sarà chiamata Ankhesenpaamun. Una stele eretta nei pressi del terzo pilone del tempio di Amun a Karnak mostra Tutankhamun mentre sacrifica ad Amun e Mut. La "stele della restaurazione", che venne in seguito usurpata da Horemheb, parla dell’abbandono dei vecchi templi, della mancanza di culto e delle sofferenze della popolazione causate dalle scelte di Akhenaten.


Written by Marco De Odorico marcodeo-at-libero.it in 1995 (revised & edited 2001)
This page was first published on the web on Oct. 7, 2001
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