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9.4 Carsismo
Fig. 310. Sistema carsico
Un
sistema carsico
e` un sistema integrato di trasferimento di massa in rocce solubili con una
struttura di permeabilita` dominata da condotti di dissoluzione della
roccia e organizzata per facilitare la circolazione del fluido
[
658] [
665] .
Lo studio di un sistema carsico e` molto complesso e richiede una grande
attenzione a molti dettagli, reperibili con osservazioni sul campo
o in grotta, analisi di laboratorio,
informazioni rilevate da istituti, e ricerche bibliografiche:
- dati climatici: insolazione, precipitazioni;
- dati idrometrici: posizione e portata delle risorgenze e delle
perdite (entrambe sia perenni che temporanee);
- dati idrochimici: analisi fisico-chimiche delle acque,
test con traccianti;
- dati speleologici: elenco di cavita` e loro circolazione idrica;
- dati geologici: analisi strutturale e litologica delle rocce
(carte geologiche ed osservazioni in situ), per risalire alla geometria
delle condizioni al contorno del sistema;
- dati antropici (inquinamento);
- dati idrogeologici (studi universitari).
I sistemi carsici possono essere schematizzati in base
alla organizzazione spaziale e alla idrogeologia (circolazione delle acque)
[
705] [
706] :
- epicarso, zona superiore di assorbimento superficiale;
- zona di trasferimento verticale;
- zona epifreatica;
- zona di trasferimento orizzontale;
- falda allagata.
Modelli
|
Classi
|
Basso grado
|
scarsa solubilita` della roccia,
abbondante residuo insolubile, stratificazione fitta,
fessurazione reticolare
|
Morfologia a carso coperto
|
scarsi affioramenti, grizie (campi di pietrisco),
poche doline di tipo "piatto" con bordi arrotondati
|
Morfologia a denti
|
affioramenti a punte, allineati lungo la stratificazione,
grizie, e molte doline piatte, con bordi pronunciati
|
Medio grado
|
solubilita` normale, limitato residuo insolubile,
stratificazione decimetrica, fessurazione pluridecinetrica
|
Morfologia a strati
|
affioramenti continui di testate, con accentuati fenomeni dissolutivi
(solcature e vaschette), doline a fianchi acclivi,
presenza di terra rossa
|
Alto grado
|
buona solubilita`, scarso residuo,
stratificazione metrica, fessurazione plurimetrica
|
Morfologia a strati, e blocchi
|
affioramenti di testate e blocchi isolati,
contiuita` laterale dell'affioramento, giunti di stratificazione,
e piani di fessurazione. fenomeni di dissoluzione superficiale
(solcature, fori vasche)
|
Morfologia a banchi e blocchi
|
potenti strati e banchi, continuita` laterale degli affioramenti,
campi solcati, frequenti doline a imbuto
|
9.4.0.1 Epicarso
L'epicarso e` la zona superiore di una formazione carsica, dello
spessore varaiabile da pochi metri a 10-15 m [
707] [
708] .
In base al grado
di evoluzione si distinguono epicarsi incipienti, giovani, maturi e
vecchi. Questi variano per la rilevanza dei diversi fattori che
caratterizzano l'epicarso, e ne determinano l'evoluzione.
- composizione della roccia, struttura e tessitura.
- litostratigrafia e struttura tettonica.
- clima e agenti atmosferici (di cui la dissoluzione ha un ruolo
predominante).
- permeabilita` e organizzazione del sistema di trasporto idrico.
Il rilascio degli sforzi produce allargamento di fessure esistenti, quando
e` lento, e formazione di nuove, se e` veloce. Questo produce delle
condizioni iniziale per la permeabilita` distinte da quelle della roccia
sottostante.
- flusso laterale, verso le fessure piu` penetranti, poiche`
il numero delle fessure decresce con la profondita`, fino alla zonai
vadosa, dove iniziano i condotti verticali.
- porosita`. Variabile da 1 a 10 % mentre quella della roccia varia
da 0.005 a 0.5
- conduttivita` idraulica due o tre ordini di grandezza superiore a
quella della zona vadosa, ma non e` omogenea poiche` le fessure tendono
a concentrarsi con la profondita`. Aumenta con l'evoluzione dell'epicarso.
- capacita` di accumulo idrico. Dipende dal numero dei condotti
verso la zona vadosa e dalla porosita` dell'epicarso. Diminuisce con
l'evoluzione dell'epicarso.
- topografia e rilievo.
- copertura: presenza e spessore del suolo o caprock, e sua
evoluzione.
- contatto con la zona vadosa.
L'epicarso svolge una azione di tamponamento verso la zona vadosa, per
le precipitazioni.
Sulle aree carsiche il flusso superficiale e` generalmente scarso, e
l'acqua scorre all'interno dell'epicarso, concentrandosi verso le fessure
che portano alla zona vadosa, in cui il flusso si focalizza nei
condotti verticali (percolazione rapida). Questa acqua risulta sottosatura
e quindi aggressiva. C'e` anche una percolazione lenta dall'acquifero
epicarsico verso la zona vadosa, pero` questa acqua e` sovrassatura
(dato che rimane a lungo nell'epicarso).
Tale flusso da` un contributo minore al sistema carsico.
La concentrazione del flusso alla base dell'epicarso genera i pozzi della
zona vadosa alta. La percolazione nell'epicarso sopra un pozzo e` piu`
veloce che altrove. Cio` favorisce l'allargamento delle fessure e una
maggior carsificazione, con la formazione di karren,
doline di collasso, e ingressi a pozzo.
I pozzi della zona vadosa alta si allargano per dissoluzione delle pareti:
l'acqua passando in condizioni aperte diventa piu` aggressiva.
Piu` in profondita` anche l'erosione diventa rilevante.
Pozzi di origine tettonica terminano con laminatoi interstrato, o
meandri lungo fessure verticali. Pozzi epicarsici hanno il fondo generalmente
con massi crollati. Relativamente pochi permettono di accedere alle parti
profonde.
L'epicarso ha un ruolo fondamentale nell'intrappolare il vapor acqueo di
condensazione soprattutto nella stagione calda in cui prevale il flusso
entrante e il vapore condensa nell'epicarso.
Nella stagione fredda si ha condensazione quando l'aria uscente arriva
all'epicarsi e si raffredda.
9.4.1 Caratteristiche dei paesaggi carsici
Nelle regioni temperate i paesaggi carsici sono caratterizzati da una
grande aridita`. La dissoluzione chimica alla superficie (denudazione
carsica) ed il trasporto sotterraneo sono i due fenomeni che caratterizzano
i paesaggi carsici [
709] [
710] .
La superficie rocciosa e` lavorata dall'acqua e
notevolmente fessurata [
711] [
712] [
713] [
714]
[
715] .
La forme esterne sono
determinate da una mancanza di idrografia superficiale [
716]
[
717]
- conche di assorbimento (doline), inghiottitoi, e pozzi;
- valli incise con pareti ripide (forre), valli cieche;
- conche (doline) a forma di piatto, scodella, imbuto o pozzo;
- conche chiuse di grandi dimensioni (polje [718] ) con depositi
alluvionali ed eluvionali (residui insolubili dell'erosione carsica -
terre rosse);
- campi solcati (karren o lapiez), con scannellature (grize; larghe 1-4 cm),
solchi (docce; larghe piu` di 5 cm),
vaschette di corrosione (kamenitze), impronte,
fori carsici, crepacci (grike e trincee) e lame dentate,
- colline cupoliformi o coniche e torrioni di roccia (nei carsi tropicali).
I fattori che determinano i fenomeni carsisi superficiali sono gli agenti,
i fattori passivi e quelli attivi [
719] .
Gli agenti possono essere
chimici (acqua, CO
2), fisici (gelo) e biologici (microorganismi).
I fattori passivi sono la litologia (determina la solubilita`), le
discontinuita` (faglie, fratture, giunti di strato), la giacitura degli
strati e la morfologia (inclinazione).
I fattori attivi sono il clima (precipitazioni, temperatura), i
microclima e la vegetazione.
Fig. 311. Doline: morfologia
Le doline [
710] [
720] sono depressioni il cui
fondo e` spesso coperto da depositi insolubili (terrerosse).
L'acqua meteorica riempie
queste depressioni e defluisce attraverso aperture (ponor)
vicine alle pareti.
Le caratteristiche morfometriche delle doline sono il diametro maggiore,
il diametro minore, la profondita`, le direzioni dei diametri,
le inclinazioni dei versanti.
La forma delle doline dipende da molti fattori, varia da una forma ad
imbuto ad una forma a fondo piatto con bordi ripidi.
Le doline possono essere classificate in base a [
721]
- parametri geometrici: diametro, area, perimetro, profondita`, etc.
- genesi: soluzione, subsidenza, crollo
- contesto topografico: valle, plateau, pendio, etc.
- contesto geologico: litologia, struttura
- clima: periglaciale, temperato, tropicale, etc.
Una pletora di parametri morfometrici puo` essere definita per classificare
le doline in base alle caratteristiche morfometriche. In particolare si
puo` considerare la densita` numerica di doline (per Km
2) oppure
percentuale di area coperta dalle doline.
La distribuzione delle doline in funziona del diametro e` esponenziale,
N(d) = No exp( - K d )
dove il fattore
K varia con le condizioni geografiche, ma
dipende poco dalla litologia [
722] .
In base al meccanismo genetico, si distinguono sei tipi di doline [
723]
(v. tabella sotto), anche se in pratica le doline sono poligenetiche,
e raramente dovute ad un solo meccanismo [
724] [
725] .
Tipo |
|
Forma |
Dimensione |
|
subsidenza (soffusion)
|
evacuazione graduale della copertura
|
depressioni a imbuto
|
10 m
|
|
dropout
|
evacuazione da sotto della copertura, con collasso
|
depressioni a cilindro
|
|
|
collasso (collapse)
|
crollo della copertura rocciosa carsificabile
o di sedimenti
|
cilindrica, subcilindrica
|
100 m
|
|
caprock
|
crollo della copertura rocciosa e sedimenti
|
subcilindrica
|
100 m
|
|
dissoluzione (solution)
|
chimica (carbonati) o fisica (evaporiti)
|
tazza, piatto, imbuto
|
1 Km
|
|
subsidenza regionale (buried)
|
dissoluzione graduale del substrato carsificabile
|
superficie ondulata, con depressioni
|
10 Km
|
|
Lo sviluppo delle doline di dissoluzione
dipende dal volume di solvente (acqua) e dalla
concentrazione di soluto (solubilita`).
L'acqua che entra nell'epicarso viene convogliata verso i punti di
drenaggio. Percio` la dissoluzione e` piu` concentrata verso tali
punti, in corrispondenza dei quali si formano le doline.
In calcari fessurati e a stratificazione sottile le doline di
dissoluzione sono piccole e frequenti.
In calcari potentemente stratificati e compatti
la dissoluzione e` concentrata, per cui si forma una ristretta zona
di assorbimento (dolina a pozzo) e le doline sono piu` grandi.
Il tempo di formazione delle doline di dissoluzione e` dell'ordine di
100000 anni.
Quando gli strati sono orizontali le doline di dissoluzione
hanno forma tondeggiante e fondo piatto. Se gli strati sono inclinati
la doline presentano una forma allungata con un versante piu`
scosceso nella direzione di affondamento degli strati.
Sui versanti a monte prevale l'attivita` di dissoluzione mentre a
valle si accumulano i riempimenti.
Doline di dissoluzione subdetritica si formano con la
dissoluzione dei calcari sottostanti a depositi (alluvionali o morenici).
Le doline di crollo sono causate dal crollo di una sottostante cavita`,
per motivi tettonici, tellurici, o cedimento meccanico.
Il collasso puo` essere indotto dalla crescita della cavita` verso l'alto
o dalla diminuzione della copertura.
Appena formate hanno una forma cilindrica che diviene subcilindrica
o a tazza con la dissoluzione dei versanti.
Possono avere un lago sul fondo (se arrivano al livello di falda).
Quando gli strati sono orizzontali si ha generalmente una forma tondeggiante.
Se i materiali di crollo non arrivano a riempire la cavita` si hanno
doline a forma di clessidra.
Nel caso di strati inclinati, il crollo avviene con scivolamento degli
strati verso l'interno (dislocazione).
La resistenza la collasso dello strato superficiale dipende da diversi
fattori: spessore, dimensione, composizione della roccia, sforzi di
compressione, compattezza e fessurazione.
Un fattore che riduce la tenta del soffitto e` l'abbassamento del
livello di falda, per il venir meno della spinta idrostatica.
Il crollo di una cavita` sotterranea arriva a formare una dolina, se questa
non e` troppo profonda. I materiali di crollo hanno una porosita` di volume
p causata dei vuoti che si formano.
Per avere una dolina il volume della colonna sopra la sala V
s=
A H
deve essere inferiore a quello occupato dal materiale collassato
V
r=
A (H- h), dove
H e` la profondita` della cavita`
e
h e` la sua altezza
H <
(1 + p)(H - h) [
722] , quindi
(1 + p) h >p H
Grandi doline di collasso sono i tiankeng: depressioni generalmente ovali dal
diametro ter i 100 e i 1000 m, profonde centinaia di metri, e con pareti
verticali. La loro orogine e` legata alla presenza di grandi vuoti sotterranei
(fiumi sotterranei); il collasso avviene in corrispondenza di grandi sale
o di giunzioni [
726] [
727] .
Le doline di subsidenza sono doline in depositi non consolidati,
che vengono evacuati attraverso il sistema carsico sottostante.
I sinkholes sono depressioni
dovute allo sprofondamento improvviso legato ad un fenomeno carsico.
Il fenomeno si manifesta con la formazione improvvisa di una voragine
in aree di pianura pedemontana, in prossimita` di un rilievo calcareo
o comunque soggetto a carsismo. Le aree in cui si formano sono quindi
le fasce marginali di massicci montuosi, dove il substrato calcareo
si immerge sotto i sedimenti, ed e` suddiviso in blocchi delimitati da
intersezioni di sistemi di fratture.
La presenza di discontinuita` tettoniche, che possono essere anche molto
estese in profondita`, puo` provocare la risalita di fluidi idrotermali
che si mescolano con le acque della falda carsica, dando acque ricche
di H2S e SO2.
Gli inghiottitoi
(o grotte assorbenti) si trovano spesso alle estremita` di piccole
valli incise nel paesaggio (valli cieche).
Si distinguono due tipologie di inghiottitoi: diretti e inversi,
a seconda della genesi che si riflette sulle morfologie presenti
[
728] .
Inghiottitoi diretti sono originati quando il flusso di corsi d'acqua
segue una via di drenaggio sotterranea. Hanno un andamento suborizontale
e presentano morfologie erosive fluviali, con marmitte e quinte.
Spesso hanno depositi di materiali alloctoni.
Le condizioni che ne favoriscono lo sviluppo sono una forte portata
e una stratificazione suborizzontale con orizzonti impermeabili.
Gli inghiottitoi inversi sono originati dalle acque di percolazione
per allargamento di cavita` ed il loro seguente congiungimento.
Hanno frequenti strutture verticali (pozzi e camini ciechi) e
morfologie di percolazione (scannalature, ...). Sono favoriti da
portate ridotte, calcari compatti (prevalenza di diaclasi sugli
interstrati) e grand spessore della zona vadosa.
Il meccanismo genetico e` l'erosione inversa.
Gli inghiottitoi inversi possono dar luogo a retroversione del flusso,
cioe` cambiamento della direzione di scorrimento del flusso sotterraneo
rispetto a quello superficiale, oppure tra due parti del flusso ipogeo.
Le sorgenti
sono punti in cui l'acqua esce dall'acquifero sotterraneo in flussi
concentrati o diffusi.
Queste si trovano solitamente a monte di
profonde incisioni (forre)
I campi solcati, o karren,
sono campi di pietra con fosse allineate su grandi fratture e pozzi a neve.
Superficialmente si possono trovare canali, detti docce,
incisioni (sovente sinuose)
della roccia dovute allo scorrimento dell'acqua piovana.
La profondita` e l'affilatura dei setti divisori e` indice del grado
di purezza del calcare.
Sui lati dei setti divisori si possono formare solchi secondari.
Gli abissi (pozzi verticali)
si formano per sprofondamento di vuoti sottostanti,
corrosione ed erosione, e per approfondimento del nevaio
(pozzi a neve).
I pozzi a neve si aprono in presenza di diaclasi verticali,
nei bacini assorbenti dei sistemi carsici,
sopra una certa quota (1500-2000 m), dove la superficie non ha molta
pendenza e l'assorbimento e` disperso [
729] .
La loro forma e` sovente allungata nella direzione della diaclasi,
ed hanno pareti verticali. Il fondo ha un accumulo di neve e/o ghiaccio che
ricopre detrito minuto. Generalmente c'e` una pccola fessura, impostata
lungo la diaclasi, che drena l'acqua di scioglimento.
Oltre una certa profondita` l'azione corrosiva dell'acqua si esercita
prevalentemente sul fondo, per cui il pozzo si approfondisce con
pareti verticali. La profondita` massima e` di poche decine di metri.
Oltre, l'accumulo di neve non riceve abbastanza calore dall'esterno
e la fusione avviene solo da sotto ove, in assenza di CO2, l'acqua
non e` corrosiva.
I pilastri (o torrioni) sono residui di
erosione di gran parte di un massiccio.
La loro origine e` probabilmente dovuta alla presenza di blocchi piu` compatti
e quindi piu` resistenti alla dissoluzione, oppure alla presenza di coperture
che hanno protetto i sottostanti calcari.
Uvale sono grosse depressioni
allungate e piu` o meno ramificate, i cui bordi sembrano cerchi
compenetrantesi.
Hanno forma lineare quando le doline sono allineate lungo una frattura
predominante.
Sono formate da piu` doline che crescendo si uniscono. La doline a dimensioni
maggiori sono quelle che catturano le altre piu` piccole.
Polije sono grossi avvallamenti
di dimensioni chilometriche in cui non esiste una idrografia ben sviluppata
poiche` l'acqua tende ad inoltrarsi nel sottosuolo. Possono allagarsi
temporaneamente in condizioni di grande apporto di acque meteoriche.
9.4.2 Tipologia delle cavita`
Le cavita` si distinguono in [
730]
- cavita` tettoniche;
- di sfondamento;
- di assorbimento;
- di emissione (risorgenze).
Le prime sono diaclasi o contatti di stratificazione aperti e si
formano indipendentemente dall'azione dell'acqua.
Le diaclasi sono tipiche delle cuspidi delle anticlinali.
I contatti di stratificazione aperti esistono prevalentemente
quando gli strati sono disposti quasi verticalmente.
Fig. 312. Pozzi di sfondamento
I pozzi di sfondamento sono dovuti al crollo degli strati causati
dall'erosione, dal di sotto, dell'acqua [
731] [
732] .
Hanno una forma a cupola sormontata da un cono di sfondamento.
Le cavita` di assorbimento sono il risultato di infiltrazione di acqua
lungo percorsi che andarono ampliandosi, per erosione, col tempo.
Sono essenzialmente dovute alla corrosione chimica dell'acqua.
9.4.3 Formazione delle grotte
La formazione delle cavita` viene descritta dal termine
speleogenesi [
733] [
734] [
675] [
735] [
714] .
Si chiama speleopoiesi il
riempimento delle cavita`, con depositi meccanici (sedimenti),
chimici (concrezioni), e biologici (guano).
Il principale agente carsogeno di erosione e` l'acqua.
La quantita` di precipitazione annua e` il fattore piu` importante che
determina il tasso di ablazione,
cioe` quanta roccia viene corrosa
all'anno (si misura in m3/km2anno).
La presenza di vegetazione e` un essenziale catalizzatore dell'erosione,
in quanto l'acqua puo` sciogliere il calcare solo se e` ricca di
anidride carbonica.
Un terzo elemento essenziale per la formazione di grotte e` la presenza
del rilievo. L'acqua deve avere sufficiente energia per drenare
i residui dell'erosione.
L'erosione carsica produce residui e riduzione del rilievo.
Entrambi questi fattori concorrono a inibire la carsificazione.
La deformazione delle rocce carbonatiche compatte e rigide
provoca la formazione di
un fitto reticolo di microfratture che rendono la massa rocciosa
permeabile. Anche se di dimensioni microscopiche il loro volume e`
grande ed esse costituiscono il serbatoio idrico di un massiccio
carsico.
L'acqua circolando fra le fratture dissolve la roccia e le allarga.
A questo punto si innesca un processo di selezione, per cui l'acqua
tende a scorrere nelle fratture piu` grandi favorendone l'ulteriore
allargamento. In tal modo si creano i condotti (gallerie).
Fig. 313. Sistema a piu` livelli
L'evoluzione di un sistema carsico e` un problema molto complesso.
Dal punto di vista idrico un sistema carsico si trova in una condizione
di quasi-equilibrio con le zone circostanti (valli alluvionali, laghi, mare).
Il livello di base puo` salire o scendere a seconda dell'evoluzione
geologica del sistema (emersione del massiccio, erosione), e del clima
generale.
La rete dei condotti di un sistema carsico puo` presentare dunque vari livelli
di sviluppo, corrispondenti a differenti fasi della evoluzione della
roccia. I livelli piu` elevati sono in genere livelli fossili, piu` antichi
e meno interessati dal flusso attuale,
quelli piu` profondi, piu` recenti e allagati.
Pero` puo` anche avvenire un riempimento con depositi dei livelli profondi con
un ringiovanimento di antichi livelli superiori, o uno sviluppo di livelli
superiori.
Le morfologie delle diverse zone di un sistema sono:
- zone di assorbimento.
In questa zona la roccia risulta decompressa, con fessure aperte.
L'acqua presente e` ricca di CO2,
quindi l'erosione e` intensa,
lo scorrimento prevalentemente verticale, attraverso molte
fratture e piccoli condotti. Questa zona puo` accumulare molta acqua
tamponando le precipitazioni violente.
- zona di trasferimento verticale; con pozzi a campana, erosi
e scavati (scallops e marmitte) dall'acqua. I pozzi sono spesso collegati da
meandri. I condotti fossili sono ingombri di depositi (argilla, sabbia,
ghiaia) e concrezioni. Possono esserci anche frane.
- zona di trasferimento orizzontale aerato
(vadoso); generata probabilmente
dall'alterno regime di piene per erosione meccanica ed idraulica.
Le gallerie in cui l'acqua scorre a pelo libero sono piu` alte che larghe,
con la parte alta piu` grossa (generatasi in regime di conduzione forzata).
Possono presentare scallops sulle pareti (le dimensioni degli scallops
sono inversamente proporzionali alla velocita` dell'acqua)
- zone allagata permanentemente
(freatico, dal greco frear, pozzo);
anche in questa zona l'acqua
puo` essere corrosiva, o perche` arriva non satura di calcite o
perche` le condizioni fisiche (temperature e pressione) cambiano.
I condotti allagati (condotte forzate) sono pressoche` cilindrici
(singenetici).
Quando il fondo e` riempito da detriti possono dar luogo a
incisioni meandrizzanti a forma di 'U' rovesciata
osservabili sui soffitti della galleria, detti canali di volta
(condotti paragenetici).
- zona epifreatica;
e` la regione intermedia fra la zona freatica e quella vadosa.
Corrisponde alle oscillazione del livello dell'acqua nella falda dovute
all'alternarsi dell'apporto idrico con periodi di piena e magra.
E` pertanto alternativamente allagata o libera dall'acqua, ed e`
caratterizzata da una forte erosione chimica e meccanica.
Nelle regioni carsiche coperte di doline l'acqua penetra lentamente e dissolve
la roccia superficiale. Quindi arriva nella zone di trasferimento
verticale ricca di carbonati e deposita molte concrezioni quando la
CO2 lascia la soluzione al contatto con l'aria.
Sui campi solcati l'acqua penetra velocemente in profondita` dove crea
pozzi a diaclasi.
Nell'erosione in regime freatico
le condotte sono completamente allagate, e l'erosione
ha luogo su tutta la superficie del condotto. La crescita della galleria
avviene in modo uniforme, con differenziamenti dovuti solo a disomogeneita`
della roccia (per esempio, giunti di strato).
Pertanto la condotta tende ad assumere una forma rotondeggiante
o ellissoidale.
Nell'erosione di tipo vadoso
l'acqua scorre nella parte bassa della galleria
e ne produce un continuo approfondimento, e la galleria assume una forma
approfondita, con una sezione verticale piu` o meno regolare a seconda
delle disomogeineita` della roccia.
La zona epifreatica e`
particolarmente importante per la formazione di grossi condotti.
Essa viene sommersa in occasione di piene in cui
l'apporto di acqua non riesce ad essere smaltito dai condotti
della falda sottostante.
Queste acque contengono pochi sali disciolti
poiche` hanno attraversato il sistema velocemente, e sono quindi molto
aggressive ed dissolvono la roccia per erosione chimica.
La messa in carico (dovuta alla presenza dell'acqua) provoca anche
un allargamento delle porosita` della roccia (gli sforzi meccanici vengono,
in parte, trasmessi all'acqua),
facilitando il movimento dell'acqua dentro e fuori dalla roccia,
e aumentando quindi gli effetti della corrosione.
A tutto cio` si deve aggiungere l'effetto di erosione meccanica dovuto alle
particelle trasportate dall'acqua in sospensione.
Infine durante il deflusso della piena le pareti sono ricoperte da una
pellicola di acqua che si trova a contatto con un ambiente i
relativamente ricco di CO2.
Le morfologie di questi effetti sono pozzi e condotti suborizzontali
a forma di tubo, frequentemente ricorperti da argille di decantazione.
Indicatori del regime alterno di carico e svuotamento sono:
- concrezioni profilate: appuntite nella direzione di arrivo del
flusso d'acqua;
- "pini" d'argilla, alti pochi centimetri;
- stalagmiti d'argilla, dovute al gocciolamento dal soffitto di
acqua argillosa e sua decantazione;
- imbuti di deflusso, depressioni imbutiformi in corrispondenza di
punti di deflusso sotterreneo;
- argille a "pettine", con canalicoli di ruscellamento a "V";
- ciotoli d'argilla;
- scanalature verticali nei banchi dei depositi d'argilla;
- cupole emisferiche, dovute alla caduta di goccie su un piano d'argilla
abbastanza fluido.
I residui della dissoluzione della roccia calcarea variano a seconda
del grado di purezza della roccia.
In genere costituiscono il 2 - 5% in volume della roccia originaria
(e non sono sufficienti ad ostruire le cavita` formatesi).
Possono essere di varia natura; per ordine d'importanze si hanno
residui argillosi (argille piu` o meno ricche di ferro),
silicati (di alluminio), gessi, fosfati, feldspati, ed altri
minerali.
Si tratta delle terre rosse che si concentrano in cavita`
formatesi per dissoluzione.
9.4.4 Morfologia delle cavita`
Le forme morfologiche macroscopiche
delle grotte comprendono pozzi (vuoti ad andamento
essenzialmente verticale), gallerie (cavita` ad andamento perlopiu`
orizzontale o suborizzontale) e grandi sale [
710] .
Le morfologie sono determinate dal tipo di agente (acqua, aria) e
azione (corrosione, erosione) e dalle condizioni litologiche
(compattezza ed omogeneita` della roccia), tettoniche (giacitura,
fittezza e larghezza della fratturazione), topografiche (lunghezza,
inclinazione dei condotti ed eventuale copertura del fondo), e
idrologiche (aggressivita`, portata, trasporto di solidi, velocita` e
regime degli agenti) [
736] .
9.4.4.1 Pozzi
I pozzi sono forme di drenaggio verticale.
Possono avere sezione cilindrica o allungata.
Quando attraversano strati sovrapposti di natura differente
la diversa resistenza delle rocce alla corrosione porta
a differenza di rilievo degli strati.
Le pareti sono liscie, o intagliate da numerosi canalicoli verticali
corrispondenti a linee di ruscellamento (corrosione per
ruscellamento).
Alla base dei pozzi a cielo aperto si trovano in genere blocchi
di crollo (o di origine esterna).
I pozzi nelle zone profonde hanno il fondo in roccia, o coperto di
argilla e ciotoli.
Fig. 314. Pozzi
I pozzi possono essere classificati per tipologia:
- pozzi a cascata;
si formano quando l'acqua si approfondisce lungo
una discontinuita` subverticale. Hanno una morfologia tipicamente
a campana. Le cascate creano in genere pozzi con sezione semicircolare
o ellittica per l'acqua spruzzata.
- fusoidi; si formano per erosione inversa, per miscela di
acque e successivi crolli [731] .
- pozzi misti presentano morfologie intermedie.
Si formano per evoluzione da fusoide a pozzo cascata per cattura di corsi
d'acqua sovrastanti, oppure per erosione inversa a partire da un pozzo
cascata.
- Duomi (o cupole) si formano quando il flusso d'acqua
proveniente da una fessura a soffitto
non e` sufficiente a produrre una cascata, percio` scorre lungo le
pareti. L'acqua rimane aggressiva per pochi metri percio` si ha erosione
del soffitto intorno al punto di sbocco verso l'alto.
Hanno in genere sezione circolare e presentano incisioni dovuto allo
scorrimento d'acqua.
Nella genesi dei pozzi i fattori meccanici intervengono poco:
lo sforzo radiale e' nullo, quello tangenziale verticale e'
pari alla pressione della roccia sovrastante, e quello
tangenziale orizzontale e' circa il doppio di questa pressione.
I pozzi a campana, percorsi da correnti attive piu` o meno intense,
si formano per erosione meccanica e chimica della roccia.
L'erosione e` tanto piu` intensa quanto piu` elevata e` l'energia
cinetica dell'acqua nebulizzata. Quest'ultima
(proporzionale al quadrato della velocita` di caduta dell'acqua)
aumenta inizialmente quadraticamente con la profondita`
del pozzo, per poi stabilizzarsi (quando l'accelerazione
dell'acqua e` compensata dall'effetto frenante dell'aria).
Ne risulta la tipica forma dei pozzi svasati nella parte
sommitale.
Questa localizzazione della energia meccanica favorisce
l'evoluzione di punti di caduta verticale dell'acqua (pozzi)
abbastanza ampi collegati fra loro da piccole gallerie in cui
l'acqua scorre in regime vadoso (meandri).
Quindi di sistemi a tipologia "pozzo-meandro-pozzo".
9.4.4.2 Gallerie
Le galleria sono i "collettori" ad andamento predominante
orizzontale del sistema carsico.
Risultano dall'allargamento di giunti di strato o diaclasi.
In condizioni vadose l'acqua puo` essere sia corrosiva, se contiene meno
CO2 dell'aria, che concrezionante, se ne contiene di piu`.
Il secondo caso e` piu` comune, percio` lo sviluppo dei condotti vadosi
e` dovuto piu` all'erosione che alla dissoluzione.
Le gallerie singenetiche non hanno riempimenti, tuttalpiu'
possono esserci depositi limo-argillosi sul suolo.
Le pareti sono liscie e pulite in caso di circolazione rapida.
Possono avere elementi insolubili in rilievo (noduli e lame
di selce, fossili), e cupole di erosione.
Le pareti di gallerie di grandi dimensioni sono sovente
coperte con scallops d'erosione di piccole dimensioni.
Quando il regime idrico diviene a pelo libero, il fondo
e' intagliato e si formano marmitte. Il profilo della galleria
assume un aspetto a buco di serratura.
La presenza di copertura argillosa su pareti e fondo
protegge la roccia dall'erosione.
Le marmitte sono morfologie erosive.
Marmitte di evorsione si formano in condotte sia freatiche che vadose
a causa dei vortici che fanno rotolare ciotoli. Marmitte inverse
(caldaie) possono essere presenti
sulla volta delle gallerie e sono generalmente dovute a corrosione per
miscela, quindi sono tipiche di flussi freatici.
Le strutture alveolari sulle pareti (scallops, o "colpi di sgorbia")
sono causati da fenomeni dissolutivi.
Lo scalzamento, asportazione di cemento meno compatto, risulta in
morfologie a blocchi di crollo.
In un sistema carsico si hanno sovente gallerie singenetiche
nella parte a monte e gallerie paragenetiche nella parte bassa
corrispondente ad una zona di decantazione.
L'interruzione del regime idrico di un sistema di gallerie
comporta delle modifiche che ne nascondono i caratteri
singenetico o paragenetico:
- decompressione locale;
- crolli;
- deposizione di carbonato di calcio (concrezioni).
Fig. 315. Gallerie
Le gallerie sono riconducibili a varie differenti morfologie.
- galleria di interstrato;
hanno sezione angusta, generalmente
rettangolare o trapezioidale. Il pavimento e` frequentamente costituito
da letti di selce.
Quando sono molto basse vengono chiamate laminatoi.
- gallerie freatiche;
hanno sezione circolare o ellittica con
diametro da decine di centimetri ad alcuni metri.
Sono impostati lungo elementi strutturali, e presentano microforme
di grossi scallops indice di flusso lento.
- meandri vadosi;
Sono larghi da pochi centimetri a qualche metro, e alti da pochi decimetri
a centinaia di metri.
Nelle gallerie vadose l'acqua scorre a pelo libero e
l'espansione e` guidata dalla gravita`, percio` avviene
verso il basso o lateralmente (regime vadoso).
In particolare nelle gallerie a buco di serratura si riconosce
nella parte alta formante la primitiva condotta freatica.
- gallerie a marmitte;
caratterizzate da bruschi ed irregolari cambi
di sezione con frequenti marmitte.
- forre e meandri;
gallerie molto alte, con pareti verticali e parallele. Formatesi
presumibilmente in condizioni vadose.
- gallerie e sale di crollo sono molto ampie, e presentano nicchie di
distacco sulle pareti e sul soffitto, con superfici nette e non lavorate
dall'acqua. Il pavimento e` ingombro di massi di crollo e la volta
e` ad arco.
Gallerie epifreatiche si sviluppano intorno al livello piezometrico.
In esse il movimento dell'acqua e` piu` rapido, per cui gli scallops
sono piu` piccoli che nei tubi freatici. Spesso questi sono piu`
piccoli sul soffitto che sulle pareti.
Le curve del meandro migrano seguendo
il flusso idrico mentre il meandro si approfondisce, percio` le pareti
presentano curvature a semicilindro con asse che si immerge
nella direzione del flusso (meandro di approfondimento vadoso).
Quando invece il meandro e` formato per erosione a ritroso a partire da
una punto a ginocchio le pareti sono verticali.
La diminuzione della portata idrica determina una diminuzione della
larghezza delle oscillazioni del meandro e della sua ampiezza.
L'accumulazione di sedimenti e detriti alla base favorisce l'erosione
verso i lati (dipendentemente dalle condizioni geologiche).
9.4.4.3 Grandi sale
Le sale di sfondamento sono dovute al crollo della volta dove la
corrente d'acqua ha allargato notevolmente il condotto forzato
intorno ad un contatto di strati.
Il principale fattore strutturale all'origine delle grandi sale
e' l'esistenza di piu' fasci di diaclasi localizzate nello stesso
piano o sovrapposte.
Anche variazioni litologiche (differenze di rocce) possono favorire
lo sviluppo di sale.
Le grandi sale si sviluppano quindi in zone con reticoli
di diaclasi (grotte labirintiche) per dissoluzione di blocchi
isolati.
Quando le dimensioni della sala superano il limite di portata
della volta si hanno crolli. La cavita' cresce verso l'alto
mentre il fondo della sala e' ingombro di massi di crollo.
Il profilo della volta assume una forma cupola caratteristica
dell'equilibrio degli sforzi meccanici.
La stabilita` delle cavita` e` approfondita nella
App. 10.H
.
L'allargamento della cavita' corrisponde ad una diminuzione
della circolazione: le sale favoriscono la decantazione delle
acque per diminuzione della velocita'
(sedimentazione deltaica).
9.4.5 Sorgenti
Le superfici dei massicci calcarei sia aridi che coperti di vegetazione
sono sempre rocciose e scarse di acque superficiali.
I punti o le zone dove l'acqua di infiltrazione ritorna in superficie
si chiamano sorgenti o emergenze.
Si parla di risorgenti
per indicare i punti in cui riappaiono acque provenienti, in parte, da
perdite di corsi d'acqua superficiali.
Sorgenti fossili si possono trovare alle quote alte, mentre alle quote piu`
basse si trovano sorgenti attive,
temporanee (dette sorgenti di troppo pieno),
che si attivano solo in occasione di grosse precipitazioni),
o permanenti.
Le sorgenti possono avere
una galleria percorribile in cui l'acqua che scorre a pelo libero,
puo` essere seguita
fino a che la via non e` ostruita da frane, o termina su un sifone.
Oppure le sorgenti possono essere sepolte (sotto coperture semipermeabili),
sifonanti (datte fontane o valclusiane),
subacquee (sottomarine o sublacustri) o in subalveo di fiumi e torrenti.
Nelle zone di emergenza si possono verificare condizioni di distensione
nell'ammasso roccioso che inducono fratture di rilascio.
Queste intersecano i condotti e determinano sistemi diffusi di sorgenti.
Le sorgenti sono caratterizzate dall'indice di variabilita`,
dato dal rapporto fra la differenza di portata massima e
minima, e la portata media,
Ivar = ( Qmax - Qmin ) 100 / Qmed
Se la variabilita` e` inferiore a 25 la sorgente ha una portata molto
costante, indice di un flusso molto dispersivo.
Tra 25 e 100 e` subvariabile. Oltre 100 e` una sorgente variabile
caratterizzata da un frusso basato su condotti drenanti.
Ulteriori caratterizzazioni delle sorgenti riguardano
il limite di permeabilita`, cioe` il contatto fra la roccia in cui
avviene il flusso e quella vicina.
Questo puo` essere
definito (roccia vicina impermeabile) o indefinito (roccia vicina permeabile
ma non carsificata), sottoposto (roccia vicina limita da sotto
la zona di flusso) o sovraimposto (se la limita da sopra).
Inoltre l'affioramento della della superficie piezometrica puo` essere
libero o in pressione.
Ci sono anche sorgenti intermittenti
[
737] [
738] , da cui l'acqua scaturisce ad
intervalli regolari. Il piu` semplice meccanismo che spiega questo
fenomeno e` la intermittenza per sifonamento
in cui c'e` un sifone a monte della sorgente.
L'arrivo d'acqua al sifone e` regolare, ma questo, una volta innescato,
si svuota piu` velocemente dell'afflusso.
Fig. 316. Sorgente
Un secondo meccamismo di intermittenza (modello di Mangin)
puo` intervenire quando l'acqua
defluisce attraverso una strozzatura e c'e` un secondo condotto, superiore
con la riserva d'acqua.
Quando il condotto superiore e` aperto il deflusso e` inferiore all'afflusso,
perche` passa attraverso la strozzattura, e il livello del bacino si
innalza.
Quando l'imbocco del condotto superiore e` bloccato dall'acqua, si
forma una depressione, fino a che l'acqua defluisce attraverso
il canale superiore, e quindi aumenta la portata del deflusso.
Quando l'imbocco e` nuovamente all'aria questo si interrompe, e il deflusso
si riduce.
L'intermittenza e` osservabile anche in grotta, quando si trovano
pozze sifonanti "boccheggianti".
marco corvi - Mon Nov 19 11:34:13 2007
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