Filarmonica 'Vincenzo Bellini'

La storia

Il complesso bandistico di Scandicci nacque intomo al 1880: allora si chiamava semplicemente "Filarmonica di Scandicci" e solo nel 1900 assunse il nome di "Giuseppe Verdi". Nel 1910, per motivi ideologici, la banda si scisse in due sezioni, la seconda delle quali prese il nome di "Guido Monaco". Queste due bande svolsero attività disgiunte fino all'avvento del fascismo, quando furono obbligate a fondere il loro organico ed a riunirsi come "Banda Comunale", banda che durò fino al termine della guerra.

Dopo la liberazione i pochi appassionati e volenterosi che erano rimasti in seguito alla disgregazione del complesso, avvenuta con la caduta del fascismo, provvidero alla ricostruzione della banda e adottarono il nome, che ancora oggi mantiene, di "Vincenzo Bellini" e col quale volevano dimenticare le incomprensioni ideologiche che avevano portato ad una disunità tra coloro che volevano fare musica a Scandicci. Fu così che, tra grandi difficoltà, la banda ricominciò la sua attività, senza una sede fissa e senza un organico stabile e mancando ancora l'indirizzo didattico.

Una svolta fondamentale si ebbe nel 1972, quando il Comune di Scandicci concesse alla Filarmonica l'uso di una vecchia casa colonica ubicata nel centro di Scandicci in via S. Bartolo in Tuto, la "Casa Bellocci" che, nonostante le sue deficienze di allora, offri comunque alla banda una sua sede, permettendo quindi un organico stabile ed un proprio maestro e consentendo soprattutto di iniziare a svolgere, parallelamente alla consueta attività bandistica, anche una attività didattica, con funzione divulgativa e forrnativa, volta a creare nuovi elementi che potessero arricchire il corpo bandistico.

In tal modo la banda contemporaneamente alle sue esibizioni in occasione di sagre e feste popolari, dove é riconosciuta ed insostituibile la sua presenza vivacizzante, ha potuto continuare negli intenti per cui è tenuta in vita da chi ne fa parte, e cioè diffondere la buona musica, la musica "colta", di cui fino a pochi anni fa la banda era l'unico mezzo attraverso il quale potesse arrivare a quegli strati sociali che non avevano la possibilità o l'occasione di accedere alle sale da concerto.

Ma anche oggi, nonostante tali iniziative ed organizzazioni volte a tale scopo, alla banda è riconosciuto un rilevante ruolo di funzione sociale e culturale non solo in quanto mezzo di diffusione di musica, ma anche come salvaguardia delle tradizioni popolari e come uno dei più accessibili punti di riÌerimento e di aggregazione della domanda musicale. Basti pensare che i concerti della banda per la maggior parte si svolgono nelle piazze dei paesi, dando modo a tutti, indistintamente, e rimanendo nel proprio ambiente, di poter ascoltare la musica che esegue. Vengono così fatti partecipi di tale musica anche coloro che per lacune culturali e ambientali non hanno mezzi o volontà per avvicinarsi. E questa funzione aggregativa che, secondo noi, fa della banda un organismo necessario per la socializzazione del territorio in cui opera, superando le barriere generazionali, ideologiche, etniche e culturali, fondendo, nel raggiungimento del medesimo fine. giovani ed anziani, dilettanti e professionisti, nativi del paese ed emigrati, esponenti di differenti correnti politiche.


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