A che cosa servono gli alberi?

Per rassicurare oggi e in futuro la vita stessa del nostro pianeta è indispensabile impedire tutte le forme di violenza contro la natura. Proteggere l'"ambiente dell'uomo" non è solo un problema di educazione e di rispetto delle cose belle, ma significa, ancor prima, consentire agli uomini di poter bere acqua pulita, di mangiare cibi sani, di respirare aria pura. Proprio questi bisogni essenziali dell'uomo sono oggi in pericolo. Perché? Perché l'uomo, al fine di procurarsi beni dei quali non sa più fare a meno (automobili, energia elettrica, prodotti chimici), distrugge altri beni o crea nella natura squilibri ai quali non si può più mettere riparo. Infatti la necessità di procurarsi il legno, di cercare carbone e metalli nel sottosuolo o di costruire città comporta la distruzione di rilievi e foreste. Ma proprio le foreste attirano quelle piogge che dissetano gli esseri viventi, che fanno crescere i frutti e le piante, che garantiscono sulla terra le riserve di ossigeno indispensabili per respirare e vivere. A ciò si aggiunga anche che gli alberi proteggono il suolo, mantenendo ben saldi i versanti montuosi, regolano il clima, fissando l'anidride carbonica, producono l'ossigeno, depurando l'aria dalle polveri. Boschi e foreste sono, dunque, i nostri migliori "vicini di casa"; nonostante ciò, viviamo in continuo antagonismo con essi. Per motivi diversi, delle foreste, che in origine ricoprivano il pianeta, soltanto 1/4 è sopravvissuto. Oggi sappiamo che la loro scomparsa minaccia gravi conseguenze sia su scala locale che mondiale: il deserto avanza sulle terre fertili, le sorgenti si prosciugano, la temperatura del pianeta aumenta senza controllo. In Italia oggi ci sono 6,5 milioni di ettari coperti da veri boschi. Può sembrare molto: in realtà si tratta soltanto di 1/3 del manto boschivo presente in origine nella nostra penisola. E solo l'1% dei nostri boschi è esente dai segni dello sfruttamento umano. Le foreste italiane, infatti, rischiano molto ogni giorno. Le piogge acide, causate dell'inquinamento, hanno già danneggiato il 10% dei nostri alberi, essi indeboliti nelle loro difese naturali, si trovano a dover subire anche gli attacchi dei parassiti. Gli incendi, non più evento naturale ma vera catastrofe ecologica, hanno già distrutto, in soli 10 anni, tanti boschi italiani da ricoprire una regione come il Friuli. Il disboscamento forzato o privo di controllo, cui sono sottoposte le nostre foreste, ha provocato gravi dissesti alla superficie delle montagne, causando ogni anno nuove frane ed alluvioni. Eppure tutto ciò che cresce e si muove sulla Terra non è stato creato a caso. Ogni essere vivente ha una funzione, ed è in relazione con la vita o con la morte dell'altro. La natura è un'immensa macchina, i cui ingranaggi sono le piante e gli esseri viventi e anche quelle che noi chiamiamo “cose” come l'acqua e l'aria sono il risultato di combinazioni meravigliose di vari elementi.

La distruzione della natura è storia antica

Non è esatto affermare che nei tempi passati non ci siano state situazioni di allarme per la natura e i suoi equilibri, anche se la dimensione dei pericoli non era certo quella attuale. Oltre 1200 anni or sono la Repubblica di Venezia, anche se con lo scopo di assicurarsi le riserve di legname per la costruzione e il mantenimento della sua flotta emanava le proprie leggi a protezione delle foreste. Più tardi, nel 1300, in Francia veniva proibito l'impiego delle seghe idrauliche perché rendeva troppo rapido il taglio dei boschi. Per molti secoli, infatti, il legno fu per gli uomini fonte di energia: materiale per la costruzione di case, di strumenti e di mezzi di trasporto, delle navi e dei carri; combustibile per il riscaldamento. Più o meno nello stesso periodo, in Inghilterra, Edoardo III, emanava una legge per proteggere le foreste del suo stato. La stessa cosa faceva nel 1400 circa il re Carlo IV di Boemia. Tutti questi provvedimenti avevano uno scopo economico immediato: quello di mantenere delle riserve di legno, e di acqua. Era ancora lontana la consapevolezza della necessità di proteggere l'equilibrio tra i vari elementi della natura per finalità vitali più generali.

Nascita della coscienza protezionistica

I primi a prendere coscienza della necessità di proteggere la natura sono stati i paesi industrializzati più avanzati, più ricchi ma più minacciati: si è passato nel corso di un secolo da una politica di conservazione (parchi e riserve naturali) a una politica di più radicale e generalizzata tutela ambientale attraverso strumenti urbanistici e leggi specifiche, in cui il parco e la riserva naturale si pongono al vertice di un sistema protezionistico globale. Come appare chiaro, la protezione della natura, in quanto soggetto vivo della biosfera, ha poco a che vedere con i provvedimenti di pura salvaguardia economica citati nel paragrafo precedente. Bisognerà attendere la fine del secolo scorso per vedere l'introduzione, nelle norme a protezione della natura, di un elemento nuovo: l'amore per ogni elemento della natura, considerato degno di pari dignità e rispetto nell'ambito della biosfera. Nel 1872 a Yellowstone, (U.S.A.), viene creato il primo parco nazionale in tutto il mondo.

Tutela di parchi nazionali i n Italia

Per la tutela dell'ambiente è fondamentale l'intervento dello Stato. In Italia la presa di coscienza ecologica è andata a rilento e ha stentato a trovare sbocchi politici, soprattutto in quelle aree interessate alla tutela, contrarie all'imposizione di vincoli sull'utilizzazione delle proprietà private e comunali. Lo Stato è intervenuto con proprie leggi nel dicembre 1922 con l'istituzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso e nel gennaio 1923 con l'istituzione del Parco Nazionale d'Abruzzo. Negli anni successivi sono stati istituiti altri due parchi: quello del Circeo nel 1934 e quello dello Stelvio nel 1935. L'esperienza dei primi quattro parchi nazionali nel periodo fascista non ne ha incoraggiato la diffusione. La stessa Costituzione della Repubblica non contiene, infatti, alcun riferimento alla tutela ambientale, forse perché, nell'immediato dopoguerra, il problema non si era ancora posto all'attenzione degli studiosi e dell'opinione pubblica. Solo negli anni 70 si è acquistata una nuova sensibilità rivolta alla protezione della natura. L'impulso è stato dato dalle regioni a statuto ordinario, istituito nel 1970, cui, con una legge del 1975 e con DPR del 1977, lo Stato ha trasferito competenze in materia di tutela della natura, di riserve e parchi nazionali. Nello stesso periodo, mentre il Ministero dell'agricoltura metteva a disposizione dei parchi nazionali esistenti funzionamenti più decorosi e ne promuoveva l'ampliamento. Alcune regioni, stimolate anche da iniziative promosse dalle associazioni protezionistiche, utilizzavano le loro competenze in materia urbanistica per istituire alcuni parchi regionali. Così sono stati istituiti il Parco lombardo della Valle del Ticino (1974) in Lombardia, e in Toscana il Parco naturale di Migliarino (1975). Una politica ambientale più organica è stata avviata nel 1975 dal Piemonte, la prima regione a dotarsi di una legge-quadro e di un Piano dei Parchi, delle riserve naturali e delle aree attrezzate. Nel corso di dieci anni è stata programmata, e in parte realizzata, la tutela di oltre 2,5 milioni di ettari, pari all'8,3% del territorio nazionale, con l'obbiettivo di raggiungere il 10% negli anni '80.

Le leggi per la tutela dell'ambiente

ra i “principi fondamentali” della Costituzione della Repubblica Italiana, si legge all'art. 9 :“la Repubblica tutela il paesaggio…”. Nell'art. 117, dove si fissano le competenze delle Regioni, troviamo solo un riferimento al potere di legiferare in materia di urbanistica, di acque interne, di agricoltura e foreste, di caccia e pesca. L'argomento “protezione dell'ambiente”, nel momento in cui si scriveva la Costituzione (1946-48), non apparteneva ancora alla cultura della classe politica, anche perché non erano stati ancora consumati gli scempi ecologici che avrebbero caratterizzato gli anni seguenti. La Costituzione, comunque, soccorre ancora con l'art. 32, dove si tratta del diritto alla salute, e con l'art. 41, secondo il quale “l'iniziativa privata (omissis) non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza”. Non dobbiamo, comunque, dimenticare che, prima ancora di giungere alla definizione del reato ambientale, il Codice Penale e il Codice Civile prevedevano già ipotesi di pene e di risarcimenti per chi offendeva la natura e le bellezze artistiche. Così ancora oggi nel Codice Penale, l'art. 674 punisce chi “nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, vapori o fumo, atti a cagionare molestie alle persone”. L'art. 734 punisce con l'ammenda chiunque, mediante costruzioni, demolizioni, o in qualsiasi altro modo, distrugge o altera le bellezze naturali dei luoghi soggetti alla speciale protezione dell'autorità. Nel Codice Civile l'art. 844 prescrive che “si possono impedire le immissioni di rumori quando superano la normale tollerabilità”. Nel 1974 viene istituito il Ministero per i beni culturali e per l'ambiente. Due anni dopo viene emanata la legge n° 319 chiamata anche “legge Merli” dal nome del parlamentare Giancarlo Merli, promotore della proposta di legge per la tutela delle acque. Essa regola gli scarichi nei mari, nei fiumi e nei laghi, stabilisce un piano di risanamento e porta alla costruzione di centinaia di depuratori in molte provincie italiane. La legge, modificata nel 1979 con la legge n° 650, subisce ulteriori integrazioni nel 1981. La legge 8 agosto 1985 n° 431, stabilisce che il limite di protezione dei territori montani, fissato a 1800m nel Decreto Galasso del 1984, venga portato a 1600m. Nel 1986 è istituito il Ministero dell'Ambiente (si divide quello che era il Ministero dei beni culturali e dell'ambiente). Le associazioni di protezione ambientale vengono abilitate a denunciare le violazioni contro l'ambiente e ad agire in giudizio amministrativo per l'annullamento di atti illegittimi delle amministrazioni locali e centrali. Adesso si chiarisce che i trasgressori alle leggi ambientali dovranno subire una pena, ripristinare il danno all'ambiente, risarcire la collettività. Nel 1991, la legge 6 dicembre n° 394, denominata “legge quadro sulle aree protette”, sancisce quali sono i parchi e le aree protette, sia terrestri sia marine.

I parchi nazionali italiani

Come detto, il primo parco nazionale creato in Italia nel 1919 è stato il Parco del Gran Paradiso, in Piemonte. Seguito dai parchi dell'Abruzzo (1923), del Circeo nel Lazio (1934), dello Stelvio in Lombardia (1935), della Calabria (1968). Con la “legge quadro sulle aree protette” del 6 dicembre 1991 n° 394, è stata data l'autorizzazione alle Regioni per istituire i parchi nazionali del Cilento in Campania, del Gargano in Puglia, del Gran Sasso e della Majella in Abruzzo, della Val Grande in Piemonte, del Vesuvio in Campania e del Golfo di Oresei in Sardegna. In lista per una successiva istituzione sono i seguenti futuri parchi nazionali: delle Alpi Apuane e dell'Amiata in Toscana; dell'Etna in Sicilia; del Monte Bianco in Piemonte; del Piancentino in Campania; dell'Alta Murgia in Puglia; del Tarvisiano in Friuli Venezia Giulia; Lucano in Basilicata; delle Marguareis nelle Alpi Marittime, in Liguria. Ed ecco qualche utile informazione su alcuni dei principali parchi nazionali italiani:

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso, a cavallo tra il Piemonte e la Valle d'Aosta è minacciato da continue “deroghe: costruzione di strade, piste, fabbricati”. Si battono in sua difesa, spesso contro l'ostilità delle popolazioni locali, importanti riviste specializzate (“airone”) e aziende mecenati come la SNAM del gruppo statali ENI.

Il Parco Nazionale dell'Abruzzo, nel cuore dell'Appennino Centrale, a cavallo tra Abruzzo, Lazio, e Molise, a eguale distanza dal Tirreno e dall'Adriatico, è continuamente minacciato dal bracconaggio, contro il quale il numero delle guardie è davvero esiguo.

Il Parco Nazionale del Circeo, sul litorale laziale a circa 100Km da Roma, contiene aree archeologiche come quella della Villa di Domiziano. Del parco fa anche parte l'Isola di Zannone (700ha) che ha subito una vera devastazione a causa di abusi edilizi non sempre repressi dalle autorità con la necessaria energia. Il parco è minacciato da altri pericoli come il turismo eccessivo e indisciplinato, i campeggi, l'inquinamento delle acque.

Il Parco Nazionale dello Stelvio, nel cuore delle Alpi centrali, ha circa 600m di sentieri, possiede numerosi rifugi e zone campeggio, comprende 106 ghiacciai e il gruppo montuoso dell'Ortees, con cime fino a 4000m. Nel 1985 ha subìto uno scempio “legalizzato”, allorché l'abbattimento di oltre 4000 alberi ha consentito di dare ospitalità ai campionati Nazionali di sci.

Il parco Nazionale della Calabria comprende la grande Sila, la Piccola Sila e l'Aspromonte ed è minacciato dal pascolo abusivo, dal bracconaggio, dall'inquinamento e dalla dispersione delle acque.

Durante la visita ai Parchi Naturali Nazionali occorre rispettare alcune regole precise:

  1. Non raccogliere piante e fiori
  2. Non accendere fuochi
  3. Non portare con sé cani
  4. Non sporcare
  5. Non fare rumori inutili
  6. Non usare veicoli di alcun genere

I movimenti ecologici

Oggi coloro che difendono accanitamente la natura, singolarmente o riuniti in organizzazioni, sono spesso considerati con fastidio dai governanti e dallo stesso uomo della strada. Essi sono visti come nemici del progresso, come fanatici antindustrialisti, come profeti di sciagure e nostalgici delle pestilenze che afflissero i secoli andati. Ma la gente sta comprendendo a poco a poco che essi hanno avuto il merito di dare l'allarme su quella che poteva essere la corsa alla distruzione della Terra da parte dell'uomo. Dovunque si sono costituite leghe protezionistiche, sia generiche, sia specializzate nella difesa o della fauna o della flora o di un animale o di un tipo di vegetazione in particolare, ma tutte concorrenti allo stesso fine: il salvataggio degli equilibri naturali e del corretto rapporto tra le creature viventi. Su tutte queste leghe, esercita una specie di guida e di sovraintendenza strategica lo IUCN (Unione Internazionale per la protezione della natura fondata nel 1948 e con sede a Gland, in Svizzera). In Italia si sono particolarmente distinti per quanto riguarda la protezione della vegetazione: il Fondo Mondiale per la natura, le Lega “Italia Nostra”, la Lega per l'Ambiente, Greenpeace, il Fat (fondo Ambientale Italiano), il WWF. Il WWF o World Wildlife Found for Nature, è stato creato nel 1951 e agisce sotto la supervisione dell'IUCN. Il WWF internazionale, presente in 27 paesi, ha speso dal 1961 al 1990 oltre 250 milioni di dollari in oltre 4000 progetti in 130 paesi di tutto il mondo, per salvare dall'estinzione animali e piante, per garantire la protezione di habitat, per promuovere la creazione e la gestione di aree protette. Il WWF è diviso in 26 organizzazioni nazionali. Il WWF Italia è stato fondato nel 1966 a Roma e include 18 sedi regionali, 650 delegazioni e 200 centri di osservazione e controllo. Tra l'altro, ha acquistato 300ha di foreste sul Monte Ancosu (Cagliari) per evitare l'estinzione di alcuni animali. Il WWF Italia ha speso finora oltre 25 miliardi di lire, in progetti di conservazione e di educazione ambientale nelle scuole. L'associazione Italia Nostra, associazione nazionale per la tutela del Patrimonio storico, artistico e naturale, è stata eretta in Ente Morale nel 1958. Italia Nostra ha conseguito significative vittorie sulla inerzia delle autorità, promuovendo anche la creazione di parchi pubblici urbani a Roma e nel resto d'Italia. Italia Nostra è stata anche promotrice di alcuni tra i più importanti provvedimenti legislativi a protezione della natura. La lega per l'Ambiente costituita nel 1977 dall'ARCI, si appoggia ai partiti di sinistra. È attivissima nella propaganda della cultura ecologica e nello studio di provvedimenti legislativi.

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