A SPACCASTUFA (1)Paese al fondo della Sicilia Orientale dove un Patek Philippe sfid� a duello un Vacheron Constantin. 

Ogni giorno la signorina Preziosa B., quando la RAI annunciava l�una con la ben nota sequenza di cinguettii, si toglieva l�orologio dal polso e dopo averlo esposto alla luce e averne apprezzata la puntualit�  prendeva a caricarlo. Un esercizio che le   dita compivano con la religiosit� di un rito in un silenzio appena percorso dal ronzio arcano del meccanismo.  Poi lo poneva sul tavolo ben in vista col cinturino che sul piano riproduceva in due semicerchi perfetti la circonferenza del polso.
In quel momento, di certo obbedendo ad un altro segreto sincronismo, una piccola cameriera appariva su una delle porte del salone con una catinella d�acqua. I bagni erano lontani nel grande palazzo e l�anziana signora, per un semplice rinfresco prima di colazione, preferiva usare l�acqua di un bacile dove petali di fiori, a volte di rosa, a volte di gelsomino, a volte di verbena scandivano a loro modo l�alternanza delle stagioni. Poi si asciugava su un piccolo asciugamano anch�esso imbevuto di un leggero profumo di lavanda. Sul lino fresco e stirato le uniche ruvidezze erano quelle delle sue iniziali e dei nodini delle frangette, dettagli questi che garantivano un rassicurante senso di perennit�. Tutto poteva cambiare, ma finch� certi dettagli venivano rispettati, il mondo era ancora vivibile.  Da quel che si sentiva dire sembrava quasi che quei dettagli innocenti fossero a rischio. Si parlava di sindacati dei lavoratori, di riforma agraria, si parlava di riforme, si parlava di nuovo di separatismo. Dappertutto fattori sconosciuti e moderni annunciavano di essere in procinto di sovvertire un secolare ordine di cose: in Sicilia le novit� attecchivano con difficolt�, ma l�impeto del progresso sembrava inarrestabile.  Ma poi non tutte le novit� avevano un carattere giacobino per cos� dire. Vi erano infatti novit� che l�anziana signora abbracciava con entusiasmo nel nome di un  progresso che mai aveva sostato a Spaccastufa. Improvvisamente l�energia elettrica  venne distribuita da una palificazione e non pi� dal rumoroso gruppo elettrogeno. E con l�energia elettrica arriv� la radio e il frigorifero e arriv� anche il telefono! Si poteva parlare ad altri senza doversi sottoporre al martirio di particolari toilettes.  Le visite potevano venire annunciate con doveroso anticipo e ogni tipo di ricevimento poteva essere predisposto al riparo dall�incubo della sorpresa. Lei aveva sempre considerate le sorprese come degli incubi. Anche l�automobile faceva parte delle novit� abbracciate con entusiasmo. Un opulento gigante che aspettava sotto al porticato gli sbadigli del portone. Di questo si apriva solo una piccola porticina alla quale anche le mosche bussavano prima di entrare. La macchina era sempre sotto lo scutinio dello chaufferre (chauffiurre).In quell�epoca un autista non era diverso da un capitano di lungo corso o un pilota di aereo, la macchina stessa  era qualcosa a met� strada fra una nave e una locomotiva, una forma ibrida sempre incerta se muoversi o stare ferma.
Ma la novit� che pi� la dama apprezzava era proprio quel suo orologio, un Patek Philippe da uomo, sul quale ogni giorno appunto si sincronizzava sul segnale orario che veniva da Roma. Ma po� c�era poco da sincronizzare, il  Patek non perdeva mai un secondo. Era semmai l�orologio della RAI che poteva trovarsi qualche frazione in avanti o indietro. E in quel caso la signorina Preziosa non perdeva l�occasione di dire �Bii, oggi la RAI non � stata puntuale....� L�unico ritardo consentito a quella sua raffinata macchina del tempo era un minuto ogni dieci anni che, diluito in 3650 giorni, diveniva un�entit� non misurabile all�occhio umano.
Di tutte queste novit� la signorina Preziosa era l�alfiere, la pioniere dei tempi nuovi nel contesto del villaggio di Spaccastufa che sorgeva a sud della Sicilia orientale, sul bordo di uno strapiombo di roccia bianca con, se possibile, un�ulteriore inclinazione verso Sud, il magico punto cardinale che unificava  Siculi e Sicani  e col tempo li aveva tramutati in Siciliani. Siciliani, Siciliani per sempre! Oltre lo strapiombo si apriva una serena vallata che finiva al mare in quel punto dove lo Jonio e il Mediterraneo s�incontravano in una dolce fusione. Era pi� l�idea di un confine perch� come si pu� stabilire dove finisce un mare e un altro incomincia?  Onde, onde senza paternit�, onde peregrine quasi sempre asservite, in quella latitudine, al dominio dello scirocco che le rendeva pigre al punto da essere incapaci di girarsi in schiuma.
Anche il mare era tenuto sotto controllo dall�intraprendente signora. Aveva infatti installato sulla torre pi� alta del palazzo B. un potente telescopio. Questo perch� i confini dei due mari si combinavano col confine col cielo e l� a Spaccastufa la  passione per il cielo era quella comune a tutti i siciliani, ma l� essa era interamente affidata alla signorina B., la sola che poteva interpretarne gli auspici. In altre parole la dama era l�unica vera intermediaria fra il cielo e il mare.
Forse due parole circa il piccolo paese che a questa storia fa da cornice sono qui necessarie.  Nulla si pu� dire con certezza circa la genesi del villaggio.  Il nome stesso  deriva da termini associatesi per via di frettolosi connubi il cui senso si �  perso negli inverni della storia.  Non � azzardato dire che Spaccastufa non conosceva nemmeno la propria storia e quindi di questa nulla pot� tramandare. Esisteva e nessuno si  chiese mai quanto  a lungo fosse esistita nel passato, chi l�avesse fondata o perch� esistesse.  Forse solo il tempo sapeva, solo il tempo aveva udito e aveva visto: discipline che i siciliani in genere imparavano a disimparare fin dalla nascita. Lo strapiombo su cui sorgeva era segnato da lunghe serie di grotte che erano state abitate da uomini preistorici.  A quella piccola stazione di frontiera del mondo, dovevano esservi approdate genti giunte da ogni angolo del Mediterraneo, Assiri, Fenici, Babilonesi, Greci.  Ma solo  i brunidini, che furono fra i primi, ad arrivare. vi restarono.  I brunidini altri non erano che una trib� di ominidi che, poco dopo che Dio aveva inventata la luce, dilagarono sul pianeta e ne presero possesso. Perch� si chiamassero brunidini non � chiaro. Doveva trattarsi di  gente dalla pelle chiara ma dai capelli b r u n i  e gli occhi chiari dei sicani. Col tempo i brunidini che mai vollero lasciare quel loro primo punto di approdo, persero la desinenza finale e proprio come per gli ominidi che sarebbero divenuti uomini/uomo, essi divennero Bruno: i Bruno di Spaccastufa. Quest�ultima teoria ci viene ancora  confermata dalla larga concentrazione di Bruno a Spaccastufa, In ogni casa ve ne�� uno. Ma dell�antica stirpe solo uno emerse veramente. E qui arriviamo ai giorni nostri se vogliamo considerare il secolo scorso un giorno appena trascorso.  Infatti vero la fine dell�ottocento e i primi del novecento un tale Pietro Bruno di Spaccastufa fu il primo ad adottare  la tecnica dell�inscatolamento per conservare il pesce. Per pesce s�intendeva naturalmente il tonno. Il grande tonno del Mediterraneo che poteva arrivare anche a quattrocento chilogrammi di peso.  Pietro il Grande si dimostr� un pioniere che ferm� un punto di acclamata importanza nell�avventura del progresso, a met� strada fra il sale e... l�avvento del frigorifero. Le scatole rosse con l�emblema della famiglia presero ben presto le vie del mondo. Esse apparvero nelle gavette dei soldati sul Piave cos� come in quelle dei fanti dell�Amba Alagi. Anche l�Austria fu fra i clienti di quella facilitata forma di sopravvivenza alimentare, ma poich� l�Austria era in guerra con l�Italia alle scatolette ad essa inviate venivano praticati dei forellini...Oltre a sfamare l�esercito l�uomo di Spaccastufa sfam� anche il governo elargendo il pi� grande prestito alla corona mai elargito da un privato. Allora 1.000.000 di lire oro Alla morte di Pietro il Grande la gloria e la potenza della famiglia erano all�apice. Ma alla fine del secondo conflitto mondiale tanti fattori, in parte sconosciuti ma comunque moderni, portarono alla sparizione del grande pesce. Le mattanze si ridussero da migliaia a centinaia, e poi a poche dozzine finch� gli stabilimenti per l�inscatolamento dovettero essere chiusi e il pescato riusc� a malapena a coprire il fabbisogno locale.
Tale distinto e inalterabile equilibrio si protrasse ben oltre la fine del secondo conflitto mondiale, ma se la posizione geografica di Spaccastufa, cos� estrema nel suo punto cardinale era riuscita a frenare l�arrivo di tanti nuovi modi di vivere, non  pot� per� arrestare il ritorno dei figli di Pietro il Grande, i fratelli Bruno che, appunto al termine del conflitto mondiale, si ritrovarono tutti puntuali al loro annuale appuntamento alla tonnara del Capo Passero. La tonnara era il cespite portante della famiglia, quello da cui i B. avevano tratta la loro fortuna poi tramutatasi in palazzi, terreni, ville, opulenze senatoriali e via dicendo.  Finita la tonnara nessuno seppe pi� rinnovare i fasti della famiglia che era stata grande almeno una volta nella sua storia, privilegio questo che succede rarissimamente e anche la fama del piccolo paese si spense per cos� dire, non essendo pi� sopraggiunto alcuno a continuare la leggenda di Pietro il Grande. I tanti Bruno che ancora oggi si aggirano per le strade di Spaccastufa, sono tornati tutti inesorabilmente brunidini, e cercano come possono di inserirsi nella dinastia di Pietro il Grande arrancando sulle sponde di un essere che li rifiuta e accontentandosi del ridicolo che viene loro da un mal gestito sembrare.

Altra caratteristica di Spaccastufa era la sua totale assenza di alberi e quindi di�cani e il palazzo B. e la chiesa erano i soli edifici che  avessero il diritto di proiettare la loro ombra sulle case sottostanti, tutte ugualmente appiattite dal peso delle due presenze barocche. Anche la luce e l�ombra erano cose serie in  quel villaggio  dove era facile avere l�impressione che nulla mai vi accadesse.    Detto questo il villaggio era rappreso nel tempo, aggiogato al tempo, stregato dal tempo, il tempo lo aveva mantenuto immobile come una statua mai finalmente distaccatasi dal suo blocco di marmo. L�unica cosa che improvvisamente si dimostr� pronta ad accettare la sfida del tempo fu il Patek Philippe della signorina Preziosa B. La reputazione del piccolo coraggioso strumento aveva raggiunto ogni angolo del paese e la gente sempre di pi� guardava al palazzo della gran dama come ad un punto di riferimento fra l�umano e il cosmico, fra il terreno e il divino, poich� Spaccastufa nella sua genesi misteriosa e antica non poteva che appartenere ad una galassia fatta di stelle e volont� divina. Da quando quel microcosmo rurale si scelse il donchisciottesco nome di Spaccastufa, gli Spaccastufari che non sapevano da dove erano venuti e perch� in quel punto si fossero fermati, sapevano per� chi fossero: i figli del tempo! E questo grazie all�arte di quegli artigiani svizzeri che erano riusciti a creare il prezioso strumento che adornava il polso della gran dama, cos� piatto da sembrare appena uno spessore della pelle, un marchio naturale, un�ulteriore sigillo della sua nobilt�, come dire? Un minuto di differenza in 10 anni!
Pi� alta della media, la signorina Preziosa portava i suoi capelli bianchi a guisa di ventaglio, un�elegante composizione che la faceva sembrare una dea del tempo anche se in effetti ne  era solo l�ambasciatrice. La gente la guardava come se lei e Spaccastufa fossero una cosa sola e gli abitanti credevano di conoscerla da sempre. Nella credenza popolare la signorina Preziosa B. controllava il tempo, ne impediva la fuga e ne garantiva la puntualit�. Tutto questo avveniva l� in fondo in fondo all�Italia, al termine di un altopiano, ai margini di uno strapiombo, a ridosso di una grande pianura  che serviva al mare come una stuoia per pregare.
Viveva da sola nel suo palazzo, in una solitudine animata da servitori e artigiani i cui compiti erano davvero minimi quanto erano precisi. C�era chi puliva gli ottoni e chi gli argenti, chi puliva le persiane e chi le porte, chi le scale e chi le finestre Chi lavava e chi stirava, Chi riempiva le cisterne e chi ne tirava fuori l�acqua col secchio, chi potava i fiori e chi li raccoglieva-Parliamo della raccolta del Gelsomino d�Arabia che in estate veniva raccolto ogni sera col solo scopo di addolcire l�aria, esattamente come lo zucchero nel caff�. C�era un portiere, che comandava tutta una squadra di portieretti con mansioni che andavano dal mantenimento  della carrozza, alla raccolta della posta, fino alle varie necessit� dell�edificio  Ogni disciplina aveva una sua gerarchia che la suddivideva e ne perfezionava il risultato. La piccola camerieretta che serviva a donna Preziosa la bacinella con l�eau de rose non aveva altro compito che quello di cambiare l�acqua nei vasi e  il centrino ricamato che ricopriva la radio una volta la settimana. Anche la radio era uno strumento molto rispettato e sotto a quel centrino sembrava un piccolo teatro  dove il tempo-di nuovo....- recitava il suo quotidiano atto unico. La radio era infatti la voce del tempo. Il concetto del mondo era per cos� dire ristretto dentro la radio. La radio era il mondo che raccontava di s�. La radio veniva anche utilizzata per conoscere le condizioni  atmosferiche. Queste erano infatti la parte visuale del tempo  poich� la gente pensava che le nuvole, i venti, i tuoni, i lampi, la grandine, la neve, la pioggia e le stelle fossero gli abitanti del tempo e il cielo fosse il loro paese. Ora il grande scenario del cielo veniva tenuto sotto controllo dal telescopio sulla torre mentre il trascorrere del tempo veniva segnato dall�orologio delle dama.  

I fratelli B. erano da tutti conosciuti come i Quattro Moschettieri. Si assomigliavano fra loro cos� come somigliavano ai magnifici quattro di Dumas: ben corredati da pizzetto, barba e baffi e un�irrudicibile passione per il gioco. I fratelli B. scommettevano su tutto, dal sesso del piccione appena atterrato sulla terrazza della tonnara di Capo Passero, al numero dei tonni pescati in una certa mattanza di venti anni prima, al numero dei tonni presenti nella leva della mattanza in corso. Quando non scommettevano giocavano. Giocavano a tutto, dalla scopa allo chemin, dalla briscola al baccarat, gli infernali fratelli non temevano alcuna puntata. Alla fine dell�estate intere propriet� erano passate di mano. Ma infine, poich� era impensabile non dare la rivincita, quelle stesse tenute alla fine tornavano all�originario proprietario quando questi veniva nuovamente baciato dalla fortuna.  Ma accomunati dalla stessa passione erano per� divisi da diverse tifoserie. Le automobili per esempio li vedevano su sponde opposte. Due di essi possedevano vetture Lancia e due Alfa Romeo. La sfida, perfida e micidiale, covava sotto le ceneri tutto l�anno fino a quando ai primi dell�estate si materializzava in un vero e proprio duello a colpi di chilometri. I quattro partivano infatti dal fondo della Sicilia e scegliendo ognuno una propria rotta si lanciavano all�assalto del continente su su fino a Monte Carlo dove il vincitore veniva foraggiato al tavolo di roulette fino a coprire il valore dell�auto con la quale aveva vinto. Erano magnifici nei loro vestiti in lino bianco con panama e pochette innamorata. Si racconta che durante una di queste gare Aramis e Athos s�incontrarono a tarda sera a Bologna. Tardi ormai per proseguire la corsa, decisero di trattenersi a cena. Una cena angosciata dal pensiero di dove fossero arrivati gli altri due che per un caso erano i proprietari delle due Lancia.  Subito dopo cena Athos e Aramis, che per un po erano tornati fratelli, tornarono rivali e appena fuori dal ristorante si rimisero in macchina e schizzarono via con appena il tempo di dirsi �A Monte Carlo�. Bologna era addormentata e forse perch� le segnalazioni stradali erano ancora approssimative o forse perch� non erano pratici della citt�, fatto sta che ad un certo punto s�intese un gran boato.... Per quell�anno la corsa fin� con uno scontro che mise fuori combattimento le due Alfa Romeo.
Ma ahim� la tifoseria non si dirigeva soltanto verso le due marche di automobili. Anche gli orologi ponevano i quattro fratelli su sponde diverse: due di essi infatti erano partigiani del Patek Philippe cos�   e due del Vacheron Constantin.  La diversit� di questi preziosi orologi non era cosa che poteva venire chiarita a parole.  Come si poteva stabilire se un Vacheron fosse migliore di un Patek o viceversa? Eppure un modo doveva pur esserci.

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