LA PIANA

Si era gi� a marzo e l�ultima pioggia era venuta proprio nella notte fra l�inverno e la primavera. Era raro che piovesse  sulla piana e quando smise di piovere l�aria perse quella sua pesantezza quagliata dal caldo e si mostr� pi� agile nel muoversi fra le piante esse stesse pi� verdi e fra i fiori di campo che dopo l�acqua erano tutti sull�attenti, nel senso che ognuno si spiava intorno alla ricerca dell�insetto a cui affidare il proprio richiamo.
La primavera l� sulla grande piana di Bimmisca durava poco, dopo quell�ultima pioggia che il sole asciug� in poche ore, tutto soggiacque al suo dispotismo. Un sole imperialista che negava alla primavera qualunque diritto.
Massaro Turi e suo figlio Sarino gi� all�aranceto potavano gli alberi. L�aranceto era il vanto del massaro. L�aveva piantato contro il parere degli altri massari. Tutti dicevano che il torrentello che dalle colline attraversava la piana per sperdersi nelle saline e i pantani di Vindicari non sarebbe stato sufficiente per alimentare l'agrumeto, ma massaro Turi, sfruttando la pendenza del terreno, aveva costruito delle canalette con dei chiusini e finch� c�era acqua nel torrentello riusciva ad irrigare. Tant�� che negli ultimi due anni tutti gli alberi avevano preso a produrre.
"Potevamo piantarne di pi�", disse il massaro al figlio mentre entrambi sforbiciavano fra i rami.
"Io credo che bastano. Fra un paio d�anni vedrete quanto caricheranno. E poi in quel pezzo di terreno potremo piantarci le canne."
"Bii, le canne, le canne." L�uomo parlava poco, soprattutto mentre lavorava e anche il figlio aveva presa quest�abitudine. Si parlavano pi� che altro a gesti che in un certo qual modo sapevano essere un dialogo. C�� anche da dire che nella piana assolata non veniva voglia di parlare. La loro presenza veniva annunciata solo dal rumore delle forbici  e dagli improvvisi silenzi delle cicale che ammutolivano al cadere dei rami tranciati.
A mezzogiorno padre e figlio smisero di tagliere rami e si avviarono per un viottolo verso la masseria che sorgeva su di un�altura e appena s�intravedeva fra il verde cupo dei carrubi. Lungo il sentiero bianco come i sassi del torrente e come la terra anch�essa bianca, l�uomo si ferm� e, preso l�orcio con l�acqua, bevve, poi pass� la mano sul boccaglio e porse l�orcio al figlio; anche questi bevve ed entrambi in silenzio ripresero a camminare. Il grano cresceva ai bordi del sentiero e il massaro vi lasciava cadere sopra la mano,  un gesto naturale che veniva fatto senza pensarci, quasi un�antica simbiosi  fra l�uomo che lo aveva seminato e la terra che ora glielo restituiva. 
"Credo proprio che ormai l�inverno se ne sia andato. Oggi � ancora primavera e domani sar� estate. E cos� un altro anno � passato perch� gli anni non finiscono a dicembre ma alla fine dell�inverno e il primo di giorno di primavera � il primo giorno dell�anno.  La terra si sveglia in primavera e ad ogni primavera si ricomincia un ciclo nuovo. Solo che mentre le piante in inverno se la dormono noi dobbiamo sempre lavorare. Se almeno i tuoi fratelli fossero rimasti qui invece di essersene andati in America. Ora solo per me e per te la piana � divenuta troppo grande." L�uomo camminava svelto e quello che diceva erano pensieri impastati di parole. Suo figlio lo seguiva e non pretendeva di capire cose che aveva gi� sentite: si limitava a far cadere il suo passo preciso sull�ombra del padre.
Ora la masseria era ben in vista e la sua linea grigia pareva avesse trovata anch�essa una certa gaiezza. Dalle inferriate  gocce d�acqua ancora protette dalle rughe della ruggine annunciavano sconosciuti bagliori e la lanterna che penzolva sotto l�arco anche essa sembrava essere stata lavata e le stesse tegole dei tetti avevano rispolverato un certo antico color pastello.
Il grosso cane nero e bianco proprio come un pezzo di muro si fece loro incontro. Strusci� il muso sulla gamba del massaro e poi su quella del figlio.
"A te cane! Pigghia u� cunigghiu, pigghialu pigghialu...." fece Sarino. Il cane rizz� le  orecchie, sollev� il muso, ma si ricompose subito e prese a camminare davanti a loro.
"A furia di digli Pigghia u� cunnighiu, finir� che quando ci sar� davvero il coniglio si limiter� ad alzare una gamba."
"Ormai padre, chi ha pi� il tempo di andare a caccia."
"Hai ragione. La piana � diventata troppo grande per noi due. E� tanto che non tastiamo un coniglio. A tia Concetta! Siamo a casa," grid� il massaro avanzando frammezzo allo stridio dei polli e tacchini e all�urlo disperato delle oche.
La donna apparve sulla soglia della carretteria, una figura nera nelle vesti e nel volto. Sembrava che il sole avesse cementato quelle sue rughe con polvere e sudore. Di femminile non era rimasto nulla in quella creatura. Pos� un grande setaccio per terra sul quale si avventarono le galline e si fece loro incontro.
"Vi avevo visto arrivare e la fave sono sul fuoco. Sarino, bello mio, tirami su l�acqua dalla cisterna"
La donna aveva fretta di tornare ai fornelli e d�altra parte era proprio nel mezzo del baglio. Il ragazzo afferr� la corda con leggerezza e subito si sent� il tonfo del secchio e poi il cigolio della carrucola che lo richiamava, e per un istante  il mondo animale ammutol� poich� l�arrivo dell�acqua era seguito con altrettanto interesse del  passaggio del cibo.
Massaro Turi si sedette un istante su una panchina di pietra, giusto il tempo di arrotolarsi una sigaretta su una cartina rugosa.
Quando la colazione fu pronta la massara vers� dalla pentola le fave nelle scodelle del marito e del figlio. Dopo le fave vi era ancora la scaccia del giorno prima con le olive e il caciocavallo.
"Turi, bisogna riparare il forno. Sfiata," disse la donna.
"Sarino, questa sera va al paese e chiama il mastro."
"Posso provarci io."
"No. Chiama il mastro. C�� anche la porta che non chiude." Poi aggiunse: "Non sei contento di andartene al paese. Io alla tua et� correvo sempre al paese. Allora al paese c�era tua madre. Allora tua madre...." L�uomo rise, aveva un sorriso largo e comunicativo. Anche la massara sorrise.
"Non tieni la zita?" chiese l�uomo. "Oggi � pi� comodo non averla. Ma qualcosa bisogna pure avere." Ma mentre parlava l�uomo pensava ad altro. La tavola a cui sedeva era lunga e sembrava vuota ora che gli altri suoi figli se ne erano andati in America. Ma era contento che se ne fossero andati, l�America sarebbe stata pi� generosa della piana. Sarino era rimasto perch� era piccolo e perch� uno della famiglia doveva sempre restare.
Sarino si tagli� un pezzo di formaggio e si alz�. Certi fatti non dovevano mai venire discussi in casa. Non gli andava che sua padre lo prendesse in giro per via della ragazza. "Vado a guardare i ferri alla mula."
"Ah, ah, la mula!" fece Turi versandosi un bicchiere di vino. Aveva  fatto il soldato a Trieste dove per mula  intendevano una donna. Suo figlio fece una smorfia: era tutto risaputo. Sapeva perch� suo padre rideva e sapeva che mula voleva dire donna. L� sulla piana l�umorismo era un fatto scarno e si rideva perch� ridere era una delle tante manifestazioni della vita, come sbadigliare. Prima o poi le labbra dovevano ridere, non importava su cosa.
"Le fave erano buone ed � arrivata la primavera e il grano � partito bene e anche la vigna e anche noi."
"Tutti gli anni si parte bene. Bisogna vedere come si arriva."
"Oggi pensiamo alla partenza. All�arrivo penseremo all�arrivo."
L�uomo pens� ad un anno in cui la siccit� aveva bruciato la vigna e il grano era venuto vuoto e alcune bestie erano morte senza ragione. Ma quella era acqua passata, si parlava tanto per parlare e non tutti i giorni erano il primo giorno di primavera che poi voleva dire d�estate.

Venne aprile e poi venne maggio e il grano si fece biondo e la piana parve rivestirsi di un manto d�oro che il vento piegava e la dove il grano si chinava sembrava che pregasse, questo perch� anche il grano aveva un suo modo di pregare. La calura si dissolveva in una foschia densa. Fermo nel cielo il sole picchiava sulla piana di Bimmisca e sugli uomini curvi sulla terra. Anche il maestrale che veniva dal mare portava con se i granelli taglienti dl sale che smerigliavano la pelle, ma se poi il vento s�incupiva poteva anche portare la sabbia delle dune africane che si depositava su tutto.
Sulla trazzera don Turi guidava il carro..
"Bestione mio, non ti ho mai visto sbuffare tanto su questa salita. Eppure la conosci questa salita perch� sei nato a nemmeno un chilometro da qui come tua madre e tuo nonno. Se sbuffi ora cosa farai quando dovrai pestare il grano. Allora s� che avrai ragione di soffiare." Parlava alla mula, ma la mula sapeva rispondergli soltanto con delle sonore scorregge.
Un uomo fermo lungo la strada gli chiese un passaggio.
"Salute don Turi. Mi date un passaggio?"
"Salute Ignazio. Salite."
"Caldo che fa."
"Tempo suo."
"Fumate?" Lo striminzito pacchetto blu e bianco del trinciato da 90 lire pass� di mano e i due si arrotolarono un sigaretta con una perizia che rendeva la sigaretta una cosa perfetta.
"Pare che il prezzo del grano sia sceso quest�anno."
"L�hoo sentito dire. L�anno prossimo ci andremo a comprare la farina al mercato. Sar� pi� conveniente che produrla."
"Avendoceli i soldini."
"Solo i folli piantano ancora il grano. Con questo caldo..."
"Voi potete dire cos� perch� avete la terra vicina all�acqua. Ma io che volete che pianti? Voi gli aranci ve li raccogliete al fresco."
"Aranci o grano � sempre la stessa solfa."
"La piana � sempre stata cos�. Meschini noi che ci dobbiamo lavorare. Io sono arrivato. Grazie mass� Turi."
"Salutiamo don Ignazio."
L�uomo scese dal carro e si avvi� verso la collina. Quasi tutti gli uomini che lavoravano sulla piana avevano le loro case sulla collina.
"Dai bestione che ormai siamo vicini. Neanche la vicinanza con casa ti fa trottare. Certo sarebbe bello un gran temporale, laverebbe l'aria e per almeno un giorno si respirerebbe. Ma per il grano sarebbe un guaio. La terra riscalderebbe e sarebbe peggio." L�uomo parlava a fior di labbra, diceva che cos� gli sembrava di star vicino ad un amico e con gli amici il tempo passava prima. Ma dov�erano gli amici? Gli amici c�erano solo in giovent�. Poi diventavano tutti conoscenti. Gente che si conosceva da  magno tempo. Un altro sistema per passare il tempo era quello di piantare un albero ed aspettare che crescesse. Ma questo valeva solo quando l�albero era diventato alto. Allora si guardava indietro e il tempo sembrava che fosse passato svelto, troppo svelto. Ormai lui non piantava pi� alberi. Lo faceva fare a suo figlio. A lui gli sembrava di non avere pi� tempo per vedere crescere un albero e quindi non gli apparteneva. Le sue strane idee. 

A giugno i massari scesero nella piana a mietere. Massaro Turi e Sarino procedevano con le falci nel campo e mietevano. Dietro di loro la massara affastellava il grano tagliato e lo legava in covoni. Era un bel grano alto e le spighe erano piene, ma era faticoso tagliarli e dopo un po la falce bruciava nelle mani. Allora bisognava sputarsi nelle mani e attendere che il bruciore passasse.
"Neanche se il pane fosse fatto d�oro" si diceva l�uomo  mentre spianava le spighe davanti a s�. "Chiss� quanto faticoso dev�essere trovare  l�oro. Dice che lo trovano nei fiumi. Nei fiumi.... Da noi nei fiumi  non si trova nemmeno l�acqua. Ma abbiamo il grano e quando qualcuno riesce a mettere qualcosa da parte va al paese e si compra qualche cosa in oro. Certo sarebbe bello se qui sulla piana crescesse l�oro. Ma allora non vi crescerebbe il grano e gli uomini andrebbero alla ricerca di un pugno di farina. Poi non so. Quando era ragazzo proprio gi� al paese due uomini si ammazzarono per un po di monete d�oro. Si ammazza sempre per qualcosa che non si ha. Che caldo che fa. Non  mi spaventa l�inferno. Non pu� farci pi� caldo che qui."
Falciando era arrivato al ciglio di un�altura e da l� si vedeva il greto bianco del torrente. Ancora l�acqua scorreva qua e l� fra i sassi, ma ormai si arrestava sempre pi� di frequente nelle pozze coperte di erbe. L�uomo lasci� correre lo sguardo al suo aranceto e poi di nuovo sul torrente e poi fiss� il sole. "Smettila di bruciarmi l�acqua. Cosa te ne fai tu dell�acqua..." Si pass� una mano  sul viso poi sput� per terra come sempre quando pensava a qualcosa che non gli piaceva.

"Gira bestione. E� venuto il turno ed hai anche fortuna ch� oggi ci sono nuvole anche se poi non fa meno caldo di ieri.. Gira, gira in fretta."
Ogni tanto l�uomo faceva schioccare la lunga frusta di corda e sego e quando la frusta pizzicava l�aria il cavallo aumentava l�andatura. La pula si alzava cos� in fretta che quasi non si poteva vedere il cavallo, anche perch� entrava negli occhi e bruciava. Sarino via via sollevava il grano col forcone  e lo sparpagliava sulla grande aia in comune a tutti gli uomini della piana..
Quasi tutti i massari quell�anno avevano mietuto prima e gi� ai primi di luglio trebbiavano.
Quel giorno il sole se ne stava sotto uno spesso strato di nuvole ma queste non creavano apprensione anche se qualora si fossero aperte e fosse venuto a piovere il grano sarebbe andato perduto. Erano nuvole bianche che  si consideravano nuvole di caldo.
"Domani se ne saranno andate far� pi� caldo di prima. Ma tu bestione, gira svelto perch� non si sa mai. Battere il grano in gara con la pioggia....Non � mai accaduto."
"Forza mass� Turi, fatelo trottare il bestione."
Attorno all�aia altri uomini attendevano il proprio turno per battere il  proprio grano. Ognuno stava vicino al proprio cavallo o al proprio mulo e l�odore della pula che si mischiava agli escrementi delle cavalcature creava un nuvola bassa che si muoveva sulla piana sicch� tutti sapevano che era il tempo della mietitura. Gi� erano arrivati alcuni uomini  da fuori per iniziare le contrattazioni delle prime partite. Il prezzo del grano quell�anno era maledetto basso e nessuno voleva vendere e chi lo doveva vendere cercava di ricavarne un prezzo che non c�era.
"Allora, massaro Turi, ve la vendete la vostra partita?"  chiese Russo il sensale.
"Quanto alla salma?"
Russo fece un gesto con le mani e poi si tapp� il naso per interrompere il flusso della pula e della merda che gli entrava nel naso.
"Per quel prezzo lo do ai polli."
"Ma quello � il prezzo e non � detto che l�anno prossimo salir�"
"Andate al diavolo e lasciatemi tornare a trebbiare ch� senza di me il cavallo gira a vuoto. Sarino, forza col forcone!"
Il grano lo si poteva anche conservare, ma  c�era rischio che se lo fottessero i topi o ammuffisse. Ma poi l�anno dopo ci si poteva ricavare un prezzo pi� alto. O forse non ci si faceva  niente perch� l�intera partita era andata a male.
"Maledetti.... Chi lo fa il prezzo...quei maledetti politici che ci vengono a trovare la settimana prima delle votazioni e   riempiono la terra di volantini con le loro fotografie. Si andassero a fare fottere," disse un massaro passando a tutti il pacchetto bianco e blu del trinciato.
"Io a questo prezzo il grano me lo metto in magazzino," fece don Turi
"Massaro Turi.... mica vorrete far stramazzare a terra il vostro bestione..." url� un uomo con un gran fazzoletto rosso annodato sul capo mentre la pula turbinava come una follia della terra.
"No, il bestione non muore e voi volete solo che vi lasci l�aia. Forza...."
Un anno aveva avuto un cavallo che era morto mentre pestava il grano e tutti lo ricordavano. Ma non vi era mai nulla di nuovo sulla piana perch� tutti prima o poi avrebbero visto il proprio cavallo morire sull�aia.
In serata quando smisero di pestare il grano le contrattazioni divennero pi� vivaci, ma alla fine Russo riusc� ad impossessarsi di tutte le partite perch� nessuno aveva il coraggio d�immagazzinare il grano. Succedeva cos� ogni anno. Solo Don Turi tenne duro e si conserv� il grano nel magazzino.
Quella notte don Turi sogn� montagne di grano alte come le nubi di pula e vi si vide sdraiato sopra, immenso e, sotto alle montagne, Russo su una carro pieno di monetine d�oro che gli faceva dei gesti. Ma lui che stava sdraiato sulla grande montagna di pula rideva.

Quelle nubi sui giorni di trebbia portarono solo  ulteriore caldo. Il vento le dissip� e il sole continu� a picchiare sulla piana e a ricevere i suoi raggi c�erano sole crepe secche da dove entravano e uscivano lunghi serpenti neri. Anche le ultime pozze di acqua erano sparite e un vento amaro strusciava le stoppie, mentre le barbe delle erbe riarse  e gli aculei dei cardi e i raffi rovi roncigli si abbarbicavano ai pasturali degli animali. Solo e monotono dalla sterpaglia si levava lo zirlo delle quaglie e la disperazione delle cicale che ormai sentivano prossima la fine.  L�unica ombra era quella data dalle chiome folte dei carrubi e dalli ali distese dei falchi che dall�alto seguivano ogni minima forma di vita.
Gli uomini sulla piana ararono la terra e poi raccolsero le carrube. Era cos� ogni anno. Raccogliere le carrube non era meno faticoso che mietere. Gli alberi andavano bastonati  fino a che avevano lasciato cadere l�ultima misera carruba. Poi si passava alle olive ed era la stessa cosa, anche gli olivi si dovevano bastonare fino all�ultima oliva e l�aria si riempiva via via prima dell�odore delle  carrube e poi di quello delle olive e comunque c�era sempre un gran traffico di carri in autunno sulla piana.
Don Turi ai margini dell�aranceto tagliava frasche per l�inverno.
"E� la prima volta che vedo il fiume cos� asciutto. Se non viene a piovere addio aranceto. E� ancora troppo giovane per reggere a questa siccit�. Forse era meglio se ce ne andavamo anche noi in America. E se fossimo andati chi sarebbe rimasto sulla piana. Gi�, la piana. Guarda qui, le foglie si sono accartocciate e non ho mai visto degli alberi pi� grigi di questi miei aranci. E poi perch� mi deve venire ancora in mente l�America? Alla mia et� posso solo morire sulla piana. A che varrebbe fuggire? Non siamo mai noi che decidiamo nulla. Cos� mi diceva mio padre.   Sarino cammina pi� svelto di me e non si volta mai indietro. Anch�io sono sempre andato avanti senza voltarmi mai." Quest�ultima frase l�uomo la disse sollevando la testa e fissando il sole.  

A settembre cominci� la vendemmia. L�uva era nera, polverosa e piccola e il vino sarebbe stato di alta gradazione anche se il raccolto non sarebbe stato abbondante. I massari, le loro mogli, i figli e tutti quelli che avevano una vigna  riempivano i cesti di uva e poi se li passavano di mano e li scaricavano sui carri. Ognuno prestava aiuto agli altri e tutti gli avrebbero prestato aiuto quando fosse giunto il suo turno. Cos� gli uomini si difendevano dalla piana.
Massaro Turi non aveva la vigna e passava il tempo gi� all�aranceto. Per giorni aveva portato alle piante l�acqua della cisterna ma ora anche questa era calata rapidamente ed anche quel precario modo d�irrigazione dovette venire sospeso.
"Padre, � inutile che state a tormentarvi. Non per questo la pioggia verr� prima."
L�uomo prefer� non rispondere. Ma poi qualcosa doveva dire: "Figlio mio, non fare mai l�errore di amare questa terra, o credere che essa ti possa mai fare un regalo..."
"Padre, dicono che ci daranno i trattori e allora sar� diverso."
"I trattori... E se po verranno i trattori si dovr� lavorare di pi�. Ancora di pi�."
Il ragazzo lo guard� senza capire.
"S�, perch� tutti produrranno di pi� e i prezzi scenderanno e si dovr� camminare sempre pi� veloci. Non ci sono pasti gratis al mondo, con o senza trattori sar� la stessa cosa."
"Io credo che prima di ottobre verr� a piovere," disse Sarino. Che ne poteva sapere di come sarebbero andate le cose quando fossero apparsi i trattori, al momento la cosa che contava era che venisse la pioggia.
Don Turi come sempre guard� il sole. Solo il sole avrebbe potuto dire qualcosa. Ma il sole si limit� a lanciargli un raggio fra gli occhi e continu� a sciogliere la sua forza inesauribile sulla grande distesa d�indaco che era una giornata sulla piana.

Dovette trascorrere tutto ottobre prima di rivedere il profilo di una nuvola all�orizzonte. Tutti aspettavano l�acqua, dalla terra, agli uomini, agli animali fino alla sorgente che chiedeva aiuto per rifornire il torrente e al torrente che sembrava ormai il braccio di uno scheletro.
"Credete che gliela far� a piovere, massaro Turi?"
"Hum. Sarebbe tempo, Ma chi lo pu� dire, don Carmelo."
"Se non viene l�acqua gli uccelli si mangeranno tutto il grano che seminiamo."
"Se non viene l�acqua non si pu� seminare..." L�, sulla piana, la gente ripeteva spesso la stessa cosa, un modo antico di un concetto di propagarsi.
"Ho l�impressione che se non gira la luna quella nuvola ci piglier� in giro."
"Mah, salute don Vito..."
"Saluto don Zuddo..."
La luna puntualmente gir� e dopo che si riemp� di nuovo venne a piovere. Un lampo stramazz� sulla piana seguito dal boato lungo di un tuono. Don Turi con sua moglie e suo figlio si ritrovarono tutti alla finestra a guardare l�acqua che scendeva da un cielo squarciato dai lampi.
L�uomo usc� all�aperto per andare ad aprire il circuito delle canalette che portavano alla cisterna e rest� quasi inebetito  sotto la pioggia senza prestare attenzione alla moglie e al figlio che gli facevano cenno di rientrare. Voleva che l�acqua entrasse attraverso il suo corpo e ne uscisse dopo averlo infradiciato fino al midollo. Anche se pioveva abbondantemente ce ne voleva ancora prima che la terra l�assorbisse.
"Pioggia, pioggia" fu solo capace di dire.
Piovve tutto il giorno e gli uomini trascorsero la giornata a guardare la pioggia. Le massare appena raccolta un po d�acqua si precipitavano in casa a fare il bucato e poi con la stessa acqua insaponata lavavano in terra e spingevano fuori la polvere dell�estate. Quella prima acqua port� ovunque euforia e cancell� il ricordo del caldo.
La novella appare in forma completa sull�edizione  su carta di
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