IL BAMBINO CHE NON SAPEVA PIU PIANGERE

     Quando il sole nei primi momenti dell'alba si staccava dalle rocce dell'altopiano da dove pareva che sorgesse, la strada era gi� ingombra dei primi carri, una strada ripida che partiva dalla chiesa della Sorda  e scendeva fino al paese senza che alcuna curva ne correggesse la tremenda pendenza.
Lo chiamavano u' zu' Vanni e lui il suo cavallo lo chiamava Ladrone, questo per via della velocit� con cui l'animale faceva sparire il  fieno. Nelle campagne  gli uomini non davano nomi alle loro bestie: il cane era il cane e se ve n'erano due uno era il cane bianco e l'altro quello nero; d�altra parte, d�altra parte se si dovevano tramutare in carne non era necessario  dare ad essi un nome. Ma non erano solo lui e il cavallo. C�era anche Sarino ormai, un bambino che abitava nella fattoria di fronte alla sua. Il bambino aveva sempre giocato con il cavallo ma via via  da giocattolo il grande animale era diventato un suo amico. 
"A te, Ladrone, non scapezzare.  E' l'aria fresca ma fra un po sar� solo caldo e il caldo piace solo alle mosche. Piano Ladrone, pian�..." A quell�ora la strada era gi� segnata da una lunga serie di carri, ma il carro con il cavallo bianco con una pezza nera sull'occhio era il pi� bello e, perch� era bello, il massaro ci teneva a tenerlo bardato con i pennacchi festosi e le tavole dei laterali, dove venivano narrati i Vespri Siciliani, sempre ben lucide! 
"Vuole mangiarsi  la verdura dal carro di don Zuddo...." fece Sarino. Il massaro rise e l'uomo sul carro di fronte sentendo ridere si volt�. Ormai i carri erano gi� sulla discesa e avanzavano lentamente. "Salute massaro Vanni."    "Salute don Zuddoo..."     "Dite al ladrone di non venire col muso dentro al mio carro a mangiarmi la verdura."  "E' quello che le stavo dicendo. A te, Latrone.... Ah�   "Salute massaro Vanni."  "Salute don Zuddo.� Ma a quell'ora pi� che le parole erano il nitrire dei cavalli, o il cigolio dei carri, o l'abbaiare dei cani, i soli suoni che si alzavano incontro al giorno.
"Eh, zio Vanni, lasciate fare a me. Tieni Ladrone: Guardate zio Vanni, momenti mi si mangiava la mano." Nella discesa spesso Sarino scendeva dal carro e si affiancava al grande muso di Ladro e di tanto in tanto gli allungava un pezzetto di carote. Prima di uscire al mattino la mamma gli preparava le carote spezzate a qualche volta delle zollette di zucchero. Al bambino piaceva stare con il suo amico cavallo, anche perch� solo lui  poteva dire di avere un cavallo vero, mentre gli altri a bambini si dovevano accontentare di cavallucci a dondolo o al massimo d
i qualche asinello.
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