Un'avventura senza rimpianti

Cari lettori, quello che avete tra le mani e 1'ultimo numero di Canenero. I motivi che ci hanno spinto a deciderne la chiusura sono diversi, tutti riconducibili a quanto avevamo affermato nell'editoriale del numero 33, il primo della nuova serie: �Canenero � una scommessa che ha un senso solo se c'� qualcuno disposto a giocare�. Ecco, chi fino a questo momento e stato disponibile a puntare su questa scommessa ora non lo � pi�.

Non siamo pi� disponibili a fare Canenero perch� la sua realizzazione ha finito con l'occupare troppo tempo delle nostre vite, impedendoci non solo di portare avanti altri progetti che abbiamo a cuore, ma anche di riuscire ad utilizzare appieno lo stesso strumento cui abbiamo dato vita. Un settimanale anarchico, se non vuole avere lo scopo di essere una mera testimonianza, deve necessariamente venire usato e, paradossalmente, proprio chi lo faceva non ha avuto la possibilit� di usarlo come avrebbe voluto.

Inoltre la lunghezza limitata prevista per gli articoli in un settimanale cosi concepito (la famosa cartella e mezza) spesso e volentieri ci ha consentito al pi� di abbozzare certi discorsi, lasciandoli poi in sospeso. Il successivo approfondimento non poteva che essere rimandato come � ovvio ad altra sede pi� idonea, cui nessuno ha ritenuto finora di dar corpo, dato che non � pensabile possa avvenire in un settimanale come questo. Una tale situazione alla fine ci e diventata intollerabile, soprattutto a causa dell'attuale assenza di altri strumenti, quali riviste con una periodicit� pi� a 1ungo respiro o libri per noi di un certo interesse.

Infine ci siamo resi conto, soprattutto in tempi come questi, che un settimanale con molta difficolt� riesce a spingere alla riflessione, a stimolare un proficuo dibattito, Incredibilmente, proprio per la sua scelta di porre sul tappeto questioni da affrontare, Canenero ha finito col diventare esso stesso oggetto di dibattito, e non uno dei suoi soggetti. Per parlare chiaramente, un settimanale e vivo quando riesce a coinvolgere quanti pi� individui � possibile, cio� se le idee che vi sono espresse riescono a scatenare reazioni a catena, anche violente se si vuole, a patto che queste avvengano sempre in condizione di reciprocit�. In caso contrario il giornale ripiega su se stesso e non gli rimane che morire, se non vuole sopravvivere come patetico monumento all'Idea. Ecco, questo confronto/ scontro e mancato. Non vi ha contribuito chi non condivide le nostre idee, capace solo di inviare lettere di insulti o di accuse prive della minima argomentazione, e non vi ha contribuito nemmeno chi le condivide, anche se solo in parte. Peggio ancora, ci siamo accorti che al settimanale era stato affidato un compito rappresentativo: essere la voce di chi non ne ha. E le sole discussioni che Canenero sembra essere riuscito a sollevare sono state quelle relative alla sua capacit� o meno di assolvere un compito che nessuno di noi ha mai desiderato. A questo proposito, le prese di posizione apparse sullo scorso numero, nel suo "inserto mattone", sono un esempio indicativo. Dallo scontro di due prospettive diverse non � nato un dibattito ampio, interessante, con le immaginabili numerose sfaccettature e le sfumature che avrebbe potuto esprimere: � nata solo una desolante corsa a dichiararsi pro o contro. Ma pro o contro che cosa, e perch�? Silenzio. Tutto tace.

Un silenzio che riconferma i nostri dubbi sulla attuale validit� di Canenero, e che non fa che incrementare il bisogno di abbandonare uno strumento analitico come un settimanale che, forse, per i suoi tempi troppo stretti, non consente una migliore sedimentazione delle idee che vi sono contenute, limitandosi inevitabilmente ad accatastare problemi e questioni che tuttavia rimangono aperti.

Ed � anche per tutti questi motivi che abbiamo deciso di porre fine a Canenero. Senza rimpianti.

La redazione
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