DIZIONARIO PSICOLOGICO
"LE PAROLE PER DIRLO"
Breve raccolta di termini di uso psicologico e del loro significato
   Continuamente, in campo specialistico, viene usato un linguaggio da "addetti ai lavori" che assume e mantiene uno specifico significato per chi opera nel medesimo campo ma pu� risultare incomprensibile, o addirittura fuorviante, per chi invece vive ed opera in un campo diverso o non specifico.
    Spesso i termini risultano sovrapporsi nel loro manifestarsi esteriore ma assumono un significato diverso che pu� portare, e spesso porta, ad equivoci ed incomprensioni fra persone che magari tendono allo stesso obiettivo finale, come accade fra psicologo, psicoterapeuta e paziente.
    Per facilitare la comprensione del linguaggio usato dagli "specialisti" psicologi e dai loro affini (psichiatri, neurologi, etc.)
Psiconline.it ha pensato di realizzare questo breve glossario dei termini di uso pi� frequente cos� che chiunque possa consultarlo e "capire" di cosa stiamo parlando.
Naturalmente il campo � vastissimo e perci� introdurremo inizialmente i termini di uso pi� comune per poi passare a quelli pi� specifici e specialistici. Quindi questa sezione del sito di Psiconline.it sar� in continuo divenire e chiediamo aiuto a tutti i nostri amici per conoscere i loro bisogni ed, eventualmente, accontentarli.
    Contemporaneamente chiediamo aiuto ai nostri Colleghi perch� vogliano contribuire con loro materiale allo sviluppo de "Le parole per dirlo...".
Aggressivit�
    Comportamento volutamente ostile con l'intenzione di danneggiare, offendere o sminuire altri (in casi particolari s� stessi) in modo tale da raggiungere obiettivi egoistici sopravvalutati.
L'interpretazione delle cause varia in base alla teoria adottata. Esse possono essere:
Endogene: si assume l'esistenza di una pulsione evolutiva aggressiva;
Condizionali: apprendimento dal successo di comportamento aggressivi;
Differenziali: supporto di determinate caratteristiche, ad esempio affettivit� o autoaffermazione o attribuzione di colpe ad altri;
Psicoanalitiche: ad esempio: aggressione come conseguenza della frustrazione;
Socioteoritiche: come esercizio strumentale del potere;
Cognitive: come stato di crisi in situazioni decisionali ambivalenti;
Motivazionali: come combinazione emozionale insieme a ira, ansia, rabbia, etc., oppure aggressione su comando;
Teoria dell'azione: in seguito all'intensificazione di interazioni.
Per eliminare o ridurre l'aggressione vengono proposti metodi sia di smantellamento (ad esempio, condizionamento avversativo di segnali di aggressione) che si ricostruzione (ad esempio: distensione. controllo dell'ira).
Angoscia
    Sensazione di eccitazione che opprime e fa rabbrividire, dal senso passeggero di oppressione a forme di apprensione, sgomento, senso di paralisi, fino alla disperazione cronica ed al panico.
    Da un punto di vista psicologico si distingue l'angoscia come stato (State anxiety, tensione legata ad una forte minaccia) e come propriet� (Trait anxiety, disposizione all'angoscia indipendentemente dalla presenza di minacce).
    Le teorie sull'angoscia sono state sviluppate soprattutto dalla psicoanalisi, dalla teoria dell'apprendimento e dalla psicologia cognitivista.
In psicoanalisi (Freud), l'Io � considerato un "luogo d'angoscia" al quale, attraverso segnali d'angoscia provenienti dall'esterno ("angoscia reale"), affluiscono sensazioni d'angoscia, le pulsioni dell'Es "angoscia nevrotica") e le minacce del Super-Io "angoscia della coscienza"). Con la rimozione di avvenimenti traumatici i segnali d'angoscia possono ampliarsi in una angoscia liberamente fluttuante.
    Le teorie dell'apprendimento sull'angoscia si basano sia sui rapporti con un sistema nervoso debole (I.P.Pavlov) che sui legami tra riflesso condizionato e costellazioni ansiogene, fattori che in seguito possono accrescere quantitativamente le reazioni d'angoscia.
    Nella teoria cognitivista dell'angoscia si evidenziano in particolare l�e conseguenze emozionali dell'elaborazione individuale delle informazioni in rapporto alla percezione dell'angoscia.
    Questi meccanismi cognitivi si possono interpretare come una caduta del controllo interno (J.B.Rotter), come incapacit� appresa (E.P.Seligman), o come conseguenza di perdite di controllo dovute a estraneit�, ostacoli del movimento, incertezza, perdita del senso di protezione, abbandono, anticipazioni di pericoli, incertezza del futuro, disperazione, etc.
    Oltre agli stati cronici d'angoscia esiste anche una mancanza patologica d'angoscia, che fa ignorare i momenti di pericolo, ad esempio a causa di aggressivit� latente. Esiste inoltre il desiderio di angoscia come "giocare col fuoco", in cui il rischio pu� avere un effetto vitalizzante.
L'eliminazione dell'angoscia patologica � un obiettivo di tutti gli importanti orientamenti psicoterapeutici. Si tenta inoltre di ottenere una autoregolazione dell'angoscia fondata soprattutto sull'abitudine ai segnali d'angoscia.
Attacchi di panico
    Improvvisa comparsa di stati d'ansia incontrollabile, che pu� raggiungere intensit� notevole, accompagnati da vissuti emotivi a connotazione angosciosa e sensazione di impotenza e di perdita delle proprie capacit� di reazione. Gli adp insorgono solitamente in ambienti e situazioni con specifica valenza emotiva per il soggetto o con un certo potenziale stressogeno (p.es. luoghi affollati, traffico, etc.).
Complesso di inferiorit�
    L'espressione "complesso di inferiorit�" evidenzia le debolezze presenti in ogni individuo, siano esse reali o immaginarie, fisiche, psichiche o sociali, e mette inoltre in rilievo la forte tendenza alla ricerca della perfezione e della totalit�.
Conversione
    Si indica con tale termine la trasformazione di un conflitto psichico in sintomo fisico delegato a rappresentare un conflitto simbolico intrapsichico o l'appagamento di un desiderio.
Depersonalizzazione
    Stato di alterazione della percezione di s� stessi e del riconoscimento della propria identit�; sensazione di estraneit� a s� stessi nell'ambito di un vissuto a connotazione angosciante che pu� presentare, nei casi pi� severi, correlate sensazioni di dispercezione corporea ed alterata percezione del tempo e/o dello spazio.
Deprivazione
    In psicologia clinica questa definizione indica una delle cause principali dei disturbi psichici. Si suppone che esista un meccanismo per cui una carenza di cure o di stimoli da parte dell'ambiente condurrebbero a uno sviluppo psichico insufficiente, che non pu� venire recuperato o riequilibrato in seguito.
    Vi si contrappongono esperienze di autostimolazione che non permettono uno stato psichico carente. Perci� attualmente il concetto teorico di deprivazione � ancora poco chiaro. Non tutte le forme di ritiro dalla vita sociale portano all'insorgenza di disturbi psichici.
    Una serie di situazioni di deprivazione sono considerate particolarmente pericolose: mancanza della madre, isolamento, ospedalizzazione, perdita del partner, disoccupazione, autoalienazione, frustrazione di bisogni centrali, perdita del retroterra culturale, retrocessione di status, danni alla socializzazione, isolamento nella vecchiaia.


Dissociazione

    Processo per cui determinati pensieri, atteggiamenti o altre attivit� psicologiche perdono la loro normale relazione con altre attivit� o con la restante personalit�, si scindono e funzionano in modo pi� o meno autonomo. In tal modo pensieri, sentimenti ed atteggiamenti incompatibili dal punto di vista della coscienza possono convivere senza che si produca un conflitto tra di essi.      Uno stato dissociativo cronico � da considerarsi patologico: p.es. la dissociazione sistematica tra affetto e pensiero, quale quella che si incontra nei gravi disturbi schizofreniformi, � indice di una alterata modalit� di funzionamento psichico che si riflette negativamente nel rapporto con s� stessi e con gli altri.
Distimia
     Stato depressivo dell'umore associato a sintomi spesso neurastenici, ipocondriaci.
     Originariamente il termine si riferiva ad una condizione protratta di malinconia. Pi� recentemente � stato utilizzato per indicare quelle forme di nevrosi che sono contemporaneamente caratterizzate da una accresciuta forma di introversione (depressioni reattive, fobie, nevrosi ossessive).
Disturbi di personalit�
     Forme di disadattamento della condotta profondamente radicate generalmente riconoscibili sin dall'adolescenza o anche prima, e che persistono per la maggior parte della vita adulta, sebbene diventino spesso meno evidenti nell'et� media o avanzata.
     La personalit� � anormale sia nell'equilibrio o nella qualit� ed espressione delle sue componenti sia nelle sue caratteristiche globali.
     A causa di questa deviazione o psicopatia la persona soffre e vi sono effetti sfavorevoli per l'individuo o per la societ�.
     Comprende quella che spesso � chiamata personalit� psicopatica, ma se questa � determinata primariamente da una alterazione cerebrale, dovrebbe essere classificata come sindrome cerebrale organica non psicotica. Quando si presenta una anomalia della personalit� direttamente correlata ad una nevrosi o ad una psicosi, per esempio personalit� schizoide e schizofrenia o personalit� anancastica e nevrosi ossessivo-compulsiva, dovrebbe essere diagnosticata anche la nevrosi o la psicosi correlata che appare in evidenza
Disturbo bipolare
     Un tipo di disturbo psichico ad andamento fasico con manifestazioni di natura alterna maniacale e depressiva (anche "psicosi maniaco-depressiva").
Fobia
     Timore abnorme di natura solitamente irrazionale nei confronti di uno specifico oggetto, situazione o attivit� che spinge il soggetto ad evitarli in maniera drastica; qualora l'evitamento non riuscisse si produrrebbe uno stato ansioso intenso o un disturbo panico. Alcune forme comuni sono la claustrofobia, l'agorafobia, la zoofobia, etc..
Inibizione sociale
     Indica la mancanza o la debole presenza di determinati tipi di comportamento rispetto ai propri simili, in genere aggressivi.
Introspezione
     (Anche autosservazione, osservazione dell'esperienza).
Un metodo di osservazione in cui l'osservatore volge coscientemente l'attenzione ai propri processi psichici.
Introverso
     Natura lenta, riflessiva, ritirata, che evita gli oggetti, si pone facilmente sulla difensiva, guarda con sospetto.
Ipocondria
     Distrubo nevrotico in cui la caratteristica principale � l'eccessiva preoccupazione per la propria salute in generale o per l'integrit� e la funzionalit� di qualche parte del proprio corpo, meno frequentemente, per la propria mente.
Isteria
     Malattia mentale nella quale si manifesta sia un restringimento del campo di coscienza sia un disturbo delle funzioni motorie e sensoriali e che sembrano poter comportare un vantaggio psicologico o un valore simbolico.
     L'isteria tende ad essere caratterizzata da fenomeni di conversione e la sintomatologia tende spesso a caratterizzarsi come risposta all'ambiente o a reazioni emozionali opprimenti ed apparentemente inaffrontabili dal soggetto.
     Il confine con la simulazione � spesso molto labile.
Libido
     Secondo la teoria psicoanalitica la libido � l'energia sessuale dalla quale l'uomo viene attivato a trarre piacere dalle zone erogene del corpo.
     In psichiatria la libido viene intesa, invece, in senso pi� generale ed identifica la totalit� ed il grado dell'interesse amoroso o genitale dell'individuo
Meccanismo di difesa
     Procedimento psicologico di natura solitamente inconscia cui l'individuo ricorre per proteggersi da ansia, angoscia, conflitti emotivi, stress psicofisici e fattori ambientali. I m.d.d. sono molteplici (p.es.:rimozione, soppressione, negazione, proiezione, scissione, etc..) ma ognuno di essi -se utilizzato troppo frequentemente ed in modo rigido- risulta disadattativo, poich� viene impedito un pi� adeguato contatto con la realt�. Alcuni m.d.d. (negazione, proiezione,scissione..) sono costantemente presenti in maniera massiccia nelle psicopatologie di entit� pi� grave (disturbi paranoidei, forme schizofreniche, psicosi di vario tipo).
Narcisismo
     Con questo termine si indica la tendenza ad ammirare le proprie azioni ed i propri attributi corporei.
Il narcisismo non viene considerata una forma di perversione, in quanto non si riferisce ad una soddisfazione sessuale ma pu�, anche in un normale sviluppo, far di se stesso l'oggetto d'amore.
Nevrosi
     Disturbo psichico di media gravit�. E' in relazione con il disturbo comportamentale, di entit� pi� lieve, con la psicosi (pi� grave) ed � distinta dalle sindromi borderline poste fra nevrosi e psicosi.
     Il concetto venne introdotto alla fine del 1700 per indicare disturbi per i quali era impossibile indicare cause organiche e nel corso del tempo sub� diverse trasformazioni.
     S. Freud, sulla cui teoria delle nevrosi si basa ancora oggi la scuola psicoanalitica, distinse quattro tipi di nevrosi: le nevrosi d'angoscia, le fobie, le nevrosi ossessive e l'isteria.
     Nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi psichici (DSM IV), largamente usato, sono elencate isteria, fobie, disturbi anancastici, nevrastenici e ipocondriaci, depressioni distimiche, sindromi d'angoscia generalizzate, disturbi dissociativi e sindromi dolorose psicogeniche.
     Il disturbo nevrotico � un disturbo mentale senza base organica dimostrabile, nel quale il paziente p�o avere una considerevole introspezione e ha un contatto con la realt� non alterato, in quanto in genere non confonde le proprie esperienze e fantasie patologiche soggettive con la realt� esterna.
     Il comportamento pu� essere notevolmente alterato, per quanto in genere rimanga entro limiti sociali accettabili.
     La personalit� non � disorganizzata. Le principali manifestazioni comprendono eccessiva ansia, sintomi isterici, fobie, sintomi ossessivi e compulsivi e depressione.
     Nonostante la definizione di nevrosi sia vaga e la sua spiegazione sia tanto complessa, questo concetto comprende un gruppo osservabile di stati psichici dolorosi che non vengono coperti da altre definizioni.
Paranoide
     Termine descrittivo che indica o idee dominanti patologiche o idee deliranti di autoriferimento che riguardano uno o pi� temi diversi, sopratutto persecuzione, amore, odio, invidia, gelosia, onore, litigio, grandezza e soprannaturale.
     Pu� essere associato con una psicosi organica; una reazione tossica; una condizione schizofrenica; una sindrome indipendente; una reazione ad uno stress emotivo o a un disturbo della personalit� .
Perversione
     Con tale termine viene indicato un comportamento sessuale aberrante ed illeggittimo. Fra le perversioni si annoverano la bestialit�, l'esibizionismo, il feticismo, il sadismo, il masochismo mentre ne sono esclusi la violenza carnale, l'incesto e la promiscuit�.
     La teoria psicoanalitica ritiene che la perversione sia presente nel bambino "perverso polimorfo") come una una normale tappa dello sviluppo sessuale mentre la presenza di tali patologie nell'adulto indica un'arresto dello sviluppo della personalit� e della sessualit� e la sua fissazione ad uno stadio pregenitale.
     Le perversioni sono, in ogni caso, un costante fattore di disturbo della normale energia sessuale (libido).
Proiezione
     E' un meccanismo interno di difesa. Questa (falsa) percezione aiuta in genere a diminuire l'angoscia per le notevoli possibilit� di soddisfazione del motivo non pi� appagabile o vietato, oppure a conseguire una rinunzia alla soddisfazione di questo motivo proprio in modo pi� efficace di quanto non sarebbe possibile senza proiezione.
Psicastenia
     Disturbo della sfera nevrotica letteralmente traducibile come "mancanza di energia psichica" caratterizzato da un abbassamento complessivo delle funzioni mentali di origine non organica ma collegato a problematiche di natura essenzialmente psico-affettiva ed accompagnato da atteggiamenti di eccessiva dubbiosit� ed indecisione.
Psicofarmaci
     Sostanze chimiche di diverse specie, naturali o sintetiche, che nei loro effetti principali sono psicotrope, cio� agiscono sul SNC, producendo mutamenti del comportamnto e delle esperienze interiori, attualmente in prevalenza reversibili. Neurofisiologicamente essi agiscono in gran parte selettivamente nelle diverse zone del Sistema Nervoso Centrale ( p.es. sistema limbico, sistema reticolare, talamo, corteccia cerebrale;) e interagiscono con diverse sostanze neuroumorali.      Psicologicamente ne sono interessati soprattutto gli aspetti motivazionali ed emozionali dell?apprendimento e della memoria, nonch� quelli integrativi del comportamento. Gli psicofarmaci vengono suddivisi grosso modo, in base a criteri psicologici e clinico-terapeutici, in :
ipnotici, stimolanti, neurolettici, antidepressivi, tranquillanti e psicotomimetici
Psicosi
     Termine usato per un gruppo eterogeneo di condizioni che hanno in comune una grave alterazione delle funzioni mentali (escluso il ritardo mentale) associata ad un disturbo del contatto psicologico con la realt� ed in genere a comportamento sociale aberrante.
     I disturbi della coscienza, della memoria, dell'umore, della percezione, del pensiero o del comportamento psicomotorio sono manifestazioni cliniche preminenti che dipendono dalla natura della psicosi e l'introspezione � spesso notevolmente carente.
     La forma aggettivale "psicotico" � spesso usata in senso puramente descrittivo per indicare la presenza di certi sintomi come idee paranoidi, allucinazioni e disturbi del pensiero.
     Da un punto di vista etiologico le psicosi sono generalmente suddivise in forme con malattia fisica evidente che interessa le funzioni cerebrali (psicosi organiche) e forme con patologia strutturale o metabolica indeterminata (psicosi funzionali o endogene).
Rimozione
     Termine utilizzato in ambito psicoanalitico che individua uno dei meccanismi di difesa intrapsichici diretti solitamente al controllo della propria vita affettiva nel rapporto con le esigenze della realt� esterna. Il concetto classico di rimozione implica una visione dinamica della struttura di personalit� di tipo conflittuale, e presuppone una istanza rimovente ed un contenuto rimosso sulla base di determinati valori, convinzioni, credenze del soggetto, collegati comunque all'aspetto pulsionale (p. es.; la difesa dell'Io da pulsioni "disturbanti" per l'assetto di personalit� che vengono respinte e fissate nella sfera inconscia).
Sintomo di conversione
     Perdita o alterazione non simulata della motricit� volontaria e del sistema sensoriale, la cui genesi risiede in motivazioni psicologiche ed in problematiche di natura affettiva; trasformazione di un conflitto psichico in sintomo fisico che interessa il sistema motorio e sensoriale.
Socievolezza
     Anche istinto gregario. E' il desiderio di rimanere in rapporti amichevoli con gli altri, o di partecipare con essi ad attivit� comuni.
Stress
     Un termine introdotto nella fisiologia umana da Cannon all'inizio degli anni 20 per indicare tutti gli stimoli fisici, chimici, emozionali che superano una certa soglia critica e interrompono un equilibrio interno dell'organismo.
     Nella "sindrome generale di adattamento" descritta da Selye (1950) il termine ha modificato il suo significato ed � diventato un denominatore comune per le risposte non specifiche dell'organismo a tali stimoli.
     Nell'uso corrente viene utilizzato in modo intercambiabile per descrivere vari stimoli avversi di intensit� eccessiva; le risposte fisiologiche, comportamentali e soggettive ad essi; il contesto che media l'incontro tra l'individuo e gli stimoli stressanti; o tutti questi concetti insieme.
     Il termine � chiaramente abusato e dovrebbe essere utilizzato pi� cautamente.
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