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Mai dire... vengo anch’io!
Una serata dall’alto profilo culturale con l’Ambasciatrice Kelescian a casa del console Casagrande: dalla culinaria alla cappella, tra cucina italo-finlandese e reperti storici (fossili?).

L’altro ieri, Sua Eccellenza l’Ambasciatrice d’Italia Elisabetta Kelescian è venuta a far visita ai concittadini italiani residenti a Turku. Naturalmente io non c’ero e non perché, come succedeva in passato, abbia cestinato l’invito, ma perché non mi è arrivato. Evidentemente le voci circolano all’interno dell’ambasciata, da ambasciatore ad ambasciatore. La cosa strana, no, scusate, indecente, è che non sono stati invitati neanche gli altri italiani residenti in Finlandia, quelli che non scodinzolano. Invece, il console, quello della “cappella”, ha ritenuto opportuno invitare la crema della società turkuense, scelta per capocchieria. Tra questi, ad attirare le attenzioni degli ospiti, spiccava un cappellano cappato appena giunto dal cappellanato. Mancavano però personaggi che indossavano la cappamagna e questo la dice lunga sul genere di persone presenti. Pare che, il pezzo d’arredamento più ammirato, sia stata la cappelliera stile ‘800 situata all’ingresso e il cappelletto orientale di età ben più remota. Sempre per sentito dire, l’alta società ritrovatasi sotto la cappa – ma in questo caso potremmo anche dire la cupola - del console, ha avuto modo di apprezzare anche l’ottima cucina del ristorante sotto casa, quello particolarmente chic che indusse il console a cacciare il ristorante italiano Sergio’s. E certo, Casagrande ci tiene alla propria immagine, a fare le sue belle figure e a farle fare a noi italiani. Altrimenti per quale motivo avrebbe a tutti i costi voluto mostrare “l’erezione della sua cappella” al Presidente Scalfaro? In tutti i modi, queste le portate: cappelletti alla diplomatica, seguiti da assaggini di montone e cappone. Ma il massimo dell’eccitazione, gli invitati, l'hanno raggiunto quando è apparso il dessert. Un’enorme arbusto eretto chissà con quali tecniche dallo chef, preparato a mo’ di tiramisù. Qualcuno si è comunque lamentato del fatto che, l’arbusto, si sia immediatamento afflosciato al terzo affondo di spatola, denotando una scarsa professionalità dello chef, soprattutto il fatto di non possedere neanche lontanamente le qualità della manodopera autrice dell’erezione della cappella del console, quella di tanti anni fa.

La bellissima notizia è che, tra gli assenti di lusso – ma di lusso vi erano solo gli assenti – c’era, indovinate un po’? Il professore Luigi de Anna! Sì, proprio lui, il massimo esponente della cultura italiana a Turku – o l’unico? – mancava alla bizzarra cerimonia e ciò l’ha resa ancora più bizzarra. La notizia mi ha fatto talmente felice, quasi da indurmi a chiamare il professore. Bravo, de Anna! Così si fa! Bisognerebbe – sempre per rimanere in tema – “ereggere” una statua a questo nostro connazionale, il Geroge Clooney degli italiani in Finlandia, per aver avuto gli attributi di rispondere al console con un: No Pauliina? No party!
E racconti all’Ambasciatrice chi è il nostro console! Chi potrebbe farlo se non Lei? Un bamboccio? Per quanto non condivida molto spesso le Sue scelte, quella di non presentarsi ad una cerimonia organizzata all’interno di un consolato che non rappresenta in nessun modo gli italiani di Turku, ma che al contrario ha più volte danneggiato gli stessi italiani, la condivido, eccome! Siamo Uomini o bamboccioni?

Tra le altre cose, c’è da chiedersi come mai, l’ambasciatrice, decide di incontrare gli italiani di Turku, ma giunge in città in gran segreto? Questioni di sicurezza? Nel senso che voleva essere sicura di non incontrare italiani poco chic? Beh, come ha avuto modo di constatare, quelli sono inevitabili. Tanto per dire, Ambasciatrice, il Suo predecessore, Ugo de Mohr, nonostante tutto, aveva almeno il buon senso e un minimo di rispetto, da presentarsi a Turku e di invitare tutta la comunità italiana, così come vuole un ambasciatore che abbia almeno un po’ il senso dei principi democratici. Non che la cosa mi interessi più di tanto. È che per come la vedo io, gli ambasciatori dovrebbero avere un comportamento che sia lo stesso nei confronti di tutti i cittadini. È sufficiente questo, poi, le feste e le rimpatriate, quelle istituzionali, mi interessano poco, anzi mi annoiano, soprattutto quando si tratta dei “Cappella’s Party”.

L’unico rammarico è che purtroppo, Il Loggione, non avendo rappresentanti tra gli invitati alla festicciola, è stato messo in condizioni di non potervi fornire particolari notizie di cronaca rosa – perché non mi pare si possa fare altro tipo di cronaca su quel genere di party e di invitati. Ad esempio sui loro abiti, ma potete immaginarli se avete idea di chi erano gli invitati. O sulla cappella del console: l’avrà mostrata ai presenti o no? Notizie che, chiaramente, difficilmente trapeleranno, visto che molti degli invitati hanno un modo di esprimersi molto simile a quello del console – pensate che c'è uno che va dicendo in giro che è “felice per aver conosciuto Sua Maestà l'Ambasciatrice. Proprio così, Sua Maestà e questo qualcuno non è Casagrande. Ma si può!? – e quindi incapaci di coglierne le sfumature. Sarà per questo che de Anna non è gradito ai ricevimenti del console? Per fare in modo che la sua cappella rimanga nell’intimità dei suoi amici sciccosi? (Per chi non avesse idea di cosa stiamo parlando, può leggersi “Mai dire Casagrande”, naturalmente lo trova sulla prima pagina del Loggione). Bah! sono cappelle loro dalle quali preferisco tenermi a distanza. Comunque rivolgiamo i nostri complimenti per la scelta degli invitati “eretti” da Benito Casagrande: tanto di cappelle! (19.10.2007)




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