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Piccola Europa

Sinché c’è lo Stato non c’è speranza

In Italia, dicono i nostri politici, gli extracomunitari fanno i lavori che gli italiani si rifiutano di fare. Ovvero quelli in cui si richiede un particolare sforzo fisico, quelli in cui bisogna “sporcasi” le mani. Potrei anche crederci se non fosse che, girando il mondo, ti capita di incontrare un’infinità di connazionali disposti a fare i lavori più umili.

A Berlino Est i disoccupati sono tantissimi, nonostante la caduta del muro. Ma non riescono a trovare lavoro nella ricca Berlino Ovest dove, invece, gli extracomunitari di lavoro ne trovano, eccome!

In Finlandia a migliaia, nei cantieri navali, quelli edili, nelle serre di pomodori, extracomunitari, ma anche tantissimi estoni, hanno preso il posto dei finlandesi. A parte gli stessi operai, non mi pare ci sia stato qualche sindacato o politico che abbia mosso particolari proteste in difesa dei lavoratori finlandesi. Lo hanno invece fatto quando la Tallink, compagnia di traghetti, ha licenziato i marittimi finlandesi rimpiazzandoli con quelli estoni. Evidentemente si sono visti costretti ad alzare la voce in quanto ciò che accade all’interno della prestigiosa compagnia Tallink, fà senz’altro più notizia di quanto accade nelle compagnie gestite da piccoli e medi imprenditori.

Ci rimane un’unica speranza, a noi europei, che è quella di poter vedere presto estoni, extracomunitari, personale a basso costo, prendere lavoro nelle scuole, i municipi, e in tutte le aziende gestite dallo Stato. Solo allora, forse, sindacati e movimenti decideranno di fare qualcosa. Sinché ad essere sfrattati dal mondo del lavoro saranno gli operai, soprattutto quelli delle piccole e medie industrie, di estoni e affini ne arriveranno a valanga. Aspettando quel momento, non ci resta che sperare in un bel posto da dipendente statale: misera speranza degna di una miserabile Europa. (25.5.2007)




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