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I finlandesi e il patriottismo delle patate.
Gli italiani e quello a corrente alternata (o all'amatriciana).

Chi vi racconta che in Finlandia tutto funziona, vi racconta una menzogna. Forse dettata da un eccesso di esterofilia, forse da tanto provincialismo o semplicemente dal fatto che pur risiedendo in Finlandia, non vive la Finlandia. Spesso le informazioni su questo Paese vi arrivano da persone che escono di casa per prendere l’autobus che li porta a lavoro, dove rimangono per otto ore chiusi tra le mura del proprio ufficio, per poi recarsi nel fine settimana al solito ristorantino o al pub preferito. Se la vostra vita in Finlandia si limita a tutto questo, allora sì, anche voi sarete d’accordo che, in codesto paese, tutto funziona. La realtà, però, è ben diversa. Anche dagli allegri sondaggi voluti dall’altrettanto allegra Unione Europea. Quelli a cui i finlandesi, in massa, rispondono di essere un popolo felice, anzi, tra i più felici in Europa. Sia chiaro, in questo posto molte cose, forse le più importanti, funzionano senz’altro meglio che in Italia. Chiaramente non mi riferisco all’autobus che arriva puntuale per portarvi al lavoro e neanche al traffico che scorre ordinato, men che meno ai lavavetri che non troverete in agguato al semaforo, col rischio di favi arrivare tardi a lavoro e prendervi un rimbrotto dal capoufficio. E neanche agli spacciatori di droga che, a differenza dell’Italia, qui non spacciano per strada sotto il naso dei poliziotti o ai criminali, agli assassini che, sempre al contrario dell’Italia, non passano dalle aule dei tribunali alle sfilate di moda. Mi riferisco, soprattutto, alla politica, anzi ai politici. Per farvi un esempio, tempo fa, un ministro, fu scoperto a far confluire danaro pubblico al proprio golf club. Tutto si risolse con le dimissioni forzate del ministro, senza ricorrere né al Consiglio Superiore della Magistratura, né al trucchetto dell’avocatura (colgo l’occasione per inviare un forza e coraggio ai giudici Forleo e De Magistris).

Provate a immaginare se, per esempio, in Italia, Clemente Mastella, fosse stato beccato a finanziare, col denaro pubblico, il proprio campo di pomodori (a Ceppaloni sono gli unici campi esistenti). Chi si sarebbe interessato ad una marachella simile, in un paese il cui Parlamento (badate, Parlamento mi è scappato col maiuscolo) è composto da gente giudicata colpevole di diversi reati, anche gravi o indagata per reati del tipo “associazione di stampo mafioso”? Nessuno! Colgo l’occasione per informare i nostri lettori finlandesi, che la signora Dini, moglie di uno dei parlamentari che tengono in piedi questo governo è stata condannata a due anni e quattro mesi di galera e per dieci anni impossibilitata ad assumere cariche societarie, per bancarotta fraudolenta e speculazione edilizia su terreni non edificabili, ma condonati grazie all’indulto. Indulto voluto dal ministro della giustizia Clemente Mastella, indagato per finanziamenti illeciti e altre cosucce, democristiano e amico del senatore Giulio Andreotti, riconosciuto colpevole di aver avuto legami con appartenenti di spicco di cosa nostra, ma non condannato per decorrenza dei termini e oggi stampella importante del governo in carica. Governo che ha come ministro degli esteri, D’Alema, indagato, con il suo amico e compagno Fassino, segretario dello stesso partito, più altri quattro parlamentari, per aver favorito le scalate di alcune banche ai furbetti e altre cosucce di diversa natura, costringendo il giudice che lo indagava... ad essere condannato e sollevato dall’indagine. Ah, quasi dimenticavo: anche il nostro primo ministro, Romano Prodi, è (o era?) indagato con il ministro Clemente Mastella: sarà per questo che Prodi ha voluto dare a Mastella quel ministero? Però Prodi non ne parla, preferisce stare in silenzio. Probabilmente l’esperienza gli suggerisce che, prima o poi, in Italia, tutto si aggiusta (soprattutto quando si ha un “collega” ministro della giustizia – col minuscolo).

A questo punto, già so quali saranno le reazioni di taluni italiani residenti in Finlandia che fingeranno di sentirsi offesi da quanto ho scritto. Perché, secondo costoro, noi che viviamo all’estero, non dovremmo parlare male dell’Italia. Come se i finlandesi avessero bisogno di ascoltare noi per sapere che la nostra è una repubblica delle banane. Ma la cosa comica è che, sempre questi connazionali, hanno smesso di dire, di scrivere e a loro dire, gettare fango sul nostro paese, immediatamente dopo la caduta del governo di centro-destra. Un po’ di vergogna dovrebbero provarla, no? Non solo, ma il più infuocato dei neopatrioti a corrente alternata – o all'amatriciana – è lo stesso che, quando il direttore del Turun Sanomat offese il popolo italiano con un editoriale simile ad un bollettino del Terzo Reich, non solo si rifiutò su mio invito a scrivere una lettera di protesta al giornale, ma fu addirittura solidale con quanto scritto dal direttore.

Insomma, questi finti patrioti, oggi pretendono che tutti debbano autocensurarsi, scrivendo male della Finlandia, se possibile, ma non dell’Italia. Facendoci diventare un po’ finlandesi, dogmatici, patrioti sino all’osso, anzi alla patata. Eh sì, perché, per chi non lo sapesse, i finlandesi non comprano patate che non siano coltivate nel loro paese. Quelle svedesi? Non sia mai! Ma per quanto possa sembrarvi stupido, il finnico patriottismo delle patate, non sarà mai vergognoso quanto l’italico patriottismo a corrente alternata, quello che somiglia molto da vicino ad una censura, parente stretto del servilismo, piaga che getta melma sugli italiani nel mondo, miglior alleato di chi, come il direttore di uno dei più importanti quotidiani di Finlandia, non perde occasione per offendere l’intero nostro popolo. (Col bene placido di spennellatori di professione, altrimenti detti patrioti a corrente alternata.) (8.12.2007)




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