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Lettera aperta a Luigi G. de Anna
(Professore Ordinario al Dipartimento di Lingua Italiana dell’Università di Turku)

Ricordare Oriana Fallaci, come qualsiasi grande personaggio della cultura italiana è un dovere delle Istituzioni.
Ma se le istituzioni applicano la censura, intervengano di diritto i cittadini liberi!

Gentile Professore,
in quest’ultimo periodo abbiamo avuto occasione di assistere ad un interessante scambio di vedute tra Lei e lo scrittore
Ulderico Munzi, sul pilota italiano Diego Manzocchi. Discussione a cui hanno preso parte altri studiosi, ricercatori e storici, quali Danilo Passi e Giorgio Cavalleri. I punti di vista di tutti voi hanno contribuito, soprattutto in Finlandia, a dare a Manzocchi un po’ della visibilità che merita e che, senza ombra di dubbio, qualcun altro preferisce non dargli. Il Loggione ha fatto in modo che tutti potessero esprimere la propria opinione a riguardo, tutti, anche coloro che, a distanza di oltre mezzo secolo, vedono ancora il Manzocchi come il nemico del comunismo e solo per quello sarebbero disposti a lasciarlo nella penombra, se non addirittura ad infangarne la memoria. È questa una mia opinione, condivisa anche con altri che si sono interessati alla vicenda. Non c’è, comunque, nulla di particolarmente strano in tutto ciò, non per noi italiani, troppo spesso guidati dal rancore, posseduti dall’odio, incatenati alle ideologie. Il Loggione ha sempre ritenuto la libertà di pensiero, un bene irrinunciabile e la dimostrazione di ciò è nelle pagine del nostro giornale, nelle interviste ai personaggi noti per essere di sinistra e contro il berlusconismo e negli articoli di chi milita tra le file di Forza Italia. Negli spazi concessi a chi addirittura si professa maoista. Siamo poi tutti liberi di esprime critiche, pareri, a volte anche aspri, verso chi non la pensa come noi, ma non possiamo, in maniera categorica, censurare nessuno. Montanelli, personaggio che Lei conosce molto bene, diceva che non può esistere una vera democrazia che non abbia al proprio interno una destra e una sinistra. E in questo noi crediamo.
Il motivo per cui Le scrivo, professore
de Anna, non ha nulla a che fare con Manzocchi, ma molto con la libertà di pensiero. Ma vi è comunque, a mio modo di vedere, una connessione tra l’atteggiamento dimostrato da alcuni verso il Manzocchi e la Fallaci. Continuiamo ad essere, anche all’interno della nostra piccola comunità in cui nessuno può muovere particolari pretese, guidati dal sentimento politico che si trasforma in odio e che spesso scaturisce nella più infame oppressione: la censura. Siamo, insomma, tutti troppo comunisti, da rendere il giusto a chi ha combattutto contro il comunismo – Manzocchi – o a chi ha, soprattutto negli ultimi anni della sua esistenza, dimostrato il proprio disappunto nei confronti della sinistra italiana – Fallaci. O troppo fascisti, per rischiare di onorare un “traditore” del fascismo o una partigiana, un disertore o chi volle schierarsi, con tutte le sue forze, contro il Regime dei Colonnelli in Grecia. Siamo troppo italiani, anche noi immigrati, un tempo troppo pizza e mandolino, successivamente troppo impegnati a voler dimostrare di essere di più, senza accorgerci che, in fondo, non siamo mai stati troppo diversi dai connazionali in Patria, quelli troppo di qua o troppo di la, troppo servi di ideologie e nostalgie, per pretendere di essere presi sul serio. Scrivo a Lei, quindi, in quanto studioso e quindi inevitabilmente dotato di onestà intellettuale. Mi rivolgo a Lei uomo di Cultura, emigrante di un tempo in cui ancora, tra gli immigrati, non esisteva il deleterio uso della raccomandazione, il molto italico sistema dell’associazionismo, in cui ancora non si era esportato tutto il male del nostro popolo. Lo faccio chiedendole di intervenire affinché le nostre istituzioni in Finlandia si convincano a onorare un altro intellettuale, un grande intellettuale, riconosciuto tale non dalla nostra piccola comunità, ma dal mondo intero: Oriana Fallaci.
Credo di trovarLa d’accordo se dico che, non averla considerata, dopo un anno dalla sua scomparsa, e nonostante i ripetuti inviti a farlo, è stato un atto imperdonabile, normale in quei paesi in cui vige un regime dittatoriale, indecente per uno Stato che si professa democratico. Allo stesso modo in cui mi sto battendo per la Fallaci, mi batterei se un giorno, con la destra al governo, le nostre istituzioni dovessero adottare un sistema simile verso intellettuali di sinistra. Né io, né Lei e tantomeno le istituzioni che dovrebbero fungere anche da esempio per i cittadini, nessuno in una civiltà democratica ha il diritto di decidere né sulla base delle proprie ideologie, né su altro, di usare la censura verso i personaggi “scomodi” della cultura, soprattutto quando questi tantissimo hanno dato al nostro Paese, ancora di più quando hanno avuto il coraggio di non allinearsi al pensiero comune. Ed è questa la migliore garanzia affinchè le idee possano sopravvivere, affinché non si ripeta quanto già accaduto nella Storia, affinché, per odio o per vendetta, mai più nessuno carbonizzi uno dei nostri beni più preziosi, l'espressione del pensiero.
Ma mi rivolgo a Lei, anche perché so che è un difensore di quelle correnti letterarie verso cui, troppo spesso, la nostra politica, si rivolge in maniera quasi intimidatoria. Qui in Finlandia, le nostre istituzioni hanno elargito, sappiamo tutti con quale criterio, onoreficenze a chi pubblicamente ha definito la Fallaci una cretina. Quello che Le chiedo non è di riabilitare la Fallaci tra gli italiani in Finlandia o tra i finlandesi (nessuno di noi che vive in questo posto ha credibilità da infangare l’alto spessore intellettuale della Fallaci e ancora meno ne ha il mediocre che l’ha definita cretina), ma semplicemente di dimostrare che, tra tanta mediocrità, esiste anche tra di noi chi, pur non condividendo il pensiero della Fallaci, è provvisto di sufficiente onestà e dignità da riconoscerne il valore.
Le nostre democrazie, a differenza delle dittature, non lacerano le carni a chi la pensa diversamente, ma si limitano a lacerarci l’anima, ad offenderci, a isolarci, a tenerci in pugno con il ricatto morale. Ma, alla fine, nonostante i tentativi di censura, sono gli uomini e le donne coraggiose ad aiutare a crescere la nostra società. È un piccolo atto di coraggio, dunque, ciò che Le chiedo, invitandola, ancora una volta, a far sì che anche in Finlandia si faccia qualcosa per ricordare Oriana Fallaci, ad andare oltre le proprie convinzioni politiche, oltre il ricatto morale di chi impone in modo intimidatorio l’obbligo ad allinearsi, ad omologarsi alle ideologie alla moda. A fare in modo che, domani, quando qualcuno deciderà di fare ricerche sugli italiani immigrati in Finlandia, non vi troverà solo dei burocrati, degli uomini pronti a scodinzolare, dei cavalieri e commendatori segnalati dalla stessa associazione di cui fanno parte, ma anche degli spiriti liberi, degli uomini che hanno deciso andando contro il volere degli emissari di una democrazia nelle cui crepe si insinua tanto maleodorante regime. Le Istituzioni, alla fine, devono inevitabilmente cedere al volere della popolazione, ma se, ancora oggi, la comunità degli italiani in Finlandia non ha levato alcuna pretesa in favore di quei personaggi che hanno rappresentato il nostro Paese, in Europa e nel mondo, prescindendo dalle loro idee politiche, allora vuol dire che queste istituzioni sono quello che ci meritiamo e che è forse arrivato il momento di rimpiangere addirittura i tempi in cui eravamo sì pizza e mandolino, ma uomini liberi e onesti. Per invogliarla ancora di più nel fare quello che Le chiedo, concludo questa mia lettera con una frase di un politico d’altri tempi, uno che piaceva a me e, penso, anche a Lei:
Comportati come se dovessi morire domani e pensa come se dovessi vivere in eterno.”
A presto, spero. (16.10.2007)




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