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Lettera di inizio anno a Luigi de Anna

Il “piccolo” scrivano giovinazzese

Luigi,

è davvero difficile cominciare questa lettera, dopo aver letto il tuo discorso di fine anno alla nazione italiana in Finlandia. Compito che in Italia spetta al Presidente della Repubblica, ma qui in Finlandia a te, anche se non capisco chi ti possa aver eletto nostro presidente, chi tu sia per permetterti tanto. Capisci quindi che, ora più che mai, è diventato impossibile per me iniziare a scriverti anteponendo al tuo nome il più classico dei “Caro” e ancor meno “Gentile”. Quale aggettivo dovrei dunque usare per non offendere il tuo blasone e la nuova carica che ti sei affidato, entrambe le cose frutto dalla tua “fervida” fantasia? Confidando nella bravura che ti contraddistingue nell’appropriarti di ciò che non ti appartiente, ti chiedo quindi di scegliere un aggettivo, quello che preferisci e di anteporlo al tuo nome, sollevandomi dal peso di rendere la nostra Lingua ancora più falsa di quanto non lo sia.

Chi deve fare cultura in Finlandia?

È una delle domanda che poni nel tuo “discorso” di fine anno.

Qui di cultura ne parlano, perlopiù, i laureati in Lettere e Lingue. A te questo va bene e così vorresti che continuasse ad essere. Anzi lo pretendi. Dunque i divulgatori, gli insegnanti con pochi “numeri” – o nessuno – in Italia, che qui hanno trovato un lavoro grazie al fatto di essere arrivati in Finlandia quando gli immigrati si contavano sulle dita di una mano, non si limitano a parlare della nostra cultura, ma addirittura la fanno. E per farla vengono finanziati da uno Stato che, al contrario, non ha possibilità di promuovere chi davvvero è in grado di fare Cultura: gli intellettuali, gli artisti, quelli che, diversamente dall’insegnate di Lingua, quale tu sei, rendono all’Italia un’immagine diversa da quella fotografata in questi ultimi giorni, dai più grandi quotidiani del mondo. Il New York Times e il Times scrivono, con giusta ragione, che l’Italia ha perso il primato in quelle che un tempo furono le sue prerogative, nelle cose che il mondo ci invidiava e al mondo insegnavamo. A cominciare proprio dalla cultura, l’arte, il design, per poi arrivare all’artigianato, alla manodopera specializzata attraverso cui, gli immigrati di una volta, quando ancora la loro professionalità non era stata offuscata dalle inutili onorificenze regalate ai divulgatori e agli impiegati statali, avevano contribuito a dare del popolo italiano nel mondo un’immagine positiva.

La mia convinzione quindi è che, la cultura, debbano farla coloro che hanno le qualità per poterla fare, ma, a differenza di te, sono anche convinto che di cultura possano, anzi debbano interessarsi tutti, ognuno facendo i conti con i propri limiti. Su quest’ultima cosa, ovviamente, tu non sei d’accordo. E ti inalberi se un privato organizza, a proprie spese, un evento che ha a che fare con la cultura italiana, che riscuote tanto successo come nessuno di quelli che tu, da trent’anni, organizzi, ma a spese dello Stato italiano. Chiedi quindi che sia lo Stato a fare di più per la cultura, ad investire più danaro per essa e, di conseguenza, per il tuo dipartimento: scarichi, insomma, tutte le colpe dei tuoi fallimenti al fatto di non aver ricevuto sufficienti finanziamenti, stando attento a non offendere, con queste tue affermazioni, l’ambasciata e l’istituto di cultura, ai quali concedi tutti gli elogi possibili. Metti infine in guardia il lettore, dal mostrare la propria approvazione a chi finanzia di tasca propria eventi culturali, affermando che alla base di questo interessamento, c’è solo una meschina voglia di protagonismo. Affermazioni queste ultime che calzerebbero perfettamente al tuo personaggio e con quanto da te fatto nei tuoi anni in Finlandia. Proprio tu, infatti, noto a tutti e non solo a chi vive in Finlandia per il tuo protagonismo che si materializza puntualmente ogni volta che un intellettuale si affaccia – o si è affacciato in passato – su vicende che hanno avuto a che fare con la Finlandia. Una mania, la tua, di voler essere il non plus ultra della cultura italiana in Finlandia. Da Montanelli a Munzi, non hai perso occasione per cercare di smentirli, rischiando, anzi cadendo nel ridicolo. Un esempio è Diego Manzocchi di cui anche il sottoscritto ti ha fatto notare quanto strane possano apparire sotto taluni aspetti, le dichiarazioni sulla sua morte. Tu, invece, sei andato oltre, intorcigliandoti in supposizioni, come quelle del Manzocchi spia, che non avevano alcun fondamento, se non il fatto che, avendo prestato servizio in Libia, secondo te ciò bastava a fare del pilota un amico di Balbo e quindi, una spia. Tutto, ripeto, senza un documento che potesse dimostrarlo, senza neanche un indizio valido, con l’unico scopo di non lasciare ad altri la possibilità di poter dire di cose accadute in Finlandia, paese in cui tu e solo tu, hai diritto a poter parlare di cultura.

Ma davvero Luigi de Anna può permettersi di tacciare, il privato che finanzia eventi culturali, di protagonismo? Davvero Luigi pui dire una cosa simile senza un briciolo di pudore e credendo che altri non ti ricordino quanto proprio tu, grazie ai soldi dei contribuenti, italiani e finlandesi, hai guadagnato dal tuo lavoro di insegnante di Lingua? Per avere un’idea di tutto ciò, ripercorriamo per sommi capi la tua vita lavorativa.

La carriera di Luigi de Anna

Luigi de Anna arriva in Finlandia e precisamente a Turku, circa trent’anni fa. In un periodo in cui gli immigrati italiani sono davvero pochissimi, riesce ad ottenere l’incarico di lettore presso il dipartimento di Lingua italiana dell’Università di Turku. Il periodo di cui parliamo, coincide con il pensionamento del vecchio insegnate, a cui de Anna succede, non essendoci altri insegnanti per ricoprire quel posto. A distanza di pochi anni, la moglie di Luigi lo affiancherà come insegnate allo stesso dipartimento – e qui il dipartimento comincia ad assumere sembianze che ci ricordano molto le nostre italiche usanze. Da quel momento ad oggi, quindi, de Anna e sua moglie rimarranno gli unici insegnanti fissi del dipartimento di Lingua italiana di Turku. Da circa un anno, anche suo figlio studia Lingua italiana allo stesso dipartimento in cui insegnano i genitori. È lecito pensare che quest’ultimo succederà al papà? Tutto può accadere, se l’Università di Turku, però, non deciderà di chiudere il dipartimento di italiano, cosa che potrebbe avvenire molto presto. Ma di questo parleremo in un’altra occasione.

Ad un certo punto della sua vita, de Anna decide di dedicarsi alla scrittura. Si fa pubblicare alcuni libri sulla Finlandia, ma nessuno di questi riscuoterà interesse alcuno, tantomeno dagli addetti ai lavori. Diventa redattore della rivista Settentrione, unica sino a non molto tempo fa in Finlandia. Ma il finanziatore della rivista, il console onorario Benito Casagrande, dopo la denuncia fatta dal Loggione, riguardante somme di danaro intascate, ma non fatte confluire alla rivista, gli toglie i fondi. Da un paio di anni invia, in forma gratuita, degli scritti al giornale di Alleanza Nazionale: Il Secolo d’Italia.

È cavaliere di Malta, presidente della Società Dante Alighieri di Turku, presidente del CTIM – Comitato Italiani nel Mondo in cui però non risultano esservi iscritti nonostante ne abbia assunto la presidenza parecchi anni orsono. Aderente ad associazioni monarchiche, a Paneuropa, colleziona medaglie e onorificenze generosamente offerte da un’associazione di italiani in Finlandia che segnala i più meritevoli – non saprei dire sulla base di quali criteri.

Periodicamente organizza eventi culturali finanziati dalle istituzioni italiane, ma che non riscuotono alcun interesse né da parte dei finlandesi né degli italiani immigrati. Eventi a cui assistono non più di dieci persone, nonostante vengano elargiti da parte del de Anna, crediti agli studenti in cambio della loro presenza – una delle tante bizzarrie che contraddistinguono il dipartimento di Lingua italiana di Turku e che lo fanno somigliare sempre più alla parte negativa dell’Italia. (A tale proposito vorrei far notare anche la differenza nella gestione del danaro pubblico che c’è tra le istituzioni finlandesi e quelle italiane. Infatti mentre l’Università di Turku, avendo preso atto della reale produttività del dipartimento e avendola paragonata alle spese che è costretta a sopportare, sta pensando di chiuderlo, l’istituto di cultura italiano, nonostante sia al corrente dell’esito che hanno le attività organizzate dal de Anna, continua puntualmente a finanziarlo).

Un’altro elemento che ha contraddistinto il dipartimento, è quello che riguarda le non poche discordie, all’interno dello stesso, a volte sfociate quasi in rissa. Molti studenti hanno deciso, nel corso degli anni, di abbandonare gli studi di Lingua italiana proprio per via del comportamento di de Anna – naturalmente tutto quanto ho scritto è dimostrabile attraverso testimonianze e documentazione. Tale cosa, come è facile intuire, non ha contribuito a dare dell’Italia in Finlandia un’immagine positiva. E dopo tutto ciò, caro Luigi, vorresti presuntuosamente ergerti a nostro rappresentante? Credo che la comunità degli italiani in Finlandia, qualora ce ne fosse davvero una, meriterebbe altro, ma soprattutto, la parte dei connazionali immigrati, quella che produce, meriterebbe di non essere più offuscata dai divulgatori e dagli impiegati statali, come te.

A presto,

Corso




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