Torna alla pagina principale

Giornali: due pesi, due misure e una querela

Gli italiani che vivono all’estero hanno coscienza di come sia diverso il trattamento riservato, da certa Stampa estera, ai politici italiani. Soprattutto nel caso particolare dei nostri presidenti di consiglio, Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Mentre il primo, almeno per quel che riguarda la Stampa finlandese, rimbalzava quotidianamente su giornali e tv, quasi sempre per fatti non proprio esaltanti per la sua immagine, l’ex presidente dell’Unione Europea, sembra invece godere di maggiore “protezione”. C’è davvero un particolare interesse a preservare la sua immagine o tutto dipende dallo scarso interesse che Prodi suscita all’estero? Insomma, di Berlusconi se ne parlava in quanto il suo nome attirava più lettori e di Prodi no in quanto non fà notizia? Come si sarebbero comportati i giornali come Helsingin Sanomat, Turun Sanomat e così via, se avessero avuto notizia che a conoscere l’indirizzo dove le Brigate Rosse nascondevano Aldo Moro fosse stato Berlusconi anziché Prodi? Se, sia pur senza che la magistratura si fosse ancora espressa, fosse arrivata notizia di 84 milioni di euro di fondi UE finiti nelle casse di una società intestata solo qualche tempo prima a Berlusconi anziché a Prodi? E se la Mitrokhin, voluta dall’UE stessa, avesse scoperto che, non Prodi, ma Berlusconi, in passato, era stato un ex agente del KGB? Ripeto, tutte cose su cui la magistratura non ha ancora espresso alcun giudizio, come del resto non aveva ancora espresso giudizi sui tantissimi processi a Berlusconi, di cui, però, la Stampa finlandese, non perdeva tempo (giustamente) ad informare i lettori. Giusto quindi l’atteggiamento riservato a Berlusconi, alquanto strano, invece, quello riservato a Prodi. Per non parlare poi della Stampa italiana, addirittura delle tv di Stato, mantenute con i soldi dei contribuenti, ma asservite all’attuale governo. La cosa ancora più strana, però, è proprio l’atteggiamento di Prodi, restio a querelare quei pochi giornalisti o politici che denunciano il suo passato oscuro e il suo presente non proprio limpido. Sembra che la scelta di non querelare, nasca proprio dalla necessità di limitare certi commenti su di lui ai giornali “nemici”, non mettendo, quelli amici, in condizioni di non poter fare a meno di raccontare l’”altro” Prodi. Al contrario, ad essere querelati sono proprio tre giornalisti italiani, ma di quelli che tentano di difendere Prodi e sui quali la magistratura italiana, si spera presto, dovrà esprimersi, in un senso o nell’altro. Chissà se almeno in questo modo finalmente riusciremo a sapere chi ha ragione e chi no, ma soprattutto cosa c’è di vero o di falso sui dossier Mitrokhin.


Mitrokhin: Ho querelato Bonini, D’Avanzo e Travaglio per diffamazione

Quando ho promosso un’azione giudiziaria civile di danni per diffamazione da parte dei signori Travaglio, Bonini e D’Avanzo per alcuni loro articoli, qualcuno - specialmente sui blog nemici - ha avuto da ridire sostenendo che io avrei avuto paura a citare in giudizio i predetti signori affinché possano rispondere penalmente del loro operato.

Avendo trovato l’obiezione fondata ho dato mandato allo Studio Giordano di presentare querela per diffamazione contro i sunnominati giornalisti e ho appena ricevuto comunicazione che la querela è stata assegnata ad un pubblico ministero per le indagini preliminari.

Adesso posso dire soltanto che mi affido alla magistratura in cui dichiaro di avere piena fiducia.

Sono convinto che non tanto io, quanto il popolo italiano abbia bisogno di verità. Ricordo anche che quando io mi presentai il 1. dicembre 2005 alla televisione privata (dalemiana) “Nessuno Tv” diretta dal bravo Mario Adinolfi (www.marioadinolfi.ilcannocchiale.it) io narrai tutti i dubbi che avevo fino a quel momento documentato sul passato del professor Romano Prodi e i suoi presunti rapporti con organismi speciali della vecchia Unione Sovietica.

La mia intervista, come riferisce Adinolfi, fu ripresa dal britannico Indipendent. Il giorno stesso Romano Prodi rilasciò alle agenzie una dichiarazione in cui si diceva che “Questa volta a Guzzanti risponderanno i miei legali”. Ma i legali di Prodi non si sono mai fatti vivi, con mia grande frustrazione.

Fu così che nel mese di dicembre 2006, un anno dopo e dopo la morte di Litvinenko, dagli studi Rai di RaiNews 24 io rivolsi un pubblico appello al Presidente del Consiglio Prodi affinché mi querelasse, allo scopo di fare agli italiani, noi due insieme, io e lui, il più bel regalo di Natale e cioè una promessa di cercare e mostrare la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità.

Purtroppo la mia accorata e sincera richiesta, espressa in modo rispettoso e persino amichevole, cadde nel vuoto e non fui querelato.

Nel maggio scorso raccolsi una feroce intervista a viso aperto del grande intellettuale in esilio Vladimir Bukovsky e la pubblicai sul Giornale. Il giorno successivo un comunicato alle agenzie di stampa annunciava che l’editoriale L’Espresso, editore di Repubblica, aveva dato mandato a due importanti studi legali, di agire nei confronti di intervistato e intervistatori.

Non se ne è più saputo nulla.

Di conseguenza, ho ritenuto un mio dovere, a prescindere da quanto riguarda l’eventuale risarcimento del danno subito, proporre alla Magistratura, in cui ho fiducia, di voler esaminare almeno alcuni aspetti della grave e complessa vicenda.

Paolo Guzzanti




Hosted by www.Geocities.ws

1