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Mi scuso con i lettori del Loggione per la lunga assenza, ed in particolare con il signor Di Toro che mesi fa ci inviò un interessante studio sull’immigrazione italiana in Finlandia e che per motivi di tempo non fu impossibile inserire tra le pagine del nostro sito. A volte c’è la necessità di staccare la spina e di cambiare, di conoscere nuove situazioni, luoghi, popoli: per non lasciarsi invecchiare, per non finire preda della monotonia, per non sentirsi prigionieri di una vita programmata e scontata.

Ma che furbacchioni questi finlandesi

L’Italia e la libertà di potersi esprimere, un privilegio anche per i finlandesi

Mi convinco sempre più che un giorno, forse tra cento o mille anni, saremo ricordati, noi italiani, come l’unico o uno dei pochi popoli europei che hanno avuto il senso civico di fare autodenuncia. Per il momento, però, dobbiamo rassegnarci a subire lezioni di civiltà da chi, ad esempio, impicca i clandestini ad un muro di filo spinato, da quei paesi la cui polizia spara per uccidere gli immigrati, da chi nel 2008 ha ancora colonie, da chi trova divertente e redditizio organizzare “spettacoli” in cui un animale viene fatto morire lentamente, squarciandogli la carne e applaudendo alla bestia capace di provocargli una lunga agonia. Dobbiamo subire lezioni di civiltà da paesi, come la Spagna e la Finlandia, che nascondono, anziché denunciare, quanto di triste e deleterio accade nel loro paese. Per “politica editoriale”, ad esempio, raramente troverete sui giornali finlandesi notizie che riguardano la criminalità, almeno che non ne siano costretti a parlarne o non si tratti della criminalità di altri paesi, come l’Italia. La mafia italiana, ecco un argomento che appassiona tv, giornali e finlandesi in genere. Sì, quella italiana, non quella russa che fa affari ad Helsinki e Turku. E la criminalità in generale del nostro paese non quella che spaccia droga indisturbatamente in tutti i locali del centro nelle loro città. Questa non appassiona, di questa e di tantissime altre cose non se ne parla. Un “Gomorra” con qualche assassinio e qualche pagina in meno, forse si sarebbe potuto scrivere anche in Finlandia, ma non è mai stato scritto. Ecco, ognuno si vanta di quel che ha e ogni tanto, tra la vergogna di avere la mafia e la camorra, mi sento orgoglioso di sapere che anche uno come Saviano appartiene alla nostra cultura, non a quella finlandese.

Ecco quindi che, l’intellettuale e il semplice cittadino finlandese desideroso di mettersi in mostra raccontando le verità, deve accontentarsi di venire in Italia e di raccontare solo mezze verità. Cioè quelle che appartengono solo al nostro paese, non quelle del loro che rimangono sapientemente occultate. L’Italia è, tra l’altro, il posto ideale per la furbacchiona finlandese che mai e poi mai potrebbe neanche pensare di chiedere al suo paese di togliere la croce dalla bandiera, ma che giunta in Italia si associa ad alcuni amici e fa spendere un bel po’ di soldini al nostro paese pretendendo da questo che vengano tolte le croci in tutti gli edifici pubblici. Intendiamoci, non c’è assolutamente nulla di male nel chiedere una cosa del genere. In Italia certe libertà esistono, non solo sulla carta. Vivendo in Finlandia da quasi undici anni, però, mi chiedo cosa sarebbe successo se, quella signora, avesse chiesto allo Stato finlandese di togliere la croce dalla bandiera. E guardate che in Finlandia le bandiere sono in ogni dove, mica solo all’arena durante la partita di hockey. Sicuramente i finlandesi le avrebbero riso in faccia, molti avrebbero considerato quella richiesta blasfema e lo Stato non le avrebbe dato la possibilità di arrivare a dimostrare le proprie ragioni in nessun tribunale.

Oppure quell’altra finlandese, l’intellettuale che ha scritto un libro divenuto famosissimo e apprezzato in Finlandia, sulla corruzione, gli abusi... dell’Italia, non solo quella del Sud. Sì, noi italiani abbiamo il grande senso civico di parlare male anche delle nostre perle, delle città più belle del mondo, come Venezia in questo caso e, quindi, lasciamo che anche gli stranieri siano liberi di poter raccontare. Poi magari ci sono certi stranieri che, per una questione di marketing, fanno apparire l’Italia peggio di quel che è, scegliendo addirittura di rimanere anonimi per timore che possano esserci, nei loro confronti, delle ritorsioni. Come se avessero scritto Gomorra, quando invece hanno scritto cose che tutti, dai comici ai politici, in Italia, non in Finlandia, dicono apertamente, senza timore. Ma anche questo fa parte della furbizia dei finlandesi. Quello che mi chiedo è, come mai un finlandese, desideroso di raccontare il male che attanaglia le nostre società occidentali, decida ad un certo punto della propria vita di farlo, sempre, scrivendo dell’Italia, mai del proprio paese? Mi spiego: non dico che un finlandese non debba sentire il dovere morale di denunciare l’Italia se, in quella, riscontra delle anomalie, dei fatti criminosi. Mi domando solo perché, mai, uno di questi onesti intellettuali, senta la necessità di scrivere, solo per fare un esempio, del “Turun tauti”, detto anche mafia di Turku. Un racconto in cui si menzionano personaggi della vita politica, dell’economia e della cultura finlandese che hanno creato un’associazione a delinquere finalizzata a garantirsi l’appalto dei lavori pubblici. Un’associazione che ancora ha un grande potere e opera nella città di Turku, e non solo, indisturbatamente. Sarebbe stato un libro senza dubbio interessante, anche perché ci si sarebbe potuti rendere conto che, omicidi a parte, tutti gli altri elementi che fanno parte della storia della mafia italiana, sono contenuti nella mafia di Turku. Politici corrotti, palazzinari corruttori, massoneria, associazioni cavalleresche, tangenti, abusivismo edilizio... Magari lo si sarebbe potuto intitolare Il sacco di Turku, parafrasando quello di Palermo. Certo manca il sanguinario Riina che appassiona sino ad ispirare i tantissimi finlandesi che gli intitolano le proprie attività: Radio Mafia, Pub Cosa Nostra... Ma sarebbe stato altrettanto interessante rivoltare il coperchio che la Stampa e gli intellettuali finlandesi amano non sollevare. Magari si sarebbe potuto concludere, il libro, con l’indecente opposizione alla vendita della tenuta Brinkhall ad un italiano, di Genova, se non ricordo male. Vendita che non fu effettuata in quanto, proprio da quell’associazione di corruttori e corrotti finlandesi, venne fuori la notizia (calunnia) che il mafioso invece era proprio quell’italiano. Calunnie che non poggiavano su alcuna prova, ma su due indizi e un’aggravante. Gli indizi erano che il compratore era italiano e aveva i soldi. Quindi, per i civili finlandesi, due più due fa quattro e la deduzione logica fu che si trattava di un mafioso. L’aggravante era che uno straniero voleva comprare un’importante - dal punto di vista storico - struttura in Finlandia. Il motivo nascosto, quello vero, invece, era che su quella struttura aveva interesse a mettere le mani l’associazione del Turun tauti. Perché? Facile, perché si stava pianificando ciò che tra non molto si realizzerà intorno a Brinkhall: uno scempio edilizio che porta il nome di sviluppo urbanistico. Migliaia di edifici di dubbio gusto, costruiti tenendo conto solo del fattore economico e dell’arricchimento dei soliti noti e senza alcun rispetto per la storia e la natura del posto. Un po’ quel che è successo a Ruissalo con la costruzione di un orribile ecomostro che porta il nome di Ruissalon kylpylä e che è sorto in un’area protetta. Chi erano i costruttori? Chi i politici che hanno dato le autorizzazioni? Chi gli investitori dell’iniziativa? Ma soprattutto, dove sono gli intellettuali che avrebbero potuto scrivere un libro su tutto ciò, magari tradotto anche in altre lingue? E se quegli intellettuali fremono nel raccontare l’abusivismo edilizio in Italia per il semplice gusto di sentirsi stupidamente superiori - e per non incorrere nell’errore di svegliare le menti anestetizzate dei finlandesi - non provano alcun tipo di soggezione o il puro dovere morale di raccontare che in Italia, almeno, la denuncia c’è ed è forte? Nel vedere di tanto in tanto i mostri in cemento cedere per implosione, mentre quello schifo del Ruissalon kylpylä e non solo quello, rimane intoccabile? No, gli intellettuali finlandesi sono esenti da tale dovere morale. Per non parlare poi delle bande composte dagli eco-deficenti, quelli dal neurone che gira a vuoto e chiede “c’è nessuno?” –almeno che non siano coscenti, con i loro gesti, di mettere in pericolo la vita altrui: in quel caso bisognerebbe definirli eco-criminali - che pur di dire che in Finlandia esistono gli ambientalisti, anziché protestare contro gli ecomostri, quello di Ruissalo e quelli del centro di Turku, lo fanno sgonfiando le ruote ai suv.

Ci fosse una volta, solo una, in cui una persona qualsiasi decida di raccontare la propria disavventura in Finlandia. Macché! Molto facile il contrario. Nelle prime pagine dei giornali finlandesi potete trovare addirittura la notizia che un turista, finlandese, è stato multato per aver comprato un orologio taroccato da una bancarella a Firenze. Mai, per fare un altro esempio, che un italiano a Turku per essersi difeso dall’aggressione di un bestione di 90 kg, venga arrestato dalla polizia che non accetta di ascoltare le testimonianze dei presenti, che lascia libero l’aggressore -finlandese- di tornarsene a casa e che minaccia di mettere le manette anche alla fidanzata – finlandese - dell’aggredito rea di voler spiegare l’accaduto. O di un altro italiano, sempre a Turku, aggredito nel giardino della propria abitazione da due finlandesi. Certo, sono cose che possono accadere dappertutto, il problema è che se arrestano ingiustamente un italiano in Finlandia o se ne mandano uno all’ospedale con fratture alla mascella e allo zigomo, nessuno ne parla, mentre se fanno una multa ad un finlandese in Italia, sbattono la notizia in prima pagina.

Attenzione, non vorrei rischiare di essere frainteso: questo scritto non è dettato da una forma di vittimismo, semmai di superiorità. Perché se è vero che da noi è evidente l’esistenza di una parte marcia della società, è altrettanto evidente che esiste un’altra parte, quella sana, onesta e civile che denuncia il marcio. Entrambe le cose, al contrario, pur essendo parte della realtà finlandese, non sono mai evidenziate. (22.7.2008)




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