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Fascista, spia, disertore o eroe? Di sicuro Manzocchi fu il soldato che combattè per il popolo “giusto”!

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ualche giorno fa, in compagnia di un amico italiano (Maurizio Pasqualetti, nella foto), giunto in Finlandia per fare ricerche su Diego Manzocchi e la Guerra d’Inverno, mi sono recato ad Helsinki, al cimitero Hietaniemi. Lì dove riposano i soldati caduti in combattimento, accanto al loro comandante Mannerheim e, con loro, il nostro Diego. Portavamo un vaso di rose bianche, convinti forse che non avendo parenti in Finlandia, la tomba dell’italiano sarebbe stata spoglia, unica o tra le poche prive di fiori. Almeno questo è ciò che io credevo, ma mi sbagliavo. Accanto al suo giaciglio i fiori c’erano, l’erba era curata, la lapide lucidata e l’epitaffio ben leggibile. Poco più in là, ad una ventina di metri da dove ci trovavamo, un gruppo di ragazze e ragazzi, siedevano tra le lapidi ed estirpavano i fiori vecchi, ma non ancora appassiti, sostituendoli con più freschi, tagliavano l’erba, pulivano il marmo, silenziosi e rispettosi nei loro movimenti, come a non voler disturbare la quiete del posto, il riposo di quegli uomini di ogni età, di diverse nazionalità, caduti per la Patria o un'ideologia, per un sogno o più semplicemente per ciò che ritenevano giusto. Quando la giovane donna ebbe raggiunto la tomba di Diego, spostò il vaso di rose bianche e prese a scavare una piccola buca in cui piantò altri fiori e dopo di quella un’altra ancora in cui pose i nostri fiori. E dopo che ebbe finito tutte le operazioni, passò a quella accanto e guardandomi intorno capii che quello era il luogo, l’unico forse, in cui la memoria di Diego avrebbe ricevuto il rispetto che merita.

Da un po’ di tempo si discute, attraverso i siti internet italo-finlandesi, del libro scritto da Ulderico Munzi su Diego Manzocchi. Lo stesso professor de Anna, con Munzi, ha dato vita ad una discussione, a volte con toni anche abbastanza forti, su quello che fu il ruolo del soldato italiano durante la sua permanenza in Italia, Francia e infine in Finlandia, dove fu protagonista nella Guerra d’Inverno.

Il Loggione si è prestato volentieri a questo scambio di vedute tra il giornalista-scrittore e il professore, rimanendo ovviamente imparziale, con l’unico scopo di dare un piccolo contributo alla vicenda e la speranza che le nostre istituzioni possano cogliere l’occasione di fare anch’esse qualcosa in memoria di Diego. Più o meno quanto in Italia si sta facendo dopo l’uscita del libro “Gli Aquiloni non volano più”. Ad esempio si sarebbe potuto invitare Munzi a presentare il suo libro, magari si sarebbe potuto fare un piccolo investimento per tradurlo il libro (ho la certezza che i finlandesi lo avrebbero trovato interessante), si sarebbe potuto organizzare un dibattito tra Munzi e de Anna, raccontare il ruolo dell’Italia durante la Guerra d’Inverno chiedendo un’opinione allo storico Pirkko Kanervo. Invece niente! Di Diego Manzocchi, in Finlandia, continuiamo a parlarne noi e solo noi. E i connazionali quando si incontrano al bar o nel centro commerciale, con rabbia, la rabbia di essere italiani, di appartenere ad un popolo con sempre meno valori, che non ha più rispetto per i suoi figli. Un’Italia da poco, soprattutto quella che vive in Finlandia. L’Italia dei cavalieri del congiuntivo e i commendatori della marca da bollo, degli ambasciatori che vanno in pensione con tutti gli onori per aver organizzato una vacanza ai consoli onorari e dei dipendenti delle istituzioni che organizzano conferenze quasi esclusivamente per le compagne antiamericaniste, dei giornalisti che vanno e vengono per presentarci una volta l’album fotografico del loro matrimonio con una finlandese e un’altra il ricettario di cucina a base di basilico. Qui non trovano posto le Oriana Fallaci o chi scrive degli ex-fascisti, dei disertori, degli anticomunisti, dei soldati.

Leggendo della vita di Diego, mi sono convinto che, in fondo, niente per lui sarebbe stato meglio di riposare in un luogo dove si onora chi ha combattutto per la libertà. E dove una giovane donna, di tanto in tanto gli siede affianco, prendendosi cura di lui. (24.8.2007)

D.S.




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