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La cultura assoggettata all’ideologia politica: sono loro, i primi della classe, i burocrati che ti fanno gridare alla privatizzazione


È morta Oriana Fallaci, la scrittrice italiana più conosciuta nel mondo. E tutto il mondo ne ha parlato, non poteva non essere così, perché si può essere d'accordo o no, si può amarla o no, la Fallaci, ma non si può negare ciò che è stata: la grande giornalista, la grande scrittrice, la voce solista, fatta di grande passione, di rabbia, ma anche di amore. L’inizio di un giornalismo, quello al femminile, che avrebbe successivamente spalancato le porte alle altre, tante donne, in quella professione. Si poteva essere d'accordo con lei o no, come con chiunque altro faccia la sua stessa professione. Non ci sono dei, neanche tra gli intellettuali, neanche tra quelli di grande spessore, come la Fallaci. Ciò che non era concesso, dopo la sua morte, era fare in modo che il silenzio calasse, che non fosse ricordata, che l'odio di chi non è d'accordo con le sue idee, si trasformasse in cinica indifferenza. Comunque, un silenzio che va anche rispettato, quando proviene dai privati. Perché sia chiaro anche per i cervellini: qui in Finlandia non esistono associazioni degli italiani, cioè di tutti gli italiani – fatto ridicolo soprattutto se ci si rende conto del numero degli iscritti – o giornali degli italianila maggior parte degli italiani in Finlandia non legge i nostri siti e ancora meno i nostri giornali. Se la Fallaci non ha rappresentato il pensiero di tutti gli italiani, come possiamo noi piccole menti pretendere di rappresentare la nostra comunità?

Al contrario, invece, esistono le istituzioni; quelle si che dovrebbero rappresentare tutti gli italiani in Finlandia. Ebbene, i nostri rappresentanti non hanno ritenuto opportuno fare alcunché per ricordare la scrittrice e se lo hanno fatto, nessuno se ne è accorto. Fossi capace di scrivere come la Fallaci, farei esplodere tutta la mia rabbia addosso a questi silenziosi burocrati, primi della classe che si atteggiano a intellettuali. Ma non so scrivere come lei, non riesco neanche a pensare come lei, solo una cosa, forse mi accumuna a lei e al popolo cui appartiene: l'irriverenza. Ma per quanto irriverente io sia, per quanta rabbia e orgoglio possegga, non riesco a scrivere più di un VERGOGNATEVI! A coloro che elargiscono onorificenze immeritate, a coloro che vengono pagati con stipendi provenienti dalle tasche di tutti gli italiani, di quelli che amano la Fallaci e di quelli che non la amano, coloro che dovrebbero mettere da parte le proprie ideologie e servire lo Stato, e di esso tutto quanto ne fa parte, compresa la cultura, senza riserve. Ma soprattutto si vergognino gli italiani, quelli che non spendono mezza parola contro l'atteggiamento omertoso di questi piccoli uomini e piccole donne, di questi impiegatucci e burocrati. Non ho altre parole per esprimere tutto il mio disgusto, disappunto, non sono la Fallaci. Del resto neanche loro, i primi della classe, lo sono. Non ci aspettavamo e non pretendevamo neanche che, a ricordare la grande scrittrice, a noi immigrati e ai finlandesi, inviassero un intellettuale, un personaggio di spessore, uno famoso. Ci bastava una piccola cosa, piccola come piccoli sono gli uomini e le donne che rappresentano degnamente la nostra ormai microscopica Italia. Invece niente. Silenzio assoluto, è stata la parola d’ordine, sull'intellettuale che non era salita sul carro degli aderenti al pensiero comune.

Ricordatelo quel dato, quel misero 2 % della letteratura italiana tradotta in Finlandia, perché ora sappiamo chi ne sono i responsabili. Ovvero coloro che in Finlandia usano una carica conferitagli dal governo per fare il bello e il cattivo tempo, per mandare avanti chi gli è vicino e lasciare cadere nell'oblìo chi non la pensa come loro. (E che la smettano una volta per tutte di far passare per proprie iniziative, eventi, manifestazioni, pubblicizzati sui siti, quelli propri e quelli degli “amici”, che invece sono organizzate da associazioni finlandesi.)

L’unica cosa che mi resta da fare è aspettare che gennaio arrivi e porti via il vecchio per dar spazio a qualcosa, anzi qualcuno che sia più efficiente. No, non mi aspetto certo un manager capace di risollevare in questo posto la cultura italiana, non siamo mica gli americani. Spero solo che arrivi qualcuno che abbia davvero voglia di fare qualcosa per l'Italia, che abbia meno tempo da dedicare agli amici e che non regali onorificenze come fossero caramelle. Insomma, qualcuno che sappia spendere i pochi soldi elargiti dai piccoli governi ai piccoli uomini e alle piccole donne che ricordano o dimenticano, a seconda della propria convenienza e ideologia politica, i grandi italiani e le grandi italiane.

Buona Italia a tutti (19.9.2006)

Domenico Sternativo



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