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Ma come sono emancipate le finlandesi

In Italia si fà un gran parlare dell’emancipazione delle donne finlandesi. Già, tutto per via del folto numero di ministre che affollano i governi di questo paese. E in un certo senso le donne finlandesi lo sono davvero emancipate. Qui può capitarvi molto facilmente di trovarne che rispondono a muso duro o che sventolano, ringhiando, un pugno sulla faccia di un uomo. A Bari vecchia non sprecano energie a ringhiare e agitare i pugni: menano. La differenza è che da noi le chiamano vaiasse, qui le chiamano emancipate. Quel che conta però, in Finlandia come in Italia del resto, non è né la qualità né la professionalità, ma molto più il fatto che le amministrazioni vengano governate da donne. Avete mai sentito parlare di un ministro donna finlandese che si sia distinto per aver fatto qualcosa di veramente particolare? Credo mai, ma a diffrenza degli italiani, i finlandesi possono vantare il fatto di avere sì politici mediocri, però donne. Avete mai sentito parlare di donne finlandesi che abbiano scritto libri che abbiano sconvolto il mondo e l’opinione pubblica, che abbiano aperto nuove frontiere, dato vita a dibattiti, discussioni che hanno coinvolto intellettuali da Tokio a New York o che semplicemente non sia omologata al comune modo di pensare? No, però pur di apparire come gli intellettuali donne e uomini italiani che hanno rischiato sulla propria vita per raccontare le verità, le finlandesi preferiscono rimanere anonimi per timore che la “mafia veneziana” possa rifarsi su di loro con una vendetta trasversale – e in Finlandia la prendono anche sul serio! Eh sì, alla fine il discorso è sempre lo stesso: a cosa serve avere più donne in politica, nelle istituzioni, se poi sono uguali agli uomini? In altre parole: cosa me ne faccio delle donne finlandesi in pantaloni, non è meglio una donna con la gonna e gli attributi?

Donne e tv

Le finlandesi non amano fare le veline. Loro in tv preferiscono essere meno “vivaci” e più professionali. Al massimo faranno le presentatrici di programmi leggeri, ma rimanendo sempre ben abbottonate, poco scosciate – se per caso decidono di indossare una gonna – e senza mai cadere nella volgarità – a meno che non gli cadono gli appunti dalle mani e sono costrette a piegarsi per raccoglierli o non gli tocca di scoppiare a ridere per una battuta o non succeda qualsiasi cosa che non sia nel copione e le costringa per un attimo ad uscire dall’impalcatura che la tv gli ha sapientemente montato intorno.

Poi ci sono le telegiornaliste. E qui si tocca il minimo della definizione di donna. Anche queste molto professionali, di solito ultracinquantenni ma col capello sbarazzino, sguardo severo e professionale, occhialini da intellettuale. A guardarle non le paragonereste a nessuna giornalista CNN, ma neanche RAI 1, RAI 2, RAI 3. Cioè alle nostre giornaliste oggetto della satira nostrana che, almeno, ogni tanto escono dallo studio e smettono di leggere quello che gli scrivono. Cosa che non succede quasi mai per le giornaliste finlandesi che, essendo emancipate, mandano sempre i maschietti a fare il “lavoro sporco” preferendo rimanere negli studi ultra moderni e avanzati della tv. Non che ci si debba aspettare da una giornalista finlandese che per protesta si tolga il velo in presenza di un’”autorità” religiosa musulmana o che si faccia sparare durante una battaglia in Messico o che si avventuri tra le montagne dell’Afganistan in cerca di talebani o che vada al seguito delle truppe americane in Iraq... Ma almeno che si faccia inviare in Svizzera o Austria a fare interviste ai tifosi di calcio: macché, mai una volta la avanzata e professionale e emancipata giornalista finlandese toglierà il suo avanzato e professionale e emancipato fondoschiena dalla poltrona dell’ufficio. Forse per timore che qualche maschietto gliela rubi. Semmai si farà inviare in Iraq quando le bombe non esploderanno più, come manager di Hesburger, a bombardare di colesterolo cattivo gli iracheni.

Donne poliziotte

Più o meno come le giornaliste, le donne poliziotto svolgono soprattutto un lavoro d’ufficio o, nel caso abbiano optato per l’azione, se ne stanno nella camionetta a riempire i verbali. Ogni volta che vado in vacanza a Bari, non posso fare a meno di osservare le donne poliziotto che prestano servizio nei “Falchi”, a bordo di moto fuoristrada, in jeans o pantaloni con tasconi, la camicia sblusata sotto il gilet per coprire la pistola dietro la cinta dei pantaloni. E ogni volta mi torna in mente la poliziotta finladese, con la sua bella tuta d’assalto stirata, la calibro nove nella fondina, lo sguardo cattivo che invece di intervenire a muso duro contro un pericolosissimo spacciatore di droga o killer della sacra corona unita, fà multe agli automobilisti per non aver messo le ruote chiodate. Ma quel che mi fà più male, non è tanto il fatto che le poliziotte dei Falchi rischino la vita tutti i giorni, al contrario della poliziotta finlandese, non è neanche che debba starsene a cavallo di una moto per otto ore in mezzo al traffico e nemmeno che debba, al contrario della finlandese, avere a che fare con la peggiore specie della società. Quello che mi fà realmente male è la scarsa considerazione verso donne che professionalmente hanno da insegnare a molti maschietti, finlandesi e italiani e che invece vengono oscurate da una cultura, quella italiana, ancora troppo maschilista e da un’altra cultura, quella finlandese, che mostrando un’attenzione diversa verso le donne, fa apparire le finlandesi capaci di una professionalità che invece è sicuramente inferiore a moltissime donne italiane.. Alla fine quello che conta è ciò che appare e nessuno al pari dei finlandesi è più capace di apparire – forse solo i francesi. E nessuno mai si presterà al gioco di andare a vedere dietro la tanto ostentata emancipazione quanta reale professionalità ci sia. Di quella non importa nulla a nessuno, anche perché in quel caso ci renderemmo conto che le donne, poliziotte, giornaliste o intellettuali che siano, italiane, meriterebbero molto di più, anche delle finlandesi.

Le intellettuali finlandesi

Tempo fa leggevo di un articolo scritto da una intellettule finlandese di cui, ahimé, non ricordo il nome e tantomeno conosco le opere: mea culpa! Parlava della tv italiana e di quanto questa sia deleteria, inguardabile, e diversa da quella finlandese che al contrario è ottima – e professionaali. Avrei voluto suggerire alla signora, qualora avessi avuto il suo numero telefonico, di cambiare pusher. Non perché ami particolarmente la tv italiana, ma perché quella finlandese ha un solo merito: aver contribuito l’insegnamento della lingua inglese alla popolazione finlandese tramite i film americani e i talk show, sempre americani. Nella tv finlandese non esiste un format che non sia una imitazione dei più stupidi programmi della tv americana. Anche in Italia è più o meno così, certo. Con una differenza che è quella che, in Finlandia programmi come Il mondo di Quark, Enigma, Primo Piano, Elisir... se li sognano. La intellettuale finlandese, al pari dei suoi colleghi, maschietti e femminucce, ogni volta distrae l’attenzione di lettori e telespettatori sull’Italia, evitando di dire, per esempio, quanto indecente e arretrata sia la loro televisione, rispetto alla nostra, dal non fornire quasi mai al telespettatore programmi di utilità e informazione – per esempio alimentazione e medicina – che non vadano oltre la storia della Finlandia – le saune, la natura... il sistema migliore per piantare i fiori nel vostro giardino e le ricette a base di mostarda e cipolla, tantissima cipolla. La intellettuale finlandese si sofferma molto volentieri sulle poppe meravigliose della Alessia Ventura, per esempio, per raccontare al finlandese la pochezza del maschio italiano. Mai una volta sull’autocensura non imposta ma accettata volentieri dagli stessi intellettuali, su argomenti che dovrebbero essere di utilità per la popolazione: salute, alcol, alimentazione, per poi passare, anziché a parlare di foreste e funghi, ai palazzinari soci dei politici che hanno fatto delle città finlandesi le più brutte d’Europa. L’intellettuale finlandese contribuirà al pompaggio delle menti facili finlandesi, raccontando della sottomissione a cui sono costrette le donne italiane e l’emancipazione conquistata della donna finlandese. Certo, non è così stupida da raccontare che, nonostante tanta emancipazione, non esiste una finlandese che possa paragonarsi professionalmente e per fama alle tantissime intellettuali italiane, dalla Fallaci alla Sgrena. Loro, le finlandesi, sono emancipate, mica stupide. A loro piace sì raccontare, ma da una terrazza con vista Canal Grande o da un ufficio nel centro di Helsinki, davanti al computer aperto sulla pagina di Repubblica e con il calendario del muscoloso, abbronzato e arretrato maschietto mediterraneo, nudo sul mese di luglio all’ombra di una palma. (2.8.2008)




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