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Una serata con Dorina Frati... invece di due

L’aereo della mandolinista è in leggero ritardo, ma aspettiamo volentieri il suo arrivo, all’hotel Centro di Turku. Con me c’è Sanna Autere in veste di interprete e Matti Lehtonen, giornalista del Turun Sanomat. Finalmente arriva, scorgo la sua figura dalla grande vetrata dell’albergo. Maledizione! Sto per urlare. La Frati è scivolata sull'asfalto completamente ghiacciato. Si sarà fatta male? Come una corda di mandolino, tesa e reattiva, si rialza, sorridendo. Per fortuna è andata bene. Con Frati c’è Sami Palsio, della Åbo Akademi (università svedese). Per tutta la serata Sami si preoccuperà delle condizioni della musicista italiana accertandosi che le sue mani non abbiano subito alcun danno nell’ammortizzare la caduta. Il tempo di salire in camera e lasciare il mandolino ed ecco che Frati è pronta per l’intervista. Simpatica, allegra, vivace nelle risposte, riesce ogni volta a strappare un sorriso a Matti Lehtonen, un omone di circa 100 kg con un capoccione completamente pelato.

In che maniera è cominciato il Suo interesse per il mandolino?

Quando ero piccola mia madre mi affidava all’insegnante di musica di mio fratello, appassionato chitarrista. Fu quest’ultima che mi invogliò a prendere lezioni di mandolino. Successivamente il mio desiderio fu quello di studiare violoncello e diventare direttore d’orchestra, cosa molto difficile per una donna. Nel 1980 mi rivolsi a Esa-Pekka Salonen chiedendogli dove avrei potuto studiare direzione d’orchestra. Mi rispose a Helsinki, lì avevi la possibilità di studiare dirigendo un’orchestra.

Qual’è il livello di gradimento del mandolino?

Buono. Claudio Scimone finiva i concerti di Vivaldi con il mandolino e ciò riscuoteva sempre un gran successo. Una caratteristica del mandolino è quella di essere grazioso, ma è impensabile un intero concerto di mandolino, bisogna dosarlo. Sono coscente dei limiti dello strumento.

Con quali altri aggettivi definirebbe il mandolino?

Stizzoso, brillante.

Quanto si fa in Italia per la musica e l’arte in generale?

Si dovrebbe fare molto di più, a cominciare dalle scuole. La musica dovrebbe essere insegnata in maniera più seria. Ormai non ci rimane che l’arte e il turismo e se trascuriamo anche quelli...

Sempre più spesso, anche nei concerti di musica classica e soprattutto all’estero, vengono inseriti brani di musica napoletana, un genere che personalmente non amo. Lo si fa per riscattare la canzone napoletana, per un lunghissimo periodo collocata al genere “canzonetta” o per attirare un numero maggiore di pubblico, anche quello meno preparato al genere classico?

Non amo etichettare la musica, ma credo che lo si faccia perché il pubblico lo richiede. Sono molti quelli che vengono ai concerti non perché appassionati del genere, ma solo perché il nome del musicista o dell’orchestra è importante. Moltissimi lo fanno per poter dire “sono stato al concerto di...”

Arriva la fotografa del Turun Sanomat, sino a quel momento impegnata ad una partita di hockey. Frati sale in camera a prendere lo strumento e al suo ritorno si lascia immortalare deliziando le nostre orecchie con quel grazioso, stizzoso, brillante mandolino.

Giornalista e fotografa ringraziano e vanno via. Rimaniamo con Dorina Frati a parlare di Italia, Finlandia e soprattutto di cibo, in quanto affamata. Al ritorno di Sami Palsio ci invitano a cenare con loro. Sami propone un ristorante italiano, ma Frati si oppone categoricamente: “Mai in un ristorante italiano se non si è in Italia”. Sono d’accordissimo e se poi lo dice una che ha girato il mondo... Quindi si decide per il Börs. La serata trascorre piacevolmente, tra scherzi, barzellette e i racconti di Sami e dei suoi viaggi in Italia. Anche di quello in cui fu derubato dei “timpani” e di altra strumentazione lasciata incustodita all’interno della sua auto. Ad un certo punto un giovane finlandese, ubriaco da non poter dire, si avvicina alla vetrata dell’elegante ristorante, nella piazza centrale di Turku e dà libero sfogo ai suoi bisogni... ma questa è un’altra storia!

Giorni prima avevamo ricevuto gli inviti per il concerto. E chi se lo perdeva? Jarmo e Kari, due amici finlandesi avevano fatto di tutto per averli, mi avevano chiamato anche di notte nonostante li veda tutti i giorni a lavoro. Non ero riuscito a procurarglieli, tutti esauriti i posti nella piccola sala dell’Accademia. Io li avevo ed ero felice, al punto di prendere in giro i due finlandesi dicendo che gli avrei imitato i brani eseguiti, il lunedì successivo, a lavoro, tra un disegno e un altro.

Sabato 11.2.2006

Abito e scarpe nere Corneliani, da paura! Camicia e cravatta Boss, che incanto! Speravo di incontrare qualcuno con abiti Dolce e Gabbana, molto famosi in Finlandia; mi sarei così divertito a fare lo snob. E se avessi incontrato gli elegantoni italiani, gli stessi della fiera del libro di Turku? Vabbé lasciamo perdere, anche questa è un’altra storia! Mi sentivo proprio un figaccione, e anche stupido come uno di loro. Insomma, ero davanti allo specchio da più di venti secondi! Proprio come quelli di cui parlava la Frati. Quelli che al concerto ci vanno per apparire, piuttosto che godere della buona musica. Guardo l’orologio e come al solito sono in ritardo. Mi infilo il paltó e via, senza pettinarmi. Entro in macchina e mi avvio. Kakskerta, l’isola in cui vivo è meravigliosa, per me una specie di Arcore, vicina alla grande città, ma lontana dal caos, molto più bella e meno chiacchierata. Bella sì, ma con le strade completamente ghiacciate. Per via del ritardo viaggio ad una velocità di circa 80 km/h su una strada in cui la segnaletica indica un massimo di 30 km/h. Un’auto con due giovani a bordo sbuca da una curva. Sterzo e controsterzo e comincia la danza sul ghiaccio. La macchina inizialmente gira in un verso e dopo aver sbattuto contro una roccia, prende a girare nell’altro sino a ribaltarsi nel fossato che costeggia la strada. Un senso di paura mi assale: ho perso il concerto! L’auto è rimasta per metà nel fossato, mentre l’altra metà invade la corsia, completamente impennata sul davanti. Non posso chiamare un taxi e andare via, in quella posizione potrebbe creare problemi alle auto che sopraggiungono. Dispongo i segnali e chiamo Asko, mio vicino (si fa per dire) di casa. Mi risponde che ha bevuto un po’, ma verrà ugualmente a prendermi con il suo potente trattore. Arriva ed è rosso in faccia come un’aragosta. “Devi stare più attento”, mi dice. “Devi bere meno”, gli rispondo. Torno a casa e in serata chiamo Dorina Frati al telefono. È preoccupata che mi sia fatto male, ma la rassicuro. Mentre è al telefono chiama Sami Palsio e gli dice che deve assolutamente darmi un cd del concerto. La ringrazio...

È andata così, che fare? Metto un disco dei Roxy Music, neanch’io amo etichettare la musica, apro una bottiglia di primitivo e mentre Avalon mi risolleva nello spirito, guardo fuori dalla finestra e penso: “Ma per quale c... di motivo oggi non hanno sparso le pietroline sul ghiaccio?!”

In ultimo, ma proprio in ultimo, in tutti i sensi, quel tale de Anna mi ha inviato una e-mail chiedendomi sarcasticamente se c’ero al concerto. Spero abbia capito i motivi per cui non ho potuto esserci. Lui, invece c’era, ma non se ne è accorto nessuno, in caso contrario l’orchestra avrebbe attaccato Funiculí funiculá. (13.2.2006)

D. S.



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