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Ma che “bovini” questi finlandesi

La grande bufala finlandese e il vero eroismo dei polacchi

La mancanza di informazioni sull’ex Unione Sovietica, aveva fatto in modo che il mondo credesse o perlomeno temesse che i comunisti avessero davvero l’arma segreta e un arsenale di mezzi e armi da mettere paura anche agli Stati Uniti. Solo più tardi, quando conoscemmo i fatti, ci rendemmo conto del bluff o bufala, chiamatela come volete. Che l’Unione Sovietica aveva sì un grande arsenale, ma fatto soprattutto di sommergibili a nafta. Ci sono paesi che hanno goduto del fatto di essere quasi ignoti al mondo, tra questi, anche se in maniera diversa, la Finlandia.

Si dicono tante cose sui finlandesi e di sicuro vi diranno la verità quando vi parleranno di loro come di un popolo furbo e di un patriottismo che spesso li spinge a rendersi patetici. Tutto ebbe inizio con quella che fu denominata Guerra d’Inverno. Quando i finlandesi tentarono di ostacolare l’avanzata sovietica e tutti i paesi europei, o quasi tutti, in quel momento ebbero necessità di raccontare al proprio popolo che Golia stava subendo grandi perdite grazie all’orgoglio e alla tenacia del Davide finlandese. Bufale, diremmo noi oggi, in realtà si trattava di propaganda politica, quella che in tutti i conflitti bellici serve per tenere alto il morale della popolazione. In quel caso particolare, l’interesse a fare quel tipo di propaganda, fu anche dettato dal fatto che molti paesi europei avevano investito in risorse, anche umane, inviando i propri soldati a combattere al fianco dei finlandesi.

Finita la guerra, iniziò il silenzio, anzi continuarono le bufale, i luoghi comuni che servirono a fare dei finlandesi un popolo di eroici patrioti. Chi di voi infatti non ha mai sentito parlare, almeno per una volta, del grande coraggio di questo popolo? Addirittura c’è chi è tuttora convinto che la guerra contro i russi la vinsero. Magari sono in molti a ignorare il vero e grande coraggio dei polacchi che difesero il proprio paese e resistettero con le sole proprie forze per ben sessantatre giorni all’avanzata del mostro tedesco. Ma sicuramente conosce le storie, anzi le storielle sul prode esercito finnico. Ma la verità, come spesso succede, prima o poi viene a galla o, per meglio dire, prima o poi, come succede in tutto il mondo, anche in Finlandia gli archivi si sarebbero dovuti aprire. Certo, i finlandesi hanno aspettato sino all’ultimo momento a togliere i sigilli dai documenti che raccontavano le verità. Loro dicono per non innervosire lo scomodo o comodo – dipende dagli interessi economici del momento – vicino russo. Poi, una volta aperti, ne hanno parlato, attraverso i media, ma il minimo indispensabile. È vero, ora c’è addirittura Renny Harlin, regista cinematografico noto per aver girato anche uno dei Die Hard che sta lavorando ad un film che parla della Guerra d'Inverno. Ma, forse per via di quell’eccesso di patriottismo di cui ho scritto o per chissà quale altro motivo, pare che nel film manchino proprio quegli episodi di cui la Finlandia non può dirsi fiera.

I documentari ci hanno sempre mostrato, sino ad oggi, la parte migliore della Finlandia durante il periodo bellico. Un esempio: gli ospedali militari finlandesi, sono rappresentati come i migliori in Europa. Salvo poi censurare il fatto che i “Rossi” venivano lasciati morire di fame e di malattie nei campi di concentramento, sempre finlandesi – mi tocca pure difendere i rossi: chi l’avrebbe mai detto! Ma magari fosse tutto lì. Le verità sono molte e molto diverse da come la Finlandia ha voluto continuare a raccontarle. Una cosa sola corrisponde al vero e cioè che non era sicuramente quello finlandese il popolo che gridava “Viva la morte”. Il primo elemento che viene fuori infatti e che ci svela la grande bufala finlandese, è il numero infinito di disertori. Tantissimi furono i finlandesi fuggiti dalla guerra che si nascosero nelle foreste. Un altro fatto, anche questo vero, non frutto di fantasie che scaturiscono da quella che fu solo e pura propaganda politica, sono i moltissimi casi di cannibalismo. A questo, vanno aggiunti i processi sommari di cui, a differenza dei nazisti tedeschi, fascisti italiani, comunisti russi, ai nazisti finlandesi – ricordo che la Finlandia oltre ad essere una fedele alleata di Hitler, esponeva sui mezzi militari e sulle caserme il simbolo della svastica – fu risparmiata la verità storica. I processi sommari furono tantissimi e riguardavano disertori e soldati sovietici e finlandesi. Molti furono quelli fucilati senza prove reali, ma semplicemente per essere di nazionalità russa e quindi probabili spie – Mussolini le potenziali spie inglesi si limitava a isolarle dalla popolazione italiana: vedi “Un té con Mussolini” di Franco Zeffirelli. Ma un film su queste brutture, la Finlandia, non ha mai sentito il dovere civile di farlo. Quel che è peggio è che, in Finlandia, non c’è mai stato uno storico o comunque un intellettuale che abbia sentito il dovere morale di raccontarle. O probabilmente c’è stato, ma è stato messo a zittire. Al contrario, per decenni, la tv, i media e la scuola, hanno pompato - e continuano a farlo - la popolazione con storie che altro non sono che mezze verità. Attribuendo a sé stessi meriti che non hanno e lasciando cadere nell’oblio – ma curandoli con mazzi di rose - i soldati stranieri morti nel loro territorio e occultando gli aiuti ricevuti dagli altri paesi, senza i quali, forse non avrebbero resistito neanche ad una tribù di pugmei.

Il generale Mannerheim, divenuto successivamente presidente della Finlandia, grande amico di Hitler, viene rappresentato nei documentari finlandesi come un uomo costretto a tale amicizia. La voce dello speaker invita i telespettatori a guardare con attenzione gli occhi del generale e il suo volto, teso, non a suo agio, mentre parla e mangia col baffetto germanico. Certo, il fatto di essere teso non poteva scaturire dalla vicinanza del dittatore, dell’uomo più potente d’Europa – e non solo d’Europa - di chi stava conquistando mezzo mondo, di chi aveva il potere di decidere anche il presente e il futuro della Finlandia e del popolo finlandese. No, il grande Mannerheim era teso perché non amava, non rispettava, odiava Hitler. E Hitler, a sua volta, non aveva l’intelligenza adeguata a capire che, l’uomo a cui aveva affidato la sua amicizia, quello che considerava uno dei suoi migliori alleati, quello a cui aveva regalato una bellissima Mercedes, in realtà lo odiava. Qualcuno provi a dire anche in Italia, in tv, che Mussolini fu costretto ad allearsi con Hitler...! In Finlandia si può fare. Qui si può dire di tutto, l’importante è che quel che si dice serva a elogiare il paese. Addirittura, nonostante le prove riscontrate, gli emancipati finlandesi non hanno trovato ancora il tempo di chiarire se Mannerheim era gay o no. Se la relazione con un altro uomo, che risulterebbe da alcuni documenti, ci sia davvero stata. Una storia questa che, con invidiabile tempismo, tipico della Stampa finlandese, è stata messa a tacere non appena ci si è resi conto che divideva la popolazione. Per me è scontato credere che uno con stivaloni sin sotto al ginocchio, divisa perfettamente stirata, cappello a forma di cappella, un po’ omosessuale lo sia. Un po’ come il torero: chi di voi non scommetterebbe che uno con scarpe ballerina, calzettoni con ponpon, pantaloni aderentissimi, bolero corto da lasciare scoperto il sedere, camicia con merletti, e cappellino anche questo con ponpon, che sottomette il simbolo della potenza (sessuale), non sia gay? Ma questo contrasta col fatto che Mannerheim, a differenza del torero, possa essere stato anche un eroe? E se così è, dove è finita tutta l’emancipazione del popolo finlandese? Che non sia anche questa un bufala? Che tutto si limiti, in questo paese, esclusivamente allo sviluppo industriale e ad una propaganda fasulla? Siamo proprio sicuri di voler imitare questo popolo anche nelle sue libertà tanto ostentate, senza dovercene un domani pentire? Bah!

Comunque, se ciò che realmente vi attrae di un paese è l’ordine e la pulizia e il silenzio e i computer, allora venite pure a vivere in Finlandia. Se ciò che cercate è invece la cultura, anche il patriottismo, quello vero, l’eroismo del popolo che lo abita, allora, per evitare amare delusioni, vi consiglierei di andare a vivere in Polonia, dove, tra l’altro, la moderna propaganda non vi racconterà di architetti di qualità eccelsa, ma sicuramente la qualità architettonica la troverete: a Varsavia o a Cracovia o a Danzica. Queste, a differenza di Helsinki, Turku e Tampere, sono davvero belle città, altro che bufale. (22.7.2008)

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