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Chi paga per la “bella figura” degli immigrati?

Il grido di dolore degli italiani, dissanguati dalle tasse, non scuote le nostre istituzioni nel mondo che continuano ad usare il danaro pubblico per finanziare riviste, seminari, cerimonie e giornali. Tutte cose che, almeno qui da noi, notoriamente, non suscitano interesse all’interno della comunità italiana e tantomeno tra i finlandesi.

È corretto usare i sodi dei connazionali per finanziare i giornali italiani nel mondo? Non parliamo di quelli che vengono stampati negli USA o in Argentina o in Germania, ovvero in quei paesi con un’altissima densità di italiani immigrati o comunque con una gran parte di residenti di origine italiana. Parliamo di giornali che vengono finanziati in paesi come la Finlandia, dove il numero di immigrati italiani è di poche centinaia di unità. Ma soprattutto parliamo di quei giornali la cui esistenza è sconosciuta alla gran parte degli stessi italiani, completamente sconosciuta a chi vive ad appena qualche chilometro dal luogo in cui viene stampato. Un dato questo, che risulta dalle copie vendute, mal celato da quelle che vengono cedute in forma gratuita ad amici e conoscenti. Un dato su cui le nostre istituzioni dovrebbero riflettere, visto che i giornali di cui parliamo, vengono, ripeto, pagati con i soldi dei contribuenti.

Ma per quale motivo, nello stesso momento in cui i più grandi giornali del mondo annunciano la quasi imminente fine della forma cartacea che lascerà il posto ai giornali telematici, c’è chi si ostina a pretendere finanziamenti per giornali che non suscitano interesse alcuno? Perché non “accontentarsi” di un sito internet capace di raggiungere più facilmente e con molte meno spese gli immigrati? Le risposte, per chi conosce la realtà delle comunità italiane, come quella in Finlandia, sono scontate. Vi è il desiderio irrinunciabile, da parte di alcuni connazionali, di apparire, di far parlare di sé, di non perdere l’occasione di ostentare, sia pur rendendosi spesso ridicoli, una conoscenza, una cultura, una posizione sociale conquistata: insomma il desiderio di fare la classica bella figura. Ancora di più ciò accade in questo paese dove, a certi immigrati, vengono elargite, dalle nostre istituzioni, onorificenze per non aver fatto nulla o per aver svolto un lavoro di ordinaria amministrazione. Da qui la rincorsa di costoro verso tutto ciò che può, in qualche maniera, portare un minimo di visibilità. E non importa se, come sempre accade, la bella figura la si farà a spese dei contribuenti italiani. Sono le dannose debolezze di chi, spesso, è in una fase della vita in cui è costretto a tirare le somme sulla propria esistenza. Per tale ragione diventa difficile fargliene una colpa. Colpevoli, al contrario, sono la politica e le istituzioni presenti sul territorio che assecondano, per motivi ovvi, questi personaggi. Chi ne fa le spese sono gli ignari contribuenti italiani, le cui tasse non vengono usate per il bene della comunità e tantomeno per l’immagine del nostro paese, ma, tristemente, per far fare bella figura a chi, improvvisamente, si ritrova cavaliere o commendatore (i primi senza cavallo ma gli altri con la commenda). (26.1.2008)




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