Il Santo del Mese             






Maria Maddalena

 

(tratto da HERA Anno II n. 21 Settembre 2001 - pp. 52-57 - periodico mensile - Editore Adriano Forgione)

Il Segno Misterioso della Maddalena (di Anna Giacomini)
La chiesa romanica di Saint Maximin la Sainte Baume, tra le più interessanti della Provenza, vanta , dall'anno 1279, uno straordinario primato, a lungo conteso con la cattedrale dì Vezelay. Il 18 dicembre di quell'anno un insolito archeologo, con la sua squadra di scavatori, batteva tra le spine dei rovi e dei ginepri la macchia della Sainte Baume. Si trattava del nobilissimo principe Carlo Il (D'Angiò, conte di Provenza e futuro Re di Sicilia N.d.R.), nipote di San Luigi re di Francia, che in quei luoghi andava esercitando la sua colta passione. La pala toccò una pietra. Liberata dagli sterpi, si rivelò parte di un sepolcro che il dotto principe riconobbe subito come quello di Maria Maddalena. Alla presenza dei Vescovi di Arles e di Aix il sarcofago venne aperto ed un prelato fu incaricato di redigere il verbale ufficiale: "Quando si scoperchia la tomba, un soave sentore di profumi si diffonde, come si fosse aperto un intero magazzino di essenze aromatiche La lingua, tra le ossa aride del capo, e malgrado l'assenza dell'osso mascellare inferiore, appare incorrotta, disseccata ma inerente al palato, e da essa esce un ramo di finocchio verdeggiante". Papa Bonifacio VIII, immediatamente messo al corrente dello straordinario ritrovamento, riesumò dai sacri depositi di San Giovanni in Laterano una mandibola inferiore spaiata, che spedì d'urgenza in Francia. Il caso miracoloso volle che il reperto combaciasse perfettamente con il cranio ritrovato e così i resti della Santa tornarono integri e, riteniamo, di sicura attribuzione, dato l'illuminato intervento pontificio. Nella cripta della chiesa dedicata alla Maddalena, ancora oggi, tra alcuni sarcofagi paleocristiani si erge l'altare dedicato alla venerabile testa rinchiusa in una reliquiario dorata.

UN PROTOTIPO STORICO
Al nostro studio interessa in modo particolare questa sorprendente storia, per tutto il portato devozionale che scatenò nel corso del Medioevo e per gli insoliti graffiti incisi sulle pietre della cripta, che stanno a testimoniare il passaggio dei numerosi pellegrini. Maria Maddalena, nell'immaginario cristiano, è il prototipo della donna peccatrice divenuta penitente per amore di Cristo, del quale ha assimilato la predicazione. Non molti sono i passi dei Vangeli che ce ne parlano e pare che, nella figura della discepola, convergano le caratteristiche di varie donne. Nell'iconografia accettata dalla Chiesa essa reca nelle mani un vaso che allude all'ampolla contenente l'olio profumato con il quale aveva unto i piedi del Salvatore. Il mondo gnostico, sulla scorta di documenti alludenti a ben diverso rapporto, credeva in un loro amore anche fisico, umano. In età alto-medievale, nella Francia del sud, circolava un forte interesse per questa figura muliebre e per la sua venuta in Provenza. Ricercando una spiegazione storica, pare che proprio in quei luoghi si possa rintracciare una presenza ebraica non di poco conto e, considerando che tra il 132 ed il 135, in conseguenza di una grande rivolta contro i Romani, parecchi Ebrei erano stati espulsi da Gerusalemme, in quell'occasione potrebbe essersi verificato un loro sbarco in Provenza. Nulla esclude che questo fosse già avvenuto in occasione della prima rivolta contro i Romani del 66-74. Attraverso il veicolo etnico dunque, non pare improbabile che il personaggio, con il suo mito del matrimonio con Cristo, caro ai maestri gnostici di Nag Hammadi, avesse trovato la via per stabilirsi nel sud della Francia. 1 Merovingi presero il potere con Meroveo, nel 448, e pare dimostrata una certa 'simpatia' della stirpe regale nei confronti degli Ebrei. Addirittura, qualche matrimonio potrebbe aver favorito i buoni rapporti tra i due gruppi e lo scambio d'informazioni. Storie come quella della sacra coppa di Giuseppe d'Arimatea, o della Maddalena sposa di Cristo, potevano già essere divenute patrimonio di una conoscenza serpeggiante nella religiosità popolare. D'altro canto, freschi erano ancora i ricordi dei culti misterici del basso impero e i culti druidici erano ancora praticati, nonostante la severa condanna della Chiesa. (3) Nulla di più probabile, dunque, che la leggenda della Maddalena si arricchisse, a causa della vena esoterica di quella prima religiosità, di particolari non accettati dalla Chiesa di Roma, ma che, ancorandosi sul ricordo vivo dì culti pagani precedenti, trovavano terreno fertile.

L'UOVO COSMOGONICO
Se esaminiamo, infatti, i rituali popolari che fanno corona al culto praticato alla Sainte Baume, emergono particolari assai sconcertanti per la loro scarsa ortodossia. Nella grotta dove la Penitente passò trent'anni della sua vita si trovano delle concrezioni globulari naturali che pare abbiano ispirato la tradizione di fabbricare rustici reliquiari a forma di uovo, detti iou in provenzale, recanti all'interno la sua immagine. (4) Il termine iou significa propriamente uovo e l'uovo è il simbolo di fertilità per eccellenza, vuoi per la sua stessa natura, vuoi per la forma simile alla mammella. Quest'usanza richiama alla mente una storia sui Druidi, narrata da Plinio, (5) riguardo un uovo magico, l'anguinum, che gli era stato indicato come un porta-fortuna: aveva una forma tonda ed era grande quasi quanto una mela. Tale oggetto veniva tenuto in grande considerazione per le sue talismaniche virtù. Non è fuori luogo intravedere una contaminazione tra i due concetti. Un altro uso popolare legato al culto della Maddalena in Provenza, è quello antico dei "castelletti", ossia tre ciottoli piatti che le ragazze ponevano a forma di triangolo nella sacra grotta ed all'interno dei quali collocavano una pietra oblunga. L'elementare simbologia di tale iconografia non ha bisogno di particolari indagini: si tratta con evidenza della rappresentazione stilizzata di un atto sessuale, destinata a garantire un marito entro l'anno. E in tale accezione il rito veniva praticato. Ma, a questo punto ci si domanda: qual'è il nesso tra la figura di Maria Maddalena penitente, emblema della mortificazione della carne, benedetta da angeliche elevazioni in cielo, predicatrice ed evangelizzatrice quest'altro sconcertante aspetto di pronuba e protettrice dell'amore fecondo? Anche in questo caso sembrerebbero confermarsi le contraddizioni dottrinarie già rilevate e la poca ortodossia del culto.

UNIONE DIVINA?
Nel corso di una visita alla cripta della Sainte B, l'esame dei graffiti incisi da molteplici mani sulle pietre della parete che delimita la scala di accesso al luogo, può offrire una nuova illuminazione. Moltiplicati in una sorta di ossessione grafica si contano decine e decine di segni a forma di U rovesciata, dei piccoli archi formati da una doppia linea, quasi a ferro di cavallo, ma non dei veri ferri di cavallo perché mancanti del restringimento finale che caratterizza quell'oggetto. I segni denotano, dato il loro numero, una sorta di rituale ripetuto a lungo nel tempo e comunque molto antico a giudicare dall'usura dei solchi graffiti. Quei simboli paiono alludere con molta incisività all'utero femminile, alla cavità destinata ad accogliere il feto. Sono assai simili a certe decorazioni diffuse in altre culture e che, per il loro antropomorfismo, appaiono assai plausibili, quasi ovvi, simboli sessuali femminili. Schaffar, (6) nella sua classificazione degli stilemi decorativi simboleggianti il corpo femminile sui gioielli berberi, ne descrive ben tre tipologie assai simili ai graffiti della Maddalena. Parrebbe perciò credibile che una mano non dotta, volendo raffigurare una richiesta di superiore benedizione per una desiderata maternità o per un vagheggiato matrimonio, sia ricorsa ad un segno che altre mani in altri contesti culturali avevano già spontaneamente prescelto per analoga rappresentazione. Il disegno può ricordare anche la sezione di una cupola araba a ferro di cavallo (qubba), quella che, secondo Chebel, (7) deriverebbe la sua forma da antichi culti della fecondità. Dunque, il simbolo pare aver avuto, in luoghi diversi ed in tempi differenti, lo stesso significato di organo riproduttivo femminile. Qui, nella cripta, veniva fatto oggetto di rappresentazione solo l'organo sessuale e non tutto il corpo femminile, secondo il concetto iconografico degli ex voto in cui si rappresenta isolata la parte del corpo interessata al miracolo. Ma un particolare rende impressionanti quei graffiti. All'interno di molti di essi, con incisione più debole, è raffigurata una croce. Per l'immaginario cristiano popolare la croce è il segno di Cristo. Cosa vuol significare il segno di Cristo all'interno del glifo rappresentante un utero? Qui, non dimentichiamolo, siamo in una delle chiese più visitate del Medioevo, addirittura c'è chi sostiene che la chiesa di Saint Maximin fosse, in quei tempi, tanto importante quanto il sepolcro di Santiago in Spagna o la tomba di San Pietro a Roma. Dunque, coloro che incidevano quei segni erano sicuri di compiere un atto di devozione e di accattivarsi così la benedizione divina. Che ciò piaccia o no, il loro senso parrebbe potersi spiegare solo con la convinzione che faceva della Maddalena la sposa di Cristo e, dunque, avendo donato il suo amore ed il suo corpo al divino Salvatore, poteva a giusta ragione presiedere ai matrimoni ed alla fecondità delle sue fedeli. Un po' come la pronuba Giunone sposa di Giove, o forse un'Iside sposa di Osiride.

RETAGGIO EGIZIO?
E proprio da questa porta pare, sottovoce, farsi strada la figura di quella dea che negli anni del tardo impero aveva conquistato tutta la latinità. Ne fa fede Apuleio. (8) Iside, come la Maddalena, aveva compiuto un viaggio in mare e per questa ragione veniva chiamata stella maris, ad essa era sacro un vaso contenente l'acqua del Nilo, l'Hydreion, così come la Maddalena, nella sua iconografia classica, tiene in mano il vaso dell'unguento. In certi culti orientali, in suo onore si effettuava la sacra prostituzione e si voleva che la Maddalena fosse stata una prostituta redenta da Cristo.. Ma ciò che rende ancora più interessante la comparazione è che il culto di Iside si diffuse a tal punto da raggiungere, sotto 1'impero romano, la Francia del sud. (9) Orbene, da tanti segnali parrebbe possibile concludere che, su un preesistente culto celtico della Grande Madre, si fosse sovrapposto quello di Iside, per giungere poi a quella complessa koinè di tradizioni pagane, gnostiche, ebraiche e cristiane che convergeva nella figura di Maria Maddalena, la prediletta da Cristo. Come abbiamo visto, in questo mito concorrevano tradizioni di varia natura, ma quasi tutte essenzialmente misteriche ed il culto attribuito alla santa penitente sembrerebbe quello della protettrice della femminilità. In tutt'altro luogo della Francia, nel castello di Chinon sulle rive del fiume Vienne, furono imprigionati nel 1307-8 il gran maestro dell'ordine templare Jacques de Molay insieme con alcuni dignitari dell'ordine. Nella sala in cui vennero tenuti prigionieri è rilevabile una cospicua quantità di graffiti di vari autori, alcuni dei quali riferibili ai Templari stessi, come testimonia l'archeologo Charbonneau Lassay (10) e a sua volta conferma la storica R. Pernoud. (11) Fra di essi compare un ferro di cavallo della Maddalena, che nella raffigurazione specifica mostra i segni dei chiodi e quindi è assimilato ad un vero ferro di cavallo. Ma la cosa si complica perché al suo interno è incisa con grande chiarezza una goccia. Si tratta di una "rugiada fecondante" o di una allusione al santo sperma di un Cristo fuori dai binari l'ortodossia? E' inoltre assai interessante notare come qui a Chinon la posizione del ferro di cavallo è a " contenitore", quindi convessa, per dimostrare con chiarezza il suo compito di vaso o coppa destinata a contenere l'enigmatica goccia. Tutto ciò porta ad altre riflessioni che coinvolgono la storia dei Cavalieri del Tempio di Salomone.
Note al testo
1) Maddalena tra il sacro e il profano, a cura di M. Mosco, Milano 1986, S.Salvi, p.16.
2) Luca, 7, 36-50.
3) M.A.Murray, Le streghe nell'Europa occidentale, Milano,1978, p.23 e segg.
4) M. Mosco, op. cit., p. 15
5) S. Piggott, op. cit., p. 97
6) J.J.Shaffar, Tesori e Misteri dei gioielli berberi Firenze, 1990.
7) M.Chebel, Dizionario dei simboli islamici, Roma,1997,p.108.
8) Apuleio, L'asino d'oro.
9) M.Giebel, 1 culti misterici nel mondo antico, Genova 1993 p. 177
10) L. Charbonneau Lassay, le coeur rayonnant du donjon de Chinon, Milano 1975
11) R.Pernoud, Les Templiers, Paris 1995

Una Maddalena nascosta
Per chi contempla la possibilità che la Maddalena dalla terra Santa si trasferì in Europa a bordo di un'imbarcazione, Malta fu forse un bacino di approdo temporaneo lungo il percorso che l'avrebbe portata in Provenza. Su quest'isola sono ancora presenti lungo la costa alcune piccole cappelle votive a lei dedicate. Malta fu un'isola su cui ebbero influenza l'ordine Templare e, successivamente, l'Ordine Giovannita, successivamente divenuto dei Cavalieri di Malta. Così come ricevette attenzione da parte di eloquenti membri della Massoneria ed alchimisti, da Napoleone al Conte di Cagliostro. Sarà, forse, per la sua storia legata alla Grande Madre (cfr. HERA n° 18) cui la figura della Maddalena venne associata in Provenza. A Malta sono ancora oggi riscontrabili segni che riportano ad un suo culto. Durante la nostra permanenza sull'isola lo scorso mese di Maggio, eravamo in visita alle catacombe paleocristiane situate sotto la Chiesa di S. Agata. Nel cortile principale, sulla sinistra della chiesa, faceva mostra di sé un busto ottocentesco della santa. Nulla di strano, a prima vista, ma lo sguardo si fermava su alcuni particolari che ne rivelavano ben altra natura, legandola invece alla figura della Maddalena. La donna è incoronata, una classica rappresentazione della Regina Maris, la regina delle acque, come viene chiamata la Maddalena e come spesso questa è rappresentata nelle cattedrali francesi dedicate a Nostra Signora. Nella mano sinistra sostiene il "libro della conoscenza" (sulla cui copertina spicca una croce patente), ed è noto che nei vangeli gnostici la Maddalena era associata alla Pistis Sophia, la "Conoscenza" appunto. Nella mano destra la donna regge invece uno scettro sormontato da una croce di gigli, simbolo della linea di sangue regale merovingia, che dichiarava di discendere direttamente da Gesù, attraverso Maria Maddalena. L'ìndicazione principale è però celata nell'iscrizione in rilievo al di sotto della statua dove una "mano indicante" sembra essere stata posta dall'autore del rebus a volerne suggerire la reale identità. Il dito indica "Mer em Sanctam". La scritta va letta "Mer-rem Sanctam" in quanto una "r" è andata perduta. "Mer Rem" è "Miriam" cioè Maria. "Mer" vuol dire anche "Mare", e questo ci riporta alla Regina Maris o Stella Maris (in quanto associata a Venere) ed l'acqua, due attributi di Maria di Magdala e della Grande Madre e non di Sant'Agata, cui viene erroneamente attribuito il busto.
Adriano Forgione

La Cappella della Maddalena
Nelle Zoom News del n° 16 avevo accennato alla scoperta realizzata a Vienna, 12 metri al di sotto della Stephansplatz, di una cappella sotterranea, chiamata Cappella di San Virgilio, la cui esistenza era totalmente ignota fino a poco tempo fa. Sono ritornato sul luogo, finalmente aperto al pubblico, ed ho scattato alcune fotografie. Inoltre, ho approfittato dell'occasione per realizzare una ricerca storica, al fine di comprendere meglio quest'affascinante struttura. L'intemo, di dimensioni ridotte (è lungo 10,5 metri e largo 6) oggi appare completamente vuoto, a parte due Gargoyles posti accanto all'entrata ed alcune croci patenti dipinte in cinque punti diversi della cappella, il cui fascino è ulteriormente incrementato dal tempo che le ha schiarite ma non cancellate. Una serie di linee rosse crea una finta muratura. Inoltre, alla base dell'abside non vi è un altare, né i segni di qualsiasi altra struttura sacra di tipo cristiano, ma un piccolo pozzo la cui funzione sarà chiarita tra breve. Ancora oggi gli studiosi non sanno come si accedeva alla cappella ed ipotizzano che la sua realizzazione sia contemporanea a quella della cattedrale gotica di S. Stefano (risalente al 1230 circa) che ancora oggi domina la piazza cui dà il nome. Sebbene, ufficialmente, si suppone che sia stata costruita per essere usata come sepolcro, non esistono documenti che provino che sia mai stata impiegata a questo scopo e non si sono nemmeno ritrovate pietre tombali o iscrizioni. Gli storici dichiarano che questa cappella è un "mistero irrisolto". Un mistero al quale tentano di rispondere con delle ipotesi. Secondo quella più accettata la cappella venne eretta da Friederich der Streitbare, ultimo duca di Babenberg, in onore dì Koloman (santo patrono della nuova diocesi), quando fu eletto vescovo di Vienna. La sua morte prematura, però, fece sì che non venisse mai impiegata fino al 1307. In quell'anno fu redatto un documento dove si legge che la famiglia Chrannest (il cui nome compare a Vienna dal 1288) possedeva una cappella nella piazza di Santo Stefano, contenente numerosi altari, il principale dei quali era dedicato a S.Virgilio (da qui il nome dato alla struttura). Altari di cui oggi non resta traccia. E' la prima ed unica menzione documentale della cappella nel primo secolo della sua costruzione. Alla scomparsa dei Chrannest, il luogo sarebbe stato impiegato per cerimonie di massa. A nostro avviso, a queste ipotesi è possibile contrapporre un'altra teoria. La cappella sotterranea potrebbe essere stata realizzata per cerimonie "rituali", più che come tomba. Non si spiegherebbe altrimenti la presenza del pozzo, caratteristica dei luoghi sacri adibiti a riti di purificazione. Riti che forse avevano come partecipanti l'élite dell'ordine teutonico viennese. Potrebbe sembrare un'ipotesi azzardata, ma l'élite teutonica possedeva una profonda conoscenza esoterica (tra i più noti Gran Maestri vi fu Hermann von Salza, strettamente legato all'eretico ed esoterico Federico Il di Svevia - cfr.HERA n° 16 pag.70). Le croci dipinte sui muri sono decorate con un motivo che gli stessi esperti definiscono "lontano dall'iconografia viennese e di tipo siriano-palestinese". I cavalieri Teutonici avevano possedimenti in Palestina, pertanto questo sembra il tentativo di riproporre un preciso modello decorativo tipico della Terra Santa. La chiave definitiva potrebbe fornirla una struttura - oggi non più esistente - che un tempo si trovava proprio al di sopra della Cappella di S.Virgilio, ovvero la Cappella di Maria Maddalena, una piccola chiesa gotica costruita nel 1304 e distrutta da un incendio nel 1781 (nell'immagine in basso lo schema originario delle due cappelle). Chi fece erigere una cappella dedicata a Maria Maddalena se non qualcuno che avesse una conoscenza "gnostica" più che "cattolica"? Il fatto che la struttura sotterranea fosse situata proprio sotto di essa non può essere considerato casuale: al contrario, le due cappelle avevano un'unica destinazione d'uso, essendo strettamente legate tra loro, e probabilmente realizzate entrambe intorno al 1304, poco dopo il ritiro dalla Terra Santa dei Cavalieri (avvenuto nel 1291). E' noto come la Maddalena fosse "gnosticamente" associata alla Grande Madre ed all'acqua che la simboleggia. In quest'ottica trova spiegazione certa il pozzo presente nella cappella sotterranea, proprio al di sotto dell'abside (la parte più sacra della struttura) sovrastata dalla croce patente principale e che fu, forse, la motivazione alla base del nome assegnato alla struttura superiore. Il pozzo, probabilmente usato per battesimi e riti iniziatici di purificazione, è situato leggermente più in basso rispetto al suolo ed è realizzato con piccoli mattoni grezzi (foto al centro). Ciò mi porta ad ipotizzare che la Cappella della Maddalena e la sua controparte sotterranea siano state costruite su di un preesistente luogo di purificazione pagano, dedicato proprio alla Madre Universale, come accadde anche per la Cattedrale di Chartres, in Francia. Che il luogo fosse di interesse "iniziatico" lo si può dedurre dall'ultima fase nota della Cappella di San Virgilio, terminata nel 1781, anno in cui fu abbandonata a causa dell'incendio della cappella superiore. Infatti, dall'inizio del XVI secolo questo luogo sotterraneo verrà recuperato da alcuni ordini iniziatici corporativi, la "Fratellanza del Corpo di Dio" prima e la "Fratellanza dei Mercanti" poi.
Adriano Forgione

La Maddalena dei Cristiani La figura della Maddalena ebbe un culto particolare in Provenza, dove si sviluppò in secoli molto antichi una leggenda che andò ad innestarsi in seguito sul ritrovamento delle sue reliquie. Ne è portavoce la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine che nell'XI secolo raccolse anteriori fonti e ad esse dette una forma organica. Vi si narra come Maria Maddalena, Marta e Lazzaro partirono 13 anni dopo la morte di Cristo, con alcuni compagni, tra i quali Giuseppe d'Aximatea, su di un'imbarcazione priva di vele, di remi e di timone e come, guidati dagli angeli, fecero scalo a Marsiglia, dove Maria si dette ad evangelizzare gli abitanti pagani. In un eremo solitario presso Sainte Baume, trascorse trent'anni digiunando e facendo penitenza. Nel corso di questo tempo ogni giorno alcuni angeli si recavano da lei per elevarla al cielo con lo scopo di concederle una visione della beatitudine celeste che le era destinata: secondo la testimonianza di un eremita che per caso assistette allo straordinario evento. Il suo compagno di viaggio San Massimino le impartiva ogni giorno la comunione. Questa è la leggenda cristiana. Ma su tali tematiche si intersecavano ben più complesse storie. San Gregorio Magno assimila la Maddalena alla Sposa del Cantico dei Cantici, dove il termine 'Magdala' significa 'Torre'. L'attributo di 'Torre' riferito a Maria madre di Cristo nelle Litanie cattoliche, rivela così un'ambiguità che porterebbe ad individuare una contaminatio se non una vera e propria identificazione, tra la Maria di Magdala e la Vergine Maria.
A.G.

La Maddalena degli Gnostici
Nei Vangeli gnostici vari sono i riferimenti a Maddalena. Se ne parla nel Vangelo di Maria, che Moraldi riconosce come la Maddalena stessa, affermando: "Come in tutti gli scritti gnostici cristiani la Maddalena è l'esempio delerfetto gnostico e la maestra della dottrina gnostica" (13). Nel Vangelo di Filippo Maria Maddalena è Sophia stessa, congiunta con il Salvatore nel matrimonio mistico, per il quale la donna si muta in uomo e raggiunge l'unità archetipica dell'Androgino (14). Interessante è quel passo che dice: "La compagna del Figlio è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e spesso la baciava sulla bocca. Gli altri discepoli, vedendolo con Maria, gli domandarono: "Perché l'ami più di noi tutti?" (15). Vale la pena ricordare che il bacio sulla bocca era un simbolico gesto che gli gnostici usavano come sigillo iniziatico durante i loro riti, ma qui non pare che si tratti di un uso legato a qualche liturgia, bensì di un atto che dimostrava un amore superiore rispetto a quello che il Salvatore provava per i pur diletti discepoli. Vari sono i luoghi dei Vangeli gnostici e di quei passi dei Vangeli sinottici che la Chiesa espunse dal testo ufficiale, in cui si allude all'amore particolare che univa questa donna a Cristo e su tale base si impostò l'eretica credenza che i due fossero legati da amore umano. Tale convinzione è ampiamente giustificabile, ad un'attenta lettura dei testi, però, non essendo di gradimento del clero, nel corso di vari Concili, nonché per l'opera arbitraria di vescovi zelanti, furono ignorate ufficialmente ma, si può supporre, non dimenticate. In varie sette rispuntavano puntualmente, inasprendo così l'opera di censura delle Sacre Scritture da parte della Chiesa, che si proteggeva in quel modo da pericolose deviazioni. Ma il fenomeno non si estingueva.
A.G.

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