:::

il Tirasanti
il Tirapassi
il Tirarighe
il Tiramonti
il Tirasassi
il Tiraballe
Mailing List dei Milodonti
inserisci la tua e-mail



::: il Tiracanti

i Canti
 

Elvis Costello



Elvis Costello - Punch The Clock

Mi piace chiamarlo «il mausoleo dell'Impostore»; è il virtuale monumento discografico che con gusto brit-egizio Elvis Costello (The Imposter, per uno dei suoi tanti soprannomi) sta costruendo da un anno e mezzo, con tutti i pezzi tutti di una straordinaria carriera che dura da oltre un quarto di secolo. Straordinaria per qualità e personalità, certo; ma anche per smania creativa, per l'incessante voglia di fare progettare produrre che fanno di lui il vero Stakanov della musica rock - mentre noi siamo qui a tesserne le lodi, «il vero Elvis» è già scivolato in studio e ci offre un album fresco di stampa, North. Costello aveva cominciato a costruire il mausoleo su pianta più piccola, una diecina d'anni fa, con la Rykodisc. Ha scoperto poi di avere altri mattoni in casa, nuovi materiali; ed è venuta questa serie davvero monumentale, che presenta tutti gli album dai '70 ai '90 in una nuova edizione raddoppiata - sul primo cd c'è l'originale, sul secondo un tesoro di demo, pezzi live e quelle brillanti bucce che, specie in gioventù, Costello amava disseminare un po' ovunque, colonne sonore o ep che fossero. Con calma e precisione, tre dischi per volta, la serie si sta completando. L'uscita di queste settimane prevede Get Happy, il disco R&B del 1980, Trust, la raccolta di varietà del 1981, e Punch The Clock (nella foto la copertina), il controverso album del 1983. Vale la pena di raccontare soprattutto Punch The Clock, un disco che, per quanto bello e ispirato, non venne accolto all'epoca così bene e finì in basso nella hit parade personale dello stesso Costello. Sembrò a qualcuno un album troppo frivolo, che ritornava a certe scanzonate atmosfere degli anni giovani senza però il brillante piglio naif di quei giorni. Elvis medesimo era perplesso: si stava affermando come autore «serio», era affiorata nelle sue canzoni quell'anima scontrosa e malinconica che nessuno agli esordi avrebbe detto e un disco così rischiava di suscitare equivoci. La pietra dello scandalo erano fondamentalmente i produttori, Clive Langer e Alan Winstanley, Clanger & Winstanley come scherzava il signor C; due irriducibili popparoli di pura razza Brit che avevano «la colpa» di aver portato al successo i Madness, con tutti i limiti goliardici dell'operazione. In realtà C&W avevano bazzicato anche il rock più intelligente (Teardrop Explodes, Dexy's Midnight Runners) e comunque un po' di humour frizzantino non poteva che far bene all'ingrugnito Elvis, che oltretutto trovava nei due una diga al suo strapotere, un limite alla naturale inclinazione a fare tutto, tirannicamente, da sé. In casi del genere, o la va o la spacca. Quella volta andò, ed Elvis non dovette trovarsi così male con la strana coppia se di lì a poco decise per un bis, l'altrettanto controverso (e apprezzabile) Goodbye Cruel World. Ma quelli in fondo erano affari suoi. Per quanto riguarda noi, e le nostre orecchie, il conto chiude in positivo per tutta una serie di brani gradevoli, certamente pop ma non banali, eseguiti con uno stile ancora abbastanza misurato («ancora» nel senso che poi Elvis cambierà la densità degli elementi, e saranno dolori) dagli Attractions più la sezione fiati dei TKO Horns e ospiti vari - David Bedford, fra gli altri, come arrangiatore degli archi. I fiati conferiscono vivacità, con uno stile più «londinese» che «americano»; l'ispirazione sembra venire da certe beat bands di «negri bianchi», da certe formazioni di R&B anni Sessanta che han sempre abitato ai piani alti dell'immaginario musicale di Elvis. Let Them All Talk, Everyday I Write The Book, The Greatest Thing, TKO - l'elenco dei brani celebri o ben ricordati non è breve. Costello ricorda con affetto soprattutto The Greatest Thing, «che contiene una citazione di In The Mood dedicata a mio padre quando suonava con la Joe Loss Orchestra». Ma guai a considerare Punch The Clock un album esclusivamente pop. Non mancano in realtà ruvide pieghe dello spirito, e due pezzi soprattutto, intensi e drammatici. Uno è Pills And Soap, sarcastico sguardo alla nuova società britannica che finì censurato dalla BBC; l'altro è Shipbuilding, amaro intervento sul tema caldo della guerra delle Falklands. Langer e Costello scrissero la canzone per Robert Wyatt e nell'agosto 1982 produssero il suo 45 giri. Elvis volle però recuperare il brano su Punch The Clock, ufficialmente «per farlo ascoltare a un pubblico più grande» ma forse per il semplice fatto che era una gran bella canzone e sarebbe stato un peccato non metterci il cappello sopra. Aveva ragione, e in più ebbe la grande idea di coinvolgere Chet Baker alla tromba per un emozionante assolo dei suoi. Shipbuilding fece epoca, e molti oggi ricordano Punch The Clock proprio per quello, non per le amene evoluzioni pop del Circo Clanger; per quella voce dolente, quella tromba degli angeli e le amare riflessioni sul lavoro e la guerra di un uomo qualunque nella triste Gran Bretagna di Margaret Thatcher.

(riccardo bertoncelli)

Elvis Costello - Punch The Clock (Demon-IRD, 2cd)****

 
 
 


.
Copyright © 2003 La cueva del milodon
Hosted by www.Geocities.ws

1