BIOGRAFIA DI DALIDA, 1933/1987

1933

Yolanda Gigliotti nasce il 17 gennaio a Choubrah, piccolo sobborgo alle porte de Il Cairo; ha due fratelli (uno, Bruno, maggiore e uno, quell’Orlando che sarà prima suo manager poi purtroppo suo erede universale, più piccolo) ed i suoi genitori sono emigrati in Egitto dall’Italia, precisamente da Serrastretta (Catanzaro). La sua infanzia è turbata da un disturbo agli occhi che la costringe ad indossare gli occhiali e che la renderà leggermente strabica.

1945

Morte di suo padre.

1950

Partecipa al concorso di bellezza «Miss Ondine» e lo vince.

1954

Viene eletta Miss Egitto, e questa vittoria le consente di cominciare a farsi strada nel mondo del cinema. Doppia Rita Hayworth in «Joseph et ses frères» («Giuseppe e i suoi fratelli») con Omar Sharif; recita ne «La Masque de Toutankhamon» («La maschera di Tutankhamon») di Marc de Gastyne e ne «Un verre, une cigarette (Sigara wa kass, «Un bicchiere, una sigaretta»). Il 24 dicembre prende l’aereo per Parigi ed alloggia in una camera d’hotel della rue de Ponthieu.

1955

Si trasferisce in un appartamente nella rue Jean Mermoz (Alain Delon è suo vicino di casa). Primo ingaggio alla «Villa d’Este», con «Etrangère au paradis» («Straniera in paradiso»).

1956

Partecipa ad un’audizione per i "Numero uno di domani" all’Olympia di Parigi; incontra tre uomini fondamentali per il suo futuro (Bruno Coquatrix, direttore dell’Olympia, Eddie Barclay dell’omonima casa discografica e Lucien Morisse direttore di Radio Europe N° 1). Sceglie «Dalila» come nome d’arte (s’ispira al film «Sansone e Dalila»); in seguito, Fred Machard, scenarista della «Villa d’Este», gli consiglia di «sostituire la seconda l con d, come Dio Padre» e lei accetta: sarà per sempre Dalida, un nome che ricorda il ballo, la gioia, il divertimento. In agosto registra il primo 45 giri con «Madona», versione francese di «Barco negro», successo della portoghese Amalia Rodriguez. L’etichetta, naturalmente, è la Barclay. Registra anche «Bambino» (traduzione della canzone napoletana «Guaglione»), lanciata dalla Radio Europe 1, diretta da Morisse; comincia la love-story tra quest’ultimo e Dalida, artista ormai pronta per un grande salto di qualità.

1957

Dalida, in marzo, si esibisce per la prima volta all’Olympia, accanto a Charles Aznavour: canta quattro canzoni tra cui«Bambino». Recita in «Brigade des moeurs» («Brigata dei costumi») con Eddie Barclay e Fernand Sardou.

1958

Tra Bambino e Gondolier, sono più di 500.000 le copie dei dischi di Dalida venduti in Francia. Recita in «Rapt au Deuxième Bureau» («Rapimento al secondo ufficio») di Jean Stelli, con Frank Villard. Si esibisce in un récital a Il Cairo; canta la versione italo-francese di «Come prima» (premio Bobino in ottobre), «Piove», successo di Domenico Modugno e«Gli zingari» («Les Gitans»), rifacimento di una canzone spagnola. Si fa conoscere in Italia cantando «Gli zingari» durante il «Musichiere», trasmissione tv condotta da Mario Riva; incide «La canzone di Orfeo» e Milord, poi portata al successo, in italiano, da Milva. La stampa annuncia il suo fidanzamento con Lucien Morisse; canta a Madrid ed in Germania; ottiene l’Oscar della canzone 1959, ex-aequo con Tino Rossi.

1960

Si trasferisce con Morisse in un appartamento della rue d’Ankara. Riceve l’Oscar di Radio Monte Carlo come vedette preferita dagli ascoltatori e il «Gran Premio della canzone per l’interpretazione in francese di «Romantica» dal Festival di Sanremo 1960. Recita in «Parle-moi d’amour» («Parlami d’amore»),di Georgio Simonelli, con Jacques Sernas e Raymond Buissières. Incide «Les enfants du Pirée» («I bambini del Pireo», in italiano «Uno a me uno a te»), «O’ sole mio» (motivo tradizionale napoletano), «L’arlecchino gitano» («L’Arlequin de Tolède»), «T’aimer follement» («Amarti follemente», in italiano «T’amerò dolcemente»), «Garde-moi la derniere danse» («Lasciami l’ultimo ballo», incisa in italiano come »Chiudi il ballo con me» ).

1961

L’8 aprile sposa Lucien Morisse davanti al sindaco del XVI° arrondissement parigino. In luglio incontra a Cannes Jean Sobieski, giovane e bellissimo pittore. Lascia Morisse e si trasferisce col nuovo amore a Neuilly. Il 6 dicembre è di scena all’Olympia assieme a Richard Antony; con Charles Aznavour vince l’Oscar per la canzone 1961, precedendo Gloria Lasso ed Edith Piaf. Incide «Itsi, Bitsi, Petit Bikini» («Pezzettini di Bikini»).

1962

Visita Serrastretta, paese d’origine dei suoi genitori, e ne diventa cittadina onoraria il 7 aprile; qui diventa madrina della locale squadra di calcio e canta in uno spettacolo il cui ricavato è consegnato ai gestori di un orfanotrofio. Visita Saigon con Jean Sobieski, che lascia in estate. Canta in Vietnam ed in Canada; incide «Le petit Gonzales» («Il piccolo Gonzales») e «Chi mai lo sa» («Que sont devenus les fleurs», testualmente «Cosa sono diventati i fiori»). Il tribunale mette la parola fine al matrimonio con Morisse. Si trasferisce in un hotel di Montmartre (rue d’Orchampt 11). Ottiene l’Oscar di Radio Monte-Carlo con Johnny Hallyday.

1963

Ottiene l’Oscar mondiale del successo del disco; recita ne «L’inconnue de Hong Kong» («La sconosciuta di Hong Kong»), di Jacques Poitrenaud, con Philippe Nicaud e Serge Gainsbourg. S’innamora di Christian de la Mazière.

1964

Vince il disco di platino (mai una donna ci era riuscita) per aver venduto più di 10 milioni di dischi venduti. Segue il Tour de France (vinto da Jacques Anquetil) e canta 2025 canzoni ripartite su 29300 km. Canta all’Olympia con Claude Nougaro.

1965

Secondo un sondaggio IFOP, Dalida è la cantante preferita dai francesi; recita in «Menage all’italienne» («Menage all’italiana») con Ugo Tognazzi, Romina Power e Paola Borboni; musiche di Ennio Morricone. Incide «La danse de Zorba» (in italiano «La danza di Zorba»), su un base di sirtaki, «Amore scusami»(cover di un successo di John Foster), «Cominciamo ad amarci» e « La vie en rose» («La vita in rosa»), storico cavallo di battaglia di Edith Piaf, scomparsa da due anni.

1966

Canta a Casablanca con Richard Anthony; ottiene i «Bravos del music-hall» col belga Adamo. Si reca a Roma per partecipare alla trasmissione «Canzonissima». Lascia Christian de la Mazière e instaura una relazione con Luigi Tenco, conosciuto nel mese di ottobre. Il fratello minore di Dalida, Orlando, diventa suo art director.

1967

Il 25 gennaio prende parte al Festival di Sanremo (che l’aveva inutilmente corteggiata negli anni precedenti), assieme a Luigi Tenco: cantano «Ciao amore ciao» mscritta dallo stesso Tenco, canzone che Dalida inciderà, con lo stesso titolo, anche in francese. Colpita dalla bellezza della canzone, pare sia stata la stessa Dalida a convincere il cantautore piemontese a partecipare alla manifestazione; addirittura gli organizzatori, che l’avevano esclusa in prima battutta, la fecero poi partecipare al Festival perché Dalida minacciava di non prendervi più parte.
La giuria elimina «Ciao amore ciao»; il 26 gennaio Tenco si suicida sparandosi un colpo alla tempia . Dalida quella sera era a cena in un ristorante di Sanremo, ma si teneva in contatto con l’ Hotel Savoy per sapere se Luigi, amante della guida spericolata, era rientrato nella sua camera.
Si fa riaccompagnare in albergo, ed entrando nella stanza di Tenco lo trova rivolto per terra; crede che sia stato colto da malore, ma è morto e se ne rende conto quando si sporca di sangue tenendolo al petto. La cantante, che chiedeva di fermare il Festival, lascia Sanremo per volontà degli organizzatori. Sotto shock, canta la stessa canzone al«Palmarès delle canzoni di Dalida» di Guy Lux il 7 febbraio; il 26 dello stesso mese, tenta di togliersi la vita a Parigi in maniera molto lucida: finge di recarsi all’aereoporto di Orly per depistare il suo staff, affitta una camera (la 410) all’hotel «Principe di Galles» (utilizzando il suo nome da nubile, Yolanda Gigliotti), appende sulla porta il biglietto su cui è scritto «Si prega di non disturbare» e ingerisce molti farmaci dopo aver scritto tre lettere (una all’ex marito, una alla madre in cui le dice di non disperarsi , ed una al pubblico che adorava).
Una cameriera , insospettita dal fatto che filtrava dalla porta della stanza (non riordinata da 48 ore) la luce accesa, avverte il direttore che entra da un’altra stanza e trova Dalida in coma. Dopo cinque giorni, la cantante ne esce e si salva.
Sembra che questo gesto sia stato premeditato: il 14 febbraio, Dalida dopo aver rivisto rivisto il filmato del suo «Palmarès delle canzoni» dice a Christian de la Mazière, suo ex fidanzato, «Sono molto soddisfatta di questo filamato. Lascio un buon ricordo»… Nasce Luigi, figlio di Bruno, il più grande dei suoi fratelli; l’8 giugno partecipa ancora al «Palmares delle canzoni», con «Les Grilles de ma maison» («I grilli di casa mia») e «Ciao amore ciao». In Italia riceve la caravella d’oro per «Bang Bang»; canta «Loin dans le temps» («Lontano nel tempo») di Tenco all’Olympia il 5 ottobre (con Michel Polnareff). Incide «Mama», «L’ultimo valzer» ed «Aranjuez la tua voce».

1968

Ai primi di gennaio, prende parte all’edizione 1967 di «Partitissima» (ex «Canzonissima») e vince con «Dan dan dan». Ritirando il premio, dice «Lassù qualcuno è contento» riferendosi evidentemente a Luigi Tenco, morto giusto un anno prima. E’ una vittoria chiacchierata e sofferta: chiacchierata perché considerata «politica», dovuta più all’enorme pubblicità che il tentato suicidio le ha procurato che a meriti effettivi; sofferta su un piano personale, perché Dalida proprio in questo periodo sta decidendo se tenere o meno il bimbo che porta in grembo, frutto di un’effimera avventura. Decide di non portare a termine la gravidanza, le sue condizioni emotive non glielo consentono. In Italia recita in «Moi, je t’aime» («Io ti amo»), film di Antonio Margheriti con Alberto Lupo. Il 18 giugno ottiene il titolo di «Commendatore delle Arti, delle Scienze e delle Lettere», conferitole da Charles de Gaulle, presidente francese; canta in Brasile, Argentina, Canada, Antille e Giappone. Il 17 novembre è eletta cittadina onoraria di Poulbots de Montmartre; il 5 dicembre riceve dal generale Charles de Gaulle la medaglia della Presidenza della Repubblica nei saloni dell’Hotel de Ville. Ancora oggi Dalida rimane l’unica donna ad averla ottenuta.

1969

Riceve il «Premio Italiano» al MIDEM, con Maurice Chevalier e Mireille Mathieu per il maggior numero di dischi venduti. In maggio, canta in una serie di spettacoli a Dakar ed Abidjan. S’innamora di un ragazzo italiano di 22 anni di nome Lucio, ma le pressioni del suo staff (che teme uno scandalo), la inducono presto a lasciarlo andare.

1970

In gennaio, Dalida si reca in Nepal, soggiornando in un ashram per studiare la religione indù: in questo periodo, si dedica intensamente alla ricerca interiore. Canta «Darla dirladada» e vende più di 75000 dischi in una settimana. L’11 settembre si suicida l’ex marito Lucien Morisse, che si era nel frattempo risposato ed aveva avuto due figli; il 28 ottobre riceve l’Oscar di Radio Lussemburgo. Incide «Lady D’Arbanville» di Cat Stevens. Cambia l’etichetta dei suoi dischi: dalla Barclay passa alla Orlando Productions, fondata dal fratello minore (che le fa anche da manager).

1971

Il 18 settembre muore sua madre; canta «Avec le temps» («Col tempo») di Léo Ferré in diretta durante la trasmissione «L’invitée de la dimanche» («L’invitata della domenica») il 29 settembre ed il 23 novembre all’Olympia. Canta a Beiruth; incide «Non è più mia la canzone» («Ils m’ont changé ma chanson», «Hanno cambiato la mia canzone»), «Mamy Blue»(portata al successo in italiano da Ricky Shane) ed «Aveva un cuore grande come te».

1972

Il 21 ottobre incontra Richard Chambray, noto come conte di Saint-Germain; a quest’uomo, che molti credono pazzo per via della sua capacità di stupire con dichiarazioni ad effetto (dice di avere 17000 anni e di saper trasformare il piombo in oro…), Dalida rimarrà legata otto anni, ma non riuscirà a tirarlo fuori dalla spirale distruttrice in cui si è cacciato. Riceve un Oscar per la popolarità con Joe Dassin; registra «Le Parrain» («Il Padrino»), nuovo disco d’oro,«Oh Lady Mary» (con lo stesso titolo anche in italiano), portata al successo in francese da David-Alexandre Winter, e «Pour ne pas vivre seul» («Per non vivere soli») di Jacques Brel.

1973

In gennaio canta a Beiruth; incide «Paroles, paroles» con Alain Delon (piazzandosi in testa alle classifiche di vendita in Giappone), «Il venait d’avoir dix-huit ans» («Aveva appena compiuto diciott’anni», tradotta in ben sette lingue) di Pascal Sevran (3 milioni di dischi venduti) e «Je suis malade» («Sono malata») di Serge Lama. Riceve, assieme a Tino Rossi, il «Premio Trionfo 1973» durante la «Notte del cinema».

1974

Canta all’Olymnpia «Il venait d’avoir dix-huit ans» e «Gigi l’amoroso» (vincitrice del disco d’oro), il 15 gennaio (la stessa sera si esibisce Hervé Villard). «Gigi l’amoroso» (tradotta persino in giapponese), si piazza al primo posto in 12 Paesi ele fa guadagnare l’Oscar mondiale del successo del disco. Durante un «Musicorama» all’Olympia, Dalida riceve otto Oscar, tra i quali un disco d’oro per la Germania, un disco di platino per il Benelux (battendo il record detenuto dal 1966 da Frank Sinatra con la sua «Strangers in the night»), un «Gigi d’oro» ed un Cuore d’oro quale «vedette più popolare in Spagna».

1975

Riceve altri otto Oscar al «Musicorama» dell’Olympia il 13 gennaio. Registra «Et de l’amour…de l’amour…» («E dell’amore…dell’amore…) in febbraio col fidanzato Richard Chambray e «La Mamma» di Charles Aznavour; il 12 del mese riceve all’Hotel de Ville il «Premio dell’Accademia del disco d’oro» per «Il venait d’avoir dix-huit ans», numero 1 in nove Paesi. In ottobre e novembre , tiene una serie di spettacoli in Quebec (dove un sondaggio la nomina «personaggio più popolare» dopo Elvis Presley e «donna dell’anno» assieme a Jackie Kennedy). Con «J’attendrai» («Aspetterò», da noi «Tornerai»), vecchio successo di Rina Ketty, Dalida mette in fila tutti nelle classifiche di vendita dei dischi in Francia.

1976

In febbraio raggiunge la vetta delle hit-parade dei 45 giri e dei 33 giri (assieme a Jean Ferrat). Canta «La mer» («Il mare») di Claude Trenet, «Je suis amoreuse de la vie» («Sono innamorata della vita»), creata per lei da Gilbert Bécaud, e «Quand on a que l’amour» («Quando si ha solo l’amore») di Jacques Brel, già incisa nel 1957. Il 18 giugno, il fidanzato Richard Chambray spara su uno sconosciuto dalla casa della rue d’Orchamps, ed è arrestato. Dalida gira in Egitto un film nella sua casa natale, a Choubrah ed in dicembre Praga ospita tre suoi recital.

1977

Per Dalida è un anno pieno di impegni ma anche drammatico: il male di vivere si ripresenta e la spinge ancora a tentare di suicidarsi, senza fortuna. La carriera è sempre più trionfale, divisa tra Olympia, Canada (in febbraio), Egitto e Libano (in luglio), una commedia musicale («Comme sur des roulottes» cioè «Come sulle rotelle», di Nina Companeez con Guy Lux e Michel Drucker), ed un film («Dalida pour toujours», «Dalida per sempre» di Michel Dumoulin) prodotto dalla Orlando Production per la televisione.

1978

Vince un disco d’oro per «Génération 78» (primo videoclip francese, composto da un pot pourri di 16 pezzi)) ed il premio le viene consegnato da Michel Drucker durante la «Grande Parata» di RTL il 10 luglio. Canta in Giordania («Salma ya salama» in arabo), poi il 29 novembre alla Carnegie Hall di New York ed in dicembre in Canada.

1979

A un anno dalla morte di Jacques Brel, Dalida reincide «Quand on a que l’amour» (già cantata nel ’57 e nel ’76); a dodici da quella di Tenco, ne interpreta un cavallo di battaglia, «Vedrai Vedrai».

1980

Si conclude la storia con Richard Chambray. Dalida si esibisce al Palazzo degli Sport di Parigi, completamente esaurito, dal 5 al 20 gennaio (ed in seguito porta lo spettacolo, montato da Lester Wilson, coreografo di John Travolta ne «La febbre del sabato sera», in tutta la Francia), quindi in un galà per l’UNICEF assieme a Jerry Lewis.

1981

Festeggia i 25 anni di carriera all’Olympiail 19 aprile, con coreografia di Larr Vickers, e nel corso della serata Michel Drucker le consegna un disco di diamante per aver venduto 86 milioni di dischi in tutto il modo ed aver interpretato ben 38 dischi d’oro in 7 lingue. Riceve la «Goldene Europa» quale «vedette più popolare in Germania nel 1981».

1982

Registra la canzone del Mondiale di calcio Spagna ’82. In un sondaggio di Paris Match sulle donne che hanno maggiormente influenzato i francesi nel 1981, è l’unico personaggio dello spettacolo ad entrare in classifica, dopo Simone Veil ed Edith Cresson.

1983

In luglio Richard Chambray si toglie la vita assieme alla sua nuova compagna.

1985

Canta «Le Visage de l’Amour» («Il volto dell’amore»), scritta per lei da Charles Trenet. In un referendum di Tele 7 Jours, risulta essere la seconda cantante preferita dai francesi, tra Mireille Mathieu e Jeanne Mas.

1986

All’inizio dell’anno parte per l’Egitto, dove recita nel film «Le Sixième Jour» («Il sesto giorno») di Youssef Chahine. E’ la prima volta che Dalida recita in un ruolo principale. In gennaio, in un sondaggio dell’agenzia VSD, Dalida è ancora la seconda cantante preferita dai francesi, tra Mireille Mathieu e France Gall. Tornata a Parigi, si dichiara stanca, incapace di riprendere la vita di sempre nella grande metropoli dopo aver rivisto i luoghi della sua infanzia.

1987

A Montmartre, il 3 maggio, Dalida riesce finalmente a togliersi la vita (a vent’anni dal primo tentativo e a dieci dal secondo). Come sempre, architetta un piano lucido e disarmante, approfittando del lungo ponte in occasione della festa dei lavoratori: il 2 maggio, sabato, Dalida chiama Orlando che le annuncia di aver rinviato un previsto servizio fotografico a causa del freddo; la sera, la cantante dice alla cameriera che farà tardi perché ha intenzione di recarsi a teatro e le chiede di svegliarla verso le diciassette del giorno successivo. In realtà, con la macchina fa il giro dell’isolato, per poi barricarsi nella sua villa della rue d’Orchamps ed ingerire un cocktail di barbiturici.
Spegne la luce, cosa che non faceva mai perché terrorizzata dall’idea di dormire al buio. Un gesto simbolico… Accanto al corpo, lascia appena un biglietto: «La vita mi è insopportabile. Perdonatemi.». Tra i primi a scoprire la tragedia, il fratello Orlando, nominato erede universale ed oggi custode intransigente della sua immagine. La morte di Dalida lascia sotto shock la Francia; ai funerali, lo storico Claude Manceron (ufficialmente in nome del Presidente François-Marie Mitterrand, in realtà parlando per l’intera nazione) la saluta dicendo: «Yolanda arrivederci. Dalida grazie.» Dalida riposa nel cimitero di Montmartre a Parigi (e sulla sua tomba è stata innalzata una statua che, come lei, il tempo non riesce a corrodere).

1988

Secondo un sondaggio Sofrès/Encyclopedia Universalis sugli avvenimenti più importanti del periodo 1968-1988 («La memoria dei francesi negli ultimi 20 anni»), la scomparsa, in solitudine, di Dalida (10% delle risposte) è seconda solo a quella del Generale de Gaulle (16%) e precede l’opera di Giovanni Paolo II (7%) e Madre Teresa di Calcutta (3%).

1997

Il 24 aprile viene inaugurata a Montmartre Place Dalida, con tanto di busto della cantante. Un anno dopo, alcuni vandali deturpano il busto della cantante con della vernice bianca. Il 5 ottobre viene prodotta la prima bottiglia del vino «Cuvée Dalida», fatto con uve provenienti dai vigneti di Montmartre. La leggenda di Dalida, dunque, e’ sopravvissuta alla sua morte…

                                 LEONARDO
                                 [email protected]

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