Introduzione
Chi non ha mai visto le spettacolari fotografie, ad esposizione prolungata, in notturna, riguardanti vulcani in eruzione? Ebbene gli archi luminosi che si vedono sono tracce di bombe in volo. Questi materiali nella terminologia vulcanologica sono denominati "fall piroclastici". Sono, come appena accennato, costituiti da materiale frammentario proiettato nell'atmosfera durante una eruzione vulcanica e che successivamente ricadono al suolo per gravit�. Tali "fall" sono classificati in base alla dimensione dei frammenti. La polvere vulcanica � fine, come la farina, �1/16 mm); la cenere vulcanica � pi� sabbiosa, con particelle che raggiungono la dimensione del riso (1/16-2 mm); le scorie contengono pezzi grandi come palline da golf (2-64 mm); i blocchi comprendono qualsiasi cosa, fino a massi delle dimensioni di una casa (>64 mm). Si usa il termine speciale di bombe vulcaniche per i grumi di lava liquida delle dimensioni d� blocchi, scagliati dalle bocche eruttive (>64 mm). Proprio questi ultimi prodotti, che si incontrano andando in giro per le pendici dei vari vulcani, anche italiani, incuriosiscono sia � neofiti che i cultori della materia, a tal punto che un settore della loro collezione � a loro riservato.
Le "Bombe"
Una chiara trattazione dell'argomento � riportata dal Parascandola ("Mineralogia e Geologia" vol.III): �...Ai proietti figurati s� d� il nome di bombe, sia per analogia di forma, sia perch�, lanciate a considerevole altezza, sovente scoppiano per i gas racchiusi, che rapidamente si svolgono. Esse possono essere ellissoidali o a crosta di pane. Nei magmi basaltici in seguito al movimento impresso alle falde laviche nella loro proiezione, queste assumono forma affusolata, di ellissoide; talvolta pure la forma di una sfera, od anche di una pera; possono anche presentarsi contorte...I magmi trachitici, andesitici, fonolitici, producono bombe a crosta di pane cos� dette per la loro somiglianza. Queste bombe sono in genere globulari; il magma all'atto della esplosione era dotato di troppa viscosit� perch� avesse potuto assumere una forma di rivoluzione intorno ad un unico asse. Il rapido raffreddamento alla periferia ha determinato la formazione di una crosta vetrosa per cui i gas magmatici, racchiusi all'interno, dilatando la pasta ancora calda e pastosa, la gonfiano...mentre la crosta esterna viene a fessurarsi, in genere in placche poligonali, permettendo la sfuggita dei gas...�.
Un'altra chiara spiegazione la si deve al Rittmann (1969): �...Vengono chiamati bombe quei brandelli di lava che nel lancio assumono merc� la rotazione una determinata forma e ricadono al suolo gi� solidificati o quasi. Anche in questo caso la loro forma viene condizionata dalla viscosit� del magma. Le bombe che si formano da lava molto fluida, povera di gas, sono sferiche, fusiformi o piriformi, spesso con appendici ritorte o incurvate e vengono dette allora bombe caudate; esse contengono spesso un nucleo di roccia estranea. Da un magma molto viscoso, ricco di gas, provengono le bombe a crosta di pane e le bombe esplosive. Le prime si formano quando il nucleo, ancora liquido, si gonfia come una pomice e sforza la crosta gi� solida, ricca di vetro, ma ancora sottile, cosicch� si formano numerose fenditure che conferiscono alla superficie l'aspetto di una crosta di pane. Nelle bombe esplosive invece vengono lanciati via frammenti della crosta di solidificazione gi� spessa cosicch� rimane un nucleo poligonale, talvolta con profonde fessure degradanti, il quale successivamente si gonfia ancora facilmente e diventa una bomba poligonale a crosta di pane. Il volume delle bombe oscilla entro limiti ampi, da meno di un centimetro cubo a parecchi metri cubi...�.
L'aspetto morfologico delle bombe deriva, secondo Reck (1915), in alcuni casi dall'attrito incontrato in volo ma, pi� spesso, sembra che invece si origina dal violento lancio di porzioni solide di roccia attraverso il liquido magmatico all'interno del condotto vulcanico. Talvolta sono ancora plastiche quando si abbattono sulla superficie e vengono appiattite o distorte durante il rotolamento lungo i versanti del cono.
La forma delle bombe non � costante. Silvestri (in Mercalli, 1883) propone un a classificazione in base alle osservazioni effettuate sulle bombe dell'Etna, infatti egli distingue: 1. le bombe in forma di pera o di goccia, 2. bombe ovoidali schiacciate, 3. le bombe subsferiche, 4. i proietti a saetta, 5. i proiettili in forma di costola ricurva.
All'isola di Vulcano, nelle Eolie, si ritrovano molte bombe vulcaniche di dimensione e densit� variabile, attribuibili all'ultima eruzione del 1888-1890: si va dai blocchi litoidi rigettati prevalentemente nella prima fase eruttiva che sono completamente compatti, a bombe di natura totalmente pomicea; ovviamente tra questi due estremi esiste tutta una gamma intermedia (Frullani, 1979).
Molto interessanti sono le cosiddette "bombe a crosta di pane" dell'Isola di Vulcano (Eolie), sono di dimensioni molto variabili: da grandi come un pugno fino a 10-20 m. Hanno in genere forma rotondeggiante, spesso ellissoidica. Johnston-Lavis nel 1888 osservava: �...le caratteristiche peculiari delle "bombe a crosta di pane" di Vulcano sono dovute al rigonfiamento del loro nucleo, causato dalla essoluzione dei gas disciolti nella lava di cui sono composte...�. A confermare questa teoria � un interessante lavoro di Walker (1969): durante l'eruzione di Vulcano del 1888-90, la massa di lava molto viscosa che riempiva il condotto vulcanico � stata frantumata violentemente dalle esplosione. I frammenti emessi hanno, in genere, un aspetto angoloso e si sarebbero comportati come materiale solido durante la fase esplosiva.
Solo dopo la loro messa in posto l'espansione dei gas interni le ha rigonfiate e la lava si � deformata plasticamente, come dimostrano le strutture di flusso spesso presenti al loro interno.
Solo la crosta vetrosa superficiale (da qualche mm a qualche cm d� spessore) raffreddandosi in poco tempo, si � comportata rigidamente; non presenta infatti vescicolazioni e si � fratturata sotto la spinta del nucleo interno che si stava espandendo. Le rare bolle presenti si trovavano nel magma prima dell'esplosione.
Il Biondi (1923, 1925) descrive alcune bombe vesuviane, particolari, da lui osservate su di una colata lavica del 1872: �...si osservano una grandissima quantit� di bombe di varie dimensioni. Sono in generale di forma sferica o ellissoidale e presentano all'interno una struttura molto varia...�.
Questo Autore, indica con i nomi di gomitoli di lava, talvolta detti anche bombe peritrepiche, le formazioni globulari di varia grandezza da pochi centimetri a pi� metri di diametri, e di forma sferica ed anche un poco ellissoidale. Si rinvengono alla superficie delle colate, e sono dovute a scorie laviche, le quali per efflussi lavici fuoriuscenti dalla colata stessa si sono, poco per volta, raggomitolate, scorrendo sulle lave in pendio.
Il Biondi, inoltre, differenzia le bombe peritrepiche da quelle di proiezione; facendo notare che le prime si formano mediante il meccanismo sopra indicato, mentre le bombe di proiezione si originano da magmi semifluidi che vengono lanciati in alto dalle esplosioni e si trovano sottoposti ad un movimento di rotazione intorno ad un asse.
Bibliografia