L'Oratorio di San Francesco all'Olmo
del Regio Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze


L'oratorio, su commissione del Regio Ospedale di S. Maria Nuova e adiacentemente alla propia fattoria, fu edificato intorno alla met� del XVI secolo nell'alta valle del Torrente Mugnone: comprendeva 26 poderi. La costruzione del nuovo edificio � da inserirsi nella riorganizzazione diocesana della zona avvenuta dal 1568 al 1573.
La scarsa rendita delle 5 chiese esistenti nell'arco di territorio che va da Pratolino a Montereggi, a S. Piero a Caligarza, a S. Jacopo a Festigliano, a S. Cresci a Macioli, a S. Maria a Buiano, e a S. Ilario a Montereggi, non permetteva il mantenimento di altrettanti rettori.
Pertanto, ragioni economiche motivarono dal 1568 la sconsacrazione di S. Maria a Buiano, accorpata al popolo di Montereggi e poco dopo, nel 1573, la stessa operazione fu ripetuta unendo il popolo di S. Piero a Caligarza a quello di S. Jacopo.
Molti dei poderi sottoposti alla fattoria di S. Maria Nuova erano compresi nell'arco di territorio suddetto e in diversi casi i loro lavoranti rimasero dislocati molto distanti dalla chiesa. Per ragioni di et�, salute, lavoro, molti di loro si trovarono impossibilitati a partecipare ai riti sacri. Di fronte a tali problemi, l'ospedale di S. Maria Nuova si assunse l'obbligo di gestire direttamente il nuovo oratorio intitolato a S. Francesco, mantenendovi un cappellano per le Messe del calendario liturgico, fornendolo anche degli arredi sacri e della necessaria manutenzione alla fabbrica, compresa l'abitazione del cappellano.
Con la soppressione lorenese del 1785 di molti organismi religiosi, compresi gli ordini terziari di gestione laica, l'ospedale sub� un drastico ridimensionamento, che ebbe una notevole ripercussione anche sulla fattoria dell'Olmo. La propriet� sub� uno smembramento per i numerosi poderi alienati: di conseguenza l'obbligo assunto da S. Maria Nuova da oltre due secoli si ridusse al solo mantenimento del cappellano per due mesi all'anno.
In seguito a tali eventi, i popolani dell'Olmo supplicarono il Granduca di Toscana al fine di trovare una soluzione al loro disagio spirituale e lo informarono come secoli prima, quando furono sconsacrate le chiese di Buiano e Caligarza, era stata trovata la soluzione di celebrare Messa nel loro circondario in una cappella posta nel mezzo del bosco dell'Olmo e tale usanza era durata ininterrottamente fino al presente col cappellano Giuseppe Boschi. Questi riceveva la retta annua di scudi 50, comodo della casa, orto, mantenimento della cera, tutto a carico del Regio Ospedale di S. M. Nuova. (...) Poich� la prioria di S. Jacopo a Pratolino a causa della lontananza da noi, la difficolt� delle strade che attraversano i boschi, ostacolate da fiumi, particolarmente in inverno, non possiamo provvedere ai bisogni dell'umana miseria spirituale. Essendo a conoscenza che d'ora in poi l'ospedale provveder� al cappellano per due soli mesi l'anno la supplichiamo di considerare i danni da noi subiti trovandoci nella circostanza di perdere la Messa le donne incinte, vecchi, lattanti, i guardiani delle bestie.
La segreteria del Regio Diritto, nella persona di Vincenzo Martini, chiede il diretto interessamento del vescovo di Fiesole Altoviti, sollecitandolo a proporre una soluzione. La curia fiesolana propose l'elezione di una nuova parrocchia composta dalle 26 famiglie dell'ex fattoria oltre ai lavoratori delle pasture di queste vaste campagne sottoposte ai padri serviti di Montesenario. Sempre secondo la curia, lo stesso monastero fornito di abbondante patrimonio, avrebbe agevolmente potuto raccogliere la congrua al nuovo parroco.
La risposta ufficiale granducale, dopo avere esaminato l'istanza dei popolani dell'Olmo e i suggerimenti della Curia escluse la possibilit� di formare una nuova parrocchia e impose il mantenimento del cappellano di S. Francesco con un assegno annuo di 40 scudi a carico della diocesi fiesolana e, per il rimanente, del Regio Ospedale di S. M. Nuova. L'incarico al cappellano G. Boschi fu notificato sotto d� 18.5.1785.


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