LA PRIORIA DI SAN JACOPO A FESTIGLIANO

La chiesa di S. Jacopo fu eretta durante il XII secolo sul lato destro della valle, non distante dal valico dell'Uccellatoio, lungo la via diretta al Mugello. Fu questo il secolo dei tantissimi pellegrinaggi e della massima devozione ai tre sepolcri detti cristologici:
- quello di Ges� a Gerusalemme;
- dell'apostolo Pietro a Roma;
- dell'apostolo Giacomo, fratello di Giovaanni Battista a Santiago de Compostela.
Anche se la valle del Mugnone non pu� essere considerata di grande importanza per i collegamenti viari, non pu� tuttavia sfuggire che:

- Jacopo � l'equivalente spagnolo del nomee Giacomo;
- Soprastante circa un chilometro dalla chhiesa di S. Jacopo un'altra chiesa dello stesso periodo venne intitolata a S. Piero a Caligarza. (Piero � una derivazione medioevale di Pietro);
- E ancora, pi� o meno alla stessa distanzza da S. Jacopo verso il fondo valle, altre due chiese furono dedicate, una a S. Martino protettore dei pellegrini e l'altra all'apostolo Andrea il cui corpo era stato trafugato nella citt� di Antiochia poco tempo prima per mano degli amalfitani che lo sottrassero ai cos� detti infedeli per poterlo poi venerare nella loro cattedrale.
Si pu� quindi affermare che una delle ragioni che motivarono la costruzione di quattro chiese in un�area cos� ristretta che va dal valico dell'Uccellatoio al fondo valle, a distanza di pochi anni l'una dall'altra � da ricercare nel transito dei tanti pellegrini del dodicesimo secolo. Essi, con la loro continua testimonianza contribuirono a divulgare il culto dei famosi martiri cristiani promuovendoli come protettori delle nuove chiese. Dopo che i cristiani d'Occidente conquistarono Gerusalemme (1909) per circa due secoli divenne uso comune tra coloro che non avevano le condizioni fisiche o familiari di affrontare un pellegrinaggio, portare pietre a scopo penitenziale nei luoghi dove le comunit� decidevano la costruzione di chiese. L'espansione delle comunit� sul territorio e il fervore penitenziale, furono quindi le motivazioni delle tante chiese sorte nel XIII secolo nella nostra valle. Nella prima met� del '500, S. Jacopo era compresa nel piviere della pieve di Macioli e usufruiva del padronato dei fiorentini Baldovinetti, dai quali dipendeva anche la vicina chiesa di S. Piero a Caligarza.
Nello stesso secolo, con l'avvenuto insediamento mediceo nella villa di Pratolino, molte delle vicine terre agricole furono inglobate nell'ampio parco-giardino, causando la diminuzione del popolo di S. Piero a Caligarza e la conseguente sua sottomissione (anno 1573) accorpandolo a quello di S. Jacopo a Festigliano. Motivazione ufficiale dell'unificazione fu la poca rendita delle due chiese e anche lo scarso numero dei popolani.
Venne richiamato dalla diocesi fiesolana il parroco di S. Jacopo, Marco Bartolini, mentre al suo posto fu inserito Pietro Tortori, ex parroco di S. Piero a Caligarza. In onore del nuovo residente, principe Francesco dei Medici, i Baldovinetti gli concessero la met� del loro padronato di S. Jacopo (2 marzo 1573) ottenendone, bont� sua, il benevolo consenso!
Ancora nel 1779, il vescovo Ranieri Mancini decret� la soppressione della vicina parrocchia di S. Bartolomeo a Strapitognoli, rimpinguando col magro patrimonio le croniche scarse entrate di S. Jacopo. Lo stesso vescovo, 5 anni dopo, decret� la cessazione definitiva del patronato dei Baldovinetti, assegnandolo direttamente ai vescovi di Fiesole.

CURIOSITA' STORICHE

Anno 1693
Francesco Bens�, priore di S. Jacopo, scrive al vescovo di aver notizie per mezzo di scritture e istrumenti antichi originariamente esistenti in casa del sig. Jacopo Baldovinetti di Poggio come nell'altare della chiesa di S. Piero a Caligarza si trovino murate due reliquie: una del gloriosissimo apostolo S. Bartolomeo e l'altra di S. Alessio. Il Bensi chiede il permesso di poter fare un sopralluogo alla presenza di un cancelliere della curia e di due testimoni. Il Vescovo approva tale procedura e suggerisce senza tumulto di popolo e trovando le reliquie vogliamo che si riponghino in una cassetta decente e sigillata col mio sigillo e che la stessa sia portata in mia presenza per la solita ricognizione.
In ultimo il Vescovo indica di rimettere tale cassetta nella mensa del sopraddetto altare e non altrimenti. L� 7 luglio 1693. Al momento della sua soppressione (anno 1779) S. Piero a Caligarza � citata sotto il titolo di S. Bartolomeo: con ogni probabilit� il ritrovamento delle reliquie aveva provocato una notevole emotivit� popolare.

Anno 1714
Simone Melli priore di S. Jacopo chiede licenza al Vescovo di sanare le sepolture dei precedenti priori poste all'interno della sua chiesa in una forma assai rozza e poco decente al luogo.
Per poter eseguire i lavori di risanamento il pavimento davanti alla predella dell'altare dovr� subire dei danni ma il vescovo acconsente che i lavori siano svolti con prontezza: siano svolti con decenza e che le salme siano ben serrate con doppio chiusino. Nella fretta vescovile � sottintesa la preoccupazione del pericolo di peste; la grande paura per la peste esplosa con violenza a Fiesole nel 1630 � ancora palpabile nella risposta vescovile alla richiesta del Melli. Il morbo colp� molti fiesolani, compreso il preposto della cattedrale Raffaello Baccioni, sepolto nel camposanto dietro il campanile invece che all'interno del duomo per scongiurare il pericolo d'infezione. La paura di contagio, terrorizzava i parroci addetti ai conforti spirituali necessari agli infettati. Il Vescovo, all'epoca Tommaso Ximenes, impart� disposizioni precise perch� tutti i prelati, se pur con prudenza, non rifuggissero dal loro dovere. Per non esporre tutti i parroci a eccessivi rischi fu istituito per ogni piviere un parroco addetto allo scopo, riconoscibile da uno speciale bottone bianco con una croce incisa al suo interno; egli assisteva quei casi dove l'infezione era certa! Questi volontari, che nel nome del Vangelo sfidavano apertamente la morte, non dovevano portare il sacramento ai sani per non esporli ad ulteriori pericoli.

Regole diocesane per portare i sacramenti agli infetti. Nel portare il sacramento agli infetti non si suoni la campana o campanello, non si faccia adunata alcuna di popolo ma il sacerdote stando sotto un ombrello porti l'ostia dentro un vasetto d'argento, dentro una borsa di seta coperta d'ermesino incerato appesa al collo. Abbia due o almeno una cera gialla accesa, non permettendo a nessuno di entrare nella casa, se non i necessari, e bisogner� prima di comunicare bagnare l'infermo con l'aceto e lo purificher� col medesimo aceto che si getter� nel sacrario. Appresso si abbia una spugna bagnata con l'aceto avvolta in un purificatoio per fare quanto sopra e si faccia in dette case fuochi e fumigli. Si comunichi al preposto di non esporsi troppo al fiato del malato e si tenga qualche aroma in bocca. I sacerdoti si preoccupino di avere vesti corte e sopra una sopraveste incerata, sopra della quale porteranno la tela di ermesino o taffett� incerato. Nella comunione dei sani, il sacerdote stia tra due torce di cera gialla per purificare l'aria e dopo la comunione si purificher� le dita con l'aceto.
Sono evidenti in queste regole, le preoccupazioni dei rischi a cui sono esposti i sacerdoti nel somministrare i sacramenti cristiani e la determinazione di voler adempiere un dovere per la chiesa ritenuto irrinunciabile.

Dati di statistica parrocchiale
Anno 1783: nello stato delle anime la chiesa di S. Jacopo ha una chiesa annessa, tre oratori. Quarantadue case con 42 famiglie comprendono il piviere di Macioli. I priori di S. Jacopo citati nei Documenti Straordinari della Diocesi sono:
1570 Marco Bartolini;
1573 Pietro Tortori;
1652 Ridolfo Frossi;
1678 Benedetto Galli;
1693 Francesco Bensi.

Elenco dei priori dal libro dei Benefici e Beneficiati della diocesi di Fiesole:
1735 Simone Melli;
1739 Ignazio Gherardini;
1751 Donato Casini, morto 1704;
1794 Gio Batta Vannozzi, morto 1851;
1851 Robustino Messeri, morto 1888;
1889 Pietro Ferrati, rinunci� 1927;
1928 Antonio Giorgi, rinunci� 1930;
1930 Egisto Arnetoli, rinunci� 1935;
1935 Carlo Francini, rinunci� 1946;
1946 Alberto Loiacono.



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