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D E L L A   V I S I O N E   B I N O C U L A R E

versione ampliata dell'articolo

pubblicato dalla rivista astronomica italiana IL CIELO

nel numero di ottobre 1997

 

            L'idea di questo articolo é nata dalla constatazione, fatta quasi per caso, che nell'esame di immagini bidimensionali (fotografie, disegni, francobolli, ecc.) è possibile carpire da esse un contenuto di informazione molto maggiore (sfumature, dettagli, plasticità) se si ha l'accortezza di osservarle in un modo particolare.

            Giova subito rilevare la notevole importanza che tale fatto riveste per l'astrofilo, dato che gli consentirá di sfruttare meglio non solo la propria vista, ma anche la potenzialitá dei suoi strumenti.

            Questo fatto mi dá l'occasione per fare un discorso generale sulla visione umana, e per portare a conoscenza dei lettori aspetti certamente non inediti, ma sicuramente poco noti.

            LA VISIONE UMANA é per natura binoculare. L'origine di tale caratteristica potrebbe forse attribuirsi alla generale tendenza dell'universo a produrre forme simmetriche. Ma non credo si possa escludere una certa "intelligenza" della natura, che avrebbe cosí trovato il modo, in un mondo tridimensionale, di rendere percepibile la terza dimensione.

            Sarebbe comunque errato pensare che la visione congiunta dei due occhi sia necessaria solo quando si tratti di percepire la terza dimensione; questo infatti non sempre é possibile, vuoi per l'eccessiva distanza degli oggetti (ma vedremo piú avanti come si possa ovviare, entro certi limiti, a tale inconveniente), vuoi perché detta terza dimensione semplicemente non c'é (rappresentazioni bidimensionali della realtá).

Ció premesso, vediamo di analizzare ora in dettaglio le varie maniere di osservare la realtá, che sono fondamentalmente tre:

- visione monoculare;

- visione binoculare stereoscopica;

- visione binoculare non stereoscopica.

 

VISIONE MONOCULARE

 

            E' la maniera meno adatta e meno conveniente di osservare. Si adotta generalmente per necessitá. Solo in rari casi speciali puó sostituire con vantaggio quella binoculare (es.: mirino del fucile).

            Un problema tecnologico inizialmente non risolto (monocolo da vista, cannocchiale di Galileo), ed altri economici e logistici, sono all'origine della visione monoculare, totalmente innaturale e suscettibile di causare problemi all'osservatore, condizionandone di fatto la capacitá visiva. La percezione dei dettagli e delle sfumature risulta sminuita e l'immagine non possiede plasticitá.

            Nel caso degli astrofili, tale ridotta capacitá limita di fatto lo sfruttamento della piena potenza degli strumenti, con la conseguente non sempre giustificata corsa ad aperture sempre maggiori, che spesso non risolve il problema e ne crea dei nuovi.

            L'astrofilo subisce tale limitazione, oltre che per ragioni economiche e logistiche, anche per una sorta di pigrizia, e l'accetta di fatto come una cosa "naturale"!

            Sarebbe auspicabile combattere tale tendenza, sensibilizzando gli interessati sugli enormi vantaggi della visione binoculare.

 

VISIONE BINOCULARE IN GENERALE

 

            La visione binoculare in senso lato ( cioé non sempre e non necessariamente stereoscopica) é la sola che permette di percepire in maniera integrale il contenuto di informazione di una immagine. L'effetto stereo é sempre utile, e a volte indispensabile; a tal punto che persino certi animali se ne rendono conto, e in caso di necessitá lo raggiungono o lo accrescono muovendo lateralmente la testa. 

 

 

VISIONE STEREOSCOPICA

 

            Nella sua forma naturale avviene con i due occhi. La visione, rispetto a quella con un occhio solo, risulta notevolmente migliorata, e non solo per l'effetto stereo, come vedremo piú avanti.

            Tale visione puó peró essere ulteriormente migliorata con l'ausilio di accorgimenti speciali. L'esempio piú comune é quello del binocolo prismatico classico, che, avendo gli obiettivi disposti a distanza maggiore della distanza interpupillare, accresce l'effetto. In altri strumenti derivati, la base puó essere variata entro certi limiti. In fotografia lo scopo viene raggiunto:

a) con l'uso di fotocamere stereoscopiche, con obiettivi a distanza anche superiore a quella 
     interpupillare;

b) con l'uso di due fotocamere separate quanto si voglia;

c) con una sola camera, facendo due riprese da punti di vista diversi, in tempi successivi, condizioni 
    permettendo (oggetti fermi o in lento movimento).


In campo astronomico, interessanti risultati si possono ottenere:

 

PER LA LUNA

            sfruttando il suo movimento di librazione (riprese nella stessa fase ma in lunazioni diverse);

 

PER GIOVE 

            sfruttando il suo movimento di rotazione. Data la velocitá angolare di Giove, un intervallo di soli 15 minuti fra due riprese e sufficiente a fornire immagini stereoscopiche, capaci di mostrare persino la differenza di livello delle nuvole superiori rispetto alle note bande. Ció é possibile in quanto una rotazione di Giove sul proprio asse di un angolo alfa é equivalente allo spostamento della Terra, su una ipotetica orbita intorno a Giove, dello stesso angolo, circostanza che permette di disporre di una base grande a piacere.

            Analogo discorso potrebbe farsi per Marte.

 

PER SATURNO

            sfruttando la fase degli anelli; in questo caso peró, per percepire l'effetto stereo, bisognerá osservare la coppia di foto del pianeta con l'asse polare in posizione orizzontale, o inclinata  a 45 gradi.

 

PER LE COMETE

            sfruttando il loro movimento. Ció non metterá in evidenza il rilievo, ma consentirá di vedere la cometa in primo piano, su uno sfondo di stelle molto piú distante.

            Analogo discorso per gli asteroidi.

 

VISIONE BINOCULARE NON STEREOSCOPICA

 

            Diversa é la situazione nel mondo a due dimensioni. Ci riferiamo soprattutto alle riproduzioni fotografiche, non necessariamente stereoscopiche.

            Nonostante le fotografie siano, in generale, rappresentazioni monoculari di una realtá bidimensionale o tridimensionale, non é sufficiente osservarle con un occhio solo. Guardarle con i due occhi é la maniera piú naturale; essa dá risultati notevolmente superiori rispetto a quanto si puó vedere con un occhio solo, ma continua a fornire, per quanto strano possa sembrare, una visione ancora limitata!

 

            ESISTE PERO' una maniera speciale di osservare le immagini, anche non stereoscopiche, che consente un guadagno enorme e insospettato, capace di fornire una visione realmente integrale, non solo dei dettagli (qualche centesimo di mm), ma anche delle piú tenui sfumature, che passano di solito inosservate. Non é facile capire e spiegare come e perché ció avvenga; si é indotti a pensare che ogni occhio veda a modo suo, in forma parziale e incompleta, e che solo la visione congiunta dei due occhi, attraverso l'integrazione prodotta dal cervello, sia capace di fornire una immagine piena e completa, dove nulla piú puó sfuggire. La foto acquista una straordinaria plasticitá, e anche eventuali minime differenze fra le due immagini (nova, variabile, asteroide ecc.) saltano subito all'occhio, sostituendo egregiamente il classico "blink-comparator"! Se non avete altro a portata di mano provate con le note vignette dei giornali di enigmistica ("trovare le differenze").

           

 

LE PRINCIPALI TECNICHE  per osservare queste coppie di immagini, siano esse stereoscopiche o no, sono tre:

 

VISORE

           Il visore é un semplice apparecchio dotato di due lenti. Nel mercato dell'antiquariato puó capitare di trovarne di bellissimi, dell'inizio del secolo. Ce ne sono per diapositive e per stampe.
          Chi non lo trovasse puó facilmente costruirsene uno, ma bisogna avere una certa abilitá manuale e disporre di due lenti identiche, di distanza focale appropriata (circa 25 cm.).
            Realizzato questo, resta sempre la necessitá di rispettare, ed eventualmente poter variare, la distanza interpupillare, ció che peraltro pone dei limiti alle dimensioni orizzontali delle foto.

 

 ANAGLIFO

           Quando si tratta di immagini pubblicate in libri o riviste, si ricorre spesso alla loro riproduzione in due colori complementari, e alla loro osservazione con speciali occhiali, anch'essi di colori complementari, cosa che comporta generalmente la perdita del colore. 
          Con l'uso di tre colori é tuttavia possibile evitare in una certa misura la perdita del colore.

 

VISIONE INCROCIATA

            Il metodo della visione incrociata non ha bisogno né di visori né di occhiali, ed é pertanto da preferire, a mio modesto parere,  agli altri metodi.

           Premesso che l'incrocio degli assi ottici dei nostri occhi é una cosa naturale, e non solo naturale, ma anche strettamente legata al meccanismo di curvatura del cristallino, le foto si guardano cosi:

            - si mettono ad una distanza conveniente dagli occhi, in relazione anche alle 

              loro dimensioni;

            - si incrocia la vista in maniera tale che l'occhio destro veda la  foto sinistra, e viceversa;

           Si dá ovviamente per scontata la necessitá di una buona illuminazione e l'assenza di riflessi molesti; qualora questi siano presenti, é generalmente possibile eliminarli. E si dá anche per scontato il possesso di una vista normale; in caso contrario occorrerá servirsi di lenti appropriate, soprattutto per la correzione di un eventuale astigmatismo.

           La sovrapposizione delle due immagini ( se necessario con un poco di esercizio) avviene in maniera automatica; ed in maniera altrettanto automatica si blocca sulla posizione richiesta, non appena questa viene raggiunta.

La distanza delle due foto puó essere variata entro ampi limiti, come pure le loro dimensioni (contrariamente a quanto avviene con il visore). In piú, questo metodo offre l'ulteriore grande vantaggio che non é necessario rispettare la distanza interpupillare.

            Nel momento in cui le due immagini si sovrappongono, i nostri occhi ne vedono tre: due laterali, che non vengono prese in considerazione, ed una centrale, formata dalla sovrapposizione delle due, e che é la sola ad essere esaminata. Se le due foto sono fatte da punti di vista diversi, si percepirá anche il rilievo.

 

ALTRI  METODI

 

         Quando si tratta di diapositive, la terza dimensione puó essere percepita senza la perdita del colore facendo ricorso a proiettori speciali dotati di filtri polarizzatori,  e ad occhiali speciali,  anch'essi
polarizzatori;

         Quando si tratta infine di immagini in movimento (cinema, televisione) sia in bianco e nero che a colori, la terza dimensione puó essere percepita sfruttando il movimento e la persistenza delle immagini nella retina, anche in questo caso con l'ausilio di occhiali speciali. Nella TV, per esempio, qualsiasi trasmissione puó essere vista in rilievo; non é necessario che sia una speciale trasmissione stereoscopica. Ci sono peró forti limitazioni, dato che la percezione del rilievo dipende dal senso del movimento. Se gli occhiali speciali sono fatti per vedere in rilievo soggetti che si muovono da sinistra a destra, non funzioneranno nel caso di soggetti che si muovano da destra a sinistra!

                                  

         Detto questo, non mi resta che augurarvi buon divertimento!

Prima di concludere vorrei peró richiamare l'attenzione dei lettori non solo sull'utilitá di queste tecniche a scopo astronomico, ma anche sull'utilitá di usarle per altri scopi, come l'osservazioni di francobolli e di monete ( dove diventa facile evidenziare eventuali differenze), e, soprattutto, di riproduzioni di opere d'arte. Provate con alcune cartoline illustrate, o con le copie delle vostre fotografie astronomiche. Ma se non avete altro a portata di mano, possono andare bene anche due pacchetti di sigarette, che vi daranno immagini mono (le vignette) e stereo (le scatole).

Dante Bissiri    -    Roma, luglio 1996

 

 

                           APPENDICE

 

OSSERVAZIONI

 

            ·   Se due oggetti A e B sono collocati a distanze diverse ed allineati con l’osservatore, l’occhio    
      destro vede il piu lontano a destra, e l’occhio sinistro vede il più lontano a sinistra.

            ·  Se di tali oggetti si ottengono due foto, fatte dal punto di vista dei singoli occhi, si può ricostruire 
      l’effetto stereo.

            ·  Dette foto possono essere ottenute con varie tecniche:        

            a)   con una camera speciale stereoscopica, i cui obiettivi possono avere una distanza minore, uguale o maggiore di quella interpupillare, influenzando l’effetto ottenuto;

            b)  con una camera comune, effettuando riprese successive da diversi punti di vista, con base grande a piacere;

            c)   con due camere separate, possibilmente uguali, con base grande a piacere.        

    ·   per l’esame di tali foto esistono dei visori “ad hoc”, che permettono di osservare le foto da vicino, mantenendo paralleli gli assi degli occhi.

            ·   In mancanza di un visore, si può ricorrere alla “visione incrociata”, mettendo la foto destra a sinistra, e viceversa.

            ·   La visione incrociata offre dei vantaggi rispetto al visore, dato che permette di osservare anche foto molto grandi, sistemandole a distanza adeguata.

            ·  Se le foto sono state ottenute con una camera stereoscopica che le riproduce entrambe  capovolte su una stessa lastra  ( nel caso nostro, una lastra di vetro dell'anno 1900 circa, ottenuta con questa stereocamera ) esse potranno essere osservate col visore solo dopo averle separate al fine di raddrizzarle singolarmente (gli obiettivi, infatti, formano immagini capovolte). Tale operazione dovrá ovviamente essere fatta previa riproduzione per contatto su carta, non solo allo scopo di ottenere un positivo, ma anche allo scopo di non rompere il negativo). Le foto non separate (cosí negative su vetro, come positive stampate per contatto su carta) si possono raddrizzare capovolgendo l’insieme delle due foto. Allora la  destra verrá a trovarsi a sinistra, e viceversa, e la loro osservazione sarà possibile solo con la visione incrociata. Nella sucessiva immagine possiamo vedere un positivo, al quale é stato aggiunto un po' di colore, e che dovrá - ovviamente - essere osservato con la visione incrociata.

 

ULTERIORI  NOTE

1)

nelle foto tessere fatte con apparecchi istantanei polaroid, composti di 4 obiettivi, che capovolgono le singole immagini e non l’insieme delle 4, raddrizzando l’insieme senza separare le singole foto, quelle ottenute con i due obiettivi destri appariranno a sinistra, e viceversa, e sarà possibile avere immagini stereo ricorrendo alla visione incrociata. Per l’osservazione col visore, occorrerà separarle

 

2)
osservando le foto ottenute con apparecchi polaroid, ci si potrebbe aspettare di vedere immagini speculari, cosa che però non accade. Come mai? La spiegazione sta nel fatto che, in realtà, le stampe polaroid non si osservano dal lato nel quale si proietta l’immagine prodotta dall’obiettivo, ma dal lato opposto, come avverrebbe in un vetro smerigliato. Nel processo di sviluppo, infatti, la parte dell’emulsione dove si proietta l’immagine diventa opaca, mentre quella posteriore, dove avviene l’inversione, diventa trasparente.

 

      3)
Che cosa succede invece nelle camere stereo speciali, tipo Exacta, che dispongono anche
di un mirino stereoscopico con funzione anche di visore ? (attenti a non confondere le due funzioni! ).

Premesso che in fase di osservazione con tale visore stereoscopico (che non capovolge le immagini) le due foto, di mm.18x24, devono stare unite nella diapositiva di 36x24 mm ognuna nella sua posizione corretta (non capovolte, non speculari, e con le posizioni non invertite), la necessaria inversione delle posizioni destra/sinistra si ottiene direttamente con l’obiettivo, che è in realtà un insieme di due obiettivi, dei quali il destro forma una immagine capovolta sulla parte sinistra del fotogramma, e il sinistro una immagine capovolta sulla parte destra.

Al raddrizzare il fotogramma, ciascuna immagine tornerá al suo posto.

 

4)
nell’osservazione delle foto così ottenute, la realtà viene ricostruita fedelmente. Nel mirino della camera, invece, le foto appariranno speculari, a causa della riflessione nello specchio della reflex.

 

FENOMENI APPARENTEMENTE STRANI

Supponiamo di osservare una diapositiva di vetro, contenente due immagini di 60x60 mm ciascuna. Stampando dette immagini su carta - ciò che si può fare per contatto - le foto si potranno separare e disporre correttamente per l’osservazione con un visore. L’originale, per contro, potrà essere osservato solo con la visione incrociata.

Ma cosa possiamo aspettarci capovolgendo la lastra, o guardandola dal lato dell’emulsione? 
Ci sono ovviamente 4 maniere di osservarla:

a)  diritta dal lato vetro

b)  capovolta dal lato vetro

      c)   diritta dal lato emulsione

      d)   capovolta dal lato emulsione.
In tutti i casi l’effetto stereo permarrà nella maniera corretta, dato che la posizione reciproca dei punti immagine non cambia. In altre parole:

- il caso b equivale a vedere una scena “a testa in giù”

- il caso c a osservarla in uno specchio

- il caso d a osservarla in uno specchio e a testa in giù.

E’ chiaro che l’effetto stereo non può andare perduto. 

 

     COME NON GUARDARE LE IMMAGINI

 

Bisogna evitare di osservare le immagini in posizione scorretta. Se la foto che deve stare a destra sta a sinistra, e viceversa, un certo effetto stereo potrà risultare visibile, ma con risultati paradossali: se si tratta per es., di due sfere uguali su due piani diversi, la più lontana apparirà più vicina - ma più piccola -  e la più vicina apparirà più lontana - ma più grande - e l’osservatore vedrebbe una scena apparentemente “realistica”, ma la interpreterà in modo sbagliato (come se la sfera più lontana fosse parecchie volte più grande).

Nel caso di una fiera che si avvicini minacciosa all’osservatore, invece, si avrà una situazione paradossale, nella quale la coda dell’animale apparirà più vicina dei suoi denti!

 

COROLLARIO

Quando in una rivista vengono pubblicate foto stereo, specialmente se sono a colori, sarebbe opportuno che venissero stampate in maniera tale da poter essere osservate con la visione incrociata, dato che questo é un metodo alla portata di tutti e non ha bisogno di nessuno strumento.

Non si puó partire dal principio che il lettore sia incapace di farlo !!


Non tutti infatti dispongono di un visore, e la fornitura di occhiali con i colori complementari comporta generalmente la perdita del colore. Oltre a ciò, come già accennato, un visore comune pone dei limiti alle dimensioni orizzontali delle immagini (distanza dei centri delle foto non superiore a quella interpupillare); la vista, infatti, puó essere parallela o convergente, ma non divergente.

Esiste naturalmente anche la maniera di ovviare anche a questo inconveniente, mediante la costruzione di uno stereoscopio speciale per l'esame di foto che eccedano i limiti suaccennati, come quello qui riprodotto costruito da Luis Retegui, fotografo professionista di La Plata, dotato tra l'altro di illuminazione propria. Ma anch'esso ha i suoi limiti per quanto riguarda le dimensioni delle foto, ed é in ogni caso qualcosa di molto speciale, di cui ben pochi possono disporre, a meno che non decidano di costruirsene uno...

 

 

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