HOME

                            GLASNOST
                                        ( da non confondere con quella delle Perestroika di Gorbaciov...)

Una delle piú strane avventure di cui sono stato protagonista nella pratica della fotografia astronomica é senza dubbio quella che mi toccó vivere negli anni 80, quando fotografavo il cielo con la pellicola Kodak Technical Pan 2415, ipersensibilizzata con  "forming gas".

Come si sa, uno dei difetti comuni a tutte le pellicole é il famoso "scarto di reciprocitá", noto anche come "effetto Schwarzschield", in conseguenza del quale la risposta della pellicola allo stimolo luminoso non é proporzionale al tempo di posa, ma va rapidamente decadendo quando si superano tempi di qualche secondo; piú o meno come avviene con la nostra pelle, quando ci esponiamo al sole.

Questo é ovviamente un grande svantaggio nella fotografia astronomica, dove sono spesso necessari tempi di posa piuttosto lunghi.

Le cause sono diverse, e mi limito qui a menzionarne qualcuna:

  • quando lo stimolo luminoso é molto debole, l’effetto prodotto é reversibile (come spingere un’automobile ferma con una lieve spinta: torna sempre al punto di partenza). Questo effetto é tanto maggiore quanto piú alta é la temperatura della pellicola ( a questo fine, una temperatura ambiente superiore a zero gradi centigradi puó considerarsi alta).
     

  • L’umiditá, sempre presente nell’emulsione in maniera piú o meno grande, é un altro fattore causante perdita di sensibilitá.

  • Cosí che i vari metodi per "sensibilizzare" le pellicole partono dalla considerazione di questi fatti.

    In realtá, il termine "ipersensibilizzazione" sebbene universalmente usato, non é molto corretto, dato che, piú che di "ipersensibilizzare", si tratta di ridurre il menzionato scarto di reciprocitá.
    Come? Giá lo potete immaginare:

  • nel primo caso, raffreddando la pellicola a temperature molto basse (80-150° sotto zero) con vari metodi (ghiaccio secco, gas liquidi, sistemi elettronici, etc.).
     

  • nel secondo, togliendo alla pellicola ogni traccia di umiditá, ció che solitamente si fa riscaldandola in un'atmosfera di idrogeno, spesso mischiato per motivi di sicurezza con gas inerti ("forming gas").

  • Ci sono molti altri metodi per "sensibilizzare" le pellicole, ma la loro trattazione esula dai fini di questa nota.

    Per fotografare il cielo con la 2415 ipersensibilizzata, bisognava fare parecchi preparativi.

    La pellicola veniva generalmente in rotoli da 30 metri, e bisognava, con le dovute precauzioni, passarla alle comuni cartucce.

    L’operazione successiva consisteva nel metterla in una spirale e collocarla in una camera di ipersensibilizzazione ( "Hypertank" ) nella quale, dopo averla ben chiusa, bisognava praticare un vuoto piuttosto spinto. La fase successiva consisteva nel riempire detta camera con la miscela di gas sopra menzionata, e nel farla cuocere per 24 ore a 60 gradi.

    Finito questo processo, la pellicola restava quasi totalmente libera dal difetto di reciprocitá, e, mentre nelle fotografie "istantanee" ( grosso modo da 1 un secondo a un millesimo) la sua sensibilitá restava invariata, nella foto a lunga posa l’effetto era in buona misura proporzionale al tempo, e sembrava essere, per conseguenza, "piú sensibile", pur conservando la grana fina propria di detta pellicola, caratterizzata anche da un eccellente contrasto e da un’altissima risoluzione (320 linee/mm).

    Purtroppo, per una causa rimasta per un bel po’ di tempo misteriosa, e per scoprire la quale ne ho dovuto analizzarne nientemeno che 23, con grande spreco non solo di pellicola (circa 130 metri) ma soprattutto di tempo (con le pose lunghe, vi lascio immaginare...) le pellicole mi venivano sempre macchiate, distruggendo il frutto di decine o forse centinaia di ore di lavoro.

    Alla fine riuscii a scoprire la causa, che era ovviamente la 23a dell’elenco che segue.

    Che cosa era successo?                 guardate questa animazione !

    Il tubetto centrale della spirale, attraverso il quale viene versato prima lo sviluppo e poi il fissaggio, e che doveva essere ovviamente assolutamente nero e opaco alla luce, era in realtá solo apparentemente nero: guardato contro luce - cosa che ovviamente scoprii solo per caso, dato che era quasi inimmaginabile – si vedeva color H-alfa, neanche a farlo apposta, la radiazione alla quale la pellicola 2415 é piú sensibile!! (la sensibilitá della 2415 va un po’ piú in la, verso il rosso, di quella delle pellicole pancromatiche).

    Che vi posso dire? Tanti complimenti al fabbricante, che, se fabbricava sviluppatrici, doveva pur sapere che esisteva la 2415 !!  E meno male che era una di buona qualitá !

    ED ECCO LE 23 CAUSE ANALIZZATE:

    1. Pellicola vecchia

    2. Entrata di luce nella cartuccia

    3. Entrata di luce nel caricare la fotocamera
       

    4. Entrata di luce nel caricare la camera di ipersensibilizzazione

    5. Vuoto insufficiente

    6. Enrata di aria (valvole etc.)

    7. Perdita di pressione

    8. Eccesso di pressione

    9. Eccesso di calore

    10. Tempo di cottura troppo lungo

    11. Temperatura incostante
       

    12. Entrata di luce nella fotocamera

    13. Entrata di luce nel telescopio
       

    14. Entrata di luce nel caricare la sviluppatrice

    15. Entrata di luce nella sviluppatrice chiusa

    16. Laboratorio non completamente buio

    17. Sviluppo troppo caldo

    18. Sviluppo troppo lungo

    19. Sviluppo mal preparato

    20. Sviluppo esaurito

    21. Fissaggio insufficiente

    22. Lavaggio insufficiente

    23. Parte centrale della spirale... trasparente !

    Ma perché non l'hanno inventato prima questo benedetto CCD !              HOME