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GLI  ANAGRAMMI  DI  GALILEO

Dal libro di Carlo Frabetti : "I giardini cifrati",
traduzione di Marina Minicuci, ediz. Diabasis, 2001.

Nell'agosto del 1610, Galileo inviò un messaggio segreto all'ambasciatore toscano a Praga, Giuliano de' Medici.
Il testo, un'incomprensibile sequenza di trentasette lettere 
(ancorché dalla tredicesima alla diciassettesima di esse si legga la parola "poeta"), 
anagramma della frase che annunciava la sua ultima scoperta astronomica, era il seguente:

SMAISMRMILMEPOETALEUMIBUNENUGTTAURIAS.

Con quest'espediente, Galileo salvaguardava la paternità della sua scoperta 
senza rivelarla apertamente, cosa che fece solo dopo tre mesi. 
Il significato occulto del messaggio era:

ALTISSIMUM PLANETAM TERGEMINUM OBSERVAVI
(Ho osservato il pianeta più alto in triplice forma).

Il pianeta più alto era Saturno (Urano, Nettuno e Plutone non erano ancora stati scoperti)
e Galileo, a causa dell'insufficiente potenza del suo telescopio,
aveva scambiato gli estremi del suo anello per un paio di satelliti.
Intanto, Keplero aveva tentato di decifrare l'anagramma
arrivando a una soluzione che egli stesso definì "barbaro verso latino":

SALVE UMBISTINEUM GEMINATUM MARTIA PROLES
(Salve, furiosi gemelli, prole di Marte).

Così Keplero giunse alla conclusione che Galileo avesse scoperto un paio di satelliti di Marte.
Lo stupefacente del caso è che, come oggi sappiamo, Marte ha in effetti due piccole lune,
della cui esistenza però né Keplero né Galileo potevano avere la minima idea.
Per distinguerle avrebbero avuto bisogno di un telescopio assai più potente di quelli esistenti all'epoca (di fatto non furono scoperte fino al 1877). 

Ma questa è solo la metà della storia.

Nel dicembre di quel medesimo anno, Galileo mandò un altro anagramma a Giuliano de' Medici. Questa volta si trattava di una frase intelligibile:

HAEC IMMATURA A ME IAM FRUSTRA LEGUNTUR OY
( Leggo invano queste cose, non ancora mature )

Dopo un mese, Galileo rivelò all'ambasciatore la soluzione dell'anagramma:

CYNTHIAE FIGURAS AEMULATUR MATER AMORUM
(La madre dell'amore emula le forme di Cinzia).

La mater amorum era, naturalmente, Venere, e Cynthia, la Luna.
Galileo aveva scoperto che il secondo pianeta mostrava delle fasi cicliche
analoghe a quelle lunari (ciò costituiva una prova che girava attorno al Sole).
Anche in questo caso Keplero aveva tentato di decifrare l'anagramma,
e di nuovo aveva trovato una soluzione differente:

MACULA RUFA IN IOVE EST GYRATUR MATHEM,  ECC.
(C'è una macchia rossa in Giove che gira matematicamente).

E, di nuovo, la "falsa" soluzione di Keplero risultava essere vera!
Giove ha, in effetti, una gran macchia rossa che gira in modo regolare, "matematico",
e che non sarebbe stata scoperta fino al 1885 - quasi tre secoli dopo -
quando fu perfezionato il telescopio riflettore di Newton.

Come spiegare questa doppia coincidenza? 
La probabilità che un anagramma di più di trenta lettere ammetta per puro caso un secondo riordinamento significativo, e che tale significato intruso corrisponda a un fatto reale
sconosciuto nel momento in cui fu redatto e decifrato il messaggio, 
è tanto esigua che obbliga a pensare ad una spiegazione occulta. 
E che questo succeda due volte di seguito è quasi miracoloso.

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