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JOHN RAWLSBaltimora 21 febbraio 1921 - Lexington (Mass) 24 novembre 2002 |
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Partendo dalla constatazione di Bobbio circa la mancanza di una teoria positiva marxiana dello stato, concilia tradizione liberal-democratica e critica dell'ineguaglianza
Riformula il contrattualismo ponendolo anziché nella dimensione individuale utilitaristica nella dimensione della libera scelta razionale condivisa. Tale dimensione caratterizza la situazione di partenza nella costruzione del concetto di giustizia. Nella situazione originaria nessuno conosce la propria collocazione nella società né la distribuzione delle doti naturali, per cui la scelta razionale si concretizza in una struttura sociale che massimizza i benefici delle persone meno favorite (criterio del maximin). I principi di giustizia così derivati "implicano che i beni primari (libertà, reddito ecc.) devono essere distribuiti egualitariamente, a meno che una distribuzione ineguale non vada a beneficio dei meno avvantaggiati" (GARZANTI 1981).
Il primo principio di associazione, in cui ognuno contratta oneri e benefici, si inserisce nel progetto di vita del singolo, che sceglie con un "velo di ignoranza": il singolo è cioè disposto ad autolimitare il proprio progetto, nel senso che accetta il patto pur in mancanza di una precisa possibilità di conoscere la sua effettiva posizione nella società. La spinta al contratto è data comunque da una percepita massimizzazione dei vantaggi individuali (libertà, reddito minimo, autostima, salute). I basic-needs vengono soddisfatti dall'impianto dello stato sociale.
Alla libertà razionalmente uguale si affianca un secondo diritto: il principio di differenza o di giustizia: il contratto originario deve portare ad una ragionevole distribuzione di chances, compresa la felicità. Le ineguaglianze devono cioè far progredire le condizioni dei più svantaggiati. (giustizia distributiva). Mancando queste chances portate dal principio di giustizia, si viene a perdere anche il primo principio originario, quello di libertà. La libertà funziona solo se si capovolge in una ragionevole dose di eguaglianza. Solo lo stato democratico crea queste condizioni: ed è qui che si inserisce il suo tentativo di riempire il vuoto lasciato da Marx circa la teoria positiva dello stato. Critico della telecrazia, pensava che l'Europa avesse una democrazia meno a rischio di ingiustizia rispetto a quella Usa (v. intervista a G. Bosetti, Unità 8-7-1991).
Nelle moderne società multietniche rientra come principio originario anche il differenzalismo di valori e preferenze (RAWLS 1993).
Critiche femministe a R.: (esemplificate dal lavoro di Susan
Okin, Le donne e la giustizia: la famiglia come problema politico): il
ruolo "assunto e negletto" della famiglia: Rawls "assume (come la
maggior parte della tradizione liberale) che i soggetti appropriati delle teorie
politiche non siano individui adulti, ma capi-famiglia", tenendo peraltro
la sfera della famiglia fuori dall'applicazione della propria teoria, quando
invece verso questa teoria dipende proprio dal "senso di giustizia"
che i soggetti debbono maturare all'interno di una "famiglia giusta":
" se le istituzioni
di genere della famiglia non sono giuste, allora l'intera struttura dello
sviluppo morale proposta da Rawls sembra edificata su un terreno incerto."
La teoria e' "incrinata dal suo stesso inizio. Una struttura familiare
ingiusta non può produrre cittadini giusti".
R. ha cercato di tenere conto delle critiche, ma il movimento
gli ha sempre contestato una incompleta accettazione del "principio di
differenza" e del rapporto pubblico/privato a favore di una kantiana
giustizia indifferenziata e individualizzata.
Opere
The Cambridge Companion to Rawls (antologia
che gli stava dedicando l'Univ. al momento della morte: uscirà nel 2003)
FONTI
GARZANTI 1981 Enciclopedia Garzanti di Filosofia, MI:Garzanti, 1981
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